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Seminario Internazionale sul Romanzo 07/08

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Università degli Studi di Trento
Dipartimento di Studi Letterari, Linguistici e Filologici

Responsabile scientifico: Massimo Rizzante
(disegno di Andrea Pedrazzini – Art Director Giovanni Bertolotti)

Al di là del genere

Lunedì 26 Novembre 2007
17.30 Incontro con Keith BOTSFORD
(Via Santa Croce, 65 Aula 3)

Giovedì 13 Dicembre 2007
Fernando ARRABAL
11.00 Jorge Luis Borges (lungometraggio)
(Via Santa Croce, 65 Aula 4)

Milano collusa

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di Gianni Biondillo

Domenica scorsa, 18 novembre, non ho visto la puntata di Report fatta da Bernardo Iovene dedicata a Milano (dal titolo Cara Madunina). Nel giro di pochi giorni, al bar, davanti alla scuola, mentre accompagnavo mia figlia a danza, me ne hanno parlato un po’ tutti e allora l’ho cercata su internet. Sul sito della RAI, fortunatamente, c’è, sia il video che la trascrizione (vedete qui).
In realtà, per il lavoro che faccio, per l’interesse ossessivo che ho per Milano, tutto quello che è stato detto durante la trasmissione non era per me una novità. Ma ammetto che messi uno dietro l’altro, i fatti, davano un evidente idea di manipolazione del territorio che inquietava. Di più: faceva rabbrividire.

Bestie

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di Linnio Accorroni

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Una città come questa

non è per viverci, in fondo: piuttosto
si cammina vicino a certi muri,
si passa in certi vicoli (non lontani
dal luogo del supplizio) e parlando
con la voce nel naso
avidi, frettolosi si domanda: non è qui
che buttavano i loro cartocci gli untori?
G. Raboni

Siamo più o meno una quindicina. Colti, benestanti, tolleranti e democratici, ben vestiti e profumati: uomini e donne, tra i diciotto e i cinquanta. Abbiamo belle auto, ci piace mangiare bene. Siamo appassionati di letteratura, cinema, musica, teatro. Ci riuniamo, una volta per settimana, per parlare di libri o per vedere insieme un film: siamo gentili, raffinati, educati anche negli interventi. Aspettiamo pazientemente il nostro turno, attendiamo che il nostro interlocutore finisca di parlare e riflettiamo, con lucida passionalità, sulla bontà delle idee altrui. Se ci capita di sovrapporre la nostra voce a quella dell’altro, è per un eccesso di fervore, non per emulazione della rissa televisiva che tutti vituperiamo.

La vita come testimone oculare

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di Andrea Bajani

Andrea Canobbio ha scritto una confessione. Sospeso tra il racconto e il reportage, ibridato da innesti di prose diverse e immagini, Presentimento (pp. 92, euro 7, nottetempo) è innanzitutto la confessione di una menzogna perseguita con determinazione. La menzogna della letteratura. A tre anni da Il naturale disordine delle cose (Einaudi, 2004), Canobbio ha scritto un racconto intimo, bellissimo, quasi un consapevole, provocatorio falò della sua produzione precedente. Ogni pagina, ogni brandello di confessione, pare benzina cosparsa sui fogli dei libri elencati in bibliografia. E però contemporaneamente Presentimento non è che la naturale conseguenza, di quei libri, come fosse contenuto in tutti gli altri in filigrana.

Terremoto

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di Franco Arminio

Dalle mie parti siamo tutti esperti di terremoto, almeno quelli che quando venne la scossa erano adulti: ventitré novembre 1980, le sette e mezza della sera, la terra fa tremare tutto l’Appennino meridionale, l’epicentro è tra le province di Avellino, Salerno e Potenza, una decina di paesi completamente distrutti (Conza, Laviano, San Mango, Sant’Angelo dei Lombardi, Lioni, solo per ricordarne alcuni) altre centinaia danneggiati più o meno gravemente, tremila persone morte, schiacciate dal peso delle case rotte, adesso penso al fatto che non tutte sono morte subito, c’è chi sarà rimasto in agonia per qualche ora, chi avrà sentito i soccorritori che stavano per raggiungerlo e non ce l’hanno fatta a prendergli le mani, il terremoto dal punto di vista dei morti è una cosa fatta di travi sulla pancia, di buio, di gambe rotte, è un trovarsi nella spina della vita all’improvviso,

Che cos’è la “poesia onesta” di Saba?

