Articolo precedente
Articolo successivo

RADIOBAHIA: racconti per canzoni [012]

di Marco Ciriello

RADIOBAHIA: suona

“Between the bars”
di Elliott Smith

12.
Un futuro pieno di pioggia, acqua per cuori assetati, prevede la veggente chiamata La Paca. Ha forma di un bambino, invece, per Erika Pérez, poliziotta a Città del Messico. Incinta e senza compagnia, appena uscita dal quartiere di Tepito, un posto più pericoloso della striscia di Gaza, porta la vita sulla spalla della morte. Torna a casa, non all’indirizzo scritto sulla guida telefonica, non aspetta più sere folgoranti. Negli occhi gente in agonia, strade lunghe, grida. Ha una percezione fotografica della realtà, ragiona per particolari: ogni volta che mette a fuoco un viso pensa che dietro, l’orologio interno, dica solo morte, in modo estremo, come un ticchettio tachicardico. E no, non c’è verso di strappare un desiderio a una figura sfocata, riportare a velocità moderata il suo passaggio nel presente.

Radiobahia suona ogni venerdi all’alba sul quotidiano IL MATTINO

RADIOBAHIA: [ 001 ] [ 002 ] [ 003 ] [ 004 ] [ 005 ] [ 006 ] [ 007 ] [ 008 ] [ 009 ] [ 010 ] [ 011 ]

[ Elliot Smith, da Either/Or, Between the bars, track 04, Kill Rock Stars, 1997 ]

[ immagini animazione da Bansky in Palestina ]

4 Commenti

  1. Un testo con immagini forte che entrano nell’anima: l’ombra della bambina si fa impronta nel cuore e ora spero che altrove una bambina possa fare partire verso il cielo i palloni della speranza.

    Grazie a te Orsola e a Marco Ciriello per questo apputamento del venerdi.

  2. Grazie a marco ciriello e orsola, ma soprattutto

    W W W BANKSY! io lo trovo semplicemente meraviglioso. viva la street art, viva i writers…grazie di cuore per questo regalone, oggi mi avete proprio reso felice

I commenti a questo post sono chiusi

articoli correlati

La morte e il lambrusco

Perché insegnare Storia è una caccia nel fango
di Francesco Bertani
La strada è come quando c’è la neve: deve fare attenzione a dove lascia la prima impronta. Così sta fermo e attento. Ha una scarpa slacciata e da dietro le lenti spesse mi osserva con un timore coltivato dalla quinta elementare.

L’Europa davanti alla sua frattura

di Martina Mattia
Nell’Europa che implode nel culto del tempo misurabile, esiste un luogo in cui l’orologio si arresta: il Sud Italia, e in particolare la Basilicata, la più remota, la più spopolata, la più dimenticata delle regioni meridionali. Qui l’atemporalità raggiunge la sua forma estrema.

La natura ama il vuoto

di Giuliano Tosi
Un lampo. Il riflesso acuminato del sole. I due emisferi di bronzo scintillano, rotondi e lucenti, nel pomeriggio primaverile. Sono uniti a comporre una sfera metallica di circa sessanta centimetri di diametro e si comprende al primo sguardo che sono stati costruiti per combaciare in modo perfetto.

Dietro il vaso

di Giuliano Tosi
Non si può guardare un quadro senza immaginarlo in frantumi. Nella densa nebbia milanese dei suoi novant’anni, a Francesco Hayez erano rimasti solo due ricordi chiari e distinti della sua infanzia veneziana.

Come fu che l’oro dei filosofi rubò a mastro Albini la vita eterna

di Greta Bienati
Mastro Giacomo Albini, medico di prìncipi ed estrattore di quintessenza, nacque in Moncalieri, cinquant’anni prima della Grande Peste, in cui scomparve senza lasciare traccia. Della sua vita, le pergamene raccontano le guarigioni e i viaggi...

Il dubbio del talmid

di Martina Mattia
Eliezer ben Mordechai, nonostante il freddo pungente tipico delle notti invernali di Amsterdam, continuava ad asciugarsi il sudore dalla fronte. Tale era il tormento che si portava nel cuore. Proprio lui, nipote del celebre Rav Eliyahu Meir Grodensky...
orsola puecher
orsola puecherhttps://www.nazioneindiana.com/author/orsola-puecher/
,\\' Nasce [ in un giorno di rose e bandiere ] Scrive. [ con molta calma ] Nulla ha maggior fascino dei documenti antichi sepolti per centinaia d’anni negli archivi. Nella corrispondenza epistolare, negli scritti vergati tanto tempo addietro, forse, sono le sole voci che da evi lontani possono tornare a farsi vive, a parlare, più di ogni altra cosa, più di ogni racconto. Perché ciò ch’era in loro, la sostanza segreta e cristallina dell’umano è anche e ancora profondamente sepolta in noi nell’oggi. E nulla più della verità agogna alla finzione dell’immaginazione, all’intuizione, che ne estragga frammenti di visioni. Il pensiero cammina a ritroso lungo le parole scritte nel momento in cui i fatti avvenivano, accendendosi di supposizioni, di scene probabilmente accadute. Le immagini traboccano di suggestioni sempre diverse, di particolari inquieti che accendono percorsi non lineari, come se nel passato ci fossero scordati sprazzi di futuro anteriore ancora da decodificare, ansiosi di essere narrati. Cosa avrà provato… che cosa avrà detto… avrà sofferto… pensato. Si affollano fatti ancora in cerca di un palcoscenico, di dialoghi, luoghi e personaggi che tornano in rilievo dalla carta muta, miracolosamente, per piccoli indizi e molliche di Pollicino nel bosco.
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: