di Tiziana Cera Rosco (inedito)
Dopo il confine
Guardandomi indietro
vidi le montagne
il contorno elettrico della morte precedente
ma il primo piano era la polvere
l’uguaglianza sottile del terrore
all’impatto col carbonio.
Se il pianeta fosse esploso sotto coleotteri giganti
se fosse scoppiato
come un bicipite in un talco di sangue
ora vagava glabro ad un’era successiva
e mi tenevo a te
più forte dell’angelo scardinato senza scapole
strappavo le sue ali grasse di maiale
contaminavo il donarti quello scuoio con le mani
aver picchiato tutto il lardo
fino all’ordine interno del mio braccio.
Mi pulivi il muso con il palmo
risaccato nella stoffa il seno
quando ti guardavo negli occhi una robusta capitale
sarei stata la tua spada, il tuo Astarte
io che vedevo dietro di te sempre
la forma scritta della polvere
rapprendersi nei mitra, elicotteri
fracassarti il cranio nell’immobile
ma il primo piano era la tua presa su di me
il farti trapassare a sguardo fisso
e stare illeso nella bambina che da generazioni si adempiva
frustando ad un’era successiva
il bisogno di chiedermi
come sono morta.







