seconda puntata de “Il giornalismo italiano e l’Islam”
un’inchiesta di Roberto Santoro
[leggi la prima puntata]
In Italia ho incontrato alcuni giornalisti. Mi hanno riconosciuto, abbiamo fatto quattro chiacchiere. Gli ho chiesto quale fosse stata la loro impressione dell’Iran rispetto alle informazioni che avevano avuto prima di partire, e mi hanno detto di aver trovato una realtà completamente diversa da quella che immaginavano.
Abbas Kiarostami
Il Foglio, il Giornale, Libero. Tre quotidiani che per rifondare il “Nuovo medio oriente” hanno rispolverato la vecchia biblioteca coloniale, stringendo un patto d’acciaio con il cristianesimo rinato in nome della libertà. Nello stesso tempo, sfruttano i più avanzati discorsi politici postmoderni – la battaglia per i diritti civili, l’emancipazione della donna, la contestazione giovanile, l’importanza attribuita alla storia subalterna – per giustificare l’interventismo democratico nei paesi arabi.[1]


Lettura di Richard Sennett, La cultura del nuovo capitalismo (Mulino, pp. 145, traduzione Carlo Sandrelli)

di Moni Ovadia
Mentre la critica letteraria viene data quasi unanimemente per spacciata o agonizzante, e ci si divide tra chi vorrebbe munirsi di vanga e chi farebbe l’ultimo disperato tentativo col defibrillatore, le recensioni invece si moltiplicano e si occupano sempre più spesso di ambiti non strettamente letterari. E’ il caso del nostro Piero Sorrentino, che su Il Giudizio Universale recensisce la legge sull’elezione diretta dei sindaci, e di Camillo Langone, autoproclamotosi critico liturgico, con le sue recensioni delle messe pubblicate su Il Foglio.