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Un piccolo premio in Brianza

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di Marco Rossari

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Mi aveva incastrato una vecchia amica scrittrice.
“C’è un premio in Brianza. È intitolato al figlio di una mia amica. Lui è morto un paio di anni fa, giovanissimo. E voleva scrivere. Insomma hanno organizzato questo concorso per ragazzi sotto i vent’anni. Io sono in giuria. Non c’è pubblicazione, danno ai primi tre un po’ di soldi. È un modo per stare insieme. Cercano qualcuno che legga ad alta voce i testi di Daniele. Solo che non si possono permettere un attore. A me sei venuto in mente tu. Hai quel bel vocione.”
“Non so…”
“Allora li avviso subito. Ti faccio chiamare da loro. Intanto ti mando il libro… Daniele, quel ragazzo, aveva scritto qualche racconto. Hanno riunito i frammenti in un libricino a loro spese. Tra mezz’ora è a casa tua.”

Intanto chiudiamo il video

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(Ricevo da Davide Bregola e volentieri pubblico. FK)
 

L’antica Casa a Torre «Il Monte» è al centro di un progetto attraverso il quale l’Amministrazione comunale di Carpineti intende invitare sul proprio territorio scrittori facenti capo alle maggiori case editrici nazionali.
La scommessa centrale dell’iniziativa è quella di portare a conoscere il nostro territorio, e più in generale l’Appennino reggiano, persone che fanno della comunicazione e della diffusione di idee e pensieri la loro professione, invitandoli a soggiornare gratuitamente per brevi periodi nel nostro comune.

Dario Fo: il dito nell’occhio della censura

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fo-white.JPGFra le varie nefandezze di cui Dario Fo deve sentirsi responsabile, non ultima è quella di aver fatto cadere in amore per il tubo catodico un ragazzino di undici anni, che catalizzato dalle sue opere trasmesse in quella televisione dei tardi anni Settanta non aveva del tutto capito che quella a cui assisteva era un’eccezione e niente affatto la regola. Perché, poer nano, che ne sapeva lui che quello era teatro! Ne avesse mai visto uno, lui giovine e già paffuto virgulto, cresciuto ignorante delle belle arti e delle sette muse… Quindi quale responsabilità, caro Dario! Avere scosso la piccola cassa cranica di un undicenne, con i suoi genitori che premevano per vedere altro sullo schermo e lui che si rintanava nell’altra stanza (ché le stanze erano due, più bagnetto e cucinotto a vista), abbandonato a se stesso, preso come da un delirio di onnipotenza mentre si diceva tutto serio (fra una risata e l’altra) che quella, proprio quella era l’arte. Da lì tutta un’idea di dignità della cultura popolare gli si inoculò nelle vene come una droga, e tutt’ora  – maledizione!- non lo abbandona.
Proprio domani esce un libro-intervista, curato da Giuseppina Manin, dal titolo
Il mondo secondo Fo. Ho avuto il piacere di leggerlo in anteprima e, proprio per la devozione quasi infantile che ho nei confronti del mio saltimbanco preferito, ho chiesto all’ufficio stampa di Guanda (che qui sentitamente ringrazio) il permesso di pubblicarne uno lungo stralcio. Dove, appunto, si parla di cosa fosse in realtà quella televisione nazionale. A voi fare il confronto con quella attuale.  G.B.

PP

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(estratto)

di Laurent Grisel

traduzione di Andrea Raos

noi, genia di combustione lenta –
intanto che viviamo – sappiamo
la stranezza di ciò: l’inammissibile
estraneità del fuoco. Distruzione
dell’uomo in quanto legame, l’orrore di
essere ridotti a una danza di atomi.

da “Bianca come neve”

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di Michele Zaffarano

un principe

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non fate i lupi
non fate i serpenti
non piangete per le cipolle
siate coccolati dalla nebbia
dai molti monti
dagli scorpioni
fate il bagno nelle vostre stesse lacrime
viaggiate in nave
fate piccole passeggiate
disegnate le giraffe
nuotate a rana
sdraiatevi nudi sui prati nei boschi
correndo nudi sui prati
giocate quando vi coccolano
siate sporchi
cantate
arrampicatevi sui prati sulla verdura
inseguite gli scoiattoli
i leoni le tigri di ceramica

Le basi scientifiche dei mutamenti climatici: una sintesi per i politici

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Segnalo via Sergio Baratto il rapporto riassuntivo per i politici della prima parte del quarto Assessment Report (AR4) dell’Ipcc, presentato a Parigi il 2 febbraio 2007. E’ una lettura schematica, per punti e paragrafi di facile scansione.

