di Serena Barsottelli La sensazione che provava non era simile ai brividi. Eppure spesso tremava. Non si trattava neppure dell'umidità, quel freddo capace di filtrare sotto il primo strato di pelle e poi sciogliersi nei cunicoli tra nervi e vene.
di Lorenzo Barberis Qual era il nome di quel pesce corazzato del Devoniano? Quello che chiesi a mia madre per il compleanno, quello per cui piansi quando mi rispose che era estinto da duecentosessantacinque milioni di anni?
di Giovanna Cinieri Ho paura che un camion mi travolga. Temo di finire tagliata in due da una lamiera o che un tronco a punta trasportato da un vecchio furgone sulla strada provinciale per Martina Franca mi trapassi.
di Laura Ramieri Perché il Signor Rosa, che aveva una vita all’apparenza gratificante, di più, un uomo ammirato, non provava alcun sentimento? Qualcuno sapeva cosa significasse la scritta sul suo avambraccio?
di Francesca Gentile Cinque sei sette otto. Chi l’ha detto che bisogna cominciare a contare dal numero uno? I ballerini iniziano dal cinque. Cinque sei sette otto. E uno e due e tre e quattro. Otto passi, avanti e indietro per questa stanza.
di Arjuna Cecchetti Willy non arrivava al lago in auto come gli altri bambini, suo padre non andava quasi mai perché lavorava molto, soprattutto in estate. Quindi, più spesso, arrivava in moto, sulla Guzzi guidata dallo zio.
di Danilo Aprigliano Nella sala grande al centro del palazzo, flussi di codici producevano segni, testi, contesti, tempi fittizi, modelli proiettivi e interpretativi, bussole spazio-temporali, sistemi di pensiero coordinato.
di Marco Corvaia Se la tenera luce dellʼalba le facesse visita ogni mattina, rendendo affabili tutte le superfici, e la sua pelle, e lʼaria, quasi non le dispiacerebbe abitare in questo seminterrato, sotto sua madre, che chiama solo Vania;
di Paola Taboga Nel cinegiornale della mia infanzia ci sono io bambina e c’è Luisella bambina.
Mia sorella sarebbe arrivata anni dopo.
Mia madre ha sempre avuto una vera ossessione per l’ordine e la pulizia.
Matteo Camerini Come stai? chiesi, ma non mi rispose. O meglio, non so dire se mi rispose o meno perché non ascoltai la risposta, non ero pronto ad ascoltare.
di Giulio Spagnol Finalmente ho chiesto a J**** di uscire: ha accettato subito! Va detto che non è stata una mia idea: me l’ha imposto un Gatto Silvestro.
di Laura Rescio Guarda che c’è dentro qualcosa, mi dice. E io apro il libro e lo sfoglio, e non vedo niente, e lei mi dice com’è che non vedi mai niente, gli uomini non trovano mai le cose, e io mi stufo e chiudo il libro e lo lascio lì proprio per farle dispetto
di Paola Zanini Mia madre è morta e io mi sono dimenticata di chiedere chi le ha chiuso gli occhi. Ci penso ora, a un anno di distanza, quasi vorrei chiamare l’ospedale, fare un’indagine, risalire all’infermiere di quella notte.
di Arjuna Cecchetti Okay, vederla tuffarsi dal pontile non era da mozzare il fiato, le mancava qualche curva nei punti giusti, per lo stesso motivo non mozzava il fiato nemmeno quando risaliva spingendo con le braccia sulle tavole di legno.
di Giulio Spagnol Di quel giorno mi ricordo che stavo andando al centro trapianti quando vidi lo zingaro accasciato fuori dalla stazione del metrò, con i vigili tutti intorno per evitare che lo linciassero
di Gabriele Esposito . Il campanello suona alle tredici e trentaquattro. Acqua che scorre a cento gradi tra la ruggine dei tubi del palazzo; di là, passetti di coleotteri scuri in fuga verso bui d'intercapedini sconosciute.
di Giulio Spagnol Ogni terza domenica di marzo, quando il sole sale a scaldare le prime coppie che ciondolano al parco, ecco che sul lungomare spunta Ignacia, e parcheggia il carrozzone alla rotonda del porto
di Giulio Spagnol Da quando abbiamo aperto le iscrizioni, hanno bussato alla porta e sono stati registrati – è mio cugino che si occupa del registro, io sono impegnato a montare il palco – sei storpi, otto sciancati (sei alla gamba destra, due alla sinistra),...
di Emanuela Cocco Torna a casa che è buio. Il pomeriggio l’ha passato a fare avanti e indietro sulla Tuscolana, da Tiger, qualcosa di dolce poi il salato, ma soprattutto lo zucchero filato, quello inscatolato, un giretto da OD, a prendere un bouquet di chupini colorati, quelli glassati, o un blitz da Disfunzioni, a cercare occasioni, tra i dvd dell’orrore,
di Giulio Spagnol Oggi a pranzo, mia madre, appurato che quel non-so-cosa di viscido attorcigliato intorno alla caviglia era davvero la coda di un rettile, è svenuta tirandosi dietro la tovaglia e tutta la cristalleria.
di Andrea Tinterri
Sfioro i quaranta, sono dei gemelli e non ho mai letto un oroscopo in tutta la mia vita, non credo nelle cospirazioni stellari.
Alle otto di mattina, dal lunedì al sabato, alzo la saracinesca della mia cartoleria in via Mazzini, 27.
I flussi cambiano come le economie, la clientela si sposta e il quartiere si trasforma in zona residenziale, un luogo scomodo in cui fermarsi e comprare. Non è...
di Matteo Quaglia
Mamma diceva sempre che non esiste solitudine, per chi non apprezza la compagnia. Secondo lei, per soffrire davvero, era necessario conoscere le alternative.
Papà era un tipo più pragmatico. Un campione dell’evoluzionismo darwiniano. Non solo perché ha modificato la propria caratura umana in modo direttamente proporzionale al lievitare della sua influenza nell’Apparato, ma anche perché è venuto a patti con lo stravolgimento di una vita, pianificata, fino a...
di Gian Piero Fiorillo
La sorella s'è tolta il cilicio!
Oh! la sorella. S'è tolta il cilicio.
Come se un folle si togliesse la camicia di forza!
Prendetela, ordinò la Madre.
La sorella senza cilicio correva leggera per i corridoi le stanze e il chiostro di quel convento che conosceva bene. Aprì una porta e fu nell’orto del contadino Ezechiele, scese pochi gradini ed eccola in un sottoscala senza pareti, coperto da fronde di...