(«il Fatto Quotidiano», martedì 20 luglio 2010)
di Evelina Santangelo

«Chiedete scusa a Marcello dell’Utri». In questi termini si è pronunciato qualche giorno fa l’assessore alla cultura della provincia di Palermo contro la presa di distanza da Marcello Dell’Utri dei ragazzi di Giovane Italia Palermo, invitandoli al «silenzio e alla crescita», incurante delle accuse passate e presenti. D’altro canto, lo stesso senatore Dell’Utri non vede alcuna contraddizione nel rispondere proprio ai giovani del Pdl: «Borsellino e Falcone sono eroi, ma Mangano è un eroe per me». Pure il senatore Cuffaro, d’altronde, fece tappezzare la Sicilia con manifesti che dicevano: «La mafia fa schifo». Né i boss, in passato, hanno sottovalutato l’opportunità che qualche grosso commerciante siciliano si iscrivesse a un’associazione antiracket «per mescolare le carte». Ora, è proprio su questo modo disinvolto di «mescolare le carte» che vorrei riflettere in questi giorni dedicati alla memoria di chi i distinguo li faceva, eccome, fino al sacrificio della vita.












