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È nata l’associazione Mauta

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I redattori di Nazione Indiana 2.0 hanno nello scorso mese di maggio fondato Mauta, una Associazione che si propone di promuovere iniziative culturali nel più ampio senso del termine mediante vari strumenti di comunicazione. Il primo di questi strumenti esiste già ed è il blog Nazione Indiana.

Altri strumenti sono stati e saranno le Letture Indiane, occasioni nelle quali i soci di Mauta hanno avuto un contatto non virtuale con il pubblico, e la produzione di documenti cartacei che lascino una traccia materiale dell’attività dei soci sia in quanto singoli autori sia in quanto collettivo di scrittura, divulgazione, produzione creativa.

L’associazione Mauta ha un suo sito (www.mauta.org), nel quale verranno riportate e aggiornate le notizie sulle sue attività. L’appartenenza alla Associazione è regolamentata da apposite norme che sono spiegate sul sito.

lit-link parade – Top 10 (from Google)

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Roberto Saviano————-379.000
Giuseppe Genna————–267.000
Valerio Evangelisti————218.000
Babsi Jones———————167.000
Giulio Mozzi———————121.000
Carlo Emilio Gadda———120.000
Tiziano Scarpa—————–74.700
Gianni Biondillo—————-54.900
Giorgio Manganelli————54.600
10° Tommaso Landolfi———-43.800

Passi spiegati

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di Mariasole Ariot

Gianluca Sbrana

Ho contato i minuti senza tener conto del tempo, quando mi sono accasciata alla decima delle sedie chiamate sedute.

Aveva gli occhi stupidi, i tacchi alti, una vetrina di manuali, sulla testa e mi sorrideva elencando le solite domande di dettaglio – ché la circostanza, in quelle stanze, non concede alcun dubbio. Poi mi ha stretto la mano, debole, e mi ha detto: «Vede, ogni sua parola, i suoi gesti, la frenesia del suo cervello e la sua sete sono null’altro che sintomi. E come tali vanno trattati. Questo è bene lo capisca – e se non la capisce, tanto meglio: si affidi a noi. Non posso prometterle di ricominciare a vivere, ma se prende questo almeno non avrà più voglia di morire. E poi, guardi che io mica ho deciso la mia professione per fare del male alla gente, sa? Lo giuro. » Cento grammi al giorno. Quando il corpo avrà la corazza più dura, potremo aumentare fino a cinquecento.

Stronzi di successo

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di Andrea Bajani

A un mese dalla sua uscita in libreria, Il metodo antistronzi è un successo. Il manuale di sopravvivenza aziendale firmato dal professore di Ingegneria sociale Robert L. Sutton, pare proprio vada a ruba. Questo mi sembra un dato interessante, non tanto perché certifica la sana e robusta costituzione del nuovo marchio editoriale Elliot, quanto perché dice il tasso di frustrazione che alberga nel mondo. Mai come nell’ultima settimana mi è capitato di sentir fioccare tanti “stronzi” in libreria, urlati da gente che cercava il libro sui banconi. Di nuovo: più che un successo editoriale, è un allarme sociale. Si tratta di uno di quei casi in cui il tipo di ricezione di un libro è quasi più indicativa del suo contenuto.

Luci e ombre di Google: un libro di Ippolita

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di Jan Reister

Il 35% dei visitatori di Nazione Indiana arriva dopo aver interrogato un motore di ricerca, quasi sempre (33%) Google. Usiamo il servizio di statistiche web Google Analytics, molti di noi usano GMail, Google Maps, Google Earth. La tecnologia di Google ha messo alla portata di tutti grandiose comodità e servizi eccellenti, ma ha causato più sottili cambiamenti sociali e cognitivi e, soprattutto, una certa inquietudine dovuta alla concentrazione di informazioni sulle nostre abitudini in rete nelle mani di un unico attore.
Luci e Ombre di Google. Futuro e Passato dell’Industria dei Metadati
(IBS, BOL) è uno strumenti per capire l’industria dell’informazione digitale, presentata con chiarezza e intelligenza, analizzandone diversi aspetti (la cultura aziendale, l’open source, gli algoritmi, la privacy, quantità e qualità, la critica politica) con taglio divulgativo e con una buona selezione di fonti per l’approfondimento. E’ un’ottima prima lettura sul tema, e una chiara raccolta di riferimenti per gli addetti ai lavori.

