di Chiara Valerio
Si domandò se le creature darwniste ci mettessero tanto tempo quanto le bestie naturali o gli uomini a morire di freddo. L’anno è il 1914, il giorno è il 28 giugno. Francesco Ferdinando è stato assassinato, Aleksander, suo figlio, è un ragazzo che dorme sonni inquieti e avventurosi in una enorme camera. È un principe che si sveglia e trova il suo maestro di scherma, il conte Volger, a riempirgli di abiti una sacca di pelle. Con furia e malagrazia. Aleksander pensa a una esercitazione fino a quando non capisce che in corridoio Maestro Klopp, il primo meccanico dell’impero austrungarico, sferraglia e cammina rasente i muri, concitato. Con furia e malagrazia. Poi è solo fretta, mancanza di spiegazioni, corsa, sospetto e abbrivio. Cosa può essere più importante di ciò che vi spetta per diritto di nascita?, Avere degli alleati. Il principe Aleksander, su un camminatore da guerra dell’esercito austrungarico, scappa verso una terra neutrale. Un camminatore da guerra è una macchina armata con dentro cinque uomini e che procede con enormi passi meccanici e si piega su lunghe possenti ginocchia meccaniche. Coì comincia Leviathan di Scott Westerfeld (Einaudi Stile Libero, 2010, traduzione di Tiziana Lo Porto, illustrazioni di Keith Thompson).










