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Una lettura di “Il mio impero è nell’aria” di Gianluigi Ricuperati

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di Maria Valente

Dovunque se ne parlasse, leggevo che in questo romanzo c’erano soldi in ballo: un vizio comune, un’attrazione irresistibile, una patologia alla moda  che sembra aver intasato le corsie degli analisti, in una sfida ad accaparrarsi l’ultimo lettino. L’argomento non lo trovavo stimolante, se non che al denaro associo istintivamente, da quando ne ho memoria, i versi di Pagliarani e capita che mi metta a canticchiare: […] io tiro i remi in barca/ tu tiri i remi in barca abbiamo dalla nostra anche l’araldica. Il denaro si sarebbe tentati di chiamarlo/ fecaloro …

Gli specchi

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[Prime pagine del nuovo libro di Paolo Nori. La meravigliosa utilità del filo a piombo. Un grazie a MarcosyMarcos. che pubblica libri così. G.B.]

di Paolo Nori

Ecco, a me è successa una cosa che secondo me un po’ c’entra, con il discorso. Cioè io, nel 2009, dopo sei o sette anni che non ci andavo, sono andato alla fiera del libro a Torino. Il giorno prima di andare a Torino sono andato a Parma, con mia figlia, abbiamo dormito a Parma, da mio fratello, e poi son tornato a Bologna, ho lasciato mia figlia a sua mamma, in stazione e, senza passare da casa (abito lontano dalla stazione), ho preso un treno che mi ha portato a Torino. Era tutto calcolato andava bene. Solo che, a Parma, a casa di mio fratello, mi sono macchiato i pantaloni. Allora non potevo andare a Torino star via due giorni coi pantaloni macchiati, e mio fratello mi ha prestato un paio dei suoi. Solo che erano dei pantaloni con la vita bassa, che io non mi ero mai messo, e, il mattino dopo, nel tragitto che, in autobus, porta da casa di mio fratello alla stazione di Parma, mi sono accorto che mi sembrava che mi cascassero continuamente, mi sono trovato a tirarmeli su una ventina di volte, e ho pensato che non potevo star via di casa due giorni con quella sensazione lì che ti caschino le braghe che per me è proprio una sensazione sgradevolissima.

999 rooms, 1-33: rooms of innocence

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999 rooms, 1-33: rooms of innocence / Vanni Santoni

[Nel contesto della rete, l’inglese non suona più come una lingua nazionale ma come il linguaggio dello spazio globalizzato, il linguaggio di una potenziale letteratura transnazionale. La letteratura di una comunità che parla e, soprattutto, legge e scrive l’inglese come lingua solo in parte “altra”: non una lingua madre ma una lingua familiare, legata in modo essenziale all’individuo, a particolari esperienze, sentimenti, desideri, percezioni. Vanni Santoni, scrittore italiano, con il nuovo progetto 999 rooms propone un esempio di ciò può essere questa letteratura transnazionale, una scrittura italiana ma di ambito linguistico globale. Per questo ho scelto di postare il testo in inglese, senza alcuna traduzione. Gh. B.]

Room 1

Room 1 is filled with water.

Room 2

In room 2, a sparrow and a mockingbird flutter about.

Room 3

The floor of room 3 is covered in grass, with sparse buttercups; a huge porphyroid granite block stands in the middle.

Verifica dei poteri 2.0: Biagio Cepollaro

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[Biagio Cepollaro risponde alle Cinque domande su critica e militanza letteraria in Internet a proposito di Verifica dei poteri 2.0. Nell’inviargli l’articolo gli abbiamo chiesto di dire qualcosa soprattutto sulla poesia nel web. Qui le risposte precedenti]

Due link di premessa

Premetto che per una buona trattazione della poesia in rete di questi anni occorre riferirsi al saggio di Valerio Cuccaroni La poesia in rete 2.0. Dai blog alla Facebook Poetry in cerca della poesia digitale uscito sulla rivista Poesia, ma poi riproposto on line, e, per quanto riguarda il mio percorso, rimando alla rivista il Verri, n. 39 del 2009, ora in e-book (pdf).

La Rete da Archivio a Editoria

A partire dal 2003 la Rete è stata per me soprattutto archivio: negli anni ’80 e ’90 ho sofferto molto la mancanza della circolazione dei testi in cartaceo. Il problema della distribuzione era insuperabile, le polemiche, anche sui quotidiani, spesso avvenivano senza aver letto i testi su cui si discuteva, ogni discorso veniva ideologizzato anche per questa mancanza di referenza.

