Home Blog Pagina 483

Per aspera et astra: una conferenza su montagna e cielo

3

Sabato 12 aprile alla Statale di Milano si terrà una conferenza divulgativa dedicata al rapporto tra scienza e montagna attraverso le testimonianze di astrofisici, alpinisti, geologi, meteorologi e fisiologi.

PER ASPERA ET ASTRA -I monti e il cielo, percorsi per conoscere.
Milano, 12 aprile 2008, ore 9:30 – 18:00
Aula Magna dell’Università degli Studi di Milano Via Festa del Perdono 7
Ingresso libero.

La giornata è dedicata a Marcello Meroni, collega di lavoro, alpinista con cui ho condiviso molte importanti esperienze, scomparso lo scorso 14 dicembre 2007. JR

Personaggi Precari 2008

31

witchcraft-131.jpg di Vanni Santoni

Orazio

Ogni azione può, a grandi linee, essere offensiva o difensiva. L’ozio portentoso di Orazio, apparentemente fuori da questa dicotomia, ne è invece compreso: con abilità sorprendente, egli usa l’inazione come scudo o pugnale, a seconda delle necessità.

Renzo

Renzo dice sempre “buonanotte” prima di chiudere gli occhi. Anche in questa camerata di ostello da dodici letti:
– Buonanotte!

Tosca

Se sei bellissima, sarà sufficiente essere anche bizzarra – bastano due accessorini e un guardaroba strambo, eh – per venire considerata una persona eccezionale.

Imelda

– Il punto è che abbiamo avuto te solo per dimostrare che Giorgio non era stato un errore…
– Mamma!
– … sai, nato così, dopo neanche un anno di matrimonio, da noi che facevamo tanto gli intellettuali indipendenti. Dimostrarlo a noi stessi, anche, eh!
– Non puoi parlare così!
– Sono vecchia e malata, posso parlare come mi pare.
– E Nanni? Anche lui serviva a dimostrare qualcosa? Che potevate fare i genitori anche a una certa età?
– No. Lui fu un errore, come Giorgio.

Passo dopo passo a Sarajevo

11

man_on_moon1.jpg
di
Azra Nuhefendic
Editing: Ljiljana Avirovic

La prima pietra della futura Ambasciata Americana a Sarajevo è stata posata. Il palazzone sarà costruito nel posto più bello e più centrale della città. Subito accanto al monumento del presidente Tito.

Sono sicura che Tito, se fosse vivo, non avrebbe niente in contrario sui nuovi inquilini. Con gli americani lui aveva fatto pace già all’inizio degli anni Cinquanta del secolo scorso, subito dopo la rottura con l’Unione Sovietica avvenuta nel 1948. Tito ha rifiutato di sottomettere la Jugoslavia al potere del Komintern, un ente internazionale che riuniva i partiti comunisti.

Il niet di Tito a Mosca provocò un terremoto nel blocco dei Paesi comunisti, applausi in Occidente e una bufera in Jugoslavia. I comunisti jugoslavi, educati ad ammirare e ad accettare senza dubbio alcuno tutto quello che proveniva dall’Unione Sovietica, di punto in bianco si trovarono davanti al dilemma: la madre Russia o la Jugoslavia.

Il demone roditore

10

Sette pensieri sul mio tempo, sette note sulla critica
e un post scriptum sull’eterna scommessa del romanziere

di Massimo Rizzante

1

Definire le parole, le parole che ci stanno a cuore, le nostre parole-chiave. Ecco l’unico compito che dovremmo avere!
Ma definire i contorni delle parole è diventato un compito difficile, soprattutto da quando il cuore delle parole si trova sempre più ai confini del senso. E non c’è niente di più difficile, delicato e disperante che operare con parole che sono continuamente sottoposte a pericolosi trapianti chirurgici.
La ricerca dei nostri temi, delle nostre parole-chiave (senza le quali non si dà arte) avrà bisogno sempre più dell’etimologia come di una forma preparatoria della conoscenza.

