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Marino Magliani: La spiaggia dei cani romantici

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di Stefano Zangrando

Ho conosciuto tardi la scrittura di Marino Magliani e ho letto solo una piccola parte dei suoi libri. Pure ho la sensazione, che avranno avuto in molti, di essermi imbattuto in uno scrittore, come si dice, di razza. Di solito non uso quest’espressione stereotipata, “scrittore di razza”, ma quando leggo Magliani mi torna in mente spesso, per conto suo. Con ciò intendo forse uno scrittore che asseconda la propria vocazione, o scelta, senza grilli accademici o aspirazioni mondane, inseguendo invece un proprio demone molto terragno, forte, che solo dopo, per virtù riflessa, si specchia con sognante vaghezza nel firmamento dei propri modelli. Probabilmente questa impressione è corroborata anche dal percorso esistenziale di Magliani, che se ho capito bene è quello di un cercatore di felicità passato per terre e calori diversi, un migrante irrequieto stanziatosi infine in un canto defilato d’Olanda, dopo aver lentamente appreso, guidato dagli anni, un altro edonismo, più puro e nascosto.

Solo se giovani e belle

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di Mauro Baldrati

Ho sempre ammirato lo stile di Natalia Aspesi. Durante gli anni dorati milanesi, nella città da bere, era una giornalista di moda temuta, perché scriveva articoli al vetriolo su certe sfilate, sulle trovate grottesche di alcuni stilisti, sull’uso becero dell’immagine femminile. Non era una finta trasgressiva, come ce ne sono tanti – troppi – in Italia, lo era veramente. E lo era dall’interno, non arroccata in uno spazio recintato di rifiuto sdegnoso. Ci andava alle sfilate, e talvolta ne scriveva pure bene, da brava giornalista di moda. Mi piaceva anche per questo, perché era dentro, era nel sistema, e mi piaceva quella contaminazione, forse quella contraddizione.

Le trecento poesie Tang

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di Francesca Bertazzoni

[molto volentieri pubblico queste accurate traduzioni di poesia cinese classica da parte di Francesca, che a questi studi ha dedicato fatica e piacere grandi. a.s.]

Le Trecento Poesie Tang (Tangshi sanbai shou) sono una raccolta di componimenti selezionati nel corso del XVIII secolo partendo da un corpus di oltre 50.000 poesie; destinatari della raccolta, i giovani studenti cinesi, dai 10 anni in su. I componimenti furono scelti dai curatori in base a criteri di brevità, efficacia espressiva e facilità di apprendimento mnemonico.

La composizione effettiva delle poesie risale a giusto un millennio prima. La fortuna delle Trecento Poesie Tang in Occidente si spiega con la relativa facilità di traduzione e con il corposo lavoro di critica cinese cui è possibile accedere.

I componimenti costituiscono un esempio eccellente della concisione e della densità di significato consentite dalla lingua cinese.

Il traduttore si confronta con l’estrema semplicità sintattica (l’uso di particelle, parole di funzione e preposizioni è ridotto al minimo) e la notevole complessità semantica: deve rispettare la precisione del significato e al contempo garantire quel tanto di ambiguo, di sospeso in cui in lettore riesca a trovare angoli di se stesso.

“Nina dei lupi” di Alessandro Bertante

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di Marco Rovelli

Su facebook, Teresa Ciabatti e Giuseppe Genna hanno creato il gruppo “Nina dei lupi allo Strega”. Sarebbe giusto. Nina dei lupi (Marsilio, euro 18,50) di Alessandro Bertante è un ordigno potente. Un dispositivo mitopoietico e visionario come pochi altri tra i romanzi contemporanei. Troppo spesso di mitopoiesi si parla e basta: qua il mito lo si fa, invece. Bertante sa raccontare: crea una storia che si fa metafora di una fondazione dell’umano, che ci dice ciò che siamo e ciò che non siamo, che si struttura su una evidente dimensione simbolica, ma che prima di tutto crea un mondo in cui chi legge vive per il tempo della lettura. L’autore non ha paura, diversamente da molti della sua generazione, di sommuovere i sentimenti, con la misura precisa necessaria.