Libia: parlare chiaro

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[Questo articolo è uscito il 09/03/2011 su “il Manifesto”. L’ho letto solo ora, ma ci tengo a segnalarlo assieme a due altri pezzi, di Vermondo Brugnatelli e di Gabriele Del Grande]

di Rossana Rossanda

Al manifesto non riesce di dire che la Libia di Gheddafi non è né una democrazia né uno stato progressista, e che il tentativo di rivolta in corso si oppone a un clan familiare del quale si augura la caduta. Non penso tanto al nostro corrispondente, persona perfetta, mandato in una situazione imbarazzante a Tripoli e che ha potuto andare – e lo ha scritto – soltanto nelle zone che il governo consentiva, senza poter vedere niente né in Cirenaica, né nelle zone di combattimento fra Tripoli e Bengasi.

Nient’altro che il dovere di essere calabresi, cioè italiani, ovvero parte di un territorio infinitamente più esteso

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di Giuseppe Zucco

 

Laggiù tutte le forme conservano intrecciate
un’unica espressione frenetica di avanzata.
Federico Garcia Lorca

Il sottosegretario alle infrastrutture Roberto Castelli meriterebbe di più, sicuramente un premio. Ci sarebbe tutta una lunga enciclopedica lista di gente da premiare, persone a cui stringere la mano dopo avere appuntato sulla loro divisa istituzionale il profilo dorato di una medaglia al valore. Tuttavia, questa è la volta del sottosegretario alle infrastrutture Roberto Castelli, e non sarebbe decoroso fare finta di niente, si tratterebbe di un’imperdonabile mancanza di rispetto.

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TORINO BIENNALE DEMOCRAZIA

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di Gustavo Zagrebelsky

La seconda edizione di Biennale Democrazia 13-17 aprile 2011 ha per titolo TUTTI. MOLTI. POCHI. e pone al centro dell’attenzione la divaricazione ogni giorno più profonda, nelle società del XXI secolo, tra ideali e realtà: tra l’ideale democratico di un potere di tutti i cittadini e una realtà dei fatti all’insegna del rafforzamento su scala globale del potere di pochi, in tutte le sfere nelle quali il potere si esercita: nella sfera economica, culturale e politica. A fronte di una crescente concentrazione oligarchica dei poteri, emergono nuovi soggetti politici, portatori di bisogni e di richieste di rinnovamento: i giovani, le donne, le diversità culturali e di genere, i consumatori consapevoli. Ad essi Biennale Democrazia riserva percorsi tematici di approfondimento, insieme alle istanze di una democrazia ecologica, che chiama ogni cittadino ad assumere le sue responsabilità per una convivenza sostenibile e una relazione diversa tra gli umani e il loro ambiente. Nell’anno delle celebrazioni per il 150° dell’Unità, un percorso speciale è riservato all’Italia, alla sua storia nazionale, alle sue culture politiche, al ruolo civile svolto dalla letteratura e alla storia delle sue classi dirigenti.
http://biennaledemocrazia.it/progetto/
http://biennaledemocrazia.it/eventi/
http://biennaledemocrazia.it/i-relatori/

Good News from the Republic of Letters!

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Ieri mi ha scritto una mail Zachary Bos per segnalarmi “la resurrezione” on line della splendida rivista fondata da Saul Bellow e Keith Botsford (qui ritratto in una fedelissima caricatura). Suo è anche il manifesto che segue (traduzione di Anna Costalonga) effeffe

CAVEAT LECTOR! ATTENZIONE LETTORE!
Nel nuovo TRoL NON ci saranno:

– Storie noiose di vita accademica
– Lunghe sequele di ammirazione reciproca da parte delle inique fabbriche di MFA ( e i loro Corsi di scrittura creativa) e Seminari
– Contributi da parte di coloro che sono nelle liste dei “più bravi” e via dicendo
– Critiche di critici di cui non abbiamo letto nulla
– Giochi da addetti ai lavori del tipo “ti lodo-ti stronco”
-Articoli autoriproducentesi di redattori che si leggono a vicenda

TRoL è una rivista internazionale gestita da scrittori per lettori civilizzati. Offriamo:

Il sogno di Stanley

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di Andrea Inglese

[S. K. fece un sogno disturbante e perturbato. Io l’ho trascritto fedelmente.]

