di Franco Fortini
Quanti mai mi attribuiscono sordità a scritture che hanno a proprio oggetto la condizione “limbale”, l’al di là dei nostri giorni intravveduto dall’Idiota dostoevskiano. E invece la proposta di chi riesce in qualche modo ad annunciare quella condizione, come paradossale contatto di presente/avvenire e di possibile/desiderabile, l’ho sempre udita. Vorrei non sentirmi scorato per non essere riuscito, almeno in prosa, a far capire o a capire io per primo che tutto un ordine, una schiera di verità, quali lo stato del secolo ha affidato in gestione a corpi intellettuali più o meno remoti da me, o anche remotissimi, sono sempre stati e continuano ad essere il fondo ma anche il sostegno e in definitiva la ragione di tutto quel che mi pare debba essere perseguito. O fede, se così si vuol chiamarla.








Corrado Benigni dialoga con Davide Ferrario




