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Un minuto di silenzio

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di Gianni Biondillo

Siegfried Lenz, Un minuto di silenzio, Neri Pozza Editore, 2009, 125 pag., trad. Francesco Paolo Porzio

Siegfried Lenz è un pezzo della letteratura del Novecento tedesca che conosciamo davvero poco in Italia. Fortunatamente due anni fa Neri Pozza ha iniziato la pubblicazione delle sue opere con Lezioni di tedesco, uno dei suoi capolavori, che ha ormai quarant’anni. Oggi la meritevole casa editrice veneta pubblica questo breve romanzo, Un minuto di silenzio, uscito in Germania lo scorso 2008.

RVP (ricevo volentieri pubblico)

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Marco MazziSeeing and Knowing: the naturalization of vision

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Dal martedì 06 ottobre 2009 al mercoledì 28 ottobre 2009
Mlac – Museo Laboratorio di Arte Contemporanea
Piazzale Aldo Moro 5
Roma 00185
Tel +39 06 49910653
muslab@uniroma1.it

Orari:
lun/ven h. 14.00/19.00

A cura di Lorenzo Carlucci

Martedì 6 Ottobre alle ore 19.00 il MLAC, Museo Laboratorio di Arte Contemporanea della Sapienza, inaugura la mostra Seeing and Knowing: the naturalization of vision di Marco Mazzi, a cura di Lorenzo Carlucci.
La mostra presenta tre film: Cycle of Judah videotapes, Tokyo Gnosis, Convalescence. Cycle of Judah videotapes è l’esito di un lungo lavoro iniziato come riscrittura per immagini del poemetto Ciclo di Giuda di Lorenzo Carlucci. Il risultato è una narrazione epurata che ci porta da una stamperia a una pista d’atterraggio, seguendo i gesti e gli sguardi di interlocutori silenziosi. Tokyo Gnosis è un documentario girato a Tokyo, in gran parte presso lo Yoyogi Park. La macchina è ferma e ritrae i frequentatori del parco, gruppi di giovani, famiglie, coppie di amanti, e altre scene cittadine. Convalescence (fotografia di Diego Cossentino) è un breve lavoro ispirato al testo Sonno nel prato di Lorenzo Carlucci. A differenza dei primi due è un lavoro con attori e sceneggiatura in cui si mostra un gruppo di giovani amici che discorre in un prato.

La Lettera del Veggente

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[Arthur Rimbaud nacque il 20 ottobre di centocinquantacinque anni fa. Volentieri pubblico un contributo di Mauro Baldrati alla conoscenza di questa straordinaria meteora, vero annuncio della modernità. a.s.]
di Mauro Baldrati
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La Lettera del Veggente porta la data del 15 maggio 1871, era indirizzata al poeta Paul Demeny, amico di Georges Izambard, una figura importante nella vita e nella formazione di Arthur Rimbaud: giovane professore del Ginnasio, intellettuale repubblicano e laico (e per questo particolarmente odiato dalla madre, una donna dura, bigotta, dalla quale Rimbaud non riuscì mai a separarsi veramente) lo iniziò alle letture dei romantici e dei parnassiani.
Rimbaud aveva 16 anni e sette mesi, l’età, come aveva scritto un anno prima a Théodore de Banville, “delle speranze e delle chimere”. In realtà era un’età virtuale, perché nella lettera a Banville mentiva, si presentava come diciassettenne, in realtà non aveva ancora compiuto i 16. Ma Rimbaud era avanti, sempre avanti, bruciava in fretta la vita e il tempo, proprio come quella candela accesa da entrambi i lati immortalata in Blade Runner.

Ida Magli, ma ci faccia il piacere

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di Marco Rovelli
Nel vedere quei volti e sentire quelle voci che riempivano le strade di Roma, ho ripensato alle parole che l’antropologa Ida Magli ha scritto sul Giornale, e che un giorno forse verranno ricordate come uno dei manifesti del nuovo razzismo italiano. Conviene rileggerne qualche brano, perché è impossibile restituirne il grado di aberrazione con altre parole: “Stiamo male perché siamo costretti a vivere nello stesso territorio con popoli diversi da noi, e diversi prima di tutto fisicamente. […] L’estraneità fisica è la caratteristica maggiore che impedisce agli uomini di potersi «identificare» l’uno nell’altro, sentirsi psicologicamente «simili».

