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La bella estate

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ovvero La ballata del (cinema) lavavetri

di Lorenzo Esposito
Mi sarei dovuto arrestare al titolo. Non all’esattezza funerea dell’eco pavesiana, ma alla secchezza del lavoro d’inconscio veggente che si chiama cinema (che è origine copia plagio scarto deviazione generazione morte: ‘la ballata del lavavetri’ si intitolava film non dei migliori – italiano? polacco? – di Peter Del Monte). E dis-mettere subito, nel vuoto d’argomenti che svolazza sotto la canicola – cioè chiudere in men che non si dica la questione risibile che nasconde ed è indicatore di ben altro: a fare schifo non è il derelitto formicaio appostato ai semafori d’incrocio, né l’inesistente racket, ma la vigliaccheria mediobenpensante di quello che accelera, di quell’altro che aziona i tergicristalli, nessuno capace di un semplice no (è a questo circo di piccole inciviltà e grande ipocrisia che i sindaci assicurano protezione).

Amare contro

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di Tina Nastasi

Joyce Lussu

Ci sono pidocchi attorno a me, e muri. Ci sono ginocchia che si incriccano a ogni piè sospinto e occhi pesti e ricuciti per le cadute. Ci sono schiavitù e vecchiaia sotto il mio cielo: maledetto istinto alla sopravvivenza!

Che posso fare? E’ così. E’ la legge delle cose qui sulla Terra.

E però – ché c’è sempre un però da qualche parte -, se davvero potessi dire a cuore aperto quello che penso, allora dovrei dire, necessariamente, che questa legge mi fa uscir di senno dalla rabbia.

Tuttavia – ché c’è sempre un briciolo di strada già percorso – mi avvio ad avere un’incerta età, mi accorgo che questa legge vale per questa cosa che sono io e vale per le cose che mi accadono.

E la legge dice: c’è un inizio e c’è una fine; c’è un tempo per tutte le cose.

Ma allora – ché c’è sempre una mano tesa contro da qualche parte – anche per me cosa c’è un tempo. Forse anche tre. Stiamo a vedere.

Ancorché la rabbia resti. E si accovaccia tra le mie mani. E l’urlo in gola diviene sordo: pesa dall’alto sul mio torace, polmoni e cuore si fanno piccoli piccoli.

Che posso fare contro il dolore?

Le mie mani si sciolgono da culla della rabbia e si chiudono in un pugno a sostenere il cuore. E il respiro prende e va, liberamente.

Nuova grafica per Nazione Indiana

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Ho cambiato la grafica del sito con quella che vedi (se ci leggi via feed, dai un’occhiata alla home). Si basa su Sandbox ed Essay di Ian Stewart.

Non avevo capito niente

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di Piero Sorrentino

Se, come ha detto una volta Peter Stein, il “monologo non è mai teatro”, si potrebbe allo stesso modo affermare che “la prima persona non è mai romanzo”. Con un sorriso, il famoso regista tedesco ammetteva che quando assisteva a un monologo sulla scena, istintivamente aspettava, “perché finalmente ci fosse teatro”, che da un momento all’altro arrivasse un secondo attore. Come per le scene teatrali – anche se va detto che negli ultimi anni le cose sono cambiate eccome, e chissà se di fronte alla ormai imperante autorialità egotica della recente produzione Stein la pensa ancora allo stesso modo -, dire io in un romanzo non significa necessariamente allestire un mondo. Quale punto della realtà – figuriamoci del romanzesco… – del resto è più buio, più sconosciuto di quello in cui si consumano i processi chimici e psicologici che ci portano a dire io?

El boligrafo boliviano 10

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misicuni.jpg

di Silvio Mignano

21 luglio 2007

Il cammino da La Paz a Cochabamba abbandona l’altopiano prima di Oruro e sale fino ai cinquemila metri, tra montagne spezzate, dove il deserto è interrotto da una chiesa del Seicento, tozza pietra color tufo, una trachea tarchiata per campanile, o da un emporio di legno e lamiera. Dentro poche varietà di biscotti e aranciate frizzanti in bottiglie di plastica. Fuori, un bambino di un anno aspetta davanti all’ingresso, su una stuoia stesa nell’erba, e guarda fisso davanti a sé, ogni tanto crollando il capo con un sorriso che si ripercuote su di me o sul rubizzo delle sue guance.