LEZIONI PER FRANCESCO ORLANDO

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In ricordo di Francesco Orlando, uno dei maggiori teorici della letteratura del secondo Novecento, l’Università di Napoli organizza un importante ciclo di lezioni presso la 
Biblioteca BRAU, Sala del Refettorio, Piazza Bellini 56/60.
Venerdì 11 marzo, ore 17,00.
Teoria freudiana delle emozioni e interpretazione del testo.
Presiede e introduce: Francesco Fiorentino (Università di Bari).
Relatore: GUIDO PADUANO (Università di Pisa).

Mercoledì 16 marzo, ore 17,00.
La letteratura dice altro da quello che dice
Presiede e introduce: Paolo Amalfitano (Università di Napoli “L’Orientale”).
Relatore: GUIDO MAZZONI (Università di Siena).

DI LEOPARDI

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di FRANCO BUFFONI
“La mia filosofia è dispiaciuta ai preti, i quali e qui
e in tutto il mondo, sotto un nome o sotto un altro,
possono ancora e potranno eternamente tutto”.

Di Leopardi che ritorna col pensiero a Roma
Dalle pendici del Vesuvio: “Anco ti vidi /
de’ tuoi steli abbellir l’erme contrade /
che cingon la cittade”. Desolazione per desolazione,
Naturale per intellettuale, deserto per deserto…
Di Leopardi suddito dello stato pontificio
Liberale clandestino in ideologico isolamento
– Il ridicolo e il grottesco delle Operette
Per eccellenza armi illuministiche
Contro antropocentriche metafisiche –
In quell’angusto regno del silenzio
Dalle mostruose tipologie censorie
Che fu il governo della
Reverenda Camera Apostolica.
Roma desertica.

Carmelo Pinto, Ilide Carmignani: un dialogo

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CP: Ci vuole  raccontare  in che modo è avvenuto il suo primo  approccio alle opere di Bolaño, quale è stato il primo libro che ha letto? E quali sono state le sue prime impressioni a caldo ?

IC: Sentii parlare per la prima volta di Bolaño alla fine degli anni Novanta, al Salón del Libro Iberoamericano che organizza Luis Sepúlveda a Gijón, nelle Asturie. Un amico giornalista mi disse: «Lo conosci? Pare sia qualcosa di davvero nuovo», e io corsi a comprarmi Estrella distante. Rimasi molto colpita, e all’inizio anche disorientata, lo confesso; era una scrittura difficile da inquadrare. Mi venne subito una gran voglia di tradurlo, ma rientrata in Italia scoprii che Angelo Morino l’aveva già portato da Sellerio. Così, con dispiacere, mi rassegnai a leggerlo e basta, che pure non è poco. Poi, qualche anno dopo, ebbi modo di vederlo in carne e ossa alla Fiera del Libro di Torino, allo stand Sellerio. Un uomo magro, con gli occhiali, l’aria un po’ sperduta e un po’ annoiata, in mezzo a un mare blu di libri. Non osai chiedere a Morino, con cui avevo appuntamento lì allo stand, di presentarmelo. Bolaño era già molto malato, non ho avuto una seconda chance. Quando, dopo la sua morte, Adelphi mi ha offerto 2666, ho considerato un vero privilegio poter lavorare su un autore del genere.

Classifiche pordenonelegge-Dedalus febbraio 2011

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NARRATIVA

1) Walter Siti, Autopsia dell’ossessione, Mondadori, p. 71
2) Franco Cordelli, La marea umana, Rizzoli, p. 62
3) Andrea Bajani, Ogni promessa, Einaudi, p. 36
4) Aldo Nove, La vita oscena, Einaudi, p. 30
5) Gilda Policastro, Il farmaco, Fandango, p. 21
6) Sandro Veronesi, XY, Fandango, p. 19

Fiaba

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di Francesca Genti

Venerdì 4 febbraio 2011 a Torino il collettivo Ubique ha ospitato nella sua sede la mia performance fiaba, un avvenimento piccolo e marginale, ma di cui voglio rimarcare l’importanza.

Da tempo sognavo e organizzavo questa azione ed ero sicura che sarebbe venuta bene.
Il primo segno della sua buona riuscita era stato sicuramente la mia GIOIA nel pensarla e prepararla, e per gioia intendo lunghi momenti in cui tutta me stessa era trasferita nel progetto senza le interferenze (ansia da prestazione, senso di inferiorità e\o superiorità che i luoghi in cui andavo a leggere mi creavano, avversione e nervosismo per un certo coté poetico-mondano in cui mi sarei trovata) che altre letture e contesti mi avevano suscitato.

