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Incredibili scuse a Dell’Utri

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(«il Fatto Quotidiano», martedì 20 luglio 2010)
di Evelina Santangelo

Lo specchio di Palermo (foto Bebo Cammarata)

«Chiedete scusa a Marcello dell’Utri». In questi termini si è pronunciato qualche giorno fa l’assessore alla cultura della provincia di Palermo contro la presa di distanza da Marcello Dell’Utri dei ragazzi di Giovane Italia Palermo, invitandoli al «silenzio e alla crescita», incurante delle accuse passate e presenti. D’altro canto, lo stesso senatore Dell’Utri non vede alcuna contraddizione nel rispondere proprio ai giovani del Pdl: «Borsellino e Falcone sono eroi, ma Mangano è un eroe per me». Pure il senatore Cuffaro, d’altronde, fece tappezzare la Sicilia con manifesti che dicevano: «La mafia fa schifo». Né i boss, in passato, hanno sottovalutato l’opportunità che qualche grosso commerciante siciliano si iscrivesse a un’associazione antiracket «per mescolare le carte». Ora, è proprio su questo modo disinvolto di «mescolare le carte» che vorrei riflettere in questi giorni dedicati alla memoria di chi i distinguo li faceva, eccome, fino al sacrificio della vita.

Ai vecchi e ai nuovi vecchi (intellettuali)

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di Saul Bellow e Keith Botsford
(«ANON», Number One, December 31, 1970)

[…] Le lotte sociali hanno ormai preso il posto dell’arte. Le persone vogliono riflettere sulle questioni sociali, pensando sia un modo di riflettere su se stesse.
Chiunque può abboracciare un testo sui problemi sociali. Tradizionalmente, la funzione dell’arte era quella di assorbire. Queste persone non hanno la minima intenzione di fare dell’arte. Piuttosto, si compiacciono di essere degli artisti. Per loro l’arte consiste nel gettare un incantesimo sull’orrore che ci circonda. È un metodo terribilmente facile per intrufolarsi nella casta degli artisti.

Trittico per Taiwan

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di Massimo Rizzante

a Danilo Kiš

lascia perdere gli abissi,
e concentrati sul male dei singoli molluschi
le specie scompaiono l’individuo invece più di Cupido è anacronistico
tieni presente che per quanto pronunciate le tue scapole non sono ali
(anche se a volte le Muse zoppicano e frequentano uomini mortali)
vedi, siamo esposti alla morte come provette alla luce,
la lucidità conta solo se si è perduti
e, infine, tra «l’apparenza della pienezza e la pienezza»
esiste una differenza
che né Dio né la genetica saranno mai in grado di scoprire

Danilo Kiš (1935-1989) è stato l’ultimo scrittore jugoslavo. Nato a Subotica (al confine con l’Ungheria), è morto a Parigi. Il padre era un ebreo ungherese, mentre la madre, di religione ortodossa, era originaria del Montenegro. Trascorse l’infanzia a Novi Sad (Voivodina, Serbia) fino al 1942, quando la sua famiglia, a causa del massacro degli Ebrei e dei Serbi da parte dei fascisti tedeschi e ungheresi, è costretta a fuggire.

Chi ha paura delle formule #2

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di Antonio Sparzani


(l’immagine mostra le terzine con le quali il bresciano Niccolò Fontana detto il Tartaglia forniva al pavese Girolamo Cardano una chiave per la formula risolutiva dell’equazione di terzo grado: la vicenda è raccontata qui, con gusto e dovizia di particolari)

Dunque la letteratura, si concludeva nella prima puntata, prende talvolta le formule con quel giusto quanto di leggerezza.

Ma non tutti. Un esempio estremo e assai illustre è rappresentato dal grande comparatista George Steiner, che così scriveva nel 1998:

Quelli di noi che sono costretti dalla loro ignoranza delle scienze esatte ad immaginarsi l’universo attraverso un velo di linguaggio non-matematico abitano in un mondo di favola. I veri fatti in questione – il continuum spazio-temporale della relatività, la struttura atomica di tutta la materia, lo stato onda-particella dell’energia – non sono più accessibili mediante la parola. Non è paradossale affermare che per aspetti essenziali la realtà ora comincia fuori dal linguaggio verbale. I matematici lo sanno. “La matematica” dice Andreas Speiser [illustre matematico e filosofo svizzero della prima meta del ‘900, n.d.r.] “con la sua costruzione geometrica e più tardi puramente simbolica, si è scrollata via gli inceppi del linguaggio … e la matematica oggi è più efficace nel suo settore dell’ambito intellettuale di quanto non lo siano, nei loro rispettivi settori, le lingue moderne nello stato deplorevole in cui si trovano, o financo la musica.”
Pochi umanisti sono oggi coscienti della portata e della natura di questo grande cambiamento…
(Language and silence, Yale Univ. Press, New Haven and London, 1998, p. 17.)