I rischi del riutilizzo dei dati

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di Bruce Schneier

Si è saputo della cosa a marzo: contrariamente a quanto negato per decenni, lo U.S. Census Bureau ha utilizzato la documentazione sui singoli individui per calcolare il numero di cittadini americani di origine giapponese durante la Seconda Guerra Mondiale.

Normalmente, il Census Bureau non può, per legge, rivelare informazioni che possano essere collegate a singoli individui; lo scopo della legge è quello di incoraggiare le persone a rispondere alle domande del censimento con precisione e senza paura. E mentre il Second War Powers Act del 1942 sospese temporaneamente tale protezione in modo da poter localizzare i cittadini americani di origine giapponese, il Census Bureau ha sempre dichiarato di aver fornito solamente informazioni generiche su quartieri e dintorni.

Una nuova ricerca dimostra che ha mentito.

Intervista a Marina Warners

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di Marino Magliani

(Di seguito un’intervista dello scrittore ligure residente in Olanda Marino Magliani a Marina Warners, proprietaria della ormai leggendaria Libreria Bonardi di Amsterdam, che molti lettori e autori di Nazione Indiana conoscono, e che compie in questo mese trent’anni di gloriosa attività a favore della cultura italiana fuori dal nostro paese. Per questo, un augurio e un sincero grazie a Marina. FK)

Qualche notizia sulla leggendaria Bonardi, Marina, come é iniziata trent’anni fa, in quanti ci lavorate, i progetti realizzati e quelli in via di realizzazione. E le difficoltà naturalmente.

Negli anni Settanta Paolo Lombardi e io abbiamo avuto l’idea di creare uno spazio culturale per gli emigrati italiani. In Olanda non si trovavano facilmente libri italiani e così abbiamo pensato di aprire una libreria con l’aiuto di Giovanni Carnevali, un nostro amico libraio di Foligno. Il 10 ottobre 1977 aprimmo in Van Oldenbarneveldtstraat 51, Amsterdam West, la prima libreria italiana dei Paesi Bassi. Cominciammo con mobili e mensole di seconda mano, un telefono e duecento libri nuovi dall’Italia. Eravamo aperti solo il pomeriggio, la mattina si doveva lavorare “sul serio” per poter mantenere noi e la libreria.

Ignaz Philipp Semmelweis, il medico

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di Gessica Franco Carlevero

Era di gran moda l’anatomia patologica, a Vienna.
E le gravidanze facili eran di gran moda anche loro, a Vienna.
Noi altri da un morto a una puerpera saltavamo.
Toccavamo, tagliavamo, tiravamo, toglievamo.
E le operazioni ci andavano storte,
le donne anche loro diventavano morte.
Io indagavo, facevo pensieri.
I dottori i morti li trattavano leggeri.
Poi vidi un baffuto fregare sul camice il sangue delle spoglie.
E capii perché le gravide morivano, al momento delle doglie.

SINCRONIE_2007 THE_ENIGMA_MACHINE

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Martedì 16 Ottobre 2007, ore 21
Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia
“Leonardo da Vinci”
Sala delle Colonne – Via San Vittore 21, Milano

Ingresso libero fino ad esaurimento posti. Si consiglia di prenotare.

Prenotazioni e informazioni:
www.sincronie.org
info@sincronie.org

Una luce nel mondo morto

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di Mauro Baldrati

Questo viale deserto, grigio e tremebondo io lo chiamo la Prospettiva Cosmodemonica. E’ diritto, coi platani ai lati, marciapiedi senza pedoni, poche auto parcheggiate, pochi negozi. Non è neanche lungo, è un viale corto, il viale principale del paese fantasma merdacchioso di Mezzaluna.
Lo percorro tre volte, avanti e indietro, con la R4, cercando chissà che, forse di vedere qualche faccia conosciuta, poi rinuncio e me ne torno a casa.
Parcheggio la R4 alla cazzo di cane e entro nella mia vecchia casa a due piani, col piano terra disabitato e il giardino con le erbacce. Salgo le scale, entro nel soggiorno e metto un disco dei Devo a tutto volume. Sono grandi i Devo, i Maciste della New Wave.

