Home Blog Pagina 562

L’ aereo

0

di Valerio Varesi

esterne040911580411091406_big.jpgL’ultraleggero assomigliava a un triste uccellaccio notturno dal volo corto e pigro. Di quelli che cantano ai lumini dagli alberi dei cimiteri.
“Non trova che abbia un aspetto sinistro?” domandò il maresciallo toccandosi furtivamente attraverso la tasca dei pantaloni.
Il giovane sostituto procuratore annuì. Davanti a lui il piccolo velivolo maldestramente colorato di nero, si reggeva su quattro ceppi. L’elica giaceva in terra smontata. Era vero: ricordava certi corvi solitari che nella stagione delle nebbie finivano stecchiti e strinati, pancia all’aria e le ali aperte, sotto i tralicci dell’alta tensione. E una sventura l’aveva proprio portata: era stato ammazzato il suo costruttore: Furio Dall’Argine.

Periferia dell’anima: la pelle

4

di
Francesco Forlani

Ho scoperto Malaparte a dodici anni. Me lo ricordo bene perché era l’estate. È la stagione in cui i sogni dell’adolescenza si fanno più nitidi in nome dei tempi lunghi e vuoti senza scuola. Malaparte entrava nel mio immaginario in modo violento. Doppiamente devastante. Da una parte perché non era attraverso la pagina scritta – quella per cui la parola non sarà mai sufficientemente tenebrosa quanto l’immagine – e dall’altra per il modo del tutto incidentale con cui avvenne.

A proposito degli immigrati di destra

74

di giuliomozzi

Sherif El Sebaie  ha pubblicato l’altro giorno un interessante articolo dal titolo: “Un immigrato di destra?“. Vi invito a leggerlo dal principio alla fine. Qui faccio qualche considerazione al volo, appoggiandomi a brevi citazioni. (Di Sherif El Sebaie  merita attenzione anche la campagna: “Adotta il voto di un immigrato“).

TBIMK

26

di Mattia Paganelli

tbmik

Solo le parole ci salveranno dai fondamentalismi

1

Rafik Schami: «L’ esilio è una condizione amara ma può anche essere liberatorio»

Lo scrittore Rafik Schami è nato nel 1946 nel quartiere cristiano aramaico di Damasco. Nel 1971 si è rifugiato in esilio in Germania. È appena uscito in libreria «Il lato oscuro dell’ amore» (Garzanti, pagine 858, euro 22)

Intervista di Claudio Magris a Rafik Schami pubblicata sul Corriere della sera del 12 marzo 2006.

Claudio Magris: La globalizzazione cancella alcune identità, ma ne crea altre, accresce diversità e meticciati. Sul piano letterario, incrementa un fenomeno stimolante, già esistente in passato, l’ opera di autori che – in seguito all’ esilio, all’ emigrazione, allo sradicamento – scrivono i loro testi in una lingua diversa da quella materna, come un tempo Joseph Conrad oppure oggi, in Italia, uno scrittore quale Giorgio Pressburger. Rafik Schami, siriano immigrato in Germania all’ inizio degli anni Settanta – è nato nel 1946 -, è divenuto un narratore tedesco di grande successo, anche in Italia, col suo libro Il lato oscuro dell’ amore, tradotto da Rossella Zeni (Garzanti, pp. 858, euro 22). È un affresco epico, un tappeto orientale in cui i fili di innumerevoli destini individuali si intrecciano in un disegno in cui vive il Medio Oriente nel crogiolo delle sue stirpi, religioni e culture. Per uno scrittore la lingua non è solo comunicazione, ma si identifica con la percezione del mondo e l’ ordine che gli si dà; scrivere in tedesco questa storia araba – gli chiedo – implica pure un altro sentimento della realtà? Se l’ avesse scritto in arabo, il libro sarebbe stato diverso?

