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Ipotesi su Anna

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annadi Helena Janeczek

Addio grande scrittrice. Addio cantrice di verità. Addio coraggiosa. Addio. Che la terra ti sia lieve e le tue parole continuino pesanti. (Dai commenti di “Internetbookshop”, in data 8.10.2006)

L’odio è altrettanto lecito dell’amore ed è rivolto a coloro che disprezzano…Georg Büchner, “Il messaggero dell’Assia”, pamphlet politico del 1834

“Ahimè”, disse il topo, “il mondo diventa ogni giorno più angusto. Prima era talmente vasto che ne avevo paura, corsi avanti e fui felice di veder finalmente dei muri lontano a destra e a sinistra, ma quei lunghi muri precipitano così in fretta l’un verso l’altro che io mi trovo già nell’ultima camera e là nell’angolo sta la trappola in cui andrò a cadere”. “Non hai che da mutar direzione” disse il gatto, e se lo mangiò”. Franz Kafka, Piccola Favola, traduzione di Anita Rho.

All’aeroporto di Francoforte che è il più grande d’Europa non esiste un negozio di giocattoli. Non è possibile. C’era, mi ricordo che c’era. Avevo già notato che in genere negli aeroporti tedeschi l’offerta di regali per bambini è di una scarsità impressionante, ma a Francoforte c’è di tutto: “Caviar House”, “House of Champions”, “Boss”, un supermercato e due store hi-tech e telefonia, una cinquantina di negozi e boutique e allora uno, uno solo di giocattoli dovrebbe saltar fuori.
E’ domenica. Trovare qualcosa all’aeroporto è obbligatorio. Domenica, 8.ottobre 2006.

La straniera

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[riprendo questo articolo pubblicato anonimo sul “Foglio” del 3 maggio]

La Volta che Veltroni mandò un messaggio commosso alla comunità filippina, peccato però che l’eroica baby-sitter morta per i bambini era honduregna, è il capolavoro degli scivoloni cui può condurre la correttezza politica, che nasconde sempre una punta inconsapevole di razzismo: la tata è sempre filippina. Ma il caso di Vanessa Russo, la ragazza uccisa nella metropolitana di Roma, riporta bruscamente l’orrore dello stereotipo dall’altra parte del pendolo. “La rumena”, “le rumene”. Basta l’indicazione geografica e, da violenza metropolitana, il delitto diventa subito faccenda etnica, emergenza razziale. I giornali non soltanto titolano “Omicidio volontario per la rumena”, ma addirittura, nei trafiletto, il complice diventa, “l’argentino che l’ospitava”.

La poesia di ricerca oggi in Italia (2)

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Casa della Poesia, largo Marinai d’Italia, Milano
8 maggio 2007, ore 21

La poesia di ricerca oggi in Italia (2)

A cura di Andrea Inglese

Con Francesco Forlani, Florinda Fusco, Francesca Genti, Vincenzo Ostuni, Laura Pugno, Massimo Rizzante.

La salute feroce

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di Franco Arminio

ci vuole una salute feroce
per stare tutto il giorno davanti alla morte.
chiedo ad altri di avere la stessa
salute e mettersi il dinosauro sulle spalle
e venire con me nella palude del mondo.
io mi sono sfilato dalla vita corrente
forse quando avevo tre mesi:
in quel coma in cui ho vissuto
mi è maturato un altro pensiero,
si sono fusi giostra e cimitero.
ci vuole una salute feroce
per scrivere ciò che scrivo
dentro la cristalliera del paese.

Le vie infinite dei rifiuti

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Sabato, 5 maggio 2007 ore 17,30 ilmediano.it, col patrocinio del Comune di Marigliano, presenta il libro di Alessandro Iacuelli “Le vie infinite dei rifiuti”, Lulu Press 2007. E’ un’inchiesta giornalistica che ricostruisce il viaggio e lo smaltimento dei materiali tossici verso la Campania e le motivazioni concrete dell’ormai cronica “emergenza rifiuti” della regione. Programma e invito (pdf)

Centro polivalente “Ex Chalet delle Magnolie”, Piazza Roma, Marigliano (NA) (mappa)

Su questo argomento in Nazione Indiana leggi anche La discarica della salute e Chi respira muore di Alessandro Iacuelli; La terra dei fuochi a nord di Napoli; Vincenzo e la Diossina con le foto di Eduardo Castaldo.

Juke Box (Figli delle stelle)

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di
Alan Sorrenti

Come le stelle noi
soli nella notte ci incontriamo
come due stelle noi
silenziosamente insieme
ci sentiamo.
Non c’è tempo di fermare
questa corsa senza fiato
che ci sta portando via
e il vento spegnerà
il fuoco che si accende
quando sono in te, quando tu sei in me.