La performance consisteva essenzialmente in una lettura ad personam.

Il problema dell’esploratore

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[Insomma, c’è questo libro, I giochi matematici di Fra’ Luca Pacioli, che mi sembra proprio un gioiellino, non ostante una copertina non azzeccatissima. Ho chiesto agli autori (note biografiche in fondo) e all’editore il permesso di pubblicarne uno. Il Problema 22, o dell’esploratore. Perdonate lo stravolgimento della grafica originale. G.B.]

di Dario Bressanini e Silvia Toniato

[1] Bolzone. Uno à 90 mesure de grano e si le vol portare de logni 30 giornate, e trova un vitural che lile vol portare ogni volta 30, ma ne vole ogni sera una mesura per lo chavallo. Dimandasse commo lo portarà aciò ch’el chavallo non lo mangi tuto, e quanto n’avanzarà fornito el viagio.
[2] Sapi che se ne pò formare infenite de queste simili e faranse per una via.
E per questa dirai che lo portarà a questo modo, zoè ne portarà prima 30 mesure longi 20 giornate, el chavallo n’averà mangiate 20 mesure e 10 mesure le ni serà avanzate; poi tornerà per altre 30 e portaralle 20 giornate, e avanzaranne pur 10 mesure perché 20 se n’averà mangiate; e poi retornarà per altre trenta e portaralle pur 20 giornate e avaranne avanzate 10, che in tutto n’arà in quello luogho avanzate mesure 30. Poi pigliarà quelle 30 mesure e portaralle quelle 10 giornate che li mancha, e mangiarassene 10 e 20 n’avanzarà a ponto, e a questo modo dirai che lo portarà e avanza 20.

Tutta colpa di feis buk

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Pubblico con grande piacere questo resoconto di due insegnanti delle scuole superiori di Napoli su un’iniziativa nata spontaneamente e senza sponsor per invitare le ragazze e i ragazzi alla lettura, rendendoli parte attiva e non solo fruitori obbligati. Con l’augurio che l’idea possa continuare e crescere in tutto il paese. FM.

di Diana Romagnoli e Maria Laura Vanorio

“Professorè, tutta colpa di feis buk”, con queste parole esordisce una mamma al colloquio genitori-docenti per giustificare l’insufficienza della figlia nella prova scritta di italiano. Mai nessuno ci aveva sintetizzato con tanta efficacia le critiche ai social network, colpevoli agli occhi di genitori e insegnanti, di distrarre i giovani dalla lettura e dalla scrittura, critiche tanto lapalissiane quanto diffuse, se in un recentissimo e augusto consesso di linguisti (De Mauro, Eco, Serianni) lo stesso Eco ha riportato la leggenda metropolitana dello studente che trasforma il povero Nino Bixio in Nino Biperio (D. Pappalardo, La Repubblica, 22/2/2011); e allora tutti contro la lingua contratta e frammentata dei messaggini della texting generation. Il problema naturalmente è quanto mai complesso e per non relegarci al ruolo stucchevole di collezioniste di frasi da bestiario, abbiamo deciso di rifugiarci proprio in un concorso di scrittura.

“Alfabeta2” n° 7

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«alfabeta2» numero 07

dal 4 marzo in edicola e in libreria

Non poteva mancare un numero sull’Unità d’Italia a rimarcare, indagare e cogliere gli aspetti più variegati, contraddittori e forse meno unitari di questo storico evento.

Dall’Inno di Mameli e Novaro, tuttora provvisorio in quanto mai riconosciuto come  ufficiale, alla controversa glorificazione di Garibaldi, dai libri e dal cinema che hanno sempre messo in luce l’incompiutezza e la mancata realizzazione di un reale processo di «cittadinanza», arrivando agli attuali fenomeni di razzismo nei confronti degli immigrati. Al focus, a cura di Omar Calabrese, collaborano Giovanni Curtis, Maurizio Ferraris, Stefano Jacoviello, Francesco Zucconi, Alberto Mario Banti e Tommaso Sbriccoli.

Continua l’Osservatorio Decrescita con un testo di Serge Latouche, Come si esce dalla società dei consumi. Corsi e percorsi della decrescita.

Il sommario comprende un’intervista a Maurizio Landini: Da Mirafiori alla nuova alleanza, interventi di Achille Bonito Oliva e Lea Melandri e un Dossier su Furio Jesi.

