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L’ultima gita

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di Franz Krauspenhaar

ravello1

Da Roma di nuovo al sud, Renata che guida con destrezza la sua Alfa Duetto, il tetto scoperto, io teso, che non so dove attaccarmi. La Costiera Amalfitana, raggiante: questa striscia di luce nel mare, contro spiagge di piccoli sassi e le montagne a costoni poco sopra, a fare la guardia. Immagini di bellezza struggente a volte, solo serena altre. Penso a quadri da fare, fotografo scorci, vicoli di Amalfi, salite e discese, mi allungo nella luce, mi restringo nell’ ombra. La Repubblica Marinara e il suo essere forse unica vera città sempre vissuta della Costiera. Pochi chilometri, abbandoniamo la strada ben asfaltata a ridosso del mare; l’auto sale agilmente, e raggiungiamo in poco tempo Ravello. Giriamo per quei giardini che furono di Wagner, di Forster, di Virginia Woolf, di tanti altri artisti, e dove anche da lontano si staglia nella roccia la grande villa che fu di Gore Vidal.

Pasolini, il posto delle lucciole

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pppasolinidi Marco Belpoliti

Santa Sabina di Ramuscello (Pordenone). Una grande casa di color rosso mattone, dalla forma irregolare e gli infissi in legno chiaro, occupa il posto dove un tempo c’era il prato. L’hanno terminata da poco, e con la sua mole impegna tutto lo spazio visivo lungo la piccola via asfaltata che dalla chiesetta di Santa Sabina arriva qui incrociando la strada verso San Vito in Tagliamento. Una ragazza uscita dall’edificio dispone la biancheria su uno stenditoio pieghevole e traguarda più in là, oltre gli alberi. Dietro l’edificio, composto di due corpi asimmetrici, incastrati l’uno nell’altro, un Lego banale, c’è il resto di quel campo: erbacce che crescono dappertutto e i segni di un vivaio di piante abbandonate. Tra l’erba alta c’è anche un trattore dimesso, rovina della civiltà contadina nell’età della sua motorizzazione, anch’essa tramontata da un pezzo.

Il re di «Pointlandia», «Esso»… lancia la sua rivoluzione…

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esso

Berlusconi… lancia la sua personale «rivoluzione»… contro la Carta Costituzionale (di tutti noi… non sua, né della maggioranza)…

E noi italiani non dovremmo tutti (tutti, indipendentemente dalla casacca) accoglierla con lo spirito con cui Abbott racconta di «Esso», la «misera creatura» che governa Pointlandia? O forse davvero questo paese  è tentato dal baratro dell’adimensionalità… dominato com’è da troppi «Punti», troppi «Esso» che si sentono Re del Nulla?

di Evelina Santangelo

Da Flatlandia di Edwin A. Abbott (traduzione di Masolino D’Amico, Adelphi).

Blog-notes

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di
effeffe
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Piatto Pianto
Io sono di quelli che non sputano mai nel piatto in cui mangiano o mangiarono. Sono passati sei mesi da un reading che ho fatto in una grande città del Sud e devo essere ancora pagato. Per intervenire a quella manifestazione mi sono anticipato le spese di viaggio. Ci ho lavorato circa un mese per documentarmi e preparare il mio intervento. Sollecitati mi hanno detto che non si sa quando saremo pagati e ci si guarda tutti – i partecipanti- un po’ imbarazzati perché la colpa non è degli organizzatori dell’evento ma dell’amministrazione della città. Comunque si sa che le amministrazioni – certo non a Bolzano- pagano anche un anno dopo. Si sa anche se non è normale. A Bolzano la cosa è talmente non normale che infatti non accade. E nulla, questo si sa, eccome se non si sa, è più terribile che telefonare per chiedere ancora i soldi che spettano. Terribile perché prima di telefonare eri un pezzente, e dopo la telefonata un po’ di più, perché ti sei dovuto pagare anche la telefonata inutile che hai fatto. Io sono di quelli che non sputano mai nel piatto in cui mangiano o mangiarono, ma il piatto, dov’è ?