Setaccio: la farina buona che nutre la vita. Laboratori di scrittura a Porretta Terme

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Le associazioni culturali Matrioske e Sassiscritti in collaborazione con la casa editrice Fernandel, il Centro Turistico La Prossima e il Comune di Porretta Terme (Bo) presentano per il terzo anno Sdâc-setaccio: residenze creative sui crinali dell’Appennino Tosco-Emiliano. Durante i laboratori intensivi i partecipanti risiederanno in agriturismo assieme all’artista. Il lavoro verrà svolto tra le sale comunali di Porretta Terme (Bo) e gli spazi nel verde.

Distruzione ti guardo

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di Raul Calzoni

Naufragio con spettatore, titolo di una densa opera di Hans Blumenberg, può essere una formulazione appropriata per riferirsi alla produzione letteraria di W.G. Sebald (1944-2001), della quale Secondo natura. Un poema degli elementi («Biblioteca» Adelphi, trad. di Ada Vigliani, pp. 104, €14,00) ha segnato l’esordio in Germania. Così d’altronde scrive l’autore nella terza sezione di questo poemetto, rimarcando la propria inclinazione a una silenziosa e malinconica contemplazione della realtà, già manifestatasi negli anni dell’infanzia trascorsi nel villaggio bavarese di Wertach: “Ma la frequenza con cui cadevo per strada/ e restavo seduto alla finestra/ fra le piante di fucsia, le mani bendate,/ in attesa che la sofferenza scemasse/ e senza far nulla per ore se non guardar fuori,/ suscitò presto in me l’immagine di una catastrofe silenziosa che si compie,/ priva di echi, davanti allo spettatore”.

Sudd al Sud

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di Carmen Pellegrino

Parlano i politici dei mali “storici” del sud. Parlano ai giovani di colpe antiche che hanno fatto sprofondare il sud in un tempo immobile, e per le quali possono avere compensazioni solo immaginarie. Creano concatenazioni di pensieri, ora sinceri, ora menzogneri.  Ultimo viene Franceschini: “Arrivare al Sud è difficile.  Andarsene è molto, troppo facile”. Parlano tutti in preda a un vorticare di fantasmi e nomi sussunti sotto quella che è ormai una categoria di pensiero: la questione meridionale. Golosamente dissotterrano ferite inscritte in solchi profondi, ineluttabilità, speranze negate, ansie di riscatto e di ribellione sostenibile (di rivoluzione, invece, non parlano mai).
Ripropongono, come per effetto di una surrettizia coazione a ripetere, il lungo periodo di una questione  meridionale che ha fissato per il sud i tratti di una irrimediabile separatezza, una mappa mentale costruita per lacerazioni continue e ustioni sentimentali.

Il giorno pericoloso

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di Tove Jansson

(Un’isola nel mar Baltico. Una vecchia casa. Tre generazioni – nonna, babbo, bambina – che la abitano. Una nonna e una nipote che s’insegnano a vicenda la piccola meraviglia del mondo. Come se tutto fosse sempre nuovo. Come se chi è nuovo si portasse dentro ogni cosa antica. Il nord del sole intramontabile dei mesi caldi. Un racconto di segreti, di amuleti naturali per ricordarsi la storia di ogni stagione, ora che è la fine di questa lunga estate. F.M.)

Verso mezzogiorno di una giornata molto calda i pappataci incominciarono a danzare sopra la cima del pino più alto dell’isola. I pappataci, che non si devono confondere con le zanzare, danzano in nugoli verticali e sempre al passo, milioni e miliardi di pappataci microscopici si alzano e si abbassano in perfetta sincronia mentre cantano con toni da soprano. Danza nuziale, disse la nonna cercando di guardare in su senza perdere l’equilibrio, Mia nonna diceva che quando i pappataci danzano e c’è la luna piena bisogna stare molto attenti.
In che modo? domandò Sofia.

Stili di vita alternativi. Nella Valle degli Elfi: intervista a Mario Cecchi

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Questa è la prima parte di una lunga intervista a cura di Giuseppe Moretti, pubblicata sul numero 35 di Lato Selvatico. L’intervista è qui riproposta quasi integralmente, con pochi tagli e modifiche e spero sia il primo articolo di una serie dedicata all’esperienza degli ecovillaggi e dei felici esperimenti di vita comunitaria, che sussistono nel nostro paese. Questi possono essere condivisibili o meno, ma è certo che testimoniano della possibilità di altri modelli sociali, per un’esistenza se non migliore almeno più coerente con i propri principi e con la propria intrinseca diversità. (fm).