Giro di Vite

12

bullonerh4.jpg

Movimento per la vita
(e lo chiamano)
di
Francesco De Girolamo

Noi siamo qui per ammonire
di non fermare una vita innocente
di chi ancora non c’è, ma già sente,
anche a costo di far impazzire,
o far cadere in un abisso,
chi invece già sa di soffrire,
senza scorgerlo in sé, il crocifisso,
cui intonare, sanguinante, gli osanna
nel diritto degli altri, l’inviolabile
dovere del più debole, la condanna,
sacra a qualunque costo,
di ogni atroce sentenza, anche ignota,
di ogni sventura o violenza,
stupro morale, demenza,
inconsapevole di dover essere
sempre grata a qualcuno
della propria insensata sofferenza,
benedetta da Dio,
ben accetta dal padre,
accolta dalla madre,
attesa dallo zio, compassionevole,
dal prete di frontiera che farà
che i bambini vengano a lui,
e che lui venga in essi.

La forza della storia tra i rovi di Dolcedo

12

marino.bmp

di Stefania Nardini

Quel cielo di Francia vicino e distante. I carrugi, la forza delle pietre, il profumo della salsedine. Dolcedo è uno di quei paesi liguri arroccati su per le montagne. Fitto di rovi e di segreti, in cui la vita scorre in un fluire che ha sempre un che di fatale. Terra prossima al confine. Dove, come ha spesso raccontato Francesco Biamonti nelle sue opere, si apre a chi nulla ha da perdere o tutto ha perso….

Per una critica telescopica: genere lirico e sfondi antropologici 1

0

di Andrea Inglese

Voglio proporre una serie di riflessioni non troppo sistematiche, che hanno però almeno due tratti in comune. Si tratta di riflessioni orientate a formulare domande intorno a prospettive di ricerca già avviate, che possono interessare l’attuale discorso critico sulla poesia italiana. E tali riflessioni pretendono di porsi ai margini del discorso critico o, più precisamente, tra il discorso critico e qualcos’altro. Ora questa posizione di margine è giustificata da due ragioni, una teorica e l’altra personale. Condivido, innanzitutto, l’idea di Fortini che lo scopo della critica «consiste nella implicazione di vari ordini di conoscenze in occasione e a proposito della conoscenza di un oggetto letterario» 1. Una critica quindi che, secondo la parafrasi che ne fa Mengaldo, «si pone come mediatrice, ma non fra opera, o autore, e lettori (…), bensì (…) fra il senso della prima e quello che il critico crede sapere in generale della società, realtà, mondo» 2. Ciò significa che il raggio d’azione del critico abbraccia, sul versante specialistico, la strumentazione tipica dell’analisi dei testi letterari, ma su di un altro versante, consapevolmente dilettantesco, esso si apre sul mare magnum dei discorsi non letterari.

sfinge bluastra

81

draesner1.jpg

di Ulrike Draesner

traduzione di Camilla Miglio

(metallo)

canto in pancia

dolore; sono le pareti raschiate
in pancia
ripulite, messe a tacere,
in ogni fibra muscolare, in ogni fibra
manca il bambino –
in pancia. vigono le leggi
della riproduzione, fanno rumore, i
raschiatoi, si aspirano tutto fino in fondo
fino alla radice, a dicembre
in pancia. tavoli d’ospedale
si richiudono, bianchi e raschiati,
voglioso di ogni legge dell’igiene
il tappo nel dorso della mano
rossa
la plastica e beve. ma cosa vuol dire
“nuvola”)

Esperienze poetiche

11

Milano, 8 aprile 2008, ore 21:00
La casa della poesia
(largo Marinai d’Italia)

Quattro poeti leggono testi tratti dalle loro più recenti pubblicazioni :
Biagio Cepollaro, Marco Giovenale, Andrea Inglese, Andrea Raos

Le pubblicazioni:

Il ribelle in guanti rosa

10

charles.bmp

di Linnio Accorroni

Giuseppe Montesano ‘Il ribelle in guanti rosa’, Mondadori, 2007, pag.441, euro 19,00.