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di Umberto Fiori

“… il poeta, presuntuoso, patetico, importuno, come sono soliti esserlo i poeti, questa persona che sembra satura di possibilità e di grandezza, anche di grandezza etica, e che tuttavia, nella filosofia dell’azione e della vita, raramente giunge alla comune onestà”.
Friedrich Nietzsche, La gaia scienza

Tra i tanti grimaldelli vecchi e nuovi che ingombrano gli scaffali della nostra critica letteraria ce n’è uno che varie volte mi ha morso nel vivo e sul quale ho deciso, a un certo punto, di tornare a riflettere: si tratta della categoria di “poesia onesta”.
Onesto: velenoso attributo. Mentre loda, ridimensiona in effetti ciò che qualifica, gli sottrae ogni valore specifico, lo riduce -per così dire- alla sua bontà. Si chiama onesto, in genere, qualcosa o qualcuno che non ha troppe pretese, che si limita a svolgere modestamente, decorosamente, mediocremente, la propria funzione. Una tale pacca sulla spalla, chi ambirebbe a riceverla? Attribuire una simile virtù equivale, il più delle volte, a dire che chi la possiede non ha talento sufficiente, sufficiente coraggio, sufficiente astuzia, per imporsi con le buone o con le cattive, con l’eccellenza o con l’inganno. Applicato alla poesia, poi, il complimento rischia di suonare un po’ come quelli che si fanno alle ragazze che la natura non ha favorito: “E’ un tipo”, “E’ tanto brava”, e simili.

Concerto in minuscolo punteggiato

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di Marco Saya

solfeggio. 4/4.

do-orre, 4 volte,
leva la sveglia batte l’amor(t)e.
pause di respiro.
flash di intermittenza.
luci impazzite del microonde.
“dove corri?” , “in ufficio” meccanica risposta-suono.
suona il cell.
numero privato chiama.
“chi e?’” o “chi non è?” persevera il controllo.
meccanicizzo il mio stare.
come un orologio.
a ogni quarto il ticchettio.
Il successivo un’azione conclamata.
“so what”. così è.

Trasumanar, organizzar e traslocar

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di
Francesco Forlani

Forse è vero che a quarant’anni le cose ti parlano diversamente. Perché di cose si tratta, o piuttosto dell’ascolto che si riesce ad avere di esse. E a come metterle nelle scatole di cartone. Anche ora che ripenso alla volta in cui seduto sul futon spacchettavo l’ultimo lotto di libri e mi ripetevo, che finalmente era l’ultimo, di trasloco. Salvo poi ripartire. Quattordici in tutto, e partenze come spartiti, dove collocare, scollocare, spacchettare, impacchettare, riempire svuotare, gettare, conservare, sparadrappare, recidere frammenti di tempo, corredati di didascalie. Aprire ferite e chiuderle. O almeno, cercare di farlo.

Attenzione! Uscita operai

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Il 26 novembre in libreria il primo cidilibro sul mondo del lavoro:
una brillante antologia di racconti,
un cd dalla musica travolgente

ATTENZIONE!
USCITA OPERAI

Uno spaccato ironico e tagliente sulla vita dei lavoratori di oggi.
Un incontro tra parole e musica da cui emergono tutte le ipocrisie di un sistema (non) funzionante.

Cosa significa lavorare oggi? Un gruppo di autori che vede partecipi anche scrittori di Nazione Indiana (www.nazioneindiana.com), il blog letterario più letto di Italia, e il vincitore del Premio Chiara di quest’anno, Luca Ricci, affrontano in questa antologia lo sconsolante mondo dei lavoratori, sempre in bilico tra flessibilità e precarietà, desiderio di far carriera e difficoltà di arrivare a fine mese.
Quattordici racconti leggeri e ironici che smascherano la diffusa ipocrisia di un sistema solo in apparenza funzionante.
Pubblicitari e spazzini, autisti, artisti… Ritratti di professioni che sono soprattutto ritratti di persone, in cui riconoscere se stessi, il proprio capo o l’amico, per sorridere o per riflettere. Parrucchieri, modelle e dentisti, ognuno con le proprie storie da raccontare — talvolta divertenti, talvolta drammatiche — ma tutti, alla fine, lavoratori. E tutti con un’unica domanda: come sopravvivere ?