L’isola in me

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L’isola in me – in viaggio con Vincenzo Consolo
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un film documentario di Ludovica Tortora de Falco

durata: 75 MINUTI
supporti: 16 mm, super 8, HDV
materiale di archivio video e fotografico
formato: DIGI-BETA, STEREO
fotografia: FERRAN PAREDES RUBIO
montaggio: ILARIA FRAIOLI
musica: ANDREA AMENDOLA
produzione: ARAPÁN CINEMA DOCUMENTARIO 2008
produzione esecutiva per ArapánCinemaDocumentario: GIUSEPPE SCHILLACI, LUDOVICA TORTORA de FALCO

I frutti [Eracle #11]

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di Ginevra Bompiani

L’impresa del furto delle mele d’oro dal giardino delle Esperidi si pone sotto un segno chiaro: quello della restituzione. Quelle mele appartenevano alle nozze di Zeus e Era e quali che fossero le loro peregrinazioni dovevano tornare ai sovrani. Anche Prometeo, durante il viaggio, fu restituito a sé stesso e alla libertà. E c’è poi il complicato gioco tra Eracle e Atlante: Eracle chi si accolla l’asse del cielo mentre Atlante s’incarica di trafugargli le mele, e il tentativo di Atlante di lasciarlo al proprio posto tenendosi i frutti, sventato da Eracle con una astuzia puerile che ripone l’asse sulle spalle del Titano. Il Fato, aveva detto chiaramente Prometeo all’inizio del suo castigo, è più forte di ogni cosa: dell’abilità, dei Titani, e degli Dèi. Anche Zeus vi è sottomesso. Ogni gioco umano va restituito alla sua sede naturale che è il Destino. L’eroe non è che una marionetta del Destino, uno stile di cui si serve per disegnare labirinti.

L’ultima gita

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di Franz Krauspenhaar

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Da Roma di nuovo al sud, Renata che guida con destrezza la sua Alfa Duetto, il tetto scoperto, io teso, che non so dove attaccarmi. La Costiera Amalfitana, raggiante: questa striscia di luce nel mare, contro spiagge di piccoli sassi e le montagne a costoni poco sopra, a fare la guardia. Immagini di bellezza struggente a volte, solo serena altre. Penso a quadri da fare, fotografo scorci, vicoli di Amalfi, salite e discese, mi allungo nella luce, mi restringo nell’ ombra. La Repubblica Marinara e il suo essere forse unica vera città sempre vissuta della Costiera. Pochi chilometri, abbandoniamo la strada ben asfaltata a ridosso del mare; l’auto sale agilmente, e raggiungiamo in poco tempo Ravello. Giriamo per quei giardini che furono di Wagner, di Forster, di Virginia Woolf, di tanti altri artisti, e dove anche da lontano si staglia nella roccia la grande villa che fu di Gore Vidal.

Pasolini, il posto delle lucciole

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pppasolinidi Marco Belpoliti

Santa Sabina di Ramuscello (Pordenone). Una grande casa di color rosso mattone, dalla forma irregolare e gli infissi in legno chiaro, occupa il posto dove un tempo c’era il prato. L’hanno terminata da poco, e con la sua mole impegna tutto lo spazio visivo lungo la piccola via asfaltata che dalla chiesetta di Santa Sabina arriva qui incrociando la strada verso San Vito in Tagliamento. Una ragazza uscita dall’edificio dispone la biancheria su uno stenditoio pieghevole e traguarda più in là, oltre gli alberi. Dietro l’edificio, composto di due corpi asimmetrici, incastrati l’uno nell’altro, un Lego banale, c’è il resto di quel campo: erbacce che crescono dappertutto e i segni di un vivaio di piante abbandonate. Tra l’erba alta c’è anche un trattore dimesso, rovina della civiltà contadina nell’età della sua motorizzazione, anch’essa tramontata da un pezzo.

Il re di «Pointlandia», «Esso»… lancia la sua rivoluzione…

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Berlusconi… lancia la sua personale «rivoluzione»… contro la Carta Costituzionale (di tutti noi… non sua, né della maggioranza)…

E noi italiani non dovremmo tutti (tutti, indipendentemente dalla casacca) accoglierla con lo spirito con cui Abbott racconta di «Esso», la «misera creatura» che governa Pointlandia? O forse davvero questo paese  è tentato dal baratro dell’adimensionalità… dominato com’è da troppi «Punti», troppi «Esso» che si sentono Re del Nulla?

di Evelina Santangelo

Da Flatlandia di Edwin A. Abbott (traduzione di Masolino D’Amico, Adelphi).

