di
Francesco Forlani
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Il testo che stai per leggere è il primo di un trittico (breve) dedicato al libro Gomorra di Roberto Saviano. Ai cuori ma soprattutto alle menti tutelari del ” che non si facciano recensioni o pubblicità ad un libro scritto da un autore redattore del medesimo blog” risponderò che non si tratta di recensione – la potenza di questo romanzo travolgerebbe con violenza ogni “recinzione”, steccato, classificazione di genere- né tanto meno di pubblicità: se non indiretta alla Vespa.
Allora, cosa sarà mai?
Nel primo cercherò di descrivere l’angoscia quasi handkiana del libraio che, ricevuto il volume si chiede: in quale settore, comparto, ripiano, metterò mai questo libro?
Il secondo entrerà nel merito dell’opera e in particolare sulla “potenza” della sua composizione, sui suoi dispositivi narrativi.
Il terzo sulla sua ricezione soprattutto a Napoli e dintorni. Le tre riflessioni saranno dilazionate nel tempo, in modo da non “monopolizzare” l’attenzione. Intanto faccio i miei auguri a Roberto , a Blondil e Antonello (detto Pérec) per l’uscita dei loro libri e a Jan per altre creazioni, una in particolare di nome Viviana.
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Mezzanine: dice il saggio
C’è Vespa e Vespa/a proposito di Roberto Saviano
Sala Bernini della Residenza della Ripetta, h.18
25 MAGGIO 2006
Il Presidente della Camera
Onorevole Fausto Bertinotti
e
Concita De Gregorio
Presentano: Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, guadagno 250 euro al mese… (Einaudi) di Aldo Nove
Sarà presente l’autore
Billy The Kid by Jack Spicer (1958)
Ecco dunque la terza poesia di Billy the Kid di Jack SPicer, nella sua versione originale e nella mia traduzione francese. Ogni settimana, continuerò a dare una nuova poesia. Vi propongo un grande contributo di traduzione: tradurre al vostro giro l’integrità di questo libro – che conta cinque pagine – nel massimo di lingue. Ben sicuro, molte traduzioni possono essere fatte nella stessa lingua.
A voi…
Voici, donc, le troisième poème de Billy the Kid de Jack Spicer, dans sa version originale et dans ma traduction française. Chaque semaine, je continuerai à donner un nouveau poème. Je vous propose un grand concours de traduction : traduire à votre tour l’intégralité de ce livre – qui compte cinq pages – dans le maximum de langues. Bien sûr, plusieurs traductions peuvent être faites dans la même langue.
À vous…
(Eric Suchère)
DOCtorCLIP – Primo festival italiano di videoclip di poesia
concorso internazionale
seconda edizione
DOCtorCLIP raddoppia! La prima edizione ha raccolto numerosi e unanimi consensi. Molto elevato il numero delle iscrizioni al concorso (oltre duecento video): la serata finale, con la presentazione dei dieci video finalisti all’Auditorium Parco della Musica di Roma, ha sancito un vivo successo di pubblico e di critica.
Gli standards di Marco Mantello
Una vecchia e il suo pezzo di ferro
camminavano in mezzo alla strada
le sue gambe giuravano il falso
ogni volta che il passo mancava.
Lo studente saliva le scale
con un’aria un po’ troppo severa
le sue mani stringevano il ferro
era quasi venuta la sera.
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Lunedì 22 maggio alle 18 Edoardo Albinati e Christian Raimo presentano “Standards” di Marco Mantello, Zona Editrice, alla libreria Odradek a Roma, via dei Banchi Vecchi 57.
Vertigine. Nuova serie.
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di Francesco Raiola
(Vertigine, il periodico di scrittura e critica letteraria curato da Rossano Astremo, dopo tre anni e la pubblicazione di sei numeri autoprodotti, cambia totalmente pelle. Verrà presentato domenica 28 maggio, presso il Fondo Verri di Lecce, a partire dalle ore 20, il primo volume della nuova serie della rivista, pubblicato dalla Luca Pensa Editore. Anticipiamo uno dei pezzi della sezione inedita della rivista, Tritature, dedicata al recupero di libri passati sotto silenzio nella scorsa stagione editoriale. Per maggiori informazioni sulla rivista basta guardare alla fine dell’articolo. P.S.)
Sostenibile a chi?
di Maria Luisa Venuta
“È sostenibile”. È affermazione che si sente spesso. Sostenibile può essere un lavoro. Sostenibile è una vita o anche una sola decisione. Sostenibile come? Sostenibile quanto?
Dietro al termine di sostenibilità si nascondono diversi concetti e interpretazioni. Due documenti ufficiali ne definiscono le basi concettuali: l’Agenda 21 votata in conclusione alla conferenza UNCED di Rio de Janeiro nel 1992 e il Rapporto Bruntland del 1987.
La frontiera nascosta
[Marino Magliani ha appena pubblicato uno splendido libro. Questo. Gli ho chiesto, per festeggiarne l’uscita, un racconto, che lui prontamente ci regala. Un inedito che ha sapore e luoghi del suo romanzo. Buona lettura.]
