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Fuoco Amico / Jacques Kovalsky

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Il testo che segue lo aveva scritto per il numero 1 di Sud Jacques Kovalsky. Il tema era quello del fuoco amico da intendersi in tutte le sue accezioni: politica, letteraria artistica. E così avevo chiesto al mio amico, colonnello medico dei Sapeurs Pompiers di Parigi, di scrivermi un articolo. La sua testimonianza, resa quattro anni fa, in questi giorni in cui il Sud brucia, mi sembra un giusto omaggio a quanti si battono, militari, civili, volontari e , naturalmente, pompieri, contro un nemico tanto temibile quanto spietato.

PUNTARE IL FUOCO
di
Jacques Kovalsky
traduzione di Francesco Forlani
Il sole, fuoco assoluto, che quest’estate brucia, dissecca e uccide: amico o nemico? Gli ospedali e altri servizi di emergenza, di fronte alla malattia e alla morte accertata di migliaia di persone in tutta Europa, hanno una propria opinione sull’argomento: non amano affatto il fuoco e la calura di quest’estate del 2003. I viticoltori incontrati nel corso delle vacanze ci vanno invece più cauti. A sentirne uno, proprietario di antiche vigne profondamente radicate nel calcare, l’uva è ricca, imbevuta di succo, promette ‘emozioni’ enologiche; per un altro, i cui ceppi sono più giovani, i chicchi sono troppo piccoli, la maturazione troppo rapida, la vendemmia difficile, la vinificazione peggio ancora e la qualità è ben lontana dall’essere assicurata.

Il pianeta è un posto poco sicuro (il pianeta è un posto pauroso)

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dscf1218.JPG di Andrea Inglese

a Franzisko e Franzone: poli francescani della mia idiozia

Il faro dell’illuminismo lombardo, ossia il quotidiano di Varese «La Prealpina», pubblicava il 10 luglio scorso un’interessante analisi del celebre elzevirista Boni, che scriveva in un editoriale intitolato Italia paese poco sicuro: “Nove persone su dieci si dicono preoccupate per il crescente numero di episodi di criminalità e ritengono che l’Italia sia diventata un Paese poco sicuro. Un clima di incertezza che si concentra maggiormente nelle regioni del Nord, quelle con la percentuale più alta di migranti.” Mi sia permesso di dire che la visione di Boni è del tutto ottimistica. Credo sia ora di affrontare il problema alla radice: non solo il Nord, non solo l’Italia, ma il pianeta tutto è in larga misura fuori dal nostro controllo. Il pianeta non è più un posto sicuro. Non è più un luogo dove portare a passeggio i propri bambini.
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Il pianeta è un posto poco sicuro, non può essere del tutto rassicurato, il pianeta manca di sicurezza. (Ha un carattere debole, esita, è sfiduciato.)

Il pianeta è un posto poco sicuro, meglio sarebbe stare chiusi in casa, ma stando attenti a non rimanere chiusi dentro. (Meglio stare chiusi fuori, potendo nel caso scappare dentro. [Quelli rimasti dentro, spesso sono stati estratti fuori quasi morti. Senza contare i murati vivi.]).

Il pianeta è un posto poco sicuro, va illuminato meglio, anche dietro al muro, o sopra, nelle siepi, sott’acqua, dove regna, di notte, il lato oscuro, lì si deve intervenire con fari e lampi, ma senza accecare, senza esagerare. (Ci sono stati casi, molti, di sbandamento, salto di corsia, frontale secco, per via dei lampeggianti, delle luminarie disseminate ovunque, anche tra i sedili, o tra i piedi, nella bocca dei cani randagi.)

Il pianeta è un posto poco sicuro, tira un sacco d’aria, che colpisce la faringe, poi i polmoni, la colonna vertebrale, il collo, i bulbi oculari. È consigliabile coprirsi, ma coprire soprattutto, con teli impermeabili e gran tendaggi di feltro, e doppi vetri, strisce di nastro adesivo lungo le fessure, anche sulla bocca del compagno, da dove sale un venticello malizioso. (Attenzione, però, il proprio respiro, benché rischioso in luoghi umidi, è ritenuto comunque necessario.)

Il pianeta è un posto poco sicuro, per via dei finti cibi, autenticamente artificiali, ma contraffatti dopo, artificiosamente, da falsari senza dubbio orientali. (Polli allevati a siringate di veri antibiotici, contraffatti da polli siringati da antibiotici scaduti; polli che ingozzano soia veramente modificata, contraffatti da polli che ingozzano approssimazioni di soia poco identificata.)

Il pianeta è un posto poco sicuro, in quanto lo straniero entra come vuole nel paese, persino ci vive lavorando tanto, dormendo poco, e mangiando male. Questo primitivismo va corretto, lo straniero educato, piegato alle regole, al contratto giusto: e cibo buono, cappotto bello, auto fiammante. (Col rischio dello straniero ricco e altezzoso, e dell’indigeno porco e povero: quello che schifosamente usa tovagliolo e forchetta, quest’altro che pateticamente si sputa in mano e si liscia i cappelli.)

Ogni giorno, sul nostro pianeta, avvengono terribili, ingiustificati, incidenti di cui sono vittime uomini, donne, vecchi e bambini. Senza parlare di cos’accade alle lucertole o ai bufali muschiati, e alle tante altre bestie, sprovviste di protezione sanitaria, mense della Caritas e caserme dei carabinieri.

Ogni giorno migliaia di persone rimangono intrappolate in un lenzuolo, cadono in trance alla vista di un gatto, svengono durante la festa del loro compleanno, si prendono a sberle prima di addormentarsi, rimangono incastrate tra due rami mentre colgono ciliegie, s’infilano per errore un attaccapanni in gola, si feriscono con un pettine di plastica, vengono accecate da corvi che le scambiano per impiccati, perdono un piede per aver stretto esageratamente i lacci delle scarpe, soffocano facendo la doccia, cadono ipnotizzati girando il volante dell’auto, si evirano tentando di masturbarsi con un aspirapolvere, muoiono di fame perché a quell’ora i ristoranti erano chiusi, muoiono di freddo essendosi addormentati in cantina, asfissiano ingoiando una fetta di melone senza togliere la scorza, muoiono per il malocchio, perdono l’uso della parola cercando di ricordare una poesia imparata a scuola, si ammazzano per dimostrare agli altri che non scherzano, prendono fuoco misteriosamente, sono colpiti da radiazioni vaganti, dissanguati per ferite da ventaglio, amputati per un malinteso chirurgico, uccisi per motivi gravi e personali.

C’È ANCHE IL RISCHIO DEL PERICOLO

Attenti! È troppo pericoloso rischiare, e chi vive è ostaggio di molti rischi pericolosi.

DANGER DANGER ha scritto la gioventù più consapevole.
DANGER DANGER ha scritto con grande maturità
DANGER DANGER sulla schiena dei propri genitori

C’è il pericolo della bistecca marcia
del latte tagliato
della calza spaiata
del martello sul ginocchio
della ciabatta ad imbuto
del mandarino con dentro il chiodo
del dio carogna
della nuova Bisanzio
della corsa all’atletismo
della frenesia per il ribes
del cazzo che non monta
del cazzo che non smonta
delle formazione eterna
del meteorite finale
della droga che non fa male e non dà dipendenza
della poesia fannullona
del rischiare meno raschiando tutto
del cazzo morto per preservativo contraffatto
della bocca morta per cazzo contraffatto
dell’uomo morto per cognome contraffatto
della contraffazione del caviale
della contraffazione delle feci
del finto cane veramente lupo
della finto criceto veramente ratto
del finto marito veramente bestia
del controllo mentale
del controllo rettale
dei cagatori incontrollati

POI C’È IL RISCHIO DI LEGGERE LE STATISTICHE

In Italia si calcola che un bambino di meno di 14 anni muore accidentalmente ogni tre ore.

Su 100 morti accidentali di bambini da sei mesi a nove anni, un terzo muore per incidenti del traffico stradale, ma i due terzi restanti per INCIDENTI DOMESTICI.

Sottovalutare gli incidenti domestici è come tagliare la gola ad un prete disperato.

La casa appare come un luogo falsamente sicuro. (Paradossalmente un budello di miniera è meno pericoloso.)

Messi in ordine di maggiore frequenza, gli incidenti domestici si definiscono come
– cadute e traumi
– intossicazioni
– ustioni
– asfissie, soffocamenti, annegamenti
– scariche elettriche
– eventi imponderabili
– malocchio

I bambini sono facilmente soggetti a cadute:
– da un luogo elevato (seggiolone, letto a castello, balcone, finestra, spalle di un adulto, quadrupede domestico, scala a pioli, altalena)
– su suolo duro (cortile della ricreazione, caduta dalla bicicletta, sulla strada)
– con slancio (bicicletta, pattini, skate, monopattino, dorso di un amico).

I traumi cranici sono gravissimi quando sono accompagnati dai seguenti fenomeni:
– perdita di conoscenza al momento della caduta, anche se molto breve
– vomito o mal di testa
– stato di sonnolenza secondaria
– vociferazione in lingue sconosciute
– allucinazioni visive o uditive con comparsa di ruote infuocate e suono di cembali
– perdite di sangue dal naso o dalle orecchie
– fame aggressiva
– desiderio di mostrarsi molto più ricchi e potenti dei propri genitori
– evocazione di dottrine sull’origine del male

E L’INCIDENTE DOMESTICO NON È IL PIÙ RISCHIOSO: LEGGETEVI DUE RIGHE SUGLI INCIDENTI ALIMENTARI

Si è parlato recentemente del rischio di bere latte mescolato con spremute di coratella, o latte vaioloso, o latte che fa letteralmente schifo. Si è anche avvisato il paese del rischio di utilizzare un dentifricio di marca contraffatta, che potrebbe contenere sostanze tossiche. MA SIETE AL CORRENTE DELLE STIME AVANZATE DALL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ?

Secondo l’OMS ancor oggi 110.000 persone in tutto il mondo mangiano ogni giorno merda. Merda vera, escrementi umani. Il 40% di coloro che ogni giorno mangiano merda lo fanno per ignoranza, ossia sono convinti che la merda sia una sostanza gradevole e commestibile. Ma almeno il 25% mangia merda per distrazione, ossia scambiandola per una sostanza commestibile. Un buon 8% mangia merda in piena consapevolezza pur essendone disgustato, ma lo fa per motivi religiosi. E mi dispiace dirlo, ma i cattolici che mangiano merda per ragioni dottrinarie sono più numerosi, fatte le debite proporzioni, dei protestanti, degli ortodossi e degli stessi musulmani. La cosa che forse rattrista di più è che tra tutti i mangiatori di merda quotidiani solo il 5% lo fa unicamente per deliberato piacere (4% mangiano merda per rafforzarsi; 4% senza nessun motivo; 10% per risparmiare sulla spesa).

Se ci spostiamo su di un evento assai meno sgradevole che l’ingoiare feci umane, ma comunque non attraente, quale il cagarsi addosso, ci rendiamo conto dell’enormità del fenomeno. Nel solo Belpaese, benché non se ne parli mai sui massmedia, ben 800 persone adulte si defecano addosso ogni giorno. In questa cifra sono compresi anche coloro che già hanno varcato la soglia di un bagno pubblico o privato. Sono invece esclusi da questa cifra coloro che si defecano addosso per goffaggine, intempestività o mancanza di mira, una volta che hanno già sbottonato i pantaloni o sollevato la gonna, in prossimità della tazza del cesso. Stiamo quindi parlando soprattutto di gente che si caga addosso per errore, distrazione, calcolo impreciso, a casa, in ufficio, sui mezzi pubblici, in discoteca, per strada.

Ora che sono rese pubbliche queste cifre, io penso che nessuno potrà sentirsi sicuro non solo a casa propria, ma per così dire nel proprio corpo. Inoltre, ciò che rende più inquietante queste statistiche sta nel fatto che la merda con cui entriamo in contatto (per ingestione – nel primo caso – o per sfregamento – nel secondo) dipende non dall’azione violenta di qualcuno su di noi. Molto inferiori sono le cifre di coloro che nel mondo sono obbligati a mangiare feci o che vengono colpiti dalle feci altrui (attraverso un lancio o un tranello).

TAKE CARE : DON’T EAT SHIT !
NE MANGEZ PAS VOTRE MERDE NI CELLE D’AUTRUI !
PRIMA DI MANGIARE, ASSAGGIATE SEMPRE QUELLO CHE AVETE NEL PIATTO!

dscf2008.JPG (Foto di un classico incidente domestico: strangolamento e soffocamento con lenzuolo notturno.)