Extraordinary Rendition: il caso Abu Omar

10

di Lorenzo Ansaloni

Il 17 febbraio 2003 Abu Omar veniva sequestrato a Milano, in pieno giorno, come risultato di un’operazione gestita da 25 agenti della CIA. Stava camminando da casa alla moschea quando due uomini in uniforme della polizia italiana lo avrebbero forzato ad entrare in un furgoncino. Da qui è stato portato alla base di Aviano, il giorno successivo a Ramstein in Germania a infine in Egitto come meta finale. Circa un anno dopo, Abu Omar fu rilasciato e messo agli arresti domiciliari. Dall’Egitto telefonò a Milano alla moglie ed alcuni amici. Si lamentò di essere stato torturato con scosse elettriche fin quasi ad essere ridotto in fin di vita. Le telefonate furono intercettate e registrate dalle autorità italiane. In seguito a queste telefonate, evidentemente intercettate anche dalle autorità egiziane, Abu Omar fu rimesso in carcere e da allora non si sono avute molte notizie ma sembra essere ancora in Egitto stando alle ultime riluttanti comunicazioni del governo egiziano.

Breve dialogo sull’amore (con sorpresa finale)

32

di giuliomozzi

Mi trovo a bere una birra con il mio amico Sauro. Ci conosciamo da trent’anni. Sauro è laureato in filosofia, ma il suo mestiere è elaborare software per il trattamento delle immagini. E’ un lavoratore a tempo indeterminato. La sua automobile è una Ka gialla. Sauro pratica il Bdsm. Ogni tanto succede che ne parliamo: non perché Sauro esibisca la cosa, ma perché io sono curioso.
“Vedi”, dice Sauro. “Tu dici: amore. Ma il campo semantico della parola amore è assai vasto; e il termine amore, oggidì, è diventato una delle parole più usate e abusate, alla quale si annettono significati del tutto differenti tra loro”.
“Sì”, dico io. “Basti vedere, tanto per stare alla cronaca di questi giorni, per quale e quanto diverso amore di patria hanno ricevuta una medaglia tanto Nicolò Calipari e Fabrizio Quattrocchi”.
“Dài”, dice Sauro. “Non buttarla subito in politica”.
“Va bene”, dico. “Vai avanti”.

La lingua italiana dopo Silvio Berlusconi

42

dentiera.jpg

di Marco Mancassola

L’attuale Presidente del Consiglio italiano è l’editor migliore del mondo. Grazie a lui ho imparato un sacco di cose, senza bisogno di andare alla scuola Holden. Grazie a lui negli ultimi anni ho imparato ad avere orrore delle frasi fatte, a espellere la bassa retorica dalla mia lingua, a soppesare scrupolosamente la verità di ogni sillaba. Grazie a lui ho sviluppato un’ossessione per i rapporti di causa-effetto, per la tenuta logica di ogni paragrafo che scrivo. Grazie a lui ho espulso il narcisismo che abitava nei miei primi testi, l’ho messo fuori dalla porta come un gatto puzzolente.
Che lui lo sapesse o meno, e che il suo esempio agisse in realtà per contrasto, non conta poi tanto. Il Presidente mi ha insegnato tutto quel che serviva, e lo ha fatto gratis! Bastava osservarlo e fare tutto il contrario.

Polar/ Henri Frédéric BLANC

3

Il colonnello
traduzione di Alessandra Mosca e Paolo Trama

Essendo prologhi, prefazioni, introduzioni e altri preamboli destinati a non essere letti, ne approfitterò per dire due o tre cose che meritano di essere ascoltate.
Ho conosciuto Léo Baboulène grazie alla mia vicina di pianerottolo, la signora Molinari, la cui figlia, Zézette, era, ed è tuttora, mentre traccio queste righe, infermiera all’ospedale militare di Laverain. Il vecchio venerando, ex combattente della Grande Guerra, era alla ricerca di un orecchio per raccogliere i suoi ricordi e di una penna per stenderli sulla carta. Io fui quell’orecchio e quella penna. Nei dintorni del Vecchio Porto, gli scrittori non mancano, alcuni sono conosciuti non solo a Marsiglia, ma anche nel resto dell’universo – per evitare di dimenticarne qualcuno non ne nominerò nessuno – ma, ahimè, il tempo stringeva, e il veterano prese quello che aveva a portata di mano: me. Spero che lì dove si trova adesso non se ne penta.