Strada a senso unico

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I diktat della memoria

Guardo un programma alla televisione. Un vecchio signore barbuto, con spessi occhiali da miope, muove lentamente le labbra. Sta raccontando gli «ultimi dieci giorni nel bunker di Hitler».
A quel tempo, «messaggero di guerra e di morte», percorreva in lungo e in largo la città di Berlino. Oggi è un pacifista convinto e sorridente che ha appena pubblicato negli Stati Uniti, riscuotendo un grande successo, la propria autobiografia: L’ultimo postino di Hitler. Tutti lo ascoltano attentamente: lo storico, il filosofo, il medico, lo psicanalista, il testimone (un amico di Eva Braun). Si interrogano sulla personalità «deviata» di Hitler e sulla sua morte «misteriosa». Noto sul volto del protagonista un’eccitazione diabolica.

Milano Oltre

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di Helena Janeczek

Cosa c’è oltre? Lo stesso cielo che si finge
fodera sintetica esposta all’aria sporca,
il cielo d’acqua cagliata per l’autunno in arrivo,
persone sparse nell’ora di pranzo che finisce,
persone sotto, sparse, accompagnate dai telefonini,
oltre a Milano c’è Milano Oltre, oltre ai palazzi
i palazzi senza nuvole né sole negli specchi
che sono specchi per specchiare nulla
oltre ai palazzi, magazzini, macchine,container,
nulla di quello che contengono che resta sparso, sotto,
già molto scarso nell’ora di pranzo che finisce
fra i palazzi griffati coi nomi dei nostri grandi artisti
Raffaello, Michelangelo, Leonardo, Donatello
e provo a convertirli in cartoni giapponesi
per vedere se tornano vivi.

Esperienze di qualificazione dell’ascolto della poesia

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A partire da venerdì, 12 ottobre, ore 21.00, a Milano, Spazio Gedeone, in via Coni Zugna 4, si avviano i corsi per piccoli gruppi (max 6 persone) del Corso di Poesia Integrata. Le parole che trasformano di Biagio Cepollaro. Per conoscere i fondamenti di quest’approccio all’ascolto e alla lettura della poesia si può scaricare Biagio Cepollaro, Intervista su Poesia Integrata realizzata da Sergio La Chiusa www.cepollaro.it/CepInconTes..pdf e per informazioni e iscrizioni si può far riferimento al sito www.cepollaro.it\corso\Corso di poesia integrata.htm e alll’indirizzo poesiaintegrata@hotmail.it

La società sparente

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Questa che segue è la prefazione di Gianni Vattimo al volume La società sparente, scritto da Emiliano Morrone e Francesco Saverio Alessio, Neftasia Editore, Pesaro, 2007.

Nel gennaio del 2005, Emiliano Morrone mi spedì per e-mail una lettera aperta pubblicata sul suo giornale, «la Voce di Fiore». Con questa, appoggiato da giovani, mi proponeva come candidato sindaco nella città di Gioacchino da Fiore, dove nel 2004 ero stato per un congresso internazionale sull’abate.
Con qualche perplessità, accettai, certo che non avremmo vinto ma che un po’ di movimento avrebbe aperto degli spazi politici.
Soprattutto, mi intrigava il progetto, costruito dal basso e da giovani – non tutti. Mi appassionai sempre di più in campagna elettorale, nonostante un primo scetticismo dovuto all’esperienza.

Percorsi

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di Antonio Sparzani

capo indiano

Sono stato negli Stati Uniti nell’anno accademico 1971-72. Durante l’estate del ‘72 ho viaggiato in macchina da costa a costa, da New York a Santa Barbara, uno dei campus dell’Università della California. Viaggiavo sfruttando ospitalità organizzate di famiglie più o meno benpensanti degli States, oltre a campeggi e occasionali motels. Cercavo di fare il turista intelligente e partecipe, però facevo il turista. Volevo vedere gli spazi sconfinati dell’ovest, le montagne e le praterie. Volevo anche vedere con i miei occhi gli ‘indiani’, quelli della mia adolescenza dei “film degli indiani” e quelli che avevo poi imparato almeno vagamente a rispettare e a rivalutare. La militanza di allora fortunatamente insegnava anche questo fatto elementare, che gli oppressi, anche se non sono più buoni degli altri, vanno rispettati e, forse più degli altri, guardati come persone.

