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Viva Zapatero
E viva anche il cavallo

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di Andrea Bajani

(In occasione dell’uscita nelle sale del film di Sabina Guzzanti ripubblico alcune considerazioni sulla satira scritte ai tempi della chiusura di Raiot. AB)

Coloro che per mestiere fanno ridere la gente hanno una lunga frequentazione con i meccanismi della censura: è un patto implicito, quello che regola la gestione non conflittuale della messa in ridicolo, o della traduzione in riso, di alcuni aspetti della vita associata. Si conoscono le regole e le si condividono, se per condivisione si intende l’accordo che rende possibile una coabitazione tra due parti. Finché la condivisione persiste, persiste la coabitazione. Nel momento in cui salta, scatta il fuorigioco e si rimette in discussione l’assetto complessivo: si fischia l’infrazione, si ferma il gioco e si concede potere di manovra a chi ha subito l’infrazione.

Niente da nascondere

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di Marco Rovelli

cache

Lo sguardo e la distanza. E’ nella distanza che non si ha più niente di nascondere. In prospettiva. Quando uno sguardo si fissa immobile su di te, e ti rimanda il tuo sguardo, ed è come se il tuo sguardo entrasse in corto circuito – allora si è in piena trasparenza, e la casa è come di vetro.

E poi nient’altro

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un microracconto di Raul Montanari

“E adesso?”
“Ti uccido”, rispose dio.

Guy Debord 1

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Sono sempre convinto che “il miglior commento ad un classico sia un altro classico” (G. Steiner). Non è facile naturalmente decidere quale classico estrarre dal cappello. Azzardo la scelta di commentare Pasolini con un altro, meno noto ma non meno dirompente, classico del nostro tempo, Guy Debord (1931-1994), appartenuto a, ma non limitato a, l’Internazionale Situazionista.
Pubblico qui le prime nove tesi del suo testo fondamentale, La società dello spettacolo.
Il libro è pubblicato in italiano ora dalla Baldini-Castoldi-Dalai, in una buona traduzione, quella di cui mi servo qui. Il libro ha subìto in passato storie di traduzioni orripilanti, anche in altre lingue. I film di Debord invece non credo siano mai circolati in Italia, ma stanno ora per uscire su DVD in Francia.
Incipit:

1. Tutta la vita delle società nelle quali predominano le condizioni moderne di produzione si presenta come un’immensa accumulazione di spettacoli. Tutto ciò che era direttamente vissuto si è allontanato in una rappresentazione.

2. Le immagini che si sono staccate da ciascun aspetto della vita si fondono in un corso comune, in cui l’unità di questa vita non può più essere ristabilita. La realtà considerata parzialmente si afferma nella sua propria unità generale in quanto pseudo-mondo a parte, oggetto della sola contemplazione. La specializzazione delle immagini del mondo si ritrova, compiuta, nel mondo autonomizzato dell’immagine, in cui il menzognero ha mentito a se stesso. Lo spettacolo in generale, come inversione concreta della vita, è il movimento autonomo del non-vivente.

La Montagna incantata di Brugherio

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di Sergio Garufi

Nella seconda parte de La Montagna incantata, Thomas Mann introduce un personaggio curioso il cui nome è Mynheer Peeperkorn. Questi giunge al sanatorio di Davos in compagnia di Madame Chauchat, di cui era innamorato il giovane protagonista del romanzo, Hans Castorp. Peeperkorn viene presentato al lettore come un “olandese di età matura […] ricco sfondato”. Sia l’abbigliamento che è solito indossare, che “gli conferisce un che di sacerdotale”, che i gesti solenni e imperiosi, “da direttore d’orchestra”, ammutoliscono l’uditorio, lo mettono in soggezione. L’attesa per quello che avrà da dire è tale che, negli interminabili silenzi che precedono i suoi interventi, alcuni addirittura lo incoraggiano con “cenni e sorrisi”, quasi impazienti di ascoltare le sue parole. Allora, con voce bassa e grave, diceva: “Signori…bene. Tutto bene. Chiuso, e non parliamone più. Ma prego di considerare e di non trascurare, nemmeno un istante, che…Ma lasciamo questo punto. Ciò che spetta a me di dire non è tanto questo, quanto piuttosto e soprattutto che abbiamo l’obbligo…che ci è imposto l’imprescindibile…ripeto e metto in rilievo questa parola…l’imprescindibile dovere di…No! Nossignori, non così! Non già che io…sarebbe grave errore pensare che io…Chiuso signori, chiuso e liquidato. So che in tutto ciò siamo d’accordo. Dunque: veniamo all’argomento!”

