
di Christian Raimo
Leggendo “La storia della morte” di Philippe Ariès anni fa, mi trovavo a desiderare una morte come quelle medievali (una ritualità naturale, nella propria casa, con la famiglia intorno, il prete che benedice, il moribondo che fa i bilanci di una vita) piuttosto che quelle asettiche della contemporaneità (in ospedale nella maggior parte dei casi, spesso intubati e incoscienti). Quello che mi augurerei di trovare alla fine della mia esistenza è una consapevolezza, personale, sentimentale, di quello che ho vissuto, e per questo mi ha sempre incuriosito sapere quali parole le persone pronunciano prima dell’ultimo respiro. Di Kant si racconta che disse “Sta bene”, di Rilke si dice “Tutto è gloria”, Goethe “Fate più luce”.
Anche per questa ragione in questi giorni ero stato a rimuginare sulle parole di Fabrizio Quattrocchi, “Ora vi faccio vedere come muore un italiano”.













