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Le scimmie… (97)

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di Dario Voltolini

I dolori riproduttivi

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di Giovanni Martini

Amarofollia.jpgGianni Ciancola era un pessimo scrittore. Idee ne aveva, ma non riusciva a organizzarle. Potenzialmente era meglio di Hemingway, ma al mondo di scrittori potenziali ce n’erano già troppi. Era meglio essere modesti, ma pubblicare qualcosa. Agganciò il telefono. Era occupato. Con Barbara era finita da una settimana. Troppa gelosia. Ogni tanto Ciancola spiava lei dalla macchina, accucciato sul sedile sotto le finestre. Le donne non gli piacevano, specie quando tenevano occupato il telefono.

Giornalismo e verità. Programma

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Sabato 19 febbraio 2005

NAZIONE INDIANA organizza una giornata d’incontro con voci libere e tenaci del giornalismo d’inchiesta.
A cura di Carla Benedetti, Jacopo Guerriero, Roberto Saviano.

Teatro i, via Gaudenzio Ferrari 11, 20123 Milano – ingresso da Conca del Naviglio – Tel. 02.58319484.
MM2 S. Agostino, MM2 Porta Genova – Tram 2, 14 – bus 94.

BerluSpinning. Il premier come trainer #1

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di Giorgio Vasta

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Ci sono retoriche – anche retoriche politiche e di configurazione sociale – che si incarnano in un’attività fisica, in un impegno muscolare e agonistico. Lottare, ad esempio, oppure correre, tirare di scherma, pedalare.

Per la prima volta ne ho sentito parlare tre anni fa. Mi ero iscritto a una palestra a due passi da casa – economica, scalcinata, essenziale. Quello che mi serviva. Desideravo recuperare un po’ di forma, di tono muscolare, un minimo di elasticità, di postura, eventualmente persino vigore. Prima dei fisiologici prolassi, del crollo dei pannicoli, della disgregazione delle adipi. Avevo bisogno di stancarmi fisicamente per dormire meglio la notte e per favorire la digestione.

BerluSpinning. Il premier come trainer #2

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di Giorgio Vasta

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Deduzioni e teorie
È evidente che l’ecosistema attraverso il quale il gruppo di spinner si sta muovendo non aderisce a regole biologiche, discendendo piuttosto dall’apparato retorico di immagini cosiddette suggestive e pittoresche che è patrimonio di ogni trainer di calibro.
Tutto questo ci porta nel cuore del fenomeno spinning.
Lo spinning è essenzialmente un’attività che pone come condizione centrale – come patto ineludibile, potremmo dire, e oseremo spingerci fino a parlare di “contratto” – la dissimulazione del dato di realtà. O, meglio, una interpretazione dissimulatrice del dato di realtà.

Appendice. BerlusMixing

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di Giorgio Vasta

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La lingua è più del sangue.
Franz Rosenzweig

Grazie, Don Gianni.
Il programma Spinning® è il rivoluzionario programma di allenamento su bicicletta stazionaria ideata da Johnny G, recordman della mitica Race Across America, triatleta di classe mondiale e personal trainer tra i più richiesti dallo show-biz di Los Angeles. Introdotto in Italia nel 1995 ha già conquistato centinaia di migliaia di praticanti in più di 1600 centri. Esiste, resiste e cresce e da dieci anni è il partito più votato dagli italiani. Coloro che, per polemica politica o per insipienza, continuano a negare la rilevanza di Forza Italia come evento storico della democrazia italiana ed europea semplicemente non hanno né il senso della storia né quello della democrazia.