INTERVALLO

Kubrick dorme nell’ordigno-stanza, isolato termicamente e acusticamente, sul suo materasso anatomico, in lattice naturale antivibrante, sotto una zanzariera a tenda, ipoallergica e sterilizzata, Kubrick dorme, finalmente, casualmente, pochi istanti, un picco di sonno REM, brevissimo, le orbite tremano sotto le palpebre, scosse come da un furore retinico, il respiro si rompe ed accelera, Kubrick sogna, è un sogno dell’anno 1998, trent’anni dopo 2001, un anno prima della sua morte, Kubrick sogna Alan Turing.

Poesia italiana??

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con questo comunicato stampa viene annunciata la presentazione, a cura e col finanziamento pubblico del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, passato di recente dalla gestione Bondi alla gestione Galan, del volume:
Fratelli di Terra. Riflessioni in versi sul senso di appartenenza ad una terra, Gangemi Editore, 2011, con testo inglese a fronte, a cura di Fiorella De Simone e Pamela Villoresi. Poesie di Edith Bruck, Paola Mastrocola, Plinio Perilli, Maria Luisa Spaziani e Sergio Zavoli.
Giovedì 14 aprile alle ore 17.30 il volume verrà presentato presso la Sala Convegni Santa Marta, Piazza del Collegio Romano 5, Roma.
Interverranno:
Maurizio Fallace – Direttore della Direzione Generale per le Biblioteche, gli Istituti culturali e il Diritto d’autore;
mons. Marco Frisina – Rettore della Chiesa di Santa Cecilia in Trastevere, Accademico Virtuoso – Ordinario della Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti e Letteratura dei Virtuosi;
mons. Franco Perazzolo – Officiale del Pontificio Consiglio della Cultura;
Pamela Villoresi – Direttrice artistica del Festival Internazionale “Divinamente Roma” “Divinamente New York” 2011;
I poeti Edith Bruck, Paola Mastrocola, Plinio Perilli, Maria Luisa Spaziani e Sergio Zavoli che leggeranno al pubblico le proprie riflessioni in versi sul significato profondo di appartenenza alla Patria.

Immagina un alveare

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[Giuseppe Catozzella, che è un amico di Nazione Indiana, ha pubblicato un libro importante – Alveare – sul dominio della ‘ndrangheta nel Nord Italia. Ho chiesto alla casa editrice, Rizzoli, il piacere di pubblicare qui le prime pagine, giusto per farvi “sentire” il tenore, la rabbia, la forza delle sue parole. G.B.]

di Giuseppe Catozzella

Immagina un alveare.

Ne ho avuti due, gemelli, nati di nascosto nella mia camera, in quei trenta centimetri scarsi di muro che separano i vetri della finestra dalle persiane. Li ho lasciati crescere, li ho coltivati, ogni ora del giorno ho controllato da sotto, scostando le tende, il brulicare operoso delle piccole api, le loro cellette esagonali che aumentavano.
Ogni tanto aprivo i vetri, mi divertivo a stuzzicarle. Con una bacchetta di ferro piatta e lunga un metro, che avevo sfilato dall’orlo inferiore di una tenda, smuovevo uno dei due alveari, lo toccavo a ripetizione con la punta dell’asticella. Le api non sembravano rendersene conto, non si allarmavano. Eppure dovevano emettere un suono inudibile perché dopo pochi secondi, dal piccolo orto del mio vicino di casa, arrivavano le compagne in soccorso. A quel punto io richiudevo la finestra e le guardavo volare a scatti e convulse, ruotare attorno al loro quartier generale e, completata la ricognizione, ritornare da dove erano venute.

it’s only blogging but i like it #1

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Indizi dell’avvenuta catastrofe

otaku night
otaku night (just don’t ask UATATATATATATA!)