Marcovaldo ha preso il bosco

14

di Marco Mantello

1. Questa storia di prendere un bosco
che attraversa l’intero paese
ed arriva diritto in Sassonia
mi sa tanto che già la conosco.

Don Camillo 2000

5

di Luca Bidoli 

 DC01.jpgScrivo d’impulso, di getto, senza curarmi troppo né di forma  né di costruzioni, solo badando, se è possibile, ai contenuti, in modo che quel poco o nulla di pudore, che mantengo  nei confronti del mio paese, mi trattenga dall’essere ancora più sdegnato, per certi aspetti ancora più intorpidito. Ho letto. Ho letto le dichiarazioni del cardinale Ruini riportate sui quotidiani, sulle prime pagine di ogni giornale. E già questo, per se stesso, sarebbe sufficiente ad inquietarmi, forse farebbe bene  anche ad inquietare chiunque, in un paese che si voglia definire civile, laicista, realmente democratico.

Auguri? Auguri!

44

3

di Gianni Biondillo

Non ostante sia il primo postato, piuttosto che il pezzo sul volume Scrivere sul fronte occidentale ho sempre reputato l’effettiva nascita di Nazione Indiana il secondo post, la lettera al ritorno dall’Argentina di Moresco (In attitudine di combattimento e di sogno).
Esattamente tre anni fa.
Tre anni sono tanti sul web, tante cose sono accadute. A fine maggio del 2003 (Questo è un sito in costruzione) si faceva l’elenco dei partecipanti al progetto. Molti di quelli che io credevo fossero fra i fondatori (tipo Montanari, o Nove, ad esempio) non c’erano. Dei soci fondatori ne restano 4. Molti si sono aggiunti strada facendo, molti se ne sono andati.
Io, ad esempio, il mio primo commento da lettore credo di averlo fatto attorno a ottobre (o novembre, non ricordo) di quell’anno. Poi i miei pezzi sono stati pubblicati una volta da Scarpa, un’altra volta da Voltolini, o Guerriero, o Saviano. Solo a dicembre del 2004 ho pubblicato il mio primo post con la mia password nuova di zecca.
Tutto scorre, non possiamo sapere dove saremo fra tre anni. So che questo pezzo di strada l’ho fatto volentieri, con tutti voi. Assenti e presenti. Postanti e commentatori.
Sono in studio, al “lavoro”, non ho da brindare. Mi fumerò una sigaretta.
Auguri, insomma.

Leccare la lingua altrui come quando ci si bacia/ 3a parte

10

(continua il florilegio, iniziato qui e continuato qui a cura di) Alessandro Canzian 

Apro il mio laboratorio

MARCELLO FOIS

Io non parlo l’italiano o il dialetto, ma parlo due vere e proprie lingue. Il nuorese, fino all’età scolare è stata la mia unica lingua, e spesso mi rendo conto di pensare in sardo. Camilleri, in fondo, si può dire che abbia costruito un siciliano quasi «virtuale». In realtà, i personaggi dei miei libri che parlano in sardo, non potrebbero fare altro. Io ho scritto in dialetto quando certe frasi erano intraducibili, ma essenziali in bocca al personaggio. Credo che «una lingua in più», non sia un disvalore, non voglia dire provincialismo: al contrario; e poichè l’Italia è anche molteplicità di espressioni e di espressività, semmai può essere solo un elemento che accresce la cultura. Si può fare una letteratura nazionale, senza usare una lingua nazionale.

Sanatorio-politica

32

di Franco Arminio

0IWC3O7C--130x150.jpgSembra di stare in un incubo. Ci muoviamo nella scontentezza che ci gira in testa e in quella che vediamo intorno a noi. Sembra un sanatorio. Adesso si è ammalato anche quello che ostentava felicità e ottimismo. Ha preso a zoppicare, male momentaneo, ha preso il nervosismo, male nazionale. Il guaio è che molti hanno un nervosismo inerme, rassegnato.