Climate Change 2007: The Physical Science Basis (pdf 2,2 MB)
Contribution of Working Group I to the Fourth Assessment Report of the Intergovernmental Panel on Climate Change
Summary for Policymakers

Da: Artico

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di Francesca Matteoni

Ad Antonella Anedda.
Sasso Marconi, 6 settembre 2003

ARTICO

Il ghiaccio sospende l’acqua, ramifica
come l’impronta della luna.
L’occhio pronto a inghiottire ruota
e si sbianca – una perla o una bacca
di gelida fiamma.

La giornata è quando si vede il sole

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di Marco Rovelli


“Arriverà la fine del tempo, sì o no?”
“Può essere. Ma non finirà la vita.”
“Come no? C’è l’inizio, o no?”
“Non ci credo, all’inizio.”
“Come non credi nell’inizio?”
“No.”
“…e qualcosa che ha un inizio ha una fine.”
“Appunto, io non credo all’inizio. L’uomo si illude di poter arrivare a un’origine, a qualcosa che è là, da cui è nato tutto, senza rendersi conto che tutto è già qui davanti.”
“Pensa al big bang. Il big bang è l’inizio, no? E il big bang è scritto nel Corano. Nel Corano si dice che la creazione è nata con la condensazione di tutti i gas.”

Al di qua delle apparenze

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danzacurato1.jpgdi Franco Damico

Ogni ortodossia proscrive la seduzione, facendola ricadere dentro il cerchio dell’artificio ovvero del maleficio. E ha le sue buone ragioni, perché la seduzione è precisamente la sottrazione dell’oggetto cui si rivolge alla sua confortevole verità, e all’autorità che se ne fa garante. Se(d)-ducere significa infatti condurre via, condurre altrove, separare, rapire. Nel termine è già postulata l’appartenenza dell’oggetto a un’unità che lo rivendica e che teme di esserne, per ciò stesso, defraudata. Che questa unità si chiami Dio, o Sé, o Logos, o Società, non ha qui molta importanza.

Solitario

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di Franz Krauspenhaar
 

ritardando oggi  in automobile vedevo gente disposta a tutto, benché ad amare ci sia sempre tempo /// prosperosa casalinga con reggiseno rosso, scopate sesso che l’attraversano ogni giorno per prendere uno dei falli di lei, lesta a spogliarsi /// portavi una gonna rossa lucente di metallo vivo sotto una luna di sebo /// due troie, fumetto porno orge scopate con casalinghe, fa chiavare il goldone, un bel culo /// quando facevi l’amore emettevi un suono bellissimo, una ciliegia che si snocciola e affonda un pieno di rum pescato da una cambusa rovistata dal sole casto, montato a neve, di igls ///

Per piacere a Iannozzi

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di Valter Binaghi
 

Dove sei stato, figlio dagli occhi tristi? Dove sei stato mio prediletto?

Sei il mio agente letterario, e di solito mi tratti come un cottimista: adesso perchè mi parli a citazioni di Bob Dylan?

E’ che ti vedo strano, autore. Hai una faccia che non mi piace. Uno ti guarda e pensa che presto una dura pioggia cadrà.

Torre Gaia e l’ossessione della sicurezza

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di Christian Raimo

Avendo vissuto la mia infanzia, pubertà, adolescenza, postadolescenza, sempre negli stessi sessantatré metri quadri ma sempre sul punto – io e tutta la mia famiglia – di traslocare da un momento all’altro, di cambiare casa e quartiere, tra riviste di arredamento e giornali di annunci affitti & vendite che si accatastavano sui divani del nostro sempiterno salotto, ho maturato per contrasto una anomala e randomica apprensione per lo sviluppo urbanistico di questa città, grazie soprattutto a mia madre, inventrice e praticante assidua di quello che si potrebbe definire turismo immobiliare.

Colpi al cuore

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hotakainen.jpg  di Gianni Biondillo

Colpi al cuore, come fu girato il Padrino, di Kari Hotakainen, Iperborea, 2006, 355 pag. postfazione di Goffredo Fofi, traduzione di Tullia Baldassarri Höger von Högersthal

Non ringrazierò mai abbastanza la casa editrice Iperborea, che da anni mi permette di incontrare tutto un universo letterario, quello scandinavo, che in tempi di angloamericanismo imperante, sarebbe stato per me di certo perduto.

