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Sgomberiamo il campo da equivoci

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di Andrea Bajani

Quando hai visto tuo figlio raccogliere i suoi giochi dentro le casse blu dei traslocatori hai pensato che la tua vita fosse finalmente cambiata. Per giorni l’hai guardato affaccendarsi, chino sul suo cumulo di giocattoli. Per giorni, passando accanto alla porta l’hai visto prendere le sue costruzioni e smontarle pezzo a pezzo, e poi pezzo per pezzo infilarle nella scatola dei Lego.

da DEER HEAD NATION /

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di SILEM MOHAMMAD

traduzione di Gherardo Bortolotti

MUSLIMS TOOK ME

FBI Issues Terror Warning
… possible attack today
… they have four deer head in the basement
… a generator, a water tank, a television, a stuffed deer
… to fight against Islamic fundamentalist terrorism
… biological and chemical terrorism
… mayday mayday
… we can’t fight an evil spirit!
… patient is experiencing the manster terror

Una storia di famiglia

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di Jean-Pierre Ohl

traduzione di Francesca Spinelli

Ad alcuni la lettura del Giro del mondo in ottanta giorni dà voglia di fare il giro del mondo. Ad altri di leggere tutto Jules Verne. La mia famiglia appartiene piuttosto alla seconda categoria; e quando ero piccolo avevo a disposizione due agenzie di viaggio… voglio dire: due biblioteche.

Il cane non muore mai:
le telefonate di Henry Kissinger (parte seconda)

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di Gianluigi Ricuperati

Ma poi arriva quello che non ci si aspetta, la telcon che ribalta qualsiasi previsione, il frammento documentabile che sembra uscire da uno stadio immaginario sospeso a metà fra Il Contesto e Cadaveri eccellenti – Kissinger che chiacchiera con Allen Ginsberg. E’ come nella festa dell’armatore Pattos raccontata da Leonardo Sciascia, quando il mite commissario – l’occhio comune: noi – rimane sconvolto dalla vista del capo del più radicale gruppo d’opposizione antagonista a braccetto col ministro della pubblica sicurezza. Ma Ginsberg aveva motivi ottimi e coerenti per chiamare Kissinger – la persona giusta con cui parlare, se sei un grande poeta anche civile e vuoi fare qualcosa di effettivo per promuovere la causa della pace. E’ il 23 aprile1971: naturalmente la questione è la guerra del Vietnam.

Appunto veloce su ieri e sui cani

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di Giorgio Vasta

Giorni fa, il 4 ottobre, mentre tornavo a casa percorrendo via Mazzini, ho visto che davanti alla chiesa con il timpano neoclassico e il colonnato di marmo bianco sotto il quale nel pieno dell’inverno nel pieno della notte vanno a dormire i barboni nelle loro pagode di cartoni,

2 Poesie

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di Thomas Kling

Thomas Kling (1957-2005) è considerato, insieme a Durs Grünbein, il più grande rinnovatore della poesia tedesca a partire dagli anni ’80. E’ stato insignito di importanti premi per la poesie e ha pubblicato, presso Suhrkamp e Dumont, nove raccolte di poesie, volumi di saggi e un’antologia della poesia mondiale dall’ottavo al ventesimo secolo. Dopo aver vissuto a Vienna, Colonia e in Finlandia, si è stabilito con la sua compagna, l’artista Ute Langanky, nella ex stazione missilistica Hoimbroich in Renania. Thomas Kling è morto di tumore ai polmoni il 1. aprile 2005.

Il cane non muore mai:
le telefonate di Henry Kissinger (parte prima)

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Kissinger

di Gianluigi Ricuperati

Questo testo, apparso su ‘il manifesto’ del 1 ottobre 2005, è parte di un lavoro in progress che raccoglie e medita su materiali, riflessioni e ispirazioni intorno a un tema sotto forma di domande progressive: che cos’è l’èlite globale? come si compone? quali sono i riti ‘reali’ di cooptazione, inserimento, vita quotidiana, di quelle che Wright Mills chiamava le ‘alte sfere’?

L’astronave della parola scritta e Zio Demostene. Intervista ad Antonio Moresco

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di Jacopo Guerriero

(Ieri il supplemento di «Liberazione», Queer, ha ospitato questo mio lavoro. Lo segnalo anche qui, si parla di un libro che non deve passare inosservato.)