Da parte mia non sono affatto d’accordo con questa affermazione così drastica e generale,

posso essere il tuo schiavo?

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di Flavia Piccinni

Oggi fa caldo, Roma è di catrame e tutto si sta sciogliendo. L’appuntamento è alle tre davanti alla libreria. Il gelataio di Via San Micheletto ha chiuso, si è rotto il frigorifero e un torrente bianco, di crema e vaniglia, s’allunga sul marciapiede sudicio. Lo calpesto e le mie impronte si fanno zuccherine, mi vengono dietro mentre arranco in direzione di Quasi, dove abbiamo appuntamento.

CHRISTINA ROSSETTI

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di Franco Buffoni

Uno dei più famosi quadri di Dante Gabriel Rossetti – Ecce Ancilla Domini (1849-50) – presenta un’immagine davvero inconsueta della Annunciazione. Sulla sinistra, di spalle e a figura intera, si erge un angelo efebico nell’atto di porgere un giglio alla Vergine. Sullo sfondo, al centro, presso il davanzale, la colomba e una tenda azzurra a contrastare il bianco del lettuccio in primo piano e la tunica della fanciulla accoccolata quasi contro la parete. Le sue ginocchia sono ripiegate sotto la veste nel tipico atteggiamento dell’adolescente pensosa: lo sguardo corrucciato, il volto un poco esangue dal profilo ben marcato, più virile – certo – di quello dell’angelo. E si indovina sottile e leggermente spigoloso quel corpo di fanciulla, il mento ripiegato sul petto scarno; tenue e volitiva al contempo, terrorizzata e attratta dal fiore emblema di parole che l’angelo le porge: spirituale e anche tanto concreta, familiare, sorella. La straordinarietà del quadro è data proprio dalla posizione dell’adolescente rannicchiata sul letto, ripiegata in difesa. Una posizione da sorella minore nella “camera delle ragazze”.

“Indiani d’India?”, ovvero: tecniche di basso marketing

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[Nazione Indiana si vanta di essere sempre all’ascolto dei suoi lettori. Si riporta qui la fedele trascrizione di un dialogo su Facebook tra un nostro distinto rappresentante, Andrea Raos, e un lettore, come si intuisce dal seguito della chat, assiduo, appassionato e attento. Buona lettura. a.r.]

14:45 Amico di Nazione Indiana su Facebook: indiani d’india ?
Buongiorno

14:45 Nazione Indiana: buongiorno

14:46 AdNIsF: Piacere… io ho un grande amore per l’India
Un amore che era nato con la scoperta dei Raga e del Sitar, del Surbar, e poi del vaisnavismo

14:46 NI: bene

14:47 AdNIsF: Ma anche con scrittori come Arundhati Roy

14:47 NI: capisco

Shark Tale

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Und der Haifisch, der hat Zähne
Und die trägt er im Gesicht
Und Macheath, der hat ein Messer
Doch das Messer sieht man nicht.

Su “I costruttori di vulcani” di Carlo Bordini

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La inquieta e affascinante follia della parola

di Roberto Roversi

Nelle pagine di prefazione (o di introduzione) di Francesco Pontorno
è detto tutto ciò che si doveva dire, non c’è quindi bisogno di
completare o aggiungere nulla, nello specifico e per l’occasione.
Su queste pagine, posso semmai prendermi l’arbitrio, controllato, di
stendere una breve riflessione semplicemente da lettore; su questo
volume di Bordini che ha il merito e la forza (come è stato detto) di
srotolare problemi, emozioni, violenze utili e riflessive.
Proprio cosí.
Denso fino all’orlo, induce a questa disposizione problematica e alle
piú specifiche considerazioni, entrando nel merito.

La rivolta delle carriole

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di Riccardo Pensa

Quando, da molto vicino, ho visto le transenne della zona rossa de L’Aquila aprirsi di botto, mosse dalla pressione della folla che si riversava nell’area interdetta, ho provato anche io, lucchese, un forte senso di riappropriazione.

