di Antonio Sparzani
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Si fa presto a dire Parigi, j’ai deux amours (intanto guardatevela la Josephine del 1950….) eccetera, ma poi se non ci torni per tanto tempo ti manca molto, s’intende se ci sei stato almeno una volta ad aggirarti per quelle strade, a guardare quelle vetrine e quelle birrerie tutte diverse e a perderti nelle viette dell’estate delle signore che stanno sedute fuori a chiacchierarsela con la signora della porta accanto. E così ogni tanto bisogna tornare, anche solo a camminare in giro, a percorrere gli austeri viali del Luxembourg e a guardare da lontano i profili della Défense. Parigi è una città su un fiume, e anzi alcuni dei suoi edifici importanti stanno su un’isola in mezzo al fiume, Notre-Dame sta nell’Île de la Cité, per dire. Le isole al centro del fiume sono poi due, collegate dal Pont Saint-Louis, e i cittadini di Parigi, a differenza dei cittadini di Königsberg, ricordati qui , possono, volendo, camminare senza intoppi sui quindici ponti che complessivamente uniscono le due isole alla terra ferma e tra loro, percorrendoli tutti di seguito e ciascuno una sola volta, provare per credere, basta una matita. Per questo non esiste un “problema dei ponti di Parigi”, mentre esiste il problema (senza soluzione peraltro, come s’era detto) dei ponti di Königsberg.