Fai mettere le foto

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di Giuliana Sgrena

Ospedale di Hilla.JPGDalla fine di gennaio ero qui per testimoniare la situazione di questo popolo che muore ogni giorno. Migliaia di persone sono in prigione, bambini, vecchi, le donne sono violentate e la gente muore ovunque per strada. Non ha più niente da mangiare, non ha più elettricità, non ha acqua. Vi prego, mettete fine all’occupazione. Lo chiedo al popolo italiano perché faccia pressione sul governo. Pier, ti prego aiutami, per piacere fai mettere le foto dei bambini colpiti dalle cluster bomb. Chiedo alla mia famiglia di aiutarmi, e a tutti voi che avete lottato con me contro la guerra, contro l’occupazione. Vi prego, aiutatemi. Questo popolo non deve più soffrire così. Ritirate le truppe dall’Iraq. Nessuno deve più venire in Iraq, perché tutti gli stranieri, tutti gli italiani sono considerati nemici. Per favore fate qualcosa per me. Pier, aiutami tu. Sei sempre stato con me in tutte le mie battaglie, ti prego aiutami. Fai vedere tutte le foto che ho fatto sugli iracheni, sui bambini colpiti dalle cluster bomb, sulle donne. Ti prego aiutami, aiutami a chiedere il ritiro delle truppe, aiutami. Lo chiedo a mio marito, lo chiedo a Pier. aiutami, aiutami tu, tu solo mi puoi aiutare fino in fondo a chiedere il ritiro delle truppe. Io conto su di te, la mia speranza è solo in te, tu devi aiutarmi a chiedere il ritiro delle truppe, tutto il popolo italiano deve aiutarmi, tutti quelli che sono stati con me in queste lotte mi devono aiutare. La mia vita dipende da voi. Fate pressione sul governo, aiutatemi: questo popolo non vuole occupazione, non vuole le truppe, non vuole stranieri. Aiutatemi, ho sempre lottato con voi.

Le foto di Giuliana Sgrena, pubblicate nell’edizione in rete del quotidiano il manifesto

Zona di non volo – 7 poesie

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M_neon_2.jpgdi Maria Moresco

Il sole
è un tamburo
tribale
quando spacca
il germoglio
dell’albero
tum
tum
tum
mentre Baba
vola a portare neve
con le sue zampe
di gallina.

Le scimmie… (96)

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di Dario Voltolini

“IL VUOTO” di Armando Punzo

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di Marco Alderano Rovelli

ilvuoto.jpgArmando Punzo è ben noto per la sua attività registica con la Compagnia della Fortezza, compagnia teatrale di attori detenuti nel carcere di Volterra. Nei giorni scorsi c’è stata la prima nazionale del suo spettacolo ‘Il vuoto, ovvero quel che resta di Bertolt Brecht’, il primo che Punzo ha messo ideato e messo in scena al di fuori della (Compagnia della) Fortezza. Ecco come l’ho visto, e vissuto.

L’introibo è un’innodia weilliana, in un paesaggio arrossato di forme sbilenche degne del dottor Caligari. I fantasmi di Grosz e Dix campeggiano da squarci di un fondo che è tutto superficie, e al centro della scena un’ultima cena che gareggia in blasfemia con Viridiana: vescovi, spose, canti, balli e sodomie. Un imbonitore con la testa in gabbia come un pettirosso declama Nietzsche e ride come Butthead, mentre due gemelli siamesi in frac con protesi ferrigne sulla bocca accolgono il pubblico non più pubblico.

Le scimmie… (95)

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di Dario Voltolini

Le buone pratiche di cittadinanza

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In preparazione dell’incontro “GIORNALISMO E VERITA’” segnalo una recente pubblicazione della rivista “Una città”: L’almanacco delle buone pratiche di cittadinanza
La rivista Una città” è un mensile di interviste e foto, 24 pagine in grande formato, indipendente, autofinanziato, senza pubblicità, che si riceve solo per abbonamento. Si stampa a Forlì ed è coordinata da Gianni Saporetti che sarà presente all’incontro di sabato 19.
Scoprirla è stata per me una grande sorpresa. Vi si trova ciò di cui altrove si tace, cioè pezzi non semplificati di realtà contemporanea, aspetti della vita che la comunicazione mediatica tralascia, colti attraverso voci, esperienze, racconti.
Oltre alla rivista, pubblica anche dei volumi. L’ultimo uscito è appunto l’ Almanacco delle buone pratiche di cittadinanza.
Cosa vi si trova?
Un’altra Italia, quella che “fa da sé ma non per sé”, che quasi mai viene raccontata dai giornali e dalle televisioni, che non trova udienza, spesso, presso la “grande politica”…

Due parole sul IV Quaderno di POESIA DA FARE

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di Biagio Cepollaro

E’ online il IV Quaderno di Poesia da fare (www.cepollaro.it/IVQuadern.pdf)
e il suo supplemento Attività scultorea (clic su
www.cepollaro.it/IVSupp.pdf): con il IV Quaderno si concludono due anni di
lavoro: quattro quaderni che coagulano il flusso del blog in qualcosa di più
solido e più agevolmente leggibile.

sanvalentino (2)

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Marco Berisso

I nostri nomi

ho sillabato il tuo nome, nel buio,
poi l’ho diviso in lettere,
l’ho preso tra le labbra, per una volta ancora,
dicendolo così, come se fosse
la prima volta,
per risentirlo dentro la mia testa

sanvalentino (1)

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[volevo postare ieri un paio di poesie in tema. poi mi sono incasinato con i dischetti e ho lasciato perdere. mah, gli auguri, anche se in ritardo, sono comunque sinceri. a.r.]