MA SOPRATUTTO C’È IL PERICOLO DELLA PAURA

(IL PIANETA È UN POSTO PAUROSO)

La paura di sbattere la porta
di camminare a piedi nudi
di mettere i piedi nelle scarpe
di guardare il sole
di non vedere niente
di respirare
di un esaurimento dell’ossigeno
di aver mangiato la cotoletta di maiale rossa che porta la tenia
di non trovare che carne marcia da mangiare
di inghiottire lamette da barba
di non ingoiare più aria
di entrare nella botola
di uscire dalla lavatrice
di essere mangiato vivo dai parenti
di dover mangiare crudi tutti i figli
di dover inculare il proprio nonno
di farsi masturbare da gesù bambino
di bere per sbaglio l’antigelo ghiacciato
di cadere di faccia nel ragù bollente
di essere rapiti dagli alieni
di essere violentati dagli alieni
di dover mangiare il cibo degli alieni
di dover conversare tutto il pomeriggio con gli alieni
di non incontrare mai gli alieni

E POI C’È IL PERICOLO DI PAURE ANCORA PIÙ PAUROSE

La paura di morire nudi
	di rimanere mezzi morti e mezzi vivi
	di morire per finta poi si scopre che è per davvero
	di morire ancor prima di nascere
	di nascere zombie
di nascere dalla propria madre
di nascere con i piedi trasparenti
di rimanere intrappolato in un dipartimento universitario
di dover scontare un ergastolo con un professore universitario
di essere nato scemo ma nessuno lo dice per cortesia
di diventare scemo a forza di stare con gli scemi
di essere completamente pazzo
di essere l’unico a non essere pazzo
di fare a botte con il papa
di cadere vittima di una truffa escogitata da se stessi
di perdere la calma davanti a un bicchiere di vino
di acquistare la calma solo davanti a una bottiglia di vino
di amare la droga più che se stessi
di porgere alla droga l’altro braccio
di amare la droga d’altri
di pensare che la droga non fa la felicità
di fare l’amore nudo
di fare l’amore con l’abito della prima comunione
di fare l’amore con tutta la propria famiglia
di fare l’amore con il cadavere di Petrarca
di leccare un piede
di leccare una donna mestruata
di farsi leccare da un gruppo di carmelitane scalze
di svegliarsi dentro la testa di un arabo
di diventare il più grande cantante ma in arabo
di calzare le ciabatte di un musulmano
di far mangiare porchetta a venti musulmani
del fiato di un ebreo
di diventare tirchio come un ebreo
del nero della pelle di un africano
di diventare pigro come un africano
della pronuncia di un calabrese
di mangiare piccante come un calabrese
di avere le sopraciglia napoletane
di diventare ladro come un napoletano
della pelle gialla dei cinesi
di lavorare tutta la vita come un cinese
di avere un cervello statunitense
di diventare simpatico come uno statunitense
di avere le orecchie abruzzesi
di parlare il dialetto veneziano
di mangiare come un pugliese
di andare al cesso come un romano
di divertirsi come un milanese
di diventare omosessuale per sbaglio
di essere manipolato da un circolo di femministe
di nascere biondo
di avere le unghie che crescono già da vivo
di cagare delle murene
di cagare il pancreas
di cagare un feto
di mettere il piede dentro l’ano di un mostro

(Il servizio fotografico, porco incluso, è stato realizzato interamente a spese dell’autore.)

Anteprima 2 Sud 9/ Giancarlo Mazzacurati

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Il brogliaccio
sinistro ipo-romanzo italiano, per cori di voci soliste, viole da gamba, organetti e scetavajasse
di
Carlo Curati / Giovanni Mazza

I – Infanzia e adolescenza

– Ah, questa poi….
– Sì, è proprio così, te l’ho già detto… Giovanni non riesce più ad andare avanti e non si vuole fermare, come debbo ripetertelo?
– Digli che smetta, allora. Scrivere ha senso solo finché ti diverti o finché ti pagano… e poi, scrivere cosa? Un’autobiografia… Tsé, se c’è un genere ridicolo e spudorato… Bisognerebbe abolire il pronome ‘io’. Affari suoi, comunque: ma noi come c’entriamo?

