Dopo il post moderno ci rimaneva soltanto il post coitum
anonimo napoletano del ventesimo secolo

Articolo suscitato da Andrea Inglese e dai CCCP
di
Francesco Forlani
Un’elezione timida si presenta all’elettore, immediatamente come Giano bifronte, autoreverse del pensiero, double face della nuova maglieria contemporanea. Della profonda umanità sembra infatti trasparire come punte di seni tra le maglie, attraverso il rossore provocato dall’imbarazzo del pensiero di fronte alla scelta di scegliere di fare, cosa che per delle ragioni storiche appare difficile realizzare. Eppure a quella timidezza, quasi sintomo di vergogna, sana, si accompagna rigidità di pensiero dell’inappetenza, impotente disincanto che ti obbliga a tenere la testa bassa e a cercare un segno, seppure timido di reazione. Le reazioni timide comportano allora una manifesta lucidità di pensiero e l’attraversamento in un balzo della lunga sequenza di immagini di altri tempi, quelli degli elettori forti e dei paesaggi da testa alta e petto in fuori. La consapevolezza infatti di “non è sempre stato così” irrora d’un colpo ogni singola venatura di linfa vitale che perfino quella che ci sembrava pietra marmorea e sepolcrale si adorna di muschio e cervello, fino ad apparirci cosa viva. Ecco allora che per il comunista dandy un’elezione timida oltre ad essere un sintomo della defaillance dell’idea e della politica, debolezza da pensiero moscio come i sorrisi dei faccioni sui manifesti della propaganda di stato, costituisce seppure timidamente un segno di rinascita, di speranza in un futuro radioso ancor più che televisivo, in cui riporre ogni segreta speranza. Timidamente rosso diventerà allora di fuoco, e dalle fiamme, lingue di baci e di carezze, risorgerà di nuovo, forte, tra i bagliori, l’inesorabile vigore del desiderio di amare il mondo.
à suivre I comunisti dandy e le elezioni anticipate (dette anche dei preliminari)