Material guys

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di Mauro Baldrati

Di grande, di rivoluzionario non c’è che il minore. Odiare ogni letteratura di padroni.

Deleuze Guattari, Kafka

E se esistesse veramente?

Se esistesse un gruppo di scrittori – senza identità collettiva per ora – o per sempre – che utilizzando i codici e gli stili del genere noir produce una visione del mondo dove alcune tendenze vengono portate al limite di rottura e la realtà che ci sta intorno esplode in tutta la sua violenza, la sua follia inspiegabile e incontenibile?

La violenza è intorno a noi, passa ogni giorno sugli schermi televisivi, sporca, corrotta, distruttiva, ma viene amministrata come “simbolo”, il simbolo del male che è altrove, in terre lontane devastate dalla miseria e dalla barbarie, terre che diventano il simbolo stesso della miseria e della barbarie, e quindi non ci riguardano in fondo, perché noi spettatori/pubblico non ci sentiamo dei simboli, ma persone in carne e ossa.

biocarcerazione epatica (ceb-ctf: la vergogna dell’attesa)

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di Fabio Rocco Oliva

“un cervello morto essendo un corpo morto e un punto di partenza”

Il filo spinato e sotto il muro e sotto ancora l’asfalto del cortile e la guancia sinistra di Nunziata schiacciata all’asfalto:

– Visplane karistoghi Visplane efteroghi –

Urla : la guancia sinistra di Nunziata attaccata all’asfalto sotto un pezzo di muro bianco sotto il filo spinato e più in alto le finestre e le case e le voci della gente del quartiere atterrita poi scivolare per le scale e piedi e grida spingendosi e spalancandosi le porte – turiamicu, riuzut testeru, turiamicu – le urla, e nel traffico tra le automobili e gas, l’ambulanza è nel cortile perché la barella tra la gente è facce e poi asfalto a piccole pietre e tutti in cerchio senza toccare lei, Nunziata, telefonando agli altri e poi sporgendo gli occhi verso lei – riuzit remut andur, remut riuzit andur – urla strazianti e feroci frastuonare venendo iniettate gocce di valium che distendere i muscoli spastici e infilata nell’utero dell’ambulanza con sirena ad orgasmo e Carmela Blundo seduta di fianco a lei che è distesa sulla barella – Nunziata : fissare l’infermiere e Carmela Blundo che saltando nell’ambulanza per starle vicino con gli occhi di tutte addosso (l’invidia dell’aiuto): lei è gialla, d’un giallo mucoso e ha la pancia gonfia distesa sulla barella.

Xinjiang. La Nuova Frontiera un anno dopo

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Kashgar foto di Alessandro Vecchi

Il 5 luglio dell’anno scorso gli scontri tra uiguri, musulmani di origine turca, e cinesi han nella regione del Xinjiang fecero 197 morti secondo la versione ufficiale, e 1700 feriti. Nell’anniversario degli scontri  China Files, progetto di informazione diretto per la versione italiana da Simone Pieranni, invita alla riflessione intorno a quanto accaduto un anno fa in Xinjiang: l’intenzione è quella di dotare i lettori di strumenti per elaborare una propria opinione sui fatti, senza cadere in facili visioni in bianco e nero. Attraverso questi articoli si cerca di offrire spunti a chi volesse approfondire l’argomento, provando a dare l’idea della complessità di quanto accade in terra cinese. Fotografia di Alessandro Vecchi

Alfabeta2 a Bologna giovedì 22 luglio

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Per un intervento culturale in un paese allo sfascio

Presentazione del primo numero della rivista Alfabeta2

Giovedì 22 luglio, ore 21.30
Librerie.coop Ambasciatori
Via Orefici 19 – 40124 Bologna (mappa e indicazioni)

Intervengono: Nanni Balestrini, Andrea Cortellessa, Paolo Fabbri, Andrea Inglese e Niva Lorenzini

Editoriale della rivista Alfabeta2, progetto del sito della rivista

Voci sulla scomparsa dell’intellettuale

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di Andrea Inglese

Fra intrattenimento e acculturazione

Non si può veramente parlare di eclissi o di assenza dell’intellettuale, in Italia, durante questo primo decennio di secolo. Siamo alle prese, semmai, con una figura spettrale, al contempo ostinata e vaga, ossessionante e di scarsa consistenza. Il personaggio che più di tutti è stato costretto ad assumere questo ruolo di revenant è quello ovviamente Pasolini, il cui corpo sfigurato e mai compiutamente sepolto continua a suscitare polemiche, a sollecitare indagini e processi, a provocare evocazioni nostalgiche e ammonitrici. D’altro parte, lo statuto dell’intellettuale, superstite ingombrante e superfluo di un’epoca in via di sparizione, non è certo cruccio esclusivamente nostrano. Esso assilla tutto l’Occidente, come testimonia una vera produzione saggistica di portata internazionale sull’argomento.