Fucked up

12

di Marco Rovelli

www.nowthatsfuckedup.com. E’ il sito porno che aveva aperto una sezione in cui i militari americani potevano mandare foto dalle guerre irachena e afgana, e avere in cambio foto porno. Cadaveri, teste esplose, palazzi devastati, armi, prigionieri irakeni, soldatesse nude con mitragliatore: questa la moneta pagata dai militari, che si compravano il piacere con i loro trofei (ché tali erano, come scrive Gianluigi Recuperati, le immagini offerte). Il gestore del sito è stato condannato per possesso e distribuzione di materiale pornografico. Strano, perché è l’unico cui è successo questo, tra le migliaia di gestori di siti pornografici analoghi. Il punto, ovviamente, è che il Pentagono voleva impedire che circolasse il segreto del potere.

Anteprima/ a Cesare

3

bici2.jpg
foto di Roger Salloch / bycicle

Quello che segue è un capitolo del romanzo a cui sto lavorando. A suivre (-continua)
Francesco Forlani

Capitolo Sesto
Quanti amici ho? Ecco una buona domanda. Ma quanti ne aveva Cesare Pavese? Massimo Mila e Augusto Monti sono le persone a cui Pavese ha scritto più lettere. Il primo è il maestro e dunque non fa testo. Il secondo, che viene chiamato affettuosamente dall’amico , la confraternita, è stato uno dei più grandi musicologi che l’Italia abbia mai prodotto.

A Gamba Tesa / Massimo Rizzante

2

PRINCESS copie1.jpg

Princesse, di Philippe Schlienger
LA METAMORFOSI DI HOMO SAPIENS

Nuovi primati
Chi è vissuto, anche per un breve periodo, nel XX secolo, ha conosciuto direttamente o indirettamente il controllo che il potere politico ha esercitato sull’individuo. Bisogna tuttavia constatare che se il secolo dei totalitarismi, come gli storici hanno spesso definito il secolo passato, è finito, il margine di manovra dell’individuo non ha finito di restringersi. La forza che ha permesso di sequestrare la vita degli individui – il loro corpo come il loro pensiero – non è scomparsa con il XX secolo, ma, al contrario, è sempre all’opera. Concepisce il mondo come un laboratorio e l’uomo come un esperimento.
Da dove viene questa forza? Lo ignoro.

Haroldo de Campos – Calendario

0

delle presentazioni del libro L’educazione dei cinque sensi (Edizioni Metauro), prima raccolta di Haroldo de Campos pubblicata in Italia:

21 marzo FNAC VERONA (Lello Voce e Massimo Rizzante h 18)
30 marzo FNAC NAPOLI (Gabriele Frasca e Massimo Rizzante h 18)
8 aprile FNAC GENOVA (Edoardo Sanguineti e Lello Voce h 18)

Le altre date saranno
19 aprile “Le Giubbe Rosse” a Firenze
8 maggio al Salone del Libro a Torino
9 maggio all’Istituto Brasile-Italia a Milano

Vi ricordate di Bagdad?

4

R. “Sono una donna di 26 anni e vivo a Bagdad. Ho un diploma in informatica, ma ora lavoro da casa, perché altrove non è molto sicuro. Prima della guerra lavoravo in un’azienda informatica privata.” Le sue pagine di diario sono tratte da http://riverbendblog.blogspot.com e tradotte da Massimo Parizzi per il numero 13 di “Qui. Appunti dal presente”.

Bagdad, 17 settembre 2005
Leggo e rileggo la bozza di costituzione irachena dall’inizio di settembre. Ho deciso di ignorare la voce che dentro di me ripete petulante: “Una nuova costituzione non può essere legittima sotto un’occupazione!”. E anche quella che dice: “Non è legittima perché il governo che la scrive non è legittimo”. Ho messo questi pensieri da parte e ho deciso di cercare di guardare a tutta la situazione il più spassionatamente possibile.

“Qui. Appunti dal presente” n° 13

2

È uscito il numero 13 di “Qui – appunti dal presente”, una rivista nata nel 1999 per, come dice il nome, prendere “appunti” sul presente attraverso vari genere di scrittura: dalla pagina di diario al saggio, dalla poesia alla lettera ecc. Con occhi critici. A essa collaborano “intellettuali”, persone attive nel volontariato e… persone e basta, da più parti del mondo: dal febbraio 2005, infatti, ne esce anche un’edizione in inglese. Il titolo del numero appena uscito è “la vita normale”.