Anteprima 1 Sud 9/ Martina Mazzacurati

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sternelittle1.jpg

PROVE DEL PASSAGGIO TERRENO
di
Martina Mazzacurati

Che il professor Giancarlo Mazzacurati, maestro dei generi letterari trasversali e delle metafore universali, ad un certo punto della sua vita si sia messo a buttar giù pensieri transitori compiuti, non stupisce. Non stupisce lo sdoppiamento in Carlo Curati e Giovanni Mazza, i coautori dell’opera. Né stupisce il titolo provvisorio, Il brogliaccio, con tanto di sottotitolo aleatorio ipo-romanzo per coro di voci soliste… Tanto meno sorprende il fatto che questo ammasso di appunti scritti e riscritti con la Lettera 22 sia rimasto in un altrove di cui non ci sono state consegnate le coordinate – seconda stella a destra, forse, ci piace pensare.

(Alcune) Poesie operaie

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dscf1932.JPGdscf1930.JPG di Luigi Di Ruscio

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uscivano dalla vasca sconci e orribili 
tutti in gruppo non li avevo mai visti 
aspettavo che uscissero dalla vasca 
mi passavano vicino dandomi colpetti sulla testa con la mano tesa 
le emanazioni del cloro sembrava la puzza dell’inferno 
e se faccio il bagno in quell’acqua 
io divento come loro 

* 

La Mazzafirra a Grosseto

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la mazzafirradi Sergio Garufi

Se vi capita di passare da Grosseto in questi giorni, non perdetevi la mostra Teatralità nel Barocco fiorentino , allestita presso il Museo Archeologico e d’arte della Maremma (piazza Baccarini 3, tel.0564488754, biglietto d’ingresso 5 euro, aperta fino al 30 settembre). Vi si possono ammirare 17 capolavori provenienti dalla collezione Luzzetti, che evidenziano la vocazione teatrale e scenografica della pittura da stanza fiorita in Toscana al tempo degli ultimi Medici. Fra questi segnalo in particolar modo Giuditta con la testa di Oloferne di Cristofano Allori.

Juke-box /Pier Paolo Pasolini

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Immagine di René Magritte

Cosa sono le nuvole
di
D. Modugno – P.P. Pasolini

Che io possa esser dannato
se non ti amo
e se così non fosse
non capirei più niente
tutto il mio folle amore
lo soffia il cielo
lo soffia il cielo
così

Incontro a Castelporziano

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victor_cavallo.jpg

di Victor Cavallo

Mia cara fica

lucciola lanterna cicala stella nuvola sogno papavero orzata fica

ti scrivo dalla garbatella dove passeggiavo con una maglietta

gialla e il cielo era pieno di rondini. Ma era verso sera e

all’epoca della prospettiva Nevskji.More...

Mia adorata sono stanco e ho bisogno dei tuoi capelli

e delle canzoni dell’estate 1979 e di una campagna acquisti

che mi ridia speranze di coppa Uefa.

Com’era atroce l’inverno sull’orlo della serie B!

Mia cara fica

non credo a niente

i prezzi del pane e del latte sono troppo alti

e il campo di bocce del forlanini è pieno di d’immondizia

e i giardini di piazza S.Eurosia pieni di vetri rotti e cacche di volpini

E tutti quegli stronzi in giro

e lisa gastoni che m’ignora

e la rivoluzione che bestemmia sulla pista assolata del rock and roll.

ti amo. e se tu non me la darai mi ucciderò con una overdose.

I can get no satisfaction

e sono io nel merdoso cimitero degli specchi

a vegliare la fica in equilibrio tra le stronzate

io tra gli stanchi bagnanti notturni che recitano michelangelo

e le pompinare americane che mordono i gondolieri

e l’1 a 0 di trevor francis al bar della fenice e gli angeli

e questo angolo di piscio dove m’inculo il mondo.

Mia cara fica

spero d’incontrarti sulla spiaggia di castel porziano.

io ti incontrerò perché tu emani luce ultrarealistica

e tu mi riconoscerai perché indosserò profonde occhiaie

e una collanina azzurra. Fuggiremo lontano dal vietnam

verso la divina pietralata. verso la tuscolana pazza e disperata.