Fotografie in bianco e nero affiancate all’«astronave della parola scritta», il diario di una civiltà rurale non ancora incalzata dal processo d’industrializzazione capitalista. E’ questo e molto altro Zio Demostene –Effigie, 101 pp., 12 euro-, l’ultimo libro di Antonio Moresco che, a partire dalla storia travagliata di uno zio dell’autore, ripercorre le tappe di un intero albero genealogico, in una cavalcata che diviene confronto con l’intero Novecento attraverso la lente della saga familiare. «Un lavoro – dice Moresco- che avevo urgenza di affrontare in questo preciso momento della mia vita. Non avrei potuto rimandare o, altrimenti, farlo in passato».

Vite a progetto

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di Andrea Bajani

Quando hai fatto il tuo primo colloquio di lavoro avevi appena concluso un corso di formazione in cui ti insegnavano come affrontare bene il colloquio di lavoro. Quando si fa un colloquio di lavoro ci sono alcuni accorgimenti da osservare per avere la certezza di portare a casa il risultato. Arrivare puntuale agli appuntamenti è la prima delle regole del gioco. Informarsi sull’azienda alla quale ci si sta proponendo è altrettanto indispensabile, così come saper ascoltare e mantenere una postura corretta sulla sedia. Guardare l’interlocutore dritto negli occhi è fondamentale, così come non spiare in continuazione l’orologio. Ma ciò che conta di più è la sincerità, la capacità di parlare apertamenete dei propri interessi e delle proprie passioni.

Sul fallimento

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di Franz Krauspenhaar

Non credo in alcuna realizzazione, se non nel fallimento. Ci sono fallimenti quasi perfetti, fallimenti mascherati da successi, fallimenti temperati, conclamati, raffinati, esorbitanti, timidi, quasi felici. E fallimenti rassegnati al suicidio, sicuramente i peggiori.

L’educazione dei cinque sensi

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Nell’ambito di
Absolute Poetry
October Poetry Festival
Monfalcone 2005
www.absolutepoetry.org

8 ottobre

17,30
Galleria d’Arte Contemporanea

Xadrez de Estrellas : Luciana Stegagno Picchio, Daniela Ferioli e Massimo Rizzante presentano la prima antologia italiana dell’opera di Haroldo de Campos
L’educazione dei cinque sensi
a cura di Lello Voce e con note di Umberto Eco e Augusto de Campos
Metauro editore
Lettura bilingue di Arnaldo Antunes e Lello Voce.

Haroldo, fratello siamesimo

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di Augusto De Campos

WHO EVEN DEAD YET HATH HIS MIND ENTIRE («Che, anche se morto, ha la mente intatta»). Pound, transcreando per il suo Canto 47 un verso del Canto 10 dell’Odissea. Haroldo non si è consegnato. Fino all’ultimo momento in cui ho potuto parlare con lui, in ospedale, voleva sapere che cosa c’era di nuovo, parlava di progetti, instancabile. Poi, ormai sotto sedativi, muto, fra i cavi kafkiani che lo legavano alla vita, nell’estremo tentativo di sconfiggere il male, vedevo ancora sul suo viso un’espressione di sfida, come se fosse seccato per la perdita di tempo che gli infliggevano.

Alle spalle della fisica

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La sala da pranzo e la biblioteca dei miei ricordi erano adesso, abbattuto il muro divisorio, un’unica stanza grande e smantellata, quasi priva di mobili. Non cercherò di descriverli, perché non sono sicuro di averli visti, nonostante la spietata luce bianca. Mi spiegherò meglio. Per vedere una cosa bisogna capirla. La poltrona presuppone il corpo umano, con le sue parti e le sue articolazioni; le forbici, l’atto di tagliare. Che dire di una lampada, o di un veicolo? Il selvaggio non può percepire la Bibbia del missionario; il passeggero non vede lo stesso

Dialogo di Giacomo Sartori con la traduttrice Nathalie Bauer

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[questo dialogo è apparso anche in “vibrisse“.]