Ragionamenti di un ateo (a ridosso del Family Day) 1

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images-leo.jpg di Andrea Inglese

Ormai conosciamo il gioco: il miglior modo di legittimare un attacco, è quello di presentarsi come vittime. Il vaticano e le istituzioni cattoliche riescono a farsi passare come vittime, come minoranze perseguitate, quando dispongono di un potere mediatico enorme, analogo solo a quello di un governo della repubblica, i cui rappresentanti siano costantemente presenti in immagini e parole sulla stampa nazionale e la TV di stato. Rispetto alla voce della chiesa che parla, a torto o ragione, per tutti i credenti, i non credenti hanno poche occasioni di farsi sentire. E quelle poche passano magari per gente tipo gli atei devoti, ossia per coloro che usano strumentalmente le credenze religiose per fini politici. Per questo motivo è importante per gli atei prendersi spazi di parola, ovunque sia possibile. È importante mostrare che la frontiera del conflitto d’idee non passa semplicemente tra mondo laico e clero, tra gerarchie ecclesiastiche e base cattolica, tra fondamentalisti della credenza e moderati, ma anche tra non credenti e credenti.

Primo Hommage

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di
effeffe

 

foto di Tina Modotti

 

Quando il citofono suona sono già pronto a scendere, anzi quasi ne anticipo la suoneria, orribile, sussurrando, per non svegliare gli altri : scendo.
Ho poco più che vent’anni e si parte, in banda per Roma. Ma questa volta non per ammirare i musei vaticani o le piazze storiche come avevamo fatto durante le famose gite scolastiche del biennio al liceo scientifico Diaz di Caserta. E tanto meno per marciare sui fori imperiali il due giugno, come ogni anno, per tre di fila, avevo fatto da cadetto della Nunziatella. Si va a Roma per il primo maggio, per la festa dei lavoratori, per la falce e il martello, ma soprattutto per affermare il diritto e non più il dovere di essere comunisti.

El boligrafo boliviano 3

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di Silvio Mignano

30 gennaio 2007

Presentazione delle lettere credenziali.
L’incontro con il cancelliere Choquehuanca, la mattina, è solo un antipasto della cerimonia che ci attende nel pomeriggio, quando incontreremo Evo Morales.
Un’auto del cerimoniale ci viene a prendere in residenza alle due e mezza. Saluto la bella ragazza che ne scende, una giovane diplomatica cochabambina, al suo primo anno di servizio. Lei mi chiede imbarazzata dove sia l’ambasciatore, di certo ha paura che si stia facendo tardi. Sono io, rispondo.
«Mil disculpas», balbetta arrossendo.

Bacheca di maggio 2007

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Usa la bacheca del mese per scrivere di quel che ti pare, senza intasare gli altri articoli pubblicati.

Leptocephalus brevirostris

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di Marco Simonelli

Quando, venendo dal capoluogo sfrecci lungo la Firenze Mare
lo vedi chiaramente azzurro nella valle dal cavalcavia;
dopo la galleria ti salta addosso al parabrezza
e per un attimo ci credi, che sia davvero il mare.
Sul lago, Puccini passò la sua vecchiaia.

Il letto di Procuste e la Cura Ludovico #4

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di Giorgio Vasta

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Terza intervista su editing e sistema editoriale. Risponde Nicola Lagioia, scrittore e responsabile di nichel, la collana di narrativa italiana di minimum fax.

Proviamo a partire da una definizione secca: che cosa si intende per editing?

Limitiamoci alla narrativa. È il lavoro volto a migliorare un testo letterario operato tra l’autore del testo e una persona che di solito, ma non necessariamente, lavora nella casa editrice per cui il testo verrà pubblicato. E ora una puntualizzazione, inutile per gli happy few ma salvifica per chi è convinto che la letteratura sia una cosa talmente piccola da poter venire stritolata tra le pareti mobili di una redazione: l’editing dovrebbe sempre rimanere sul piano della cifra letteraria senza invadere quello dell’opportunità editoriale.

Picnic sull’erba

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di Nadia Agustoni

Il primo maggio dei vecchi socialisti
era un picnic sull’erba . Il giornale italiano
pubblicava la foto del gruppo, uomini e donne
di una bella età che guardavano
non più il sol dell’avvenire
ma il crepuscolo. Nessuno di noi giovani
commentava. Tutt’al più si correggeva socialisti
con anarchici, ma mentalmente. E sempre a mente
facevamo finta che fossero parenti americani
di città in cui la storia era finita ( secolo breve, secolo
corto) prima che da noi.

A malapena potrei dire un cognome
né se avessero amato troppo
o avessero appreso
a dire thank you, very well, good
come se ne fossero fieri.

Poi ci furono meno foto
e l’annuncio di quelle e quelli che erano mancati.
La penuria fu un principio di realtà.

Abbiamo pareggiato con i sogni.
Le cose ultime ( sia detto tra parentesi)
le scriviamo imitando il silenzio
andando a capo
aggiornando il computer, gli ideali…

non ne va più della vita…

Questa poesia è stata inserita nel volume che commemora i 10 anni della scomparsa di Aurelio Chessa fondatore dell’Archivio Famiglia Berneri di Reggio Emilia. Vedi anche: Camillo Berneri in Wikipedia.