(Grazie a Linnio Accorroni per avermi ricordato Victor Cavallo, attore di cinema e televisione e poeta romano nato nel 1947 e  scomparso nel 2000. FK)
 

Sicuro? Sì, sì, sicuro, sicuro…

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di Paola Castagna

… Non è nulla il ritardo rispetto al mancato appuntamento. Mariangela Fantin

Ero al mare da alcuni giorni.
Un mare di riviera, tempestato d’ombrelloni colorati, disturbato da schiamazzi di bimbi troppo viziati e da urla di madri isteriche.

Juke-box / L’ultimo testimone

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di Paolo Archetti Maestri e Yo Yo Mundi

Ho scritto a mia madre,
mi pregava affinché scendessi a patti con i miei nemici,
tuo fratello vedrai ti aiuterà,
tu vuoi solo salvarmi io questo lo so e mi fa tenerezza,
ma nella nostra famiglia c’è un filo che si spezza,
però io penso che un giorno,
in un tempo non molto lontano,
in qualche parte del tuo sentire di madre,
magari con un fiore rosso in mano,
scoprirai quello che adesso fatico a farti capire:
meglio un figlio morto partigiano gappista
che uno ancora vivo traditore e fascista.

Nuovi ragazzi di vita (stralci d’orrore)

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salo00.jpg

di Franz Krauspenhaar

12.745 (Torre Spaccata)

Mi cuggino Bella Bella è uno propio stronzo, lega le zampe al cane, se fà il cane e poi siccome il cane al collo c’ha pure una corda attaccata a una specie de carucola, quando ha finito, insomma quella cosa là, li comodacci sua, tira la corda e il cane s’impicca propio regolare.

Undici settembre

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atta-801.jpg

di Valter Binaghi

Il documentario s’intitolava 9/11 in Plane D. Impressionante.
La ridicola breccia nel muro del Pentagono, dove si sarebbe infilato un boeing 777, era un’offesa all’intelligenza di un bambino di terza elementare.

Genova senza poesia

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di Christian Raimo

Nel luglio 2001 stava morendo mio nonno. Non andai a Genova. Avevo altre ragioni per andare e altre per non andare. Paura, pigrizia, obblighi civili. Un mio amico scrittore quarantenne cercava di convincermi: “Andiamo, si rimorchierà che non hai idea”. La sera della Diaz ero nel retro di una macchina, alla radio parlavano confusamente di quello che succedeva. Mi venne una strana paura, e un principio di quel senso di improvvisa caduta dall’astrattezza di giorni noiosi alla preganza di un evento storico. Mi sentii, come poche altre volte, forse più di ogni altra volta, italiano.

20 luglio

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di Marco Rovelli

Oggi, 20 luglio 2007, sarò ancora una volta, come ogni anno, in piazza Alimonda. E stavolta ci tornerò da solo, senza la mia vecchia band (ma con il supporto del mio caro amico Paolo Archetti Maestri degli Yo Yo Mundi), in attesa della nuova che sto costruendo. Ricordo. Il 20 luglio 2001, quando non ero lì per cantare, ma per fare, costruire, manifestare.

E’ giovedì sera, sotto il tendone della piazza. Fuori diluvia, sono lievemente e felicemente ubriaco, e in questa calca ci sto bene. E’ come se fossimo insieme davvero. E per esserlo davvero basta saperlo. Prima sono rotolato sugli scogli mentre pisciavo alla luna, scogli appuntiti sotto la mia carne liquida, e neanche un graffio, forse perché le mie ossa sono più appuntite delle rocce. Allora continuo a bere, e a cantare.

Fascista. [fa-scì-sta] Al di sopra di ogni sospetto.

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di Francesco Forlani

furlen
Foto del Furlen “per gentile concessione virtual reality & multimedia park 2007”.

Quando Sandro Scippa, sceneggiatore e regista, mi ha chiesto, al telefono, di partecipare ad un corto metraggio da lui diretto mi sono detto: bene. C’eravamo rivisti per caso, a distanza di quindici anni , passeggiando in via Roma a Torino. All’epoca avevamo pure scritto e realizzato un’operetta multimediale- ma allora non si chiamavano così- contro la guerra nel golfo, la prima, titolo SIENNENNE. E così, quando mi ha chiesto di partecipare gratuitamente al cortometraggio ho subito pensato che a guidarlo fosse il ricordo di un mio qualche talento attoriale. E ci siamo incontrati per mettere a fuoco i dettagli.
Tu devi farmi la parte del fascista, del capo fascista, che interroga brutalmente una fiancheggiatrice dei partigiani.
– Cosa!!!