Blog-notes

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di
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Piatto Pianto
Io sono di quelli che non sputano mai nel piatto in cui mangiano o mangiarono. Sono passati sei mesi da un reading che ho fatto in una grande città del Sud e devo essere ancora pagato. Per intervenire a quella manifestazione mi sono anticipato le spese di viaggio. Ci ho lavorato circa un mese per documentarmi e preparare il mio intervento. Sollecitati mi hanno detto che non si sa quando saremo pagati e ci si guarda tutti – i partecipanti- un po’ imbarazzati perché la colpa non è degli organizzatori dell’evento ma dell’amministrazione della città. Comunque si sa che le amministrazioni – certo non a Bolzano- pagano anche un anno dopo. Si sa anche se non è normale. A Bolzano la cosa è talmente non normale che infatti non accade. E nulla, questo si sa, eccome se non si sa, è più terribile che telefonare per chiedere ancora i soldi che spettano. Terribile perché prima di telefonare eri un pezzente, e dopo la telefonata un po’ di più, perché ti sei dovuto pagare anche la telefonata inutile che hai fatto. Io sono di quelli che non sputano mai nel piatto in cui mangiano o mangiarono, ma il piatto, dov’è ?

No al razzismo

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Il 7 ottobre del 1989 centinaia di migliaia di persone scendevano in piazza a Roma per la prima grande manifestazione contro il razzismo. Il 24 agosto dello stesso anno a Villa Literno, in provincia di Caserta, era stato ucciso un rifugiato sudafricano, Jerry Essan Masslo.
A 20 anni di distanza, il razzismo non è stato sconfitto, continua a provocare vittime e viene alimentato dalle politiche del governo Berlusconi. Il pacchetto sicurezza approvato dalla maggioranza di centro destra risponde ad un intento persecutorio, introducendo il reato di “immigrazione clandestina” e un complesso di norme che peggiorano le condizioni di vita dei migranti, ne ledono la dignità umana e i diritti fondamentali.
continua a leggere l’appello qui

Classifica Pordenonelegge Dedalus, Ottobre 2009

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NARRATIVA

1) Giulio Mozzi, Sono l’ultimo a scendere, Mondadori, p. 25
2) Giorgio Falco, L’ubicazione del bene, Einaudi, p. 18
3) Luca Doninelli, L’incendio dei sogni, Garzanti, p. 15
4) Laura Pugno, Quando verrai, minimum fax, p. 14
4) Chiara Valerio, La gioia piccola di esser quasi salvi, Nottetempo, p. 14
6) Luigi Di Ruscio, Cristi polverizzati, Le Lettere, p. 13
6) Patriza Patelli, Gli ultimi occhi di mia madre, Sironi, p. 13
8) Gianni Biondillo, Nel nome del padre, Guanda, p. 12
8) Letizia Muratori, Il giorno dell’indipendenza, Adelphi, p. 12
10) Michela Murgia, Accabadora, Einaudi p. 8
11) Alessio Arena, L’infanzia delle cose, Manni, p. 7
12) Antonia Arslan, La strada di Smirne, p. 6
12) Luca Canali, L’interdetto, Hacca, p. 6
12) Alessandro Carrera, Skyline, Manni p. 6
12) Massimo Gardella, Il quadrato di Blaum, Cabila p. 6
12) Nicola Lagioia, Riportando tutto a casa, Einaudi p. 6
12) Emanuele Tonon, Il nemico, ISBN p. 6
12) Hamid Ziarati, Il meccanico delle rose, Einaudi p. 6

Autismi 13 – Le mie passeggiate (2a parte)

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di Giacomo Sartori

ponce-3Lungo il canale c’è il divieto di stazionamento, quindi non penso più alle macchine parcheggiate. Penso che ho fatto proprio bene a strapparmi via dalla cittadina dove sono cresciuto. Penso che passeggiare per quell’asfittico coacervo di costruzioni stritolato tra inospitali montagne è uno strazio, perché tutte le persone ti conoscono o comunque ti guardano insistentemente come ti conoscessero, e soprattutto in qualsiasi direzione tu ti diriga la cosiddetta città finisce subito: non rimane che girare in tondo a testa bassa, come nel cortile di una prigione. E quindi anche le idee finiscono per girare in tondo, per sprofondare nel gorgo della xenofobia.

VERSODOVE a Roma

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Venerdì 16 ottobre, alle ore 19:00 presso la Libreria Empirìa (Roma, via Baccina 79) Vincenzo Bagnoli, Fabrizio Lombardo e Stefano Semeraro presentano la rivista “VERSODOVE”, Edizioni Pendragon

letture di Marco Giovenale, Giulio Marzaioli, Giuliano Mesa

VERSODOVE, anno XV, numero 14, 2009