Questo numero è illustrato dalle opere di Carla Accardi.

«alfabeta2» è disponibile anche in versione e-book sul sito www.alfabeta2it/ebook/.

“i miosotìs” premio di letteratura delle edizioni d’if

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“i miosotìs”
PREMIO DI LETTERATURA
INTITOLATO A GIANCARLO MAZZACURATI E A VITTORIO RUSSO

“i miosotìs” (poesia e prosa)
sesta edizione – febbraio / ottobre 2011
Interventi grafici – Studio Guida

Dalla, De Gregori e il Santo Inquisitore

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di
Francesco Forlani

(Racconto pubblicato dagli amici che tornano sempre di Giovedì)
Mi sono sempre chiesto come invecchiassero i libri, e non dico la carta che ingiallisce, i tarli che ne affossano le frasi e che a un certo punto calano in oscuri buchi neri, saltando le pagine a piè pari. Perché certamente invecchiano. Come se oltre la storia un tempo letta, i personaggi continuassero un lungo giro della vita, ben oltre quella normale dei comuni mortali, e così piccole donne, finalmente grandi, smettessero di crescere o coraggiosi capitani, da ammiragli guardassero il mare da una terrazza alzando piano il calice, quasi ad incrociare, con un tintinnio, la cresta dell’onda.
Così una poesia o una canzone. Quando con Giulia abbiamo varcato la soglia del Regio, per accomodarci alla fila undici, tra posti dispari come è giusto che accada ad un uomo e a una donna, il teatro era ormai pieno. Mille e cinquecento facce, ma soprattutto nuche, profili di pubblico, il pubblico di sempre per Dalla e De Gregori. Le donne per il principe e gli uomini per il filibustiere.

Come una pietra che rotola

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di Gianni Biondillo

Maria Barbal, Come una pietra che rotola, Marcos y Marcos, 2010, 151 pag., traduzione di Gina Maneri

Le cinquanta edizioni di questo romanzo d’esordio, Come una pietra che rotola, stanno a dimostrare come Maria Barbal abbia, forse inconsapevolmente, scritto un piccolo romanzo culto della letteratura catalana, che solo ora, dopo un quarto di secolo, viene finalmente tradotto anche in Italia.

Disfare gli italiani

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intervista a Marco Revelli

L’intervista di Marco Belpoliti  allo storico e sociologo continua su Doppiozero. Ne vale la pena (a parere mio).

La scuola, a casa mia

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Da «il Fatto Quotidiano» – mercoledì 2 marzo 2011

A proposito dei valori che si trasmettono in classe: i miei genitori erano professori, mi hanno insegnato l’importanza della conoscenza e della capacità critica.

di Evelina Santangelo
A casa mia c’erano molti libri e non erano sugli scaffali come parte dell’arredamento per fare scena. Si leggevano. C’erano i libri dei miei genitori, i libri delle zie di mio padre e dei miei nonni paterni. Perché, a casa mia, si erano succedute generazioni di professori di ogni disciplina. E quasi tutte le mie zie e i miei zii – paterni e materni – hanno continuato a svolgere orgogliosamente quello che ritenevano un compito tra i più delicati.
A casa mia, quando si doveva fare un complimento a qualcuno, si diceva: «È una bella testa, una bella intelligenza». E se si faceva invece un apprezzamento che aveva a che vedere con la bellezza fisica si pronunciava sempre con garbo, per non offendere.
A casa mia, quando i miei volevano sapere com’era andata a scuola, non ci chiedevano «Quali competenze avete acquisito?», volevano sapere piuttosto cosa avevamo appreso, capito. Né era possibile esprimere un’opinione con arroganza, se si desiderava essere ascoltati.

IN A GODLESS WORLD

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di UAAR

Unione degli Atei
e degli Agnostici Razionalisti 

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Presidenti onorari:
Laura Balbo
- Carlo Flamigni
- Margherita Hack
- Danilo Mainardi
- Piergiorgio Odifreddi
- Pietro Omodeo
- Floriano Papi
- Valerio Pocar
- Sergio Staino.
L’UAAR e la Federazione Umanista Europea organizzano a Genova, dal 5 all’8 maggio, un convegno internazionale dal titolo “In un mondo senza Dio” (“In a Godless World”). Questo il programma sintetico: venerdì 6, UN MONDO SENZA DIO: LE SUE BASI MORALI E COME DISCUTERNE