Juke-Box / Vademecum tango

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di Franco Nebbia 

Mutatis mutandis absit iniuria verbis
temporibus illis obtorto collo … tango!
Ubi maior minor cessat talis pater talis filius
motu proprio ad maiora
ahi, vademecum tango, ad usum Delphini.

Da: Catasto ed altre specie

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di Antonella Pizzo

Nel 1978 Sara portava la treccia
Luciana il kilt, io un maglione rosso

Sul tavolo da disegno un lucido e una lampada
righe trasparenti, un peso in ferro
nero l’inchiostro di china
rossa la penna
lenta    lenta  la mano 
rapidographos
                 rapidographos

Cani lebbrosi

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di Piero Sorrentino

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Di là dal muro, la voce si spargeva come il sangue. Avevo sei anni la prima volta che ho sentito i maiali che andavano a morire. Facevo le elementari, stavo a casa dei miei nonni. La nonna mi preparava piatti traboccanti di wurstel e patatine. In tv guardavo Bis e Il pranzo è servito. Passavo molto tempo affacciato alla finestra della sala da pranzo. Non so perché, visto che il panorama era brutto.
Di fronte, a nemmeno trenta metri, la vista si fermava sulla facciata grigia della palazzina gemella, un fabbricato lungo e basso che correva parallelo a quello dove stavo io. Sulla destra, la parete di tufo del macello di via Stadera. A una delle due estremità del muro, quella che andava verso la mia scuola, si allargava un piccolo orto di una manciata di metri quadri, protetto dall’intreccio metallico di una rete sfondata in più punti, dove i tossici, di notte, o nei pomeriggi bui d’inverno, passavano agilmente per andare a bucarsi sotto una fila di platani e piantare le siringhe nel fusto dell’albero.

Orisfincter d’l corp nient sa de

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Di Carmelo Bene

[corporis terror si potuisset]

Orisfincter d’l corp nient sa de
st’amor c’ha vu’ desfatt e fatt no avet
c’all’alter l’un à dett ah! Dett ridett
issimament dì e nott
e nott e di quest alter no volete
star l’sentir ‘n lueg de lengua ‘n bocc
e ‘n dentr al trou rovesc d’sfincter stess
‘n van del mette ellev ‘n sovr e sott
d’lamor fatt daver ieralter scors
tot d’ferr ‘n cercar carne et os
nudati e mmai trovar ultima pell
‘n quel tropp animat c’à dett no
a n’import quoi d’far o dir lamor

Juke-Box*/ Jacques Brel

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Amsterdam
Parole e Musica di Jacques Brel

trad. Francesco Forlani

Dans le port d’Amsterdam
y a des marins qui chantent
les rêves qui les hantent
au large d’Amsterdam
dans le port d’Amsterdam
y a des marins qui dorment
comme des oriflammes
le long des berges mornes

Nel porto di Amsterdam
Ci sono marinai che cantano
I sogni che li incantano
Al largo di Amsterdam
Nel porto di Amsterdam
Ci sono marinai che dormono
come rossi stendardi
Lungo gli argini stanchi

Re: n. 3 “Poetiche della precarietà”

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E’ uscito, per la casa editrice ZONA, il terzo numero di Re: (viste sulla letteratura e le arti) dal titolo “Poetiche della precarietà”, un numero che affronta da più punti di vista il tema tanto dibattuto della precarietà, dalla forma-saggio sul precariato sociale e lavorativo ai testi di stile “precario” proposti da una nuova ondata che nasce dal web e dalla performatività delle arti.

Verrà presentato questo mercoledì 18 luglio dai due curatori Tommaso Lisa e Alessandro Raveggi presso l’Italia Wave Love Festival – Firenze (zona Osmannoro), alle ore 17 – Speak Corner –
ospiti: Gabriele Merlini e Vanni Santoni.
INFO: http://www.arezzowave.com/italiawave/faq.php

Informazioni su: http://www.editricezona.it