Alla leggèra

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Nell’ambito del festival Castello in Movimento curato da  Pietro Torrigiani , dal 21 al 23 luglio – si terrà a Bocca di Magra Leggere fa male. Ideatore della manifestazione è il generoso Alessandro Zannoni. (effeffe)

Beckett for dummies

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uno stralcio di articolo di Vittorino Andreoli ricopiato da Piero Sorrentino

Nella celebre commedia Aspettando Godot di Samuel Beckett attorno a un tavolo preparato per una cena ci sono delle persone che aspettano l’ultimo commensale, Godot, un personaggio che nessuno conosce e che nemmeno è sicuro arrivi: un mistero che però tiene tutti in sospeso. Il tempo viene consumato in questa attesa e nelle ipotesi più strane su chi egli sia e se effettivamente stia per giungere. E talvolta si sente un rumore che sembra annunciarlo. E non si consuma il pasto, si digiuna tra ansie e impazienza e alcuni si seccano poiché si tratta di uno stile al limite della maleducazione e allora bisognerebbe reagire, e incominciare senza di lui. Ma se poi arriva ed è un personaggio importante?

(Vittorino Andreoli, “Paura e un’eterna attesa: se la società è al minimo”, Corriere della sera, 19/7/2010)

carta st[r]ampa[la]ta n.24

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di Fabrizio Tonello

Fa caldo, caldissimo. Non lo dice il termometro (strumento illuministico-razionalista e quindi giacobino, tendenzialmente totalitario, come direbbero gli intellettuali della fondazione Magna Carta) ma quello che succede nelle redazioni del Foglio, del Giornale e di Libero, palesemente colpite dai black-out elettrici della settimana scorsa. Per esempio, il Giornale di domenica 18 luglio dedicava un enorme titolo in prima pagina, seguito dalle intere pagine 2 e 3, a un’intervista con Fedele Confalonieri, l’alter ego di Silvio fin da quando andavano dai salesiani. Titolo: “Vi racconto il vero Berlusconi”.

Frecce contro

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Curatori e autori dell’antologia di poesia Frecce verso l’altro (Marcos y Marcos, 2010) abbiamo chiesto ospitalità a Nazione indiana, per far vivere il nostro progetto oltre i limiti imposti da una storia che si colloca ai confini della realtà.

Tra i progetti destinati alla creatività giovane finanziati dall’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), uno in particolare, Italia Creativa, ha unito i Comuni di Parma e Firenze per la promozione di un concorso letterario consacrato alla prosa, l’altro alla poesia e ad una serie di attività correlate. Premio: la pubblicazione dei testi prescelti in due antologie, effettivamente pubblicate da Marcos y Marcos.

Breaking News: ultimi giorni di Pompei

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i gessi divelti dei due giudici buoni sull’asfalto come calchi delle vite spezzate dalla furia del vulcano. effeffe

Rolf Dieter Brinkmann: Roma, sguardi.

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di Massimo Bonifazio

Ho ripreso in mano Rolf Dieter Brinkmann in un momento di entusiasmo e bisogno d’ordine, insieme ad altri vecchi progetti e debiti da saldare (tradurre una parte consistente di Rom, Blicke è un conto ‘indiano’, in sospeso da quasi un anno e mezzo). L’ho fatto con grande piacere: B. è una figura centrale della scena culturale tedesca degli anni ’60; è lui che sdogana l’avanguardia beat e pop americana nella compassata letteratura tedesco-occidentale, sia col tradurla – resta tuttora fondamentale l’antologia Acid. La nuova scena americana, pubblicata nel 1969 insieme a Ralf-Rainer Rygulla – sia col riprendene i  moduli poetici, nuovi e sorprendenti per l’epoca, nelle sue raccolte, p.e. la grandiosa Westwärts 1 & 2 (Verso ovest 1 & 2).