Con Piergiorgio Odifreddi e Telmo Pievani. Modera Raffaele Carcano (segretario UAAR).
Sabato 7 maggio
h 15.00: VIVERE IN UN MONDO SENZA DIO

Con Enrico Bellone, Taslima Nasreen, Paolo Flores D’Arcais, A.C. Grayling. Modera David Pollock. Traduzione simultanea.
Domenica 8 maggio
h 10.00: L’ETICA DELLA RESPONSABILITA’ – Workshop sull’assistenza morale non confessionale

Con Laura Balbo, Carlo Flamigni e Freddy Boeyken (presidente degli European Humanist Professionals). Con traduzione simultanea.
h 18.00: PENSARE E AGIRE IN UN MONDO SENZA DIO

con Margherita Hack e Giulio Giorello. Modera Valerio Pocar.

Sul sito UAAR, alla pagina www.uaar.it/uaar/inunmondosenzadio, nei prossimi giorni e nei due mesi a seguire verranno pubblicati maggiori dettagli sul convegno.


Tra scatti di ignoranza e caviale

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[Michele Monina, ogni settimana, parla dei cazzi suoi e di musica su PopOn. Questa volta se la prende con Roberto Vecchioni. Come dargli torto? G.B.]
di Michele Monina

L’altro giorno parlavo con uno degli editori che pubblicano i miei libri, e quando mi si faceva notare che a volte le citazioni di cui infarcisco le pagine dei suddetti libri risultano incomprensibili non solo ai più, ma addirittura a chiunque altro non sia io, ho risposto qualcosa che deve esser suonato davvero sgradevole. Una roba tipo, “io scrivo, dopo se la gente non capisce io non ci posso far niente”. Come a voler dire, se la gente è ignorante e io no che ci posso fare? Non volevo ovviamente dire questo, ma così è uscito dalla mia bocca, e quel che è più tragico, il mio editore, immagino proprio per una questione di ruoli, non mi ha seraficamente mandato a fare in culo, ma mi ha vezzeggiato, come se il mio ego di per sé spropositato (parlo nello specifico del mio presunto superego che avrebbe partorito una simile cazzata, per la cronaca) avesse bisogno di ulteriori coccole. Un po’ come Vecchioni che, prima di cantare la sua Chiamami ancora amore nella finalissima di Sanremo, nel dedicare il brano a sua moglie, con parole ricercate e toccanti, non si è fatto sfuggire l’occasione per prendere le distanze dal popolo-bue, il popolo-bue che di lì a pochi minuti gli avrebbe regalato la tardiva vittoria al Festival, dicendo che se anche nessuno a casa lo avesse capito a lui non sarebbe fregato nulla, perché gli bastava lo capisse sua moglie, appunto.

1° marzo, sciopero degli stranieri

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A Roma “Siamo tutti libici, siamo tutti egiziani, siamo tutti tunisini”, corteo alle 16,30 da piazzale Aldo Moro, fino a piazzale Esquilino.
A Milano alle 18 in piazza Duca d’Aosta.
E in cento altre città.
Altre notizie qui.

Il plusvalore di un libro ben fatto

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[Il presente saggio è compreso nel volume Dove siamo?, :duepunti 2011.]

di Domenico Scarpa

fra noi e la musica c’è questa differenza, che noi abbiamo una sola maniera di essere onesti, mentre la musica ha infinite maniere di essere bella
Camillo Boito, Il maestro di Setticlavio

1.

Nella più recente edizione scolastica di una celebre testimonianza su Auschwitz una nota a piè pagina segnala ai ragazzi l’esistenza di un altro grande scrittore della Shoah: Elie Diesel. Gli errori sono spesso divertenti (questo qui, meno) ma è invece istruttivo trovarne l’origine, che nel caso specifico dipende dall’aver tralasciato la primissima operazione che chi lavora con le parole dovrebbe fare quando acquista un pc nuovo, ossia disabilitare il correttore automatico. Il correttore sei tu che scrivi, e nessun altro; e prima di mandare un testo al tuo committente lo dovresti rileggere almeno due volte (già alla prima ti accorgeresti dello scambio fra W e D, lettere che se le guardi non si possono confondere una con l’altra); infine dovresti fare una correzione guidata cliccando sull’icona abc di Word. (Se poi ti rileggerai una terza e ultima volta avrai fatto quel minimo per stare tranquillo).