Il quinto (metaletterario) capitolo di “Golden Gate” di Vikram Seth

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[i capitoli precedenti si trovano qui, qui, qui e qui ]

5.1

Una settimana fa, terminato
il capitolo che avete appena letto,
e, con impegno sempre immutato,
creato ciò che avrei in seguito detto,
un editore – a una festa elegante
(con buon vino, cibo, chiacchiere tante)
ospitata da (viva!) Thomas Cook,
dove fu celebrata, e forse più,
la mia guida del Tibet – mi fa: “Senti,
il prossimo libro?”. “Un romanzo…”. “Bene!
Speriamo che tu, mio caro Seth me ne-”
“…in versi”. Si fa giallo. Mostra i denti.
“Che meravigliosa… eccentricità!”
E fingendo distacco, se ne va.

Biondo 901

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di Merisi
 

Mettiti comodo e schiaccia il tasto play. Lo schermo è nero, per diversi secondi, poi dalle casse arriva qualcosa.  Un rumore basso, cadenzato, che aumenta d’intensità, ti colpisce in pieno. E’ qualcuno che ansima forte.  Nessuna immagine e solo questo respiro che inquieta. 

La cultura non è un prodotto come gli altri

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Chi l’ha detto?

Uno scrittore è produttivo non nella misura in cui produce idee, ma nella misura in cui arricchisce l’editore che pubblica le sue opere.

Soluzione à suivre (a seguire)

Micro-mondi /Paolo Mastroianni

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Foto: Miles Davis

NOIA
di
Paolo Mastroianni

Seduto nell’assoluto silenzio dell’oscurità della stanza, si manteneva la testa martellata da dolore fittissimo. Lucide e nere, le mani tiravano al lato la pelle del volto formando decine di striature: piccole fasce dilatate e ammassate, favorite dalle rughe nascenti. E poi sentiva un’infinita stanchezza! Non dormiva da giorni.

Con estrema lentezza, le palpebre chiuse, ruotò la testa, e nel giro, rivolse verso l’alto la fronte: come senza speranza testasse di allontanare il capo dal corpo, svincolandolo almeno da quel mal di collo tremendo. Invece, lungo il percorso, si scontrò con un nervo. Un impulso lancinante inchiodò i suoi centri nervosi. Senza riaprire gli occhi dischiuse le labbra, spalancò la bocca in una smorfia di acuto dolore… con la stessa lentezza, con lo stesso ritmo plastico del giro. Ma riuscì a non urlare: ne aveva avuto l’istinto, ma non aveva ceduto. E poi soffrire quel giorno era un fatto normale.

Dopo l’addio

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di Carlo Capone 

Mamma è scivolata dal letto all’alba di ieri. Anche io, ma erano le sei di stamani. Don Saverio, il beccamorto del primo piano, ha bussato così forte da lasciarmi stordita: sogno o lancio di immondizia in cortile? Se ti trovi in quel limbo di vita e di niente che è il dormiveglia ci può anche stare. Voglio dire di prendere le busse a una porta per tonfo di sacchetto. A questo ho pensato al principio e perciò ho cambiato posizione, da lato finestra a fronte all’ingresso. E qui ho beccato l’altro schiaffo, una botta di palmo al gusto di scasso e condita di stizza per sonno affanculo.

Vincenzo e la diossina

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Vincenzo Cannavacciuolo e le pecore decimate dalla diossina

testo e foto di Eduardo Castaldo

Io, pedofilo (Memoriale del Processo)

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di Marco Rovelli

1.

Mi hanno chiamato a casa. E’ la cooperativa. Oggi non andare a lavorare, mi hanno detto. Sono rimasto sorpreso, ho chiesto perché. Perché no. Non mi hanno detto altro. Dopo qualche ora mi hanno richiamato, Nei prossimi giorni non andare a lavorare. Il motivo è sempre lo stesso, Perché no. Ho cominciato a perdere l’equilibrio, il respiro è caduto verso il basso. Ho chiamato i responsabili della cooperativa. Nessuno si è fatto trovare.
Non capisco. Non c’è ragione perché mi sospendano dal lavoro senza dirmi niente. Se fosse malato Luca, non ci sarebbe ragione per non andare da Matteo. Se fossero malati tutti e due, non ci sarebbe ragione di non dirmelo. E poi la voce reticente di chi mi ha annunciato la sospensione degli affidi parla chiaro. C’è un’accusa su di me. E non mi si dice quale.

Roberto Bolaño. Come salvare la pelle senza rinunciare alla poesia

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Nuova Prosa 46di Massimo Rizzante

[…]

Bisogna partire dal fatto che Roberto Bolaño si considerava un poeta.
Aveva pubblicato cinque invisibili plaquettes prima del 1993, prima cioè che, a quarant’anni, cominciasse la sua vera storia di romanziere (in seguito sono apparse due raccolte, intitolate rispettivamente Tres [Tre] e Los perros romanticos [I cani romantici]. La prima uscì nel 2000, mentre la seconda è stata pubblicata postuma nel 2006).