Il libro è distribuito commercialmente ed è anche scaricabile liberamente dal sito degli autori e qui.

La punta della lingua 2007

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Poesia Festival

Ancona 11-14 ottobre

Editoriale + Programma

Rieccoci a parlare di poesia con questa seconda edizione del nostro festival. Ancora una volta cerchiamo di farlo senza cadere in sterili accademismi, evitando la trappola dell’autoreferenzialità e dell’orgoglio isolazionistico, con un approccio il più possibile laico.

L’apparente riposo

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di Guido Ballo

agli amici che verranno

Ecco, sono in stato di quiete, è il mio traguardo: contemplare
così, fuori del tempo. Eppure questa pace (l’orizzonte attorno
a emisfero) è come il punto tranquillo in mezzo al moto
degli uragani

(c’è sempre un punto sospeso) equilibrio delle forze

dove la calma si distende.

Perché è questo il fatto: la Terra

sulla quale riposo sembra ferma, un sostegno sicuro, ed ha

almeno due

moti, gira nel giorno e nell’anno

altri sistemi

di soli, satelliti pianeti girano con altri centri altri eclissi. Ma
anche questo involucro che trattiene la forma del
mio corpo, qui

si apre in altri sistemi: gli atomi di questo

composto provvisorio (pelle sangue ossa nervi) mentre me ne

sto fermo

girano

con altri soli e pianeti, l’infinito si apre verso il grande

si divide e moltiplica nel piccolo

i giganti non destano stupore

più di una molecola, lo spazio è sempre tempo l’energia
questo moto continuo spinge

onde invisibili passano i corpi

ne sento i viaggi, verso il piccolo il grande. Per questo sono

antichissimo

l’uomo delle origini (apparente riposo
della contemplazione) materia-plasma nel giro di tutto

l’universo.

1965

tratto da Posta per gli amici [1958-1965], in mâd, Parma, Guanda, 1970.

Diorama dell’est #5

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di Giovanni Catelli

Hlavnà Stanica

Ora puoi stringere il dono dell’istante, al caffè della stazione, a Bratislava, nell’ora dubbiosa che mescola i treni e divide, l’arrivo il partire, la sosta l’addio, l’attesa il ritorno, quali sostanze aduni al ricordo, quali stagioni trattieni alla mano, senza smarrire il peso del giorno, vasta misura di brezze penombre, luci fragori, solo più largo lo spazio fra i gesti, morbido e lento il vagare dei treni, lasco e cedevole il ferro dell’ora, il sole raggiunge i vagoni del sonno, tocca in silenzio le ruggini quiete, varca gli asfalti donati al risveglio, celebra calme stanchezze d’estate.

Addio a Walter Kempowski

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(Riprendo da Adn Kronos. Di Walter Kempowski, autore pressoché sconosciuto nel nostro paese, è in uscita presso Lavieri il romanzo autobiografico “Tadelloeser & Wolff”, prima traduzione di un’opera dello scrittore di Rostock in italiano. La copia era stata appena mandata al grande WK, il quale, purtroppo, non ha fatto in tempo a vederla. Se ne va uno dei più rispettati e importanti scrittori tedeschi contemporanei. FK)

E’ morto ieri lo scrittore tedesco Walter Kempowski, autore della monumentale raccolta in dieci volumi ”Echolot”, testimonianze sul periodo 1941-45. La scomparsa, avvenuta in una clinica di Rotenburg, nei pressi di Brema, in seguito ad un tumore, e’ stata annunciata dalla casa editrice Knaus di Monaco di Baviera. Nel 2005 lo scrittore ottenne il premio alla carriera Thomas Mann, lo stesso anno in cui porto’ a compimento ”Echolot’‘.