L'”angelo della storia” e la coralità della memoria

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su Tadellöser & Wollf di Walter Kempowski

di Raul Calzoni

Nato a Rostock nel 1929, Walter Kempowski vanta una produzione letteraria che comprende sei romanzi e tre testi documentari, apparsi fra il 1971 e il 1984 e poi confluiti in Die deutsche Chronik (La cronaca tedesca, 1999), i volumi della cosiddetta «Zweite Chronik» («seconda cronaca», 1991-2006), i diari collettivi relativi alla seconda guerra mondiale del monumentale Das Echolot (L’ecoscandaglio, 1993-2005) e quattro diari intimi (1990-2006). A detta di molti critici, i nuclei tematici ai quali tale opera si richiama possono essere ricondotti ad alcuni episodi drammatici della biografia dello scrittore, ovvero alla distruzione di Rostock sotto i bombardamenti alleati del 1942, alla morte del padre sul fronte orientale del conflitto pochi giorni prima della caduta della Germania, all’occupazione sovietica della sua città natale nel dopoguerra, all’arresto con la madre e il fratello per spionaggio nel 1948 e alla successiva condanna a 25 anni di reclusione a Bautzen, penitenziario dal quale venne rilasciato su amnistia nel 1956.

Balestrini / Niblock

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Teatro i

giovedì 22_11 20:30
LETTURA SCENICA di GLI INVISIBILI di NANNI BALESTRINI
voci NANNI BALESTRINI e SERGIO BIANCHI
percussioni GIANLUCA RUGGERI

La lettura scenica sarà preceduta da un dialogo tra Aldo Nove e Nanni Balestrini

Ingresso gratuito

Agnus Dei

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di Mauro Gorrino

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C’era una volta il racconto poliziesco d’antan, quello delle menti lucide e brillanti, delle prodigiose macchine da indagine che accompagnano il lettore in un viaggio quasi puramente conoscitivo negli spazi del male e della colpa. In questi racconti l’esperienza dell’investigatore e del lettore è priva di angoscia e di coinvolgimento, non sono toccati in alcun modo dal male, passano da una situazione in cui alcuni fatti non sono chiari e il colpevole non è noto a un’altra in cui tutto felicemente si svela attraverso l’indagine. L’investigatore è quasi sempre un battitore libero, la sua ragione di essere è l’esercizio cerebrale al di fuori di ogni vincolo organizzativo e anche etico che deriverebbe dall’appartenere alle forze dell’ordine.

Ritratto di signora con tatuaggio e pasta alla puttanesca

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di Michele Monina

“Se cercate la ragazza è il campanello più in alto”, mi dice un muratore, con un lieve, impercettibile accento delle montagne sopra Bergamo. Ora, a parte la stranezza di sentirsi chiamare con il Voi, come negli ultimi dieci anni, credo, capita solo ai protagonisti dei fumetti della Bonelli, c’è pure questo mistero di come abbia capito, il vecchio magùt intento a impastare cemento, che in effetti stavo cercando la ragazza, la cantautrice L’Aura, nello specifico. Cos’è, c’ho scritto in faccia che mi occupo di musica? Del resto, a pensarci bene, l’aspetto più strano è che a sentire le sue canzoni, quelle del nuovo album Demian, motivo che mi ha spinto fino a qui, come quelle del suo esordio Okumuki, il termine ragazza proprio non ti viene in mente.

Vaganza

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di Antonio Sparzani

il Po a Piacenza

Improvvisamente la strada del centro storico, la via Mazzini, si interrompe per diventare una scalinata, scende fin laggiù – qualche oleandro segna l’interruzione – niente più auto dunque e neanche biciclette, a meno di portarle a mano o di avere cerchioni e fondo schiena foderati di bronzo. Del resto, per andare laggiù, è un attimo, basta fare il giro per un altro paio di stradine.

È un buon momento per vagare pigramente

Tentata evasione dalla poesia

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di Franz Krauspenhaar

Le poesie sono spesso corone di fiori
funerali sfilano come auto col muso lungo
è tutta una processione di cose amare
e allora lasci perdere, meglio crocifiggere
il tuo pesce alla brace.

Sono un uomo di mondo

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vigile.jpg di Sergio Garufi
Parto per Cuneo. La manifestazione è Scrittori in città, un festival letterario giunto alla nona edizione. Il primo dei tre incontri cui sono stato invitato è un dibattito sulla critica. Vi partecipano Andrea Cortellessa, Stefano Salis e il sottoscritto (come a dire: Churchill, Roosevelt e Pecoraro Scanio). Piero Sorrentino modera il tutto. La sala è piena, l’età media è 70 anni. Dopo una breve introduzione di Piero (che avevo supplicato in precedenza di non interpellarmi subito), in cui si ribadisce lo stato comatoso della critica sulla scorta delle riflessioni di Lavagetto, Cortellessa parte con una dissertazione dottissima volta a difendere il mainstream, a suo dire trascurato dai critici dei media più diffusi a favore della letteratura di genere. Gianni Biondillo in disparte medita la vendetta che consumerà di lì a poco. Salis obietta che compito dei curatori dei supplementi letterari dei quotidiani come il suo (Il Sole 24 ore) è innanzitutto parlare dei libri più venduti, quelli che interessano maggiormente il pubblico. A questo proposito cita il Codice da Vinci, e a Cortellessa scoppia un’eruzione cutanea sul viso.

