di Alessia Polli
I
Avevo ancora tra le mani la guarnizione di gomma dello sportello della tua macchina, quando mi hai chiesto: “Perché non lo facciamo?”. Ho spalancato gli occhi, più forte che potevo. Deve uscirmi una lacrima, quand’è così. E’ l’unico modo che ho per superare le perplessità. Ti ho guardato senza metterti veramente a fuoco. Allora mi sono piegata e ho forzato il guscio slabbrato e deforme uscito dal binario d’acciaio di quell’intelaiatura massiccia dentro le sue guide. Ho deciso così, su due piedi, spingendo la copertura unta e appiccicosa sui ganci metallici. Se vuoi che qualcosa torni al suo posto devi premere, fare resistenza, mi sono detta. Ho fissato per un po’ le piccole dita che seguivano nervose l’itinerario di ferro da foderare. Mi sono sembrate irritanti. Non mi piacciono, quando reagiscono così. Mi fanno pensare a mia madre e alle sue depressioni fulminanti, che ogni volta che arrivano si sentono, nonostante lei cerchi di metterle a tacere dentro qualche pentola ossidata, una calcificazione da sconfiggere, la superficie del frigorifero da far risplendere.



di Davide Vargas





di Gianni Biondillo



di Gianni Biondillo