Moleskine 3

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moleskine-3.jpgdi Sergio Garufi

Stilos ha chiuso. In molti ne hanno rimarcato i difetti: il provincialismo delle foto e delle didascalie degli autori dei pezzi, la diffusione non proprio capillare, il tono quasi esclusivamente elogiativo degli articoli, l’assenza di retribuzione, l’eccessiva autoreferenzialità. Avendoci collaborato per 4 anni, potrei aggiungerne altri, come il fatto che spesso i pezzi venivano tagliati arbitrariamente, senza avvertire l’autore, e questo faceva infuriare molti. Ma è pur vero che il giornale nacque su basi volontaristiche, e che il lavoro di Bonina, svolto nei ritagli di tempo, doveva essere molto faticoso e ingrato. Il pregio principale è stato quello di ospitare le voci che si ritenevano meritevoli senza badare ai titoli, cosa che accade assai di rado nelle riviste letterarie tradizionali. Io fui uno di questi fortunati. Qualcuno segnalò a Bonina un mio articolo in rete e questo fu sufficiente per farmi entrare nel giornale. Lì avvenne il mio esordio su carta, se si eccettuano due fugaci comparsate su oscure riviste accademiche ai tempi dell’università.

Tutto è puro per i puri

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di Giorgio Mascitelli

Colui che chiamiamo puro è chi estende alla realtà quelle cautele che noi applicchiamo solitamente verso noi stessi (Ion Cocinescu)

Se tutto è puro per i puri, cominciamo con il dire che allora il puro non sa di essere puro, ma si considera normale. Le cose saranno da lui viste nella luce della purezza che sarà la loro luce standard. Egli non potrà mai dire del mondo come gli è apparso alla sua visuale pura, ma ripeterà, come fanno tutti, almeno al principio, quelle idee sentite da altri che più gli piacciono. E dunque dirà che il mondo può essere meraviglioso o orrendo o contraddittorio o disonesto, come chiunque altro. L’osservatore esterno esperto potrà però cogliere certe sfumature nel vedere il mondo o meglio i suoi episodi, che gli proveranno la purezza del puro.

Il libretto arancione

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di Christian Raimo

Purtroppo è un libro abbastanza noioso questo “libretto arancione” di Walter Veltroni, La nuova stagione (Rizzoli, pagg. 142, 10 euro), che dovrebbe essere la piccola summa delle ragioni fondanti del Partito Democratico, ed è in realtà l’edizione per libreria – ottenuta con una semplice conversione dei file da Word a XPress – di cose che Veltroni aveva già pubblicato più o meno altrove. Purtroppo – a dispetto dell’intenzione dell’autore stesso di produrre uno “shock di innovazione” – è un’occasione sprecata per chi l’ha scritto e per chi ne dovrebbe essere il destinatario; prima degli altri, forse, quelli che vorrebbero andare a votare alle primarie del 14 ottobre. Un’occasione sprecata per confrontarsi, capirsi, parlare, trovare un terreno comune, vicinanze e distanze, una dialettica, rispetto una cosa ancora così evanescente come il Pd.

Considerazioni a margine di Umbria Jazz – 2

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milesdavis.jpg di Sergio Pasquandrea

[continua da qui]