Il sangue dei giusti

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Libreria Spartaco-Interno 4, Santa Maria Capua Vetere
venerdì 23 novembre, ore 19.00
“Scrittori in carta e ossa. Una sera con…”
DANILO CHIRICO e ALESSIO MAGRO
autori del libro – assieme a Claudio Careri- Il sangue dei giusti
(edizioni Città del Sole, 2007),
Interventi e dibattito con
TANO GRASSO e MAURO BALDASCINO
Modera RAFFAELE LUPOLI

Nel libro si racconta la storia di Ciccio Vinci e Rocco Gatto, impegnati contro la ’ndrangheta e per questo uccisi nella Calabria degli anni 70.
A trent’anni da quegli eventi che senso ha ricordare le vittime? Come sono cambiate le mafie da allora? Quali strategie la società civile deve mettere in campo?

Il triplo livello di Chesil Beach

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di Christian Raimo

L’ultimo libro di Ian McEwan si potrebbe recensire anche in cinque, dieci righe. Chesil Beach (Einaudi, euro 15,50, traduzione di Susanna Basso) è appunto un buon libro da spiaggia, peccato che in Italia non sia uscito prima dell’estate come in edizione originale. Lo scrittore inglese fa quello che sa fare, con onestà e mestiere: sviluppa un quarto d’idea (il racconto del fallimento della prima notte di nozze di due sposini impacciati nell’Inghilterra pre-emancipazione del 1962) fino a dilatarlo – attraverso movimenti temporali, piccole digressioni, accelerazioni e sintesi, brevi scorci sociologici – e farlo diventare un romanzo esile, 136 pagine di narrativa accessibile a un pubblico vario e mediamente colto. È un abitudine che forse hanno gli scrittori giustamente incensati e pressati dal grande pubblico e dalle grandi case editrici: mostrare di saper confezionare questi esercizi di stile, questi piani-sequenza manierati di letteratura portatile – e in questo Chesil Beach vale un Cosmopolis di DeLillo. Punto, fine.

Quelli che vengono dall’altro mondo. Tolleranza o uguaglianza? (1)

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images-alien.jpg di Andrea Inglese

L’inciviltà a venire

Una certa sinistra, sia di governo sia di cittadini, ripete da tempo che la “sicurezza” non è una questione che si può lasciare alla destra, anche perché la “sicurezza” non è una questione connaturata alla destra. Su questo punto, sono perfettamente d’accordo, a patto che si definisca preventivamente quali fenomeni siano compresi sotto il concetto di “sicurezza”. (Dovremmo, allora, fare l’elenco delle varie voci connesse all’insicurezza sociale: l’insicurezza formativa, salariale, abitativa, delle condizioni di lavoro, sanitaria, ecc.) Ma la convinzione che lo straniero sia innanzitutto una “minaccia”, da cui bisogna difendersi con urgenza, in modo istituzionale o informale, con leggi d’emergenza o vigilanza cittadina, questa convinzione può essere situata legittimamente da qualche parte, nell’arco delle opzioni politiche e ideologiche della nostra repubblica? È una convinzione solo di destra? O è qualcosa di “trasversale”, per usare un termine oggi molto rassicurante? Ad una semplice analisi di realtà, questa convinzione si rivela per ciò che veramente è: un’idea basata su presupposti razzisti ben radicati. Ma il razzismo non è un’opzione politica, per minoritaria e reazionaria che sia. Esso è solo l’estrema inciviltà, la barbarie. Ma una barbarie che può, oggi, insediarsi nel normale funzionamento di stati che si definiscono democratici.

Vi segnalo

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vorrei che molti conoscessero la situazione di Sante Bernardi, per la quale il suo blog parla da solo: forse qualcuno può dare una mano. (a.s.)


	            

Tor: lezioni di guida – 3

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di Marco Calamari

La difesa dell’anonimato in rete e l’autotutela sono alla portata di tutti: terzo step nell’utilizzo di Tor, alla conquista di Privoxy. Pochi clic per un nuovo mondo
Fino ad ora abbiamo considerato l’uso di Tor come applicazione isolata, e descritto e risolto alcuni problemi elementari che possono compromettere il livello di privacy ed anonimato raggiungibile con il suo uso. Oggi affronteremo il problema da un punto di vista diverso: porremo al centro dell’attenzione non i software che girano all’interno del PC, ma piuttosto il flusso di informazioni che si muove tra il PC ed internet, indipendentemente dai programmi che lo generano.