No al razzismo

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Il 7 ottobre del 1989 centinaia di migliaia di persone scendevano in piazza a Roma per la prima grande manifestazione contro il razzismo. Il 24 agosto dello stesso anno a Villa Literno, in provincia di Caserta, era stato ucciso un rifugiato sudafricano, Jerry Essan Masslo.
A 20 anni di distanza, il razzismo non è stato sconfitto, continua a provocare vittime e viene alimentato dalle politiche del governo Berlusconi. Il pacchetto sicurezza approvato dalla maggioranza di centro destra risponde ad un intento persecutorio, introducendo il reato di “immigrazione clandestina” e un complesso di norme che peggiorano le condizioni di vita dei migranti, ne ledono la dignità umana e i diritti fondamentali.
continua a leggere l’appello qui

Classifica Pordenonelegge Dedalus, Ottobre 2009

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NARRATIVA

1) Giulio Mozzi, Sono l’ultimo a scendere, Mondadori, p. 25
2) Giorgio Falco, L’ubicazione del bene, Einaudi, p. 18
3) Luca Doninelli, L’incendio dei sogni, Garzanti, p. 15
4) Laura Pugno, Quando verrai, minimum fax, p. 14
4) Chiara Valerio, La gioia piccola di esser quasi salvi, Nottetempo, p. 14
6) Luigi Di Ruscio, Cristi polverizzati, Le Lettere, p. 13
6) Patriza Patelli, Gli ultimi occhi di mia madre, Sironi, p. 13
8) Gianni Biondillo, Nel nome del padre, Guanda, p. 12
8) Letizia Muratori, Il giorno dell’indipendenza, Adelphi, p. 12
10) Michela Murgia, Accabadora, Einaudi p. 8
11) Alessio Arena, L’infanzia delle cose, Manni, p. 7
12) Antonia Arslan, La strada di Smirne, p. 6
12) Luca Canali, L’interdetto, Hacca, p. 6
12) Alessandro Carrera, Skyline, Manni p. 6
12) Massimo Gardella, Il quadrato di Blaum, Cabila p. 6
12) Nicola Lagioia, Riportando tutto a casa, Einaudi p. 6
12) Emanuele Tonon, Il nemico, ISBN p. 6
12) Hamid Ziarati, Il meccanico delle rose, Einaudi p. 6

Autismi 13 – Le mie passeggiate (2a parte)

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di Giacomo Sartori

ponce-3Lungo il canale c’è il divieto di stazionamento, quindi non penso più alle macchine parcheggiate. Penso che ho fatto proprio bene a strapparmi via dalla cittadina dove sono cresciuto. Penso che passeggiare per quell’asfittico coacervo di costruzioni stritolato tra inospitali montagne è uno strazio, perché tutte le persone ti conoscono o comunque ti guardano insistentemente come ti conoscessero, e soprattutto in qualsiasi direzione tu ti diriga la cosiddetta città finisce subito: non rimane che girare in tondo a testa bassa, come nel cortile di una prigione. E quindi anche le idee finiscono per girare in tondo, per sprofondare nel gorgo della xenofobia.

VERSODOVE a Roma

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Venerdì 16 ottobre, alle ore 19:00 presso la Libreria Empirìa (Roma, via Baccina 79) Vincenzo Bagnoli, Fabrizio Lombardo e Stefano Semeraro presentano la rivista “VERSODOVE”, Edizioni Pendragon

letture di Marco Giovenale, Giulio Marzaioli, Giuliano Mesa

VERSODOVE, anno XV, numero 14, 2009

CIVILTA’ BOCCIATA

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di Andrea Maccarrone
Presidente Circolo Mario Mieli – Roma

Con la bocciatura della proposta di legge contro omofobia e transfobia, consumatasi intorno a una pregiudiziale di costituzionalità, è stata scritta un’altra pagina tristissima della nostra democrazia.

Un Parlamento sempre più delegittimato e distante dai problemi dei cittadini; un Parlamento di nominati – che dimostra la sua efficienza solo nell’approvare norme liberticide o ad personam – ha deciso di tapparsi occhi e orecchie di fronte alla crescente violenza contro omosessuali e transessuali, riesumando il vergognoso paragone dell’omosessualità alla pedofilia, all’incesto e alla zoofilia.