E infine arrivò il bebop.
Anche qui luoghi comuni: Bird e Dizzy e compagni si ribellavano allo swing commerciale e facevano questa musica nera, orgogliosamente nera, piena di ritmi bizzarri, e soprattutto non-ballabile, piena di frasi arzigogolate e guizzanti. Lo capiamo solo noi, bianco, questa è la nostra musica, lo swing è musica vecchia, noi siamo il futuro.
Tutte cose vere solo per metà. Ma una cosa è certa: è qui che il jazz comincia a staccarsi dall’entertainment e a proporsi come arte. E, ancora più importante, il jazz comincia a non essere solo pittoresco, o divertente, ma anche cool. Per essere hip si doveva ascoltare quella musica. Gli hipsters avevano anche un loro costume, lo zoot suit, fatto di pantaloni con la vita altissima, larghi lungo le gambe ma stretti da molle alla caviglia, e giacche coloratissime con le spalle spropositatamente ampie. Oppure imitavano Dizzy Gillespie, con il suo basco, gli occhiali neri e la “mosca” di peli sotto il labbro. Norman Mailer descrisse l’hipster come un “negro bianco”, proveniente dalla classe media che “cercava di deporre la propria ‘bianchezza’ e adottare quello che credeva fosse lo stile di vita rilassato, spontaneo, cool degli hipster neri”. Era un modo per segnalare la propria appartenenza a una confraternita, un gruppo chiuso.
Questi due fatti hanno conseguenze importanti: perché ancor oggi, se si chiede all’uomo della strada che cosa gli evoca il jazz, la risposta sarà: o una musica “difficile” (ergo: ostica, faticosa da ascoltare, non fischiettabile), oppure una musica che evoca una certa aura di coolness.

Big Brother State – un corto di David Scharf

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Big Brother State è un film educativo su ciò che i politici chiamano protezione della nostra libertà, ma che noi definiremmo meglio leggi repressive. Da quando il terrorismo è diventato una minaccia globale, specie dopo l’11 settembre, molti governi hanno varato leggi che, essi dicono, aumenteranno la sicurezza nazionale. E’ ovvio invece che queste leggi hanno un altro scopo: permettere agli stati di avere sempre più controllo sui cittadini, a discapito della nostra privacy e della nostra libertà. (dal sito del cortometraggio)

www.bigbrotherstate.com

Intervista a Giancarlo De Cataldo

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cataldo1.jpg

di Gianni Biondillo

[allego qui la versione estesa di un’intervista fatta a Giancarlo De Cataldo per GQ. Quella pubblicata nel numero di agosto, per capirci, è lunga circa la metà]

Vivo un mio personale conflitto d’interessi. M’è stato chiesto di intervistare un amico, Giancarlo De Cataldo. Potrebbe diventare abbastanza rischiosa la deriva indulgente, la sviolinata in tempo reale, il, per dirla alla maniera di Quentin Tarantino, “farsi i pompini a vicenda”. Ma sono abbastanza certo di non cadere in tale tentazione. Ho dalla mia la fortuna di averlo conosciuto, e rispettato, prima come scrittore e poi, solo poi, come persona.

Oralità e scrittura in Gadda 2

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(Prima parte qui)

Eros e Priapo: oltre il pamphlet

di Andrea Inglese

Nel suo saggio sul pamphlet moderno, Marc Angenot ricorda: “la forma primitiva ed elementare del pamphlet è l’invettiva ; lo spettacolo dello scandalo e dell’impostura richiede innanzitutto l’esplosione della collera, l’abreazione aggressiva, tanto più aggressiva dal momento che l’autore del pamphlet si sente invaso, minacciato e impotente”. Queste osservazioni si attagliano perfettamente alla condizione di Gadda, il cui sentimento d’impotenza ed esclusione, rispetto all’entusiasmo condiviso nei confronti del regime, è direttamente proporzionale allo sfogo verbale aggressivo presente in Eros e Priapo.

Poesia d’amore (in qualche modo)

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di
Francesco Forlani

Deve esserci un modo (un mondo)
per non tacere di nuovo il grido
di una mancata paternità
di una normalità agognata
e assassina.

Una chiave di volta ci sarà
(un risvolto) che non sia parola
que des mots que des morts
e alla ferita faccia da medicamento
dia sollievo.