Mariano Bàino

del proprio amore innamorati,
ancora e sempre
come nei primi quindici minuti
di pubertà, si disorientano
pinocchi
e pinocchie l’un l’altro, si frastornano
a bugie così feconde che una sola
ne partorisce cento

Le scimmie… (94)

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di Dario Voltolini

Appunti sparsi sul “popolare”

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di Franz Krauspenhaar

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Sapete una cosa? (Sempre che ve ne importi). Io non ci capisco quasi più niente. Resto però fermo su poche convinzioni: al momento attuale la letteratura non è popolare. Perché dovrebbe esserlo? Non è abbastanza popolare nemmeno il cinema. E’ popolare la fiction televisiva, specie quella propagandistica. Ho letto i commenti su Lipperatura, l’intervento di Beppe Sebaste e quello di Giuseppe Genna, l’articolo di Cristina Taglietti sul Corriere, il parere di Edoardo Sanguineti, grandissimo poeta, fumatore accanito, tombeur de femmes, e poi il parere di Sebastiano Vassalli, la replica di Carla Benedetti, e poi ancora, sul Corriere, l’intervento di un editore, Fanucci, e altri post qui, come l’intervento di Antonio Moresco.

Al risveglio, col caffellatte

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di Franz Krauspenhaar

MARCHIO-CAFFELLATTE.gifJean-Claude Kaufmann, insigne sociologo. Lo intervisto a proposito del suo libro “Quando comincia l’amore”. Un libro che parla di quando ci si sveglia al mattino accanto a una sconosciuta. O a uno sconosciuto. Insomma, a scelta dell’ interessato. O dell’interessata. Insomma, a scelta e basta.

Storia infelice di una progettista web

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di Aldo Nove

bolla.jpgSara lavora nel mondo del web. La sua storia è quella di tanti giovani che hanno vissuto le illusioni di un un “nuovo” che non ha significato nuovo lavoro ma nuove illusioni, vecchie prefigurazioni di un futuro che non è mai arrivato. Ecco, dalla sua voce, come è andata la sua vita. Per sua volontà, i nomi (il suo, quello delle città dove ha lavorato) sono stati cambiati. Perché, dice, “se mi riconoscono, non mi prende più nessuno, a lavorare”.

Come va?

Malissimo.

Ancora sul genocidio culturale e letteratura popolare

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CopertinaDei.jpgAnche a seguito del recente intervento di Antonio Moresco, segnalo un libro sul tema “letteratura popolare e altro”, aperto dopo la pubblicazione sull’Espresso dell’articolo di Carla Benedetti (vedi qui).
Si tratta di
Beethoven e le mondine. Ripensare la cultura popolare, di Fabio Dei, pubblicato da Meltemi nel 2002. Credo che possa offrire molti spunti di riflessione, non fosse altro che Fabio è un antropologo, e gli antropologi (non solo italiani) dibattono sul tema da sempre. Il libro di Dei mi pare faccia il punto in modo assieme preciso e compitamente provocatorio, offrendo molteplici stimoli di riflessione anche per i risvolti politici del dibattito in corso. Se non avete tempo di leggere l’intero libro, sul sito dell’editore(www.meltemieditore.it) è possibile scaricare il pdf dell’introduzione, quindici pagine che vale proprio la pena di leggere (pv).

Duo da camera (4)

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di Andrea Inglese

Getta la maschera e smettiamo
d’arrovellarci a vanvera: sei
una dannata a vita, una schifata
di te, di me, del mondo, senza un valido
motivo che non sia la tua abissale
incapacità di vivere. Tu gli uomini
li abbatti con metodo, li snervi
con perizia, li acconci pallide ombre
di loro stessi, spenti manichini
da passeggio – fuori – e da oltraggio
– dentro le mura di casa -, oppure
li rendi avide belve di vendetta.