Non stupisce che un Parlamento sostanzialmente omofobo, nel discutere questa legge, parli di “privilegi” e di legge “contro la libertà di pensiero”. Quel che davvero risulta inaccettabile è l’utilizzo dello stratagemma della pregiudiziale di costituzionalità che spinge sempre più ai margini della cittadinanza il 10% dei cittadini. L’impressione è che ancora una volta le pesanti sollecitazioni sotterranee del Vaticano abbiano pesato in modo determinante.

Tre manifesti del femminismo (1966; 1970; 1971)

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[Ho parlato qui & qui di “fascismo estetico“. Ieri Maria Laura Rodotà, sul “Corriere”, ha parlato di Canone Unico Nazionale imposto alla donne. Intanto alcuni maschi italiani, forse poco rassicurati sulla loro virilità, menano. Le donne che aprono bocca, gli uomini che si baciano, i neri perché sono neri. Vale la pena allora di guardare indietro, per vedere quanto poco siamo andati avanti. Questo articolo è apparso sul “Notiziario della Libera Università delle donne” di Settembre. A I ]

PRIMI MANIFESTI/DOCUMENTI DEL FEMMINISMO
a cura di Sisa Arrighi

Quando Simone de Beauvoir nel 1949 pubblicò il Secondo Sesso Betty Friedan ci racconta che il saggio le provocò una profonda depressione. Era alle prese col suo ruolo di moglie, madre di tre figli e l’ambizione di lavorare in campo universitario. Quel libro però, il primo del dopoguerra a riprendere il filone femminista di fine ‘800 e del primo ‘900, fece maturare in lei quella riflessione che la portò a denunciare La mistica della femminilità (1953), la trappola in cui erano di nuovo cadute le donne dopo quel movimento cosiddetto ‘suffragista’ che aveva segnato la prima parte del secolo soprattutto negli Stati Uniti e in Inghilterra. Nonostante i contatti internazionali e lotte importanti in altri paesi (Svezia e Norvegia) non si trattò allora di un movimento internazionale. In Italia, quei fermenti furono messi a tacere con l’avvento del fascismo.

Il libro/denuncia della Friedan ebbe un immenso successo e diffusione e si può considerare il primo di una serie di importantissimi contributi che segnano l’inizio e accompagnano il nuovo femminismo della fine degli anni ’60 e inizio ’70. Questa volta il movimento si diffuse con grandissima rapidità (erano ovviamente cambiati anche i media informativi) si può dire che nel 1970 aveva toccato tutti i paesi del cosiddetto mondo capitalistico avanzato.

Sono passati quasi 40 anni da quella entusiasmante stagione e vogliamo riproporre per una riflessione (considerati i tempi che stiamo vivendo) alcuni dei manifesti/documenti che furono prodotti e distribuiti in Italia in quegli anni, coinvolgendo e contribuendo alla presa di coscienza di tante donne, nel caso del DEMAU precorrendo decisamente i tempi.

Quello che ci colpisce ancora oggi è l’originalità e l’audacia di quelle elaborazioni. Dietro, come sappiamo, c’era la pratica del piccolo gruppo e dell’autocoscienza.

L’infanzia assoluta – Su “Cristi polverizzati” di Luigi Di Ruscio

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di Andrea Cavalletti

Il ghirigoro elegante del naso, il piccolo tratto orizzontale e la sinusoide della bocca, l’occhio lungo sotto la lunga arcata: è il volto dell’Amalasunta, vergato a matita da Osvaldo Licini sulla carta un po’stropicciata di una busta postale, col suo timbro d’ufficio e la data: 16 febbraio ’53. Ed è anche l’immagine che Luigi Di Ruscio ha scelto per la copertina del suo nuovo libro, il romanzo bello e stranissimo Cristi polverizzati (introduzione di A. Cortellessa, contributi di A. Ferracuti e E. Zinato, Le Lettere, pp. XIV + 317, € 25,00). La data, poi, non è forse casuale: proprio nel 1953, infatti, Di Ruscio esordiva poco più che ventenne con la raccolta poetica Non possiamo abituarci a morire, che Franco Fortini presentava così: “Gli aspetti risentiti del parlato e del gergo si sovrappongono … alle strutture della lingua colta e letteraria, per più forti risultati … atroci affermazioni ci minacciano col loro ritmo. E amare sentenze…” Cos’è cambiato da allora?