La mia cosmica rivoluzione

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di Franco Arminio 

Voglio la rivoluzione, nient’altro che la rivoluzione. La voglio da me stesso, prima ancora che dal mondo. La voglio perché la furberia dolciastra e la scalmanata indifferenza hanno preso in mano i territori della parola e anche quelli del silenzio.  Chi scrive viene tollerato a patto che rimanga nel recinto. Le sue ambizioni possono essere anche altissime, ma solo se vengono esercitate in luoghi millimetrici, invisibili. I fanatici della moderazione avanzano ovunque. In politica come in letteratura.

Una lettera

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di Giovanni Martini 

Mio addolorato amico,

il seme dell’uomo è sbocciato nella Gloria dell’Onnipotente. Tu hai creduto che volessi abbandonare questo nostro mondo, mio caro amico, e così è stato. Ma come vedi, le parole continuano teneramente a generarsi nella Grazia del Soffio Celeste. Perché, sappi, la parola non è di questo mondo. Dove sono ora, molte cose intravedo. Gli esseri si accoppiano docilmente tra loro, ad esempio, cosa che a me non fu concessa. L’Onnipotente me ne diede Sacro Impedimento.

 

La meraviglia (Lingua Sovrana – 4)

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di Marco Rovelli

Qui è rimasta la forma del tuo seno. Il tuo seno perfetto. Alto, della forma esatta della mia mano. L’aureola grande, a raccolta. Il centro di irradiazione che indica altrove. Il tuo seno, mosaico di luce scomposta, la mia lingua lo sa parlare, del tuo seno la mia lingua conosce ogni giunzione e percorso, la mia lingua ha perlustrato ogni senso del tuo seno.
Di sensi il tuo seno è pieno.

Cunto cuntruso o de lo criaturo Maremò, pe’ vocca de Nasafazie, ito da casa pe’ murire de’ vecchiaia drento la terra di Giugliano, cercata ca fuie, doppo aver trovato ricovero per terre passeggiere

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di Davide Morganti

Nannina Ingenito, ma tutti ‘a cuniscevano comme Nasafazie, giuraje a lo prevete d’avè truvato na surgente ca scarfava lo sango chiatro. Ora, cuntaje, si’ li cristiani se veppeteno chest’acqua, la risurrizione che fine teneva da fare ancora allo munno? Lo prevete rispunnette ca, quanno buono buono, se scetavano chilli già muorti. Ma si’ vonno bbene a Giesù, s’arrugnaie ‘a vecchia, nisciuno l’hadda vevere, pe’ nun lo fa’ sentere supierchio a stu munno. ‘E cannele, mise ‘e renze, scennevano comme na voce abbrucata.

Da: Mare Padanum

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di Maurizio Rossi 

(Ricevo da Domenico Pinto e pubblico un gustoso “assaggio” di “Mare Padanum”, libro di racconti edito da Lavieri. FK.)

Romito, seduto a terra per la stanchezza dell’ultima salita, nel gelo di gramigne che gli parevano cuscini, in un consiglio di truppe disperse lontane dal comando, attorno a un tenente smarrito piú di loro nella notte ormai scesa, estratte mogio le lastre dei raggi dalla busta dell’Azienda Sanitaria, pareva indicare, su di una mappa militare all’indomani dell’8 settembre, scorciatoie e sentieri albanesi per raggiungere Durazzo e poi l’Italia, evitando l’incontro coi nativi. Zampa dopo zampa e tarso dopo tarso, gli si stringeva attorno la famiglia, osservando attenta, col malato, quei referti in bianco e nero passare adagio sullo sfondo della luna, un’altra volta a lavagna luminosa contro il cielo.

Bacheca di febbraio 2007

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Venuto per uccidere

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pigeon.jpgdi Valter Binaghi

La notte è una di quelle calde, che stancano il sangue nelle vene.
Si vorrebbe dormire ma non si può. E allora è buono tutto in tv.
B movies, repliche di Star Trek, televendite di pentole e gioielli egiziani.
Una donna si alza dalla seggiola sul balcone, nella casa di fianco.
Nemmeno ti eri accorto che c’era.
Lei di te si, ma non si è allarmata vedendoti, perchè ti conosce.
Prendeva il fresco, come si dice, ma qui fuori ci sono solo zanzare.
Così ora si è alzata e andrà a dormire.
Ha una vestaglia leggera, si vede tutto.