Minuterie d’une horloge: Biagio Cepollaro

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Biagio Cepollaro, Un Minuto di Poesia in video. 2011
Poesia con il Net-book
N.4

Da Le Qualità, work in progress

Il corpo va per strada portando

il corpo va per strada portando
impresse le orme dell’altro:
concavità e sporgenze che gli anni
hanno scolpito su queste due
facce lunari

Verifica dei poteri 2.0: Massimo Raffaeli

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[Massimo Raffaeli risponde alle Cinque domande su critica e militanza letteraria in Internet a proposito di Verifica dei poteri 2.0; qui le risposte precedenti]

1. Le linee fondamentali di questa ricostruzione ti sembrano plausibili?

A me sembra che si tratti di una ricostruzione accurata, equilibrata, comunque perspicua anche agli occhi di un profano, quale mi ritengo. In materia, non mi sento di dare nulla per scontato: uso il computer da meno di dieci anni, lo considero una prosecuzione della dattilografia con altri mezzi e peraltro sono affetto dalla metafisica del cartaceo. Riesco a leggere solo testi stampati, per me la Rete è un dizionario o uno stradario, insomma un perpetuo (e talora allarmante) impromptu.

2. Quando e perché hai pensato che Internet potesse essere un luogo adeguato per “prendere la parola” o pubblicare le tue cose? E poi: è un “luogo come un altro” (ad esempio giornali, riviste, presentazioni o conferenze…) in cui far circolare le tue parole o ha delle caratteristiche tali da spingerti ad adottare delle diverse strategie retoriche, linguistiche, stilistiche?

Mi è occorso di scrivere per i cosiddetti blog, diverse volte, ma l’ho fatto sempre su invito. Oltretutto, non mi dà sicurezza perché non riesco quasi mai a cogliere il contesto in cui la mia scrittura si inserisce né, tanto meno, riesco a ipotizzare la fisionomia del lettore eventuale.

weber allo Z.E.N.

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di Gianluca Cataldo

Lui ha la capacità di dire esattamente quello che lei vuole sentirsi dire, con ciò destando la sua ira. Se ne rende conto, ma non può farne a meno, è un debole. Lei, d’altro canto, è perfettamente in grado di discernere le persone, di sezionarle con sguardo entomologo e di trarne giudizi affrettati, affrettati il giusto. Per dire, l’altra sera a casa di amici si discuteva di Weber allo Z.E.N. e delle critiche che potrebbero muoversi alla sua ricerca in campo, per così dire, urbanistico. «Weber aveva eletto a modello un unicum storico, aveva costruito una teoria su due eccezioni e tutto andava reimpostato salvando il criterio strutturale e reinnestandolo su una scala graduata di autonomia politica dal vertice», sosteneva un’amica. La discussione si allargò ai moti ondosi dell’universalismo e del particolarismo giuridico, cadenzati dalla riscoperta del diritto romano nei secoli e nella storia del caro vecchio continente, sino al ius comune europeo di matrice comunitaria. Ma siccome tutti convennero circa la noia mortale e la sonnolenza causata dall’argomento, misero su un disco di Mark Almond e si domandarono cosa avesse spinto fior fiori di architetti a concentrare la povertà in ghetti autosufficienti e cosa avesse spinto i comuni (i comuni attuali) a trasformare la povertà in cattiveria e in cattività. Mah, chissà. Lei pensò che loro amavano le frasi a effetto. Quindi, che nessuno di loro, neanche la sua amica, erano mai stati allo Z.E.N.

I cani di via Lincoln

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di Nicolò La Rocca

Antonio Pagliaro, I cani di via Lincoln, Laurana Editore, 2010

Sebbene sul fronte giudiziario si stia cercando di far emergere i gangli di quel gruppo di potere che il giudice Scarpinato ha definito borghesia mafiosa, sebbene il giornalismo più vigile (quello che non si limita a reggere il microfono al politico di turno) ci proponga inchieste che esplorano gli intrecci perversi alla base delle stragi del 1992-93, i mille interrogativi che scaturiscono dalle inquietanti rivelazioni di Massimo Ciancimino e Gaspare Spatuzza, le connessioni tra politica e mafia che si registrano in innumerevoli realtà locali, è innegabile che resista forte e inossidabile un’idea di mafia e criminalità circoscritta ai gruppi armati. Grande eco hanno i successi del governo sul fronte degli arresti di boss e soldati della mafia militare, invece quel filo insanguinato che da Portella della Ginestra arriva fino alla Seconda repubblica, è liquidato come oggetto di studio per professionisti della dietrologia. Si arresta la mano armata e si lasciano in parlamento onorevoli condannati per mafia. In parallelo, lo sconfinamento in ciò che Giovanni Falcone definiva “il gioco grande” raramente intacca il piano della riflessione culturale. Nando Della Chiesa, dalle pagine dell’Indice dei libri del mese, si lamentava proprio di questa anomalia dei nostri tempi: mentre si accumulano pregevoli pagine giornalistiche centrate sugli atti giudiziari, viene a mancare uno sfondo culturale.