VIOLA AMARELLI Notizie dalla Pizia

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[ fotografia di Orfeo Soldati ]

  di Anna Lamberti-Bocconi

  Per circa due millenni le Pizie “profetizzarono” in nome e per conto di Apollo nel tempio di Delfi, tempio peraltro che, secondo il mito, nell’era ancestrale del matriarcato era custodito dal drago Pitone, figlio di Gea – la Terra, la Dea Madre, la più antica divinità. Solo col trionfo del giovane dio Apollo, nume del Sole, che uccide Pitone e si impadronisce del tempio, il matriarcato finisce e si instaura la religione solare, che verrà poi spodestata dalla vittoria del cristianesimo la quale porrà fine anche alle profezie di Delfi.

Post in Translation : Jacques Prévert

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La canzone del carceriere
di
Jacques Prévert
traduzione di effeffe

Dove vai bel carceriere
Con quella chiave macchiata di sangue
Vado a scarcerare colei che amo
Se ne rimane il tempo
E che ho rinchiuso
Teneramente crudelmente
Nel più segreto dei miei desideri
Nel più profondo dei miei tormenti
Nelle bugie dell’avvenire
Nelle sciocchezze dei giuramenti
Voglio scarcerarla
Voglio che sia libera
e anche di dimenticarmi
e anche di lasciarmi
e anche di ritornare
E ancora di amarmi
O di amare un altro
Se le piace un altro
E se resto solo
E lei sarà andata via
Io terrò soltanto
Io terrò per sempre
Tra le mani giunte
Fino alla fine dei tempi
La dolcezza dei suoi seni modellati dall’amore.

Scrittori di voce migrante. L’italiano che cambia lingua

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laboratori di scrittura / incontri/ poetry slam / short story slam
Ancona, 16-17 ottobre 2009

Autismi 13 – Le mie passeggiate (1a parte)

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di Giacomo Sartori

Spesso la sera esco a passeggiare. Questa notte andrò in su o in giù?, mi domando mentre mi preparo. Mi piace non sapere in che direzione mi avvierò: sono una persona che ama sopra ogni cosa la propria libertà. Non sopporterei per esempio di dover andare sempre in giù, o anche solo sempre in su. Languirei sotto una dittatura, dove ti impongono loro la direzione da prendere, o anche solo in una di quelle cittadine di provincia infestate di occhi surrettiziamente dirigisti. In su c’è il parco, in giù c’è il canale, mi dico, soppesando i pro e i contro delle due opzioni, e provando la tenue vertigine di ignorare dove finirò per cacciarmi.

Quando però esco dal portone del nostro caseggiato le mie gambe prendono sempre la direzione del giù.

Bologna-Torino: tre incontri poetici

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Libro Rosa in tour
Dialogo sui minimi sistemi intorno aOcchio da cui tutto ride
Giovedì 15 ottobre ore 21
Bologna – Sala studio Gandusio
via Gandusio 10

Sparajurij presenta Giovanna Marmo e Luigi Socci

* * * *

Venerdì 16 ottobre ore 18
Torino – Libreria Coop
Piazza Castello

Sparajurij presenta Andrea Inglese e Giovanna Marmo

* * * *


16 ottobre 2009, ore 20

Torino – Caffè Basaglia
Via Mantova 34

Sparajurij
e Torino Poesia presentano Occhio da cui tutto ride di
Giovanna Marmo (collana Maledizioni, No Reply, Milano 2009) e La
distrazione
di Andrea Inglese (collana Arte poetica, Luca Sossella
editore, Roma 2008); a seguire letture dei poeti Milena Prisco, Eliana
Deborah Langiu
, Elisa Alicudi, Gianni Marchetti, Valentina Diana, Francesca Tini Brunozzi, Tiziano Fratus, Andrea Bonnin.