Dell’Amicizia II / Anna Maria Ortese

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Gruppo Sud Archivio Renata Prunas, da sinistra: Ennio Mastrostefano, Anna Maria Ortese, Antonio Grassi, Samy Fayad, Pasquale Prunas, Gianni Scognamiglio Gruppo Sud – Foto: Archivio Renata Prunas, da sinistra: Ennio Mastrostefano, Anna Maria Ortese, Antonio Grassi, Samy Fayad, Pasquale Prunas, Gianni Scognamiglio

Un immenso grazie a Renata Prunas e alle sue barricate da parte di Nazione Indiana
effeffe

13 febbraio 1947, giovedì Roma
Carissimo Pasquale,
non è possibile che non ti scriva immediatamente per ringraziarti della dolce emozione (sì proprio dolce) provata leggendo la tua lettera. Mi sembra di soffocare, mi ritorna incontro con violenza la luce di Napoli, e i miei pomeriggi alla Nunziatella l’anno scorso, il calore della veranda e tutti i cari amici di Sud: Gianni, Luigi, Carla, Ennio, i tuoi cari (ormai cari come leggende) genitori Chica, Renata e tu, caro Pasquale! …, come se io fossi stata morta e in questo momento nascessi. Ho tante lacrime. Come ho sofferto. Ho la bocca piena di lacrime, perché ricordo improvvisamente tutto, tutto.

Pasoleen

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di Helena Janeczek

pasol

“There’s a killer on the road/ his brain is swaying like a toad/
…Take a long holiday/ Let your children play”

The Doors, Riders On The Storm

Suonano alla porta. Sono un licantropo molto brutto e molto peloso, un goblin, troll o orco tolkieniano e una piccola creatura rosso sangue dal volto nero. Chiedono: “S’il vous plait, madame, est ce-que vous avez des bonbons?”

Dell’Amicizia/Anna Maria Ortese

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Tra qualche giorno esce il numero sei di Sud, nuova edizione. Un numero speciale visto che il 12 novembre del 45 nacque il primo Sud. Pubblichiamo insieme ad altri materiali alcuni “passages” della corrispondenza tra Pasquale Prunas e Anna Maria Ortese. Si tratta di materiali ancora inediti. In anteprima su NI e con l’ accordo di Renata Prunas che si è aggiunta ai nostri sostenitori lettori, ve ne propongo un breve estratto. In queste poche frasi si respira amicizia. Come dovrebbe essere per ogni comunità letteraria. Come lo è per molti di noi indiani. Essere amici significa anche incazzarsi, mandarsi a quel paese ma poi riprendereil dialogo , magari facendo passare un pò di tempo, liddove si era interrotto. Buona lettura.

16/19/20 Agosto 1948, Milano
Caro Pasquale,
ieri mattina provai una delle più belle ore che conosco da quando sono a Milano. In portineria c’era una grossa lettera, tutta piena di disegni e di firme, una lettera dei miei amici di Monte di Dio, una lettera che stavo aspettando come nel deserto, come nel deserto si aspettano i soccorsi per non morire.

Il porcile sovrano

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di Marco Rovelli

Pasolini lo si celebra in un cinema che sta per essere chiuso grazie al multisala che hanno costruito accanto, è il mercato baby, e così addio al cinema Garibaldi che da fuori si fatica a distinguerlo da un negozio, e addio al suo odore di muffa. E’ qui che veniamo a vedere il Porcile di Pasolini, ed è giusto così. Siamo in due. Nella sala c’è solo un’altra persona. Rumori di sedie spostate, da sopra le nostre teste. Forse sono le tracce sonore dell’ufficio che riempirà, tra poco, questo spazio vuoto. Inizia Porcile.

Catena di Sanlibero 308

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riccardo orioles
La Catena di San Libero
31 ottobre 2005 n. 308
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Due lettere. La prima e’ di un militante antimafioso calabrese piu’
o meno della mia eta’. La seconda di un ragazzo che dieci anni fa
era nella baracca SicilianiGiovani-L’Alba-ecc., di cui vi ho parlato
altre volte. Si chiamano uno Giovanni e l’altro Carlo.

* * *

Uomo libero

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Una delle prime presentazioni critiche sull’opera di Giorgio Caproni è stata fatta da Pier Paolo Pasolini che lo definisce “uno degli uomini più liberi del nostro tempo letterario”. Pier Paolo Pasolini è stato il promotore forse della migliore Poesia che sia stata fatta nel Novecento in Italia: da Giorgio Caproni a Sandro Penna, a Amelia Rosselli… per citarne alcuni. Ci sono moltissimi modi per parlare bene (o male!) di Pasolini. forse uno potrebbe essere questo, di ripubblicare dei versi a lui dedicati dal poeta livornese in occasione della sua morte.