La piazza era senza fumo. Zanellu era stato dappertutto. Il mattino davanti ai bar di chi bottava la scuola, sotto le palme dove i ragazzi temevano di più il passaggio di un genitore o di un professore che quello di una volante. Segno che fumo non ne girava, poi sotto i portici, dove la puzza di hascisc non contaminava l’ aria da tempo, gente curva, seduta sulla spalliera delle panchine, mezza tappata da altri, intenta a fabbricare castelli, visione gratificante che precedeva un arresto, un sequestro, una denuncia, un complimento del questore. Niente. E il questore chiedeva risultati.
Fascismo naturale
Su Anatomia della battaglia di Giacomo Sartori
1
Sul risvolto di copertina di Anatomia della battaglia di Giacomo Sartori (Sironi 2005) ho trovato una delle più chiare e puntuali presentazioni in cui mi sia imbattuto negli ultimi tempi. I primi due paragrafi espongono la cosiddetta fabula, ossia l’intreccio ridisposto in una sequenza cronologicamente ordinata: scopriamo così che il romanzo è la duplice storia, ambientata per lo più in Trentino, di un rapporto umano, quello tra un figlio e il padre ex-soldato fascista, e della lenta morte di quest’ultimo a causa di un cancro. Il terzo paragrafo è un’introduzione critica breve ma istruttiva, il cui merito principale è quello di presentare Anatomia della battaglia come un romanzo senza attributi di genere, definendolo invece «un romanzo sull’ambiguità del sentimento eroico».
Jack Spicer, Billy The Kid (1958)
Billy The Kid (II/X)
II
A sprinkling of glod leaf looking like hell flowers
A flat piece of wrapping paper, already wrinkled, but wrinkled again by hand, smoothed into shape by an electric iron
A painting
Which told me about the death of Billy The Kid.
La Restaurazione
ovvero il sesto capitolo di Prove tecniche di romanzo storico
di Marco Palasciano
1.
Napoli, 9 giugno
Tronfio, gonfio, il Borbone…
…a un asino siciliano bardato a festa…
Due bravi dalle crocchie reticellate, col baffutissimo ceffo che era un’avvisaglia di morte…
…le povere lumachine che avevano invaso il suolo inumidito dalle recenti piogge di lacrime…
Il sangue delle lumache si meschiava – bella variante: meschiava…
Non solo a Capua ma pure a Napoli l’Austria aveva…
…su mandato dell’ONU.
I napoletani che non volevano lasciarsi strappare…
…ammansiti, festavano…
…rivoltose solo le gabbane…
…Ferdinando IV, che sull’isola s’era incapricciato di farsi chiamare Ferdinando III, e ora s’incapricciava di farsi chiamare Ferdinando I, per sentirsi più giovane…
…vecchione di sessantaquattr’anni…
…sul suo asino…
…bravi…
Storia di una strada
di Sergio Garufi
La vecchia strada della Valcellina in Friuli, che fu un tempo via di servizio alla diga, ma anche percorso che collegava i paesi della valle alla pianura sottostante, è la protagonista del bel volume fotografico di Max Rommel corredato dalle ottime prose di Marissa Morelli (Storia di una strada, pp.108, euro 25, M&B, 2004). Le immagini in bianco e nero dei paesaggi attraversati dalla strada e dei volti che la calcarono ci restituiscono lo spirito più autentico del luogo, che non è altro che una memoria profonda, che conserva e tramanda le tracce mnestiche di un passaggio, qualcosa che lascia un segno sulla materia inerte e con quel segno le infonde vita.
Il ritmo delle cose
di Evelina Santangelo
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“Un uomo che aveva stabilito di fare una cosa e si trovò a farne un’altra diversa che non aveva nessuna importanza”. Così si potrebbe sintetizzare, usando i pensieri stessi di Noel Boyle, protagonista di The swing of things (pubblicato in Italia, con il titolo Il ritmo delle cose, dall’editore Sartorio, pp.334, €16,00), la storia raccontata, ma sarebbe meglio dire, agglutinata tra le pagine del secondo romanzo di Sean O’Reilly, considerato dal prestigioso “Irish Time”, nonostante la giovane età, tra i cinquanta migliori romanzieri irlandesi di tutti i tempi.
MM1, linea rossa (sangue)
Mi piacerebbe che fosse una specie di gioco. Un gioco semplice, tesoro, e poi si vince qualcosa. Si fa così: io dico il nome di una fermata del metrò e tu e gli altri raccontate quello che vi viene in mente. Per esempio: San Babila. Magari mi parlate delle fontane sbilenche e delle targhette dei prezzi nei negozi alla moda, oppure citate i teatri della borghesia e la chiesetta dove venne battezzato Manzoni, le iper-moto posteggiate sghembe o una modella che rideva. Dai, accontentatemi, che vi costa?
