Dalla prefazione di Massimo Rizzante, Unire mondi lontani a Miloš Crnjanski, Lamento per Belgrado, a cura di M. Rizzante con uno scritto di Božidar Stanišić, Il Ponte del Sale, Rovigo, 2010.
[Ringrazio Francesco Marotta che mi ha segnalato un’errata formattazione dei testi. Ho quindi utilizzato la sua stessa formattazione, avendo lui già postato questi testi qui. a i]
[…] Ricordo di aver conosciuto a Parigi, agli inizi degli anni novanta, molti studenti e scrittori serbi e bosniaci che, fuggiti dai loro paesi, si adattavano per sopravvivere ai lavori più bizzarri: Miroslav era accompagnatore di cani alto-borghesi; David assisteva persone non vedenti a cui doveva leggere ogni giorno almeno cinquanta pagine di rotocalchi; Josip faceva il lavavetri a Vincennes. Ce n’era uno, Dragan, che, grazie alla sua bella calligrafia, campava scrivendo in diverse lingue i menù esposti all’entrata dei ristoranti del Quartiere Latino. Con questo voglio dire che ho conosciuto da vicino il valore che un’opera letteraria assume quando è creata o letta in condizioni materiali di vera indigenza, diventando spesso più preziosa del pane.















