I diktat della memoria
Guardo un programma alla televisione. Un vecchio signore barbuto, con spessi occhiali da miope, muove lentamente le labbra. Sta raccontando gli «ultimi dieci giorni nel bunker di Hitler».
A quel tempo, «messaggero di guerra e di morte», percorreva in lungo e in largo la città di Berlino. Oggi è un pacifista convinto e sorridente che ha appena pubblicato negli Stati Uniti, riscuotendo un grande successo, la propria autobiografia: L’ultimo postino di Hitler. Tutti lo ascoltano attentamente: lo storico, il filosofo, il medico, lo psicanalista, il testimone (un amico di Eva Braun). Si interrogano sulla personalità «deviata» di Hitler e sulla sua morte «misteriosa». Noto sul volto del protagonista un’eccitazione diabolica.