Ognuno, dal nostro tunnel ondeggiante del metrò, prova a farci vedere gli scorci colorati della Milano del piano di sopra. Potete tentare di scopiazzare Stendhal, Buzzati, Testori. Ma per me…
Per me può essere molto diverso, ragazzi.
da “Tic”
di Emanuele Kraushaar
Non chiedere la marmellata alla mamma, per l’amor di Dio
In collegio ogni volta per prendere la marmellata eravamo costrette a vestirci da piccole pagliacce e fare lo spettacolino solito che la Madre Superiora ci diceva: “Les plaisirs sont doux” e poi ci faceva credere di essere speciali e che Dio voleva bene solo a noi. E che a noi sole dava la marmellata.
Per questo ogni volta che mio figlio mi chiede la marmellata, ho quello scatto che sempre lo terrorizza e l’altro giorno, mentre andava a scuola, mi sono accorta che ha già un ciuffo di capelli bianco come la neve.
Dicono di noi
(Riporto un articolo di Franz Haas apparso il 10 Maggio 2006 sulla Neue Zürcher Zeitung col titolo “Lolite e capolavori. L’assenza di una critica letteraria in Italia“)
Non passa settimana che il più importante quotidiano italiano non proclami l’uscita di un nuovo capolavoro letterario. L’ultimo caso è il magro romanzo di un autore anonimo che vorrebbe emulare in modo penetrante Lolita. E altrettanto imbarazzante è l’ approvazione entusiastica che il libro ha riscosso, ovverosia l’assenza della critica letteraria.
Dialogo sull’entropia – 2004
Vagando negli archivi di Nazione Indiana con la macchina del tempo, che trovate nella colonna di destra, ho scoperto una conversazione di due anni fa tra Antonio Sparzani e Dario Voltolini che divulga piacevolmente entropia e concetti della Fisica. Me la sono gustata e la ripropongo con un indice a chi non la conoscesse già:
Ladri d’inverno
di Maurizio Rossi
Alla villa ancora fredda, dai larghi camini accesi una sola volta all’anno, le grandi vampate rossicce risalivano riverberando fameliche lungo i muri, sparpagliandosi in rivoli e tentacoli di calore che facevano più pungente la sera e turbate le ombre. Davano la caccia all’umido e al chiuso di muffa raccolti dentro macchie bigie che sapevano di stantio, di vecchi mobili cerati e di nascondigli a cassettoni per i fucili lucidati e gli scovoli, le cartucce e i proiettili, le bombe e i razzi.
Voyeurismo e flânerie
di Sergio Garufi
In un’intervista recente, parlando a proposito del suo ultimo libro intitolato Finestre di Manhattan, Antonio Muñoz Molina ha detto che “la situazione perfetta per uno scrittore è quella di poter vedere senza essere visto. Io non mi stanco mai di stare alla finestra o di passeggiare”. La frase dell’autore andaluso non è particolarmente arguta o memorabile, e tuttavia ha il pregio di indicare due tra i più diffusi modelli rappresentativi del Realismo nell’arte e nella letteratura contemporanee. Gli incunaboli di questi modelli risalgono più o meno agli stessi anni (1835-40), e sono dei racconti ambientati a Londra opera di scrittori americani. Si tratta de L’uomo della folla di Edgar Allan Poe e di Wakefield di Nataniel Hawthorne.
Il Leviatano
di Arno Schmidt
traduzione di Rosanna Berardi Paumgartner ed Emilio Picco
[Presento un ampio estratto di uno dei racconti più importanti di Arno Schmidt, pubblicato in Italia nel 1966 e ormai introvabile.
*
Berlino, 20 maggio 1945. Sotto gli incessanti bombardamenti russi, si riunisce un’improvvisata compagnia composta da un sottufficiale della Wehrmacht allo sbando (la voce narrante), Hanne (suo platonico amore di gioventù, casualmente ritrovata), un pastore protestante accompagnato da moglie e figli, due Hitlerjugend, alcuni anziani e qualche bambino. Insieme si impadroniscono di un treno e tentano di allontanarsi dalla città.]
(…)
Udite, udite: Un soldato chiacchierava con i ragazzetti della Hitlerjugend (e le ragazze del BDM annuivano convinte): «Abbiamo ancora delle risorse; vinceremo. Il Führer sta seguendo una tattica ben precisa: prima li attira tutti nella trappola, e poi interverranno le armi segrete». Uno dei ragazzi interloquì: «Del resto, Goebbels ha affermato testualmente: “Quando ho visto l’effetto delle nuove armi, mi si è fermato il cuore”. E fra tre anni tutto sarà di nuovo ricostruito, più bello. I progetti stanno già tutti bell’e pronti nella scrivania del Führer». E così via. E i loro occhi balenavano come vetri di manicomi in fiamme! Sarei felice, se il genere umano avesse fine. Nutro la ben fondata speranza che entro i prossimi – facciamo – cinquecento o, al massimo, ottocento anni esso si sarà autodistrutto completamente. E sarà una cosa ben fatta.