Buràn, scritture invisibili dal mondo

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buran.jpg

Vanta collaborazioni con il British Council di Londra e con la Boston University. Pubblica il racconto che ha vinto l’ultimo prestigioso Million Writers Award. Scopre talenti e scritture dalla Cambogia, dal Ghana, dall’Estonia e dal resto del mondo. E’ il nuovo numero di Buràn (http://www.buran.it), rivista letteraria online che insegue storie e racconti in tutta la Rete mondiale, traducendole – esperienza unica nel nostro Paese – per la rete italiana. Il Materiale, la sezione monografica della rivista, in questo numero ha per tema Il Conflitto, declinato in molti sensi (bellico, sociale, economico, interiore) per indagarne i margini, gli strascichi, la quotidianità. La sezione Immaginario propone invece storie che regalano al lettore l’altro e l’altrove della narrazione in rete. Ci sono Mondi e Voci, là fuori; Buràn è in ascolto.
(per contatti: redazione@buran.it)

Do you remember la solidarietà?

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di Remo Bassini 

Due ricordi. Magari imprecisi.
Ero ragazzo.
Un giornale scrive che i portuali di Genova hanno fatto uno sciopero contro il regime di Pinochet. Proseguo nella lettura. Nello stesso giornale c’è scritto che alcuni diplomatici del governo di Pinochet sono stati ricevuti – c’è anche la foto: sorridono tutti – dal governo cinese, nonché maoista, nonché comunista. Bene.

Genova non è finita 1

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[ho chiesto a Blicero, di Supportolegale, un aggiornamento (più o meno) settimanale sui processi che si stanno svolgendo a Genova sui noti fatti del G8. Questo è il suo primo dispaccio. G.B.]

pestaggio.jpg

di Blicero

Sono passati sei anni dal G8 di Genova, e ogni volta parlarne per cercare di dare un’idea di quello che ha significato e di quello che significa ancora oggi diventa sempre più difficile. I giorni di Genova e le loro conseguenze sono un evento estremamente complesso, dai chiaroscuri ancora tutti da definire, un pezzo di storia ancora poco digerito sia da chi lo ha vissuto sia da chi vorrebbe assumersi la responsabilità di includerlo o escluderlo dalle storiografie ufficiali.
Genova è ancora viva, non solo nella nostra memoria, che dimentica fin troppo in fretta, ma anche nel lavoro quotidiano che diverse persone – sempre troppo poche – svolgono quotidianamente seguendo i processi che rappresentano una delle responsabilità più gravose di quei giorni.
I processi stanno arrivando alla loro conclusione (intorno a questo inverno). Questo primo dispaccio vuole essere un modo per familiarizzare i lettori di questo blog con la densità che gli eventi di Genova ancora hanno nella nostra vita di tutti i giorni. Genova è tutti i giorni.

Oralità e scrittura in Gadda 1

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(Nella discussione scaturita dal suo ultimo post, Massimo Rizzante ha ricordato come la storia del romanzo sia in gran parte dipesa dalla capacità dello scrittore di captare il magma dell’oralità, per iscriverlo all’interno dell’architettura narrativa. L’oralità è il mostro che il romanziere deve domare, affinché la lingua in cui scrive non sia lingua “libresca”. Sfida ardua, intorno alla quale si è giocato il destino di alcuni capolavori. Ma il problema tocca anche altri generi.)

Eros e Priapo : oltre il pamphlet

Di Andrea Inglese

Partiamo da una prima constatazione: Eros e Priapo (Da furore a cenere) di Carlo Emilio Gadda è un testo anomalo, che pone un immediato problema di collocazione all’interno delle categorie di “genere”. Esso viene generalmente annoverato nel genere pamphlet, sebbene non sia del tutto pacifica l’appartenenza del testo di Gadda ad un tale genere. O meglio, converrebbe subito esplicitare quali siano gli aspetti, e non secondari, che rendono Eros e Priapo un pamphlet assai particolare. Per fare ciò, cominciamo con il dare la parola all’autore.