Dopo essersi occupato dell’ultimo Baudelaire, quello dell’autoesilio nel Belgio e nella sua “Capitale delle scimmie”, (Oscar Mondadori), dopo la perfetta curatela, insieme a Raboni, del massiccio Meridiano dedicato alla polifonica produzione letteraria del poeta de “I fiori del male”, questo tomone ‘definitivo’ di 441 pagine sembra costituire un esito logico e naturale per Giuseppe Montesano e per la sua lunga fedeltà al poeta francese. Un ‘à nos deux, maintenant’ sotto forma di saggio critico (ma la definizione pecca senz’altro per difetto) che uno dei più validi romanzieri e critici delle ultime leve affronta da par suo. In queste pagine, infatti, ritroviamo ancora più acre e implacato quel furor agonistico, quella tensione ad una ‘Bellezza altra’ che sfavilla nella scrittura, sia di pagine che di recensioni, dell’autore napoletano.

Luci e ombre di Google in Francia

7

Il collettivo Ippolita ha pubblicato per Payot&Rivages La face Cachée de Google, l’edizione francese di Luci e Ombre di Google. Futuro e Passato dell’Industria dei Metadati (IBS, BOL), di cui Nazione Indiana ha già parlato in passato. Il libro è Copyleft, viene distribuito commercialmente ed è scaricabile liberamente dal sito degli autori e qui.

Ho chiesto ai membri di Ippolita una breve intervista, che propongo qui ai lettori di Nazione Indiana.

Corrispondenze da Snova

1

Segnaliamo la comparsa di un nuovo sito internet, www.corrispondenzedasnova.it, prodotto dal Progetto Snova.

Snova è un gruppo di ricerca formatosi nel 2005, che, usando gli strumenti della critica letteraria, teatrale, artistica e dello spettacolo, cerca di mettere in evidenza alcuni snodi problematici e contraddizioni del nostro tempo. Nel 2006 ha pubblicato un volume di saggi letterari, Costellazioni. Letture critiche sull’immaginario, Roma, Lithos. Ora prosegue la sua azione in rete.

Diorama dell’est #9

17

ex-zona-commerciale.jpgdi Giovanni Catelli

Verso Chernobyl

La polvere arriva, in grandi nuvole grigie, dalle profondità dell’Est, quando il corso dei venti si confonde, gli ostacoli delle stagioni s’accasciano, sulle pianure, spalancano il cammino senza difese, alla pressione immensa delle correnti, alle onde argentate che s’infrangono, verso il tramonto, sull’arenile stupito dei nostri sobborghi, sulla roccia friabile di queste case disperse, che non provano ancora l’insidia del mare, non conoscono più la voce rabbiosa, il respiro, il sibilo fermo della cieca distanza.

Variazioni Meridiano – 7: Andrea Raos

14

falcone2.jpgarafat.jpg “L’entytà maffiosa”. Una storia da ridere. (KarmaRoma remix)

(Questa storia da ridere si svolgeva tanti, tanti anni fa:)

Alcuni Stati stranieri si rifiutavano persino di utilizzare il nome ufficiale, Ytalya, e insistevano a chiamarla “l’entytà maffiosa”, semplicemente, come a negarne l’esistenza. Insistevano bene su ogni sillaba nel pronunciare quel nome, fino a farlo soffiare come un serpente in trappola. Il fatto stesso che la “democrazia” detta “Ytalya” esistesse era per loro – quelle democrazie compiute, perfette in virtù del fatto stesso di essere coscienti della propria imperfezione – una “catastrofe”. Si fregiavano di buoni sentimenti nei confronti di un pugno di dannati, di straccioni, che alla nascita di quello Stato si erano visti espropriati delle loro terre e gettati a marcire in qualche no man’s land dalle condizioni di vita indicibili. Rifiutavano di ammettere che quei quattro pulciosi erano loro i primi a disprezzarli, a odiarli, a ignorarli (salvo farsene una bandiera, nel caso, trasformandoli nell’oggetto di una strumentalizzazione politica delle più abiette).

Ma d’altra parte:

Lezioni private

14

lez_priv_foto.jpg

di Mauro Baldrati

Con l’inglese proprio non va.

Il fatto è che alle medie, qua al paese, c’era francese, una lingua bella e facile, anche se bisogna storcere la bocca con quelle “u” e “ue”. Ma quest’anno all’Istituto Tecnico Cosmodemonico mi hanno appioppato inglese obbligatorio e, anche se ho frequentato un corso accelerato di recupero, non combino un accidente. Primo compito in classe: 4; secondo compito in classe: 4; interrogazione: 5 (“ma sarebbe un 4” ha sentenziato il prof, che mi ha pure messo un 3 sul registro perché mi ha beccato a fumare nel cesso).