Davide Racca

da Res Amissa

Dopo aver rifiutato un pubblico commento sulla morte di Pier Paolo Pasolini

Caro Pier Paolo.
Il bene che ci volevamo
– lo sai – era puro.
E puro è il mio dolore.
Non voglio, per farmi bello,
fregiarmi della tua morte
come d’un fiore all’occhiello.

Statistiche di ottobre

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Nel mese di ottobre sono stati pubblicati su Nazione Indiana 90 articoli, portando il totale a 1.365 post e 13.429 commenti. Il traffico è rimasto stabile sui livelli di settembre, con un lieve calo di sessioni e un aumento del consumo di banda di cui scriverò in futuro:

ottobre – sessioni totali: 44.626 media giornaliera: 1.439,55
settembre – sessioni totali: 45.735 media giornaliera: 1.524,50

Lo strumento di analisi del traffico è Urchin. Ecco il grafico delle sessioni di ottobre:

Accattone, forse un autoritratto

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di Franz Krauspenhaar

( Approfitto cinicamente (?) del trentennale per pubblicare poche righe su di un film che mi è piaciuto… F.K.)

Accattone fu girato da un dilettante. Pasolini nel 1961 aveva già scritto delle sceneggiature (come quella de La notte brava, il miglior film di Bolognini) ma, per la prima volta davanti alla macchina da presa, non sapeva esattamente che pesci prendere, o meglio: sapeva bene quello che voleva ma non sapeva bene come usare i pennelli per il suo quadro. Girò alcune scene ritenute insensate, la produzione non ne volle sapere, il film non si sarebbe fatto più: la sua carriera cinematografica finiva ancor prima di iniziare. Il poeta voleva farla finita, sul cinema aveva puntato tutto. Il cinema è alimentare ma non è elementare. Il cinema bisognerebbe saperlo fare, prima di farlo. Con le dovute eccezioni…

A Casarsa il 25 aprile

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di Gianni Biondillo

Oggi moriva, assassinato, un uomo. Lo voglio ricordare con alcune parole che ho scritto davanti la sua tomba oltre un decennio fa.

Qui sull’arida sponda delle tue ceneri
sto, Pier Paolo, dismesso
Dal mondo che mi ufa.

Ricevo e volentieri pubblico (RVP)

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è nata Maledizioni.
(i libri di noi)

di
Sparajurij
All’inizio di tutto c’era questa piccola follia di pensare i libri come
cose vive. Vivi loro, vivi noi, vive e vitali le parole di cui sono fatti,
parole come globuli rossi, piastrine inconsolabili, molecole di ossigeno
capaci di far respirare o lasciare esplodere ogni cosa.
All’inizio di tutto c’era anche questa immonda pretesa di essere un
gruppo, un branco di imberbi senza ritegno che sapesse viaggiare,
incontrare altri mondi, altri branchi, un alveare che scrivesse il più
possibile lasciandosi a sua volta scrivere; un gruppo di idioti che tra
l’altro ha perso tempo rincorrendo giochi inutili e blasfemi, quasi sempre
per il solo gusto di essere inutili e blasfemi, quasi mai riuscendoci fino
in fondo.

Propositi

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un microracconto di Diego De Silva

Lui le disse sottovoce che l’amava.
Poi attese, con angoscia, la risposta.
Lei, commossa: “Ti amo anch’io”.
Un anno dopo, lui, e la migliore amica di lei,
scopavano.

Bacheca di novembre 2005

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Usa i commenti come spazio per segnalazioni e discussioni a tema libero.

Per la Chrysler

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Cosa succede a un ragazzino di quattordici anni che vive nelle isole Trobriand, nella Melanesia occidentale, quando i suoi genitori decidono di non partire più per ricongiungersi a loro parenti emigrati in Europa, ma attraverso un finanziamento di una ong, di dedicarsi a gestire una piccola village guest house per turisti?

da “Prossimamente”

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di Giancarlo Majorino

è bello avere parecchio da fare pitturate bene le labbra
è bello non dover resistere fuori al gelo senza poter prendere un taxi
è bello tirarsi su la mattina per un soave appuntamento
fantasie favorevoli in testa e far vacanza come gira

Colazione al Fiorucci Store (Milano)

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di Massimiliano Governi

Il 9 ottobre 2004 ero lì che scorrevo la colonnina dei pezzi sul sito di Nazione Indiana per vedere se c’era qualcosa di interessante e l’occhio mi è caduto su una poesia intitolata Colazione al Fiorucci Store (Milano).

Tre poesie dei vent’anni

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di Franco Arminio

per Angelo

esce la morte

dalla buca

come la formica

per riportare al buio

il chicco.