Il velo di Maya del popolo italiano

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tatooSabineBegan

di Massimiliano Virgilio

Si sostiene da più parti che il principale errore di Silvio Berlusconi nella “vicenda escort” sia rappresentato dalla contraddizione tra i suoi comportamenti privati e i valori pubblici da egli usati per convincere l’elettorato, specie quello moderato di matrice cattolica, per sostenerlo nelle spedizioni governative dei suoi ultimi quindici anni.
Più volte, sottoforma di concreti provvedimenti volti a favorire la famiglia tradizionale, o attraverso il sostegno a manifestazioni come il Family Day (ricorderete l’imponente manifestazione che annoverava tra i suoi promotori l’onorevole Cosimo Mele, ex parlamentare dell’Udc, poi indagato per cessione di stupefacenti a una prostituta che si trovava nella sua camera d’albergo), il premier si è fatto portavoce di quei valori che secondo il giornalista di Repubblica Giuseppe D’Avanzo stridono con “il disordine della sua vita privata”.
Di questo si è discusso e si discuterà. A tutt’oggi la questione, seppur dibattuta da pochi giornali, è disponibile di approfondimento per chiunque abbia occhi per leggere (e per vedere).

Ancora su Schwitters

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29-schwitters Come ho già segnalato qui, è uscito un nuovo volume di Riga (qui affianco la copertina) a cura di Elio Grazioli dedicato a Kurt Schwitters.
Allego qui di seguito due poesie, una di Angelo Maria Ripellino e l’altra, inedita, di Valerio Magrelli, intervallate da due immagini della più famosa e ahinoi perduta opera di Schwitters, il Merzbau. Per sentire la “viva voce” di Schwitters andate al terzo commento del pezzo succitato (grazie Orsola. Ma ascoltate anche il suggerimento di Andrea).
G.B.

a contatto con l’aria

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morgantin-titolo-variabile

di Chiara Valerio

I limiti dell’infinito sono le parole per descriverlo. Titolo variabile di Margherita Morgantin (Quodlibet, 2009) è una raccolta di aforismi in forma di disegno. Aforismi grafici, che stanno lì a lasciarsi guardare e a dire qualcosa del mondo. Frammenti del quotidiano, nostalgici ed evocativi. Spesso struggenti. Uomini che dormono sotto campane gaussiane per proteggersi dalla pioggia, la forza di Coriolis che pare il motore di tutti gli istituti meteorologici e meteoropatici, ma è solo una formula, una donna che vola dalla finestra oltre la quale c’è un cielo stellato e verso un altro essere umano nel letto, quindici quadrati in gradazione di blu che sembrano, così sulla pagina, una parete in vetroresina al contrario, incompleta, inconcludente e fascinosa. Anzi che sembrano il cielo oltre una parete di vetroresina. La radice quadrata di -1 che è un numero immaginario. Ma immaginario di chi?

1° È l’animale, questo, che non c’è.

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[ particolari – random&infinite loop – dell’arazzo La Vista
dal ciclo La Dame à la licorne (1484 – 1500)
Musée National du Moyen Âge Parigi ]

Thibault de Champagne Roi de Navarre [ 1201 – 1253 ]
Ausi conme unicorne sui

I.
Ausi conme unicorne sui
Qui s’esbahist en regardant,
Quant la pucelle va mirant.
Tant est liee de son ennui,
Pasmee chiet en son giron;
Lors l’ocit on en traïson.
Et moi ont mort d’autel senblant
Amors et ma dame, por voir:
Mon cuer ont, n’en puis point ravoir.

 

I.
Così come l’unicorno son io
Che si sbalordisce nel guardare
Quando la vergine va mirare.
Tanto è avvinto dalla malinconia,
Che svenuto le cade nel grembo;
Allor l’uccidono a tradimento.
E m’uccisero con simil fare
Amore e la mia Dama, per ver:
hanno il mio cuor, non più il posso riaver.