Ni dieu mais un maître: Jean-Patrick Manchette

8

Come una prefazione
intervista a Jean-Patrick Manchette
boutons-1.jpg

Cosa l’ha spinta a scrivere gialli?
Il caso. Il caso ha spalle robuste. Mi sono trovato da un giorno all’altro nella necessità di guadagnarmi da vivere e di mantenere la mia modesta famiglia. Da un giorno all’altro, perché all’inizio volevo diventare professore d’inglese. In realtà non credo che avrei retto. Già non sopportavo di continuare gli studi. Così, quando tutto faceva pensare che avrei ottenuto un incarico all’apertura dell’anno scolastico, mi sposo con una donna fantastica e mi ritrovo con un presalario di ottocento franchi e un affitto di seicento franchi mensili, che accetto senza pensarci troppo, dicendomi: ce la caveremo. Mélissa, mia moglie, si era appena diplomata in cinematografia e grazie a lei conoscevamo un certo numero di persone; non che siano riuscite tutte a sfondare nel cinema, anzi, quasi nessuno; ma per esempio, eravamo molto amici di Jean-Pierre Bastid, anche se ora ci siamo persi di vista.

A Silvio

41

di Sergio Soda Star

Vorrei urlare, tutto il Paese dovrebbe urlare.
Perché non bisogna essere osservatori politici
per vedere come siamo ridotti: l’Università è nel caos,
non abbiamo neanche la carta igienica nel bagno…
Sto qui e aspetto Prodi, non me ne vado.

(Lorenza, 26 anni, davanti alla sede dell’Unione
a Piazza Santi Apostoli, Roma 10 aprile 2006)

non tanto perché hai mostrato polso fermo quando
per esempio si è trattato dell’articolo diciotto infatti
purtroppo ti sei comportato come un politico francese
qualunque e addirittura alla fine hai fatto finta di niente

nemmeno perché ti sei occupato del fatto che in italia
la giustizia non esiste e in pratica quando cominci
un processo praticamente è meglio che pensi a qualcos’altro
perché il processo dura tipo quarantacinque anni

Bacheca di aprile 2008

62

Spazio aperto alle discussioni e alle segnalazioni.

Le voci, la città. La scrittura per ripensare spazi e accessi

2

particolare_copertina_le_voci.jpg

E’ appena uscito

Le voci, la città. La scrittura per ripensare spazi e accessi,
a cura di Gianmaria Nerli e Luigi Nacci, Firenze, Edizioni Cadmo, con CD audio.

Il volume, diviso in due sezioni, una dedicata ai racconti e l’altra alla poesia, raccoglie i risultati dei lavori di un meeting dedicato alla scrittura e ai giovani autori svoltosi a Fiesole dal 7 al 10 giugno 2007. A impreziosire la pubblicazione un CD contenente la registrazione live del poetry slam – sotto la conduzione del poeta e scrittore Lello Voce – che ha chiuso il laboratorio poetico, e l’intervento tenuto dal critico Andrea Cortellessa nella tavola rotonda.

venerdìrewound

24

robinson-crusoe-and-his-man-friday-giclee-print-c11787251.jpg
di Chiara Valerio

Rivedrò domani le banchine
e la muraglia e l’usata strada.
Nel futuro che s’apre le mattine
sono ancorate come barche in rada.

Ossi di seppia, E. MONTALE

A cinque anni ho preso in mano un coltello per affettare il pane e mi sono tagliato un dito. Una brutta ferita, la falangetta del dito medio pencolava spaventosamente. Mio padre mi ha portato all’ospedale come se una spada mi avesse trafitto il cuore e io stessi morendo. Non ero preoccupato, sapevo che tutto sarebbe andato per il verso giusto e il medio avrebbe perso quella piega innaturale per tornare in asse con le dita di tutti. Il pane di grano duro sarebbe stato il mio ultimo desiderio cosciente. Anche adesso lo è. Non ho mai più toccato un coltello e o una posata. Mangio con le bacchette di legno. Chi mi invita lo sa. Non ho mai più fatto niente, avvitato o martellato o fissato o incollato. Sono stato e sto.