SCELTE DI LIBERTA’

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di FRANCO BUFFONI
Nell’aprile del 1994 Sir Stephen Spender venne in Italia per l’ultima volta: sarebbe mancato l’anno successivo. Era stato invitato come ospite d’onore qui a Firenze per l’inaugurazione della nuova libreria Feltrinelli International di via Cavour. Avevo già intervistato Spender a Milano nel 1988, ma ci tenevo molto a porgli altre domande perché nel 1993 era scoppiato il Leavitt affair. E mi incuriosiva poter ascoltare le sue reazioni “a caldo”. Sir Stephen, che per altro avevo rivisto anche a Londra nel 1992, mi aveva sempre dimostrato molta simpatia, come risulta anche dalle foto che ci ritraggono insieme nelle diverse occasioni. Mi concesse così una seconda intervista il 18 aprile 1994 nella tenuta di San Sano presso Siena, dove è il laboratorio di scultura del figlio Matthew. (Le due interviste corredate delle foto oggi appaiono nel volume Mid Atlantic, che ho pubblicato presso Effigie Edizioni).
Riporto dunque qui un passo di quella intervista come risposta alle domande del nostro comitato scientifico: “Che cosa è cambiato con la diffusione di un movimento per i diritti civili degli omosessuali? In che modo questo cambiamento ha influito sulla pratica artistica?”.

Buffoni: L’ultima volta stavamo parlando di nazioni. . .

Spender: Più che di nazioni, parlerei di luoghi, di città. L’Italia, per esem¬pio. Come si fa a pensare contemporaneamente a Venezia, al Garda, alla Sicilia, a Roma… Firenze poi…

B. Sei anche tu per la preferenza inglese a Firenze, tedesca a Venezia e francese a Roma?

Una querelle di bassa Lega

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Dopo aver letto l’editoriale di Gabriele Ferraris su Torino Sette (La Stampa) gli ho chiesto di poterlo pubblicare su Nazione Indiana. Si tratta di una lettera aperta che è impossibile non sottoscrivere. effeffe

Ci sarà pure un motivo
di
Gabriele Ferraris

Il presidente Cota e l’assessore (e candidato sindaco) Coppola dovrebbero cortesemente spiegarci con chiarezza perché hanno ritirato il patrocinio della Regione al Festival Cinema Gay. In quanto dipendenti pubblici Cota&Coppola sono tenuti a rendere pubblica ragione del loro agire. Senza stizzite rispostacce del tipo «è una polemica strumentale ». Nessuno fa polemica, se chiede conto delle loro azioni ai propri dipendenti: provino un po’ a rispondere così a un datore di lavoro privato, i due dipendenti pubblici in questione, e vedi come li fa correre.

VivaVoce#07: Virginia Woolf [ 1882 – 1941 ]

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Virginia Woolf da Craftsmanship della serie Words Fail Me
BBC National Program [ Giovedì 29 Aprile 1937 ]


…words, English words, are full of echoes, of memories, of associations. They have been out and about, on people’s lips, in their houses, in the streets, in the fields, for so many centuries.

… le parole, le parole inglesi sono piene di echi, di memorie, di associazioni. Hanno vagabondato sulle labbra della gente, nelle loro case, nelle strade, nei campi per così tanti secoli.

Tà. Poesia dello spiraglio e della neve

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di Ida Travi

Impossibile tornare al passato, impossibile
guardare al futuro

Ida Travi

Tempo d’attesa tra le quattro mura

C’è un mondo poetico abitato da esseri umani. Sono esseri comuni, sono post. Post-studenti, ex-lavoratori, viandanti. Uomini e donne trasfigurati dalla poesia vivono in un luogo austero. Forse una casa, forse una ex-fabbrica…una futura scuola o lo scantinato d’un teatro. Forse un vecchio monastero. E’ un luogo limitato da assi, chiuso da lenzuola… A cavallo del tempo c’è una fastidiosa nebbia, c’è molta umidità.