di Antonio Moresco
E’ passato un giorno. Il tempo è cambiato, come succede qui, che cambia continuamente anche all’interno di una stessa giornata. Adesso piove, fa freddo. C’è una luce plumbea, lunghe striscie grigie di nubi tagliano in due le montagne. Siamo nel Parco Nazionale, con le sue foreste fredde, le sue lagune e le sue baie, i faggi che qui si sono modificati e sono diventati dei sempreverdi, gli altri alberi tra i cui rami ci sono grandi sfere di vischio, dai tronchi ricoperti di licheni, attaccati da cancri ed esplosi qua e là per un’abnorme produzione di ormoni. Ce ne sono dappertutto. Grandi escrescenze esplose di legno e tutt’ intorno distese di alberi morti, scortecciati o ricoperti di licheni, perché anche gli alberi muoiono e se non vengono tolti rimangono in mezzo ai vivi. E poi ci sono i castori, che qui sono più grandi del normale, sono lunghi un metro, e portano la morte dappertutto, sono un vero flagello per queste foreste. Perché le zone dove si fermano e scavano le loro tane e costruiscono le loro dighe presentano dopo un po’ un impressionante spettacolo di morte vegetale. Distese di cadaveri verticali di alberi in mezzo agli altri alberi che qui crescono lentamente per il freddo. Ci vogliono 80 anni perché riesca a crescere un albero di dimensioni medio-piccole. Figurarsi quanti ce ne vogliono per gli alberi grandi! Si vedono ancora le zone con i mozziconi degli alberi abbattuti dagli ergastolani, quelli tagliati raso terra durante l’estate e quelli tagliati a un metro d’altezza durante l’inverno, in mezzo alla neve.

Sono a Ushuaia, la città più australe del pianeta Terra, la fine del mondo. Cinquecento chilometri più in giù c’è l’Antartide. Poco prima di atterrare sulla striscia di terra circondata dal mare, e che l’areo planasse a lungo sull’acqua prima di toccare la pista, ho visto dall’alto le montagne ricoperte di foreste fredde e le nevi sopra le cime. Qui c’è una strana luce. Il cielo è quasi completamente coperto da un gran numero di nuvole bianche eppure il bagliore è così forte che bisogna stringere gli occhi. Giovanni misura con l’esposimetro la sua intensità. “Questa è la fabbrica della luce!” mi dice.
Anche quest’anno a riaprire le danze delle esposizioni autunnali d’arte contemporanea è stata Arteallarte, una manifestazione giunta alla sua nona edizione, che chiede di volta in volta a nuovi curatori e nuovi artisti di misurarsi con i luoghi canonici della bellezza artistica. Le opere vengono infatti pensate come interventi site-specific in cittadine e spazi storici della Toscana.
Un’immagine.
Prima cosa da dire: questa raccolta di
[Questa mia inchiesta non è stata accettata da nessun giornale con cui collaboro né da altra testata giornalistica italiana. L’unico giornale che ha ricostruito lo scenario del rapimento Pari–Torretta attraverso informative e documentazioni ufficiali raccolte da Rita Pennarola è stato il mensile
Dopo il 25 luglio 1943 molte cose erano cambiate. Deposto Mussolini, il governo italiano è affidato al maresciallo Badoglio che da subito cerca di rassicurare gli alleati nazisti, annunciando a gran voce che niente, in politica estera, sarebbe cambiato. A Berlino però queste parole vengono lette come una grossolana manovra diversiva e alla guida del generale Valentin Feuerstein, le truppe tedesche attraversano il confine. Il 9 settembre alle due di mattina occupano la città di Bolzano. Il Gauleiter, commissario supremo del Tirolo, Franz Hofer, a Innsbruck, ha intanto già chiesto l’unificazione del Tirolo e l’italianizzazione forzata di oltre vent’anni sembra essere definitivamente sconfitta. Dopo l’armistizio dell’8 settembre Hitler, infatti, crea la Zona Operativa Prealpi, Alpenvorland, formata da tre province, Bolzano, Trento e Belluno. Nel municipio di Bozen-Bolzano viene nuovamente insediato un Bürgermeister, sindaco tedesco, la stessa cosa avviene in tutti gli altri comuni. Riappare dovunque la vecchia toponomastica. Riaprono le scuole di un tempo e così anche i giornali e le trasmissioni radio tornano a essere in lingua tedesca. Solo alcuni anni prima la velocità di questo improvviso cambiamento sarebbe stata impensabile. Nessuno avrebbe creduto nel 1939, quando i sudtirolesi erano stati costretti a optare per il Reich, che la loro scelta sarebbe stata azzerata da una accelerazione della Storia. A Lagundo, tornato a essere Algund, il podestà era fuggito e al suo posto si era reinsediato il vecchio Bürgermeister.
Il pezzo che posto qui è nato come commento a “