 

Aut-aut let (First Step)

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DIALOGO DELLA MODA E DELLA MORTE
di
Giacomo Leopardi

Il Tempo annullato – Prove tecniche di eternità

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proust.jpg

di Elio Paoloni

Rispondere immediatamente, senza formulazioni lambiccate. Cos’è l’eternità? Un susseguirsi infinito di tempo, giusto? Un’infilata di secondi, minuti, ore, giorni, mesi, anni, secoli, ere. Una coordinata orizzontale, una fascia millimetrata inteminabile. Un incubo. Al catechismo nessuno di noi aspirava al Paradiso: quella cosa che comincia dopo la morte, da un’altra parte, e va avanti senza interruzione, senza fine. Giorno dopo giorno a contemplare la luce, senza neppure i comfort sensuali dei maomettani. Che palle.

Conversazioni con Giuliano Mesa

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Il Centro Culturale

La Camera Verde

[Roma, via G.Miani 20]

presenta

CONVERSAZIONI CON GIULIANO MESA

 

Primo ciclo: 11 ottobre – 6 dicembre 2007

Per sempre

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di Christian Raimo

Questa è una recensione a Per sempre di Edoardo Nesi.
Ma bisognerebbe fare prima un discorso articolato, complesso sul processo di “ferdidurkizzazione”, di infantilismo di ritorno, che sta avvenendo in Italia. Nel romanzo di Gombrowicz, Ferdydurke, un Gregor Samsa qualunque, un trentenne, si sveglia una mattina e si ritrova trasformato in un adolescente.
E proprio una mutazione di questo genere è quella che riguarda, nell’immaginario e poi nella realtà, anche la generazione di trentenni nostrani, che ogni giorno vengono presi e trattati come – alla lettera – dei bamboccioni.

Togliere parole

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Ho sempre pensato che, in un certo senso, il lavoro del poeta non sia aggiungere parole al mondo, ma toglierne; strappare brani di silenzio e di contemplazione al frastuono e all’orrore che del mondo sono il codice genetico. Anche ora non intendo aggiungere urla alle urla, del resto non saprei nemmeno calcolare i secoli di silenzio necessarî per cancellare le quattro frasi di Marco Travaglio che riporto qui sotto e che riprendo dal blog di Beppe Grillo.

“Allora come si risolvono questi problemi? [gli immigrati clandestini, se ho capito bene] Facendo fatica, facendo politica, facendo delle norme che servano, delle politiche sull’immigrazione di integrazione o anche di repressione nei confronti dei clandestini, identificarli, prendere le impronte. Se è razzismo prendere le impronte a loro, prenderle anche agli italiani, anche a tutti noi e anche il DNA, così ciascuno avrà il suo nome e non potrà dare false generalità. Questo lo si fa investendo soldi e non finendo sui giornali.”

Tuttavia, pur diffidando delle lapidi, voglio qui erigerne una, caduca e telematica, alle voragini di puro, ghignante odio che in questi giorni, semplicemente con più chiarezza del solito, vedo spalancarsi in ogni luogo dell’umano. Mi vergogno, penso che davvero dovremmo vergognarci tutti.

Ottobre piovono libri

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Ottobre Piovono libri
Napoli – Castellammare di Stabia 17ottobre / 12 novembre 2007

Il libro montagna
il libro che va da maometto
4 appuntamenti per far muovere
la lettura in provincia di Napoli

Una rassegna dedicata alla lettura e pensata per promuovere alcune tipologie di libro che hanno normalmente scarsa diffusione e poca visibilità. Completamente gratuita e aperta a chiunque voglia imparare a leggere, a fare o a scrivere libri. Si compone di appuntamenti didattici (corsi di scrittura e di confezione editoriale) e spettacoli pubblici (poetry slam, concerto, esposizione), uno per ogni tipologia: il libro di poesia (orale), il saggio, il libro musicale (audiolibro), il libro d’artista.