Nathalie Bauer traduce dall’italiano in francese, e svolge attività di consulente editoriale. Ha tradotto diversi autori classici (Primo Levi, Federico De Roberto, Mario Soldati, Natalia Ginzburg, Giovanni Arpino) e contemporanei (Fois, Rasy, Abate, Ballestra) per varie case editrici francesi.

GS Per il tuo lavoro di scout – spesso sei tu stessa che proponi i testi alle case editrici francesi – leggi da anni un numero molto grande di romanzi italiani, una massa enorme (o almeno questa è la mia impressione) se paragonata ai testi che sembrano leggere molti critici italiani. E comunque senza alcuna prevenzione e al di fuori di qualsiasi rete di relazioni o di favori incrociati. Potresti dire in due parole, non ti chiedo naturalmente di fare una mappa dettagliata o con una qualsivoglia pretesa di completezza, come ti appare questa grande “produzione” che ti passa per le mani?

Quarto Oggiaro è un luogo comune

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di Gianni Biondillo

bambini a quarto oggiaro
1.

Una volta una giornalista mi ha chiesto: “possiamo dire che Quarto Oggiaro è il Bronx di Milano?”
“No,” le ho risposto. “Non lo possiamo dire. E poi non vedo perché lo si debba dire!”
La gente parla spesso per luoghi comuni. Quarto Oggiaro, in questo senso, è un luogo fisico perfetto da trasformare in luogo comune.
Il luogo comune tipico sui luoghi fisici è: periferia = marginalità. Si prende una condizione geografica (la periferia) e le si sovrappone pedissequi una condizione sociale (la marginalità).

Da “Vera vita di Gesù”

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Di Guido Caserza

Il cenone pasquale

Angioletti barocchi con gli occhi rivolti verso l’intenerimento doloroso della Maddalena ai piedi del crocifisso ornavano gli angoli del tavolone cui si apparecchiavano le 12 bocche affamate, 12 bocche consustanziali, 12 bocche pronte all’eucaristia, ai salvifici milzoni, agli orgasmari sgarbolizzanti dei membri, 12 mascelle eruttive pronte alla stomacazione dell’agnello, alla macellazione del tacchino, 12 libbre esofagali pronte alla vomitazione del vitello e all’orinazione del brodo, 12 arrendevoli lingue pronte alla venializzazione dei testicollini del coniglio, all’alacrità faringea e alla raffinatezza del titillamento del capezzolo, millanta denti pronti alla laboriosità della castrazione del bue

Tecniche di suicidio

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di Sergio Garufi

L’incipit di un libro è un tentativo di adescamento, e quello folgorante e lapidario de Il mito di Sisifo di Albert Camus è fra i più riusciti che io conosca. Vi si afferma in modo perentorio che esiste un solo “problema filosofico veramente serio: quello del suicidio. Giudicare se la vita valga o non valga la pena di essere vissuta significa rispondere al quesito fondamentale della filosofia.”

Bacheca ottobre 2005

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Uno spazio per lettere, segnalazioni, discussioni varie e richieste a Nazione Indiana.

Statistiche estive sul traffico

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Tre mesi fa è entrata in funzione la nuova piattaforma web di Nazione Indiana 2.0. Ecco alcuni dati sul traffico e sui visitatori di questo blog.

Catena di Sanlibero n.303

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La “Catena di San Libero” e’ una e-zine gratuita, indipendente e senza fini di lucro. Viene inviata gratuitamente a chi ne fa richiesta. Per riceverla, o farla ricevere da amici, basta scrivere a: riccardoorioles@sanlibero.it. La “Catena” non ha collegamenti di alcun genere con partiti, lobby, gruppi di pressione o altro. Esce dal 1999. L’autore e’ un giornalista professionista indipendente.
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riccardo orioles
La Catena di San Libero
27 settembre 2005 n. 303
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“Freiheit ist konkret”. Qualcosa comincia a muoversi sul caso Benanti, il giornalista-operaio licenziato in Sicilia perche’ aveva scritto articoli pacifisti. L’appello lanciato da Domenico Stimolo e da altri della societa’ civile (lo trovate sull’Erroneo, il sito di Marco Benanti, che ha ricominciato a funzionare dopo disumane traversie) sta girando parecchio ed e’ stato ripreso anche da Articolo 21 e da Megachip, “senza se e senza ma”.