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Tre estratti

di Gherardo Bortolotti

Da Senza paragone, Transeuropa, Nuova poetica, 2013.

senza paragone

 

senza paragone 7

01. come le monete che trovi in tasca, gli scontrini, le palline di filo, i granuli di materia ignota in mezzo a cui le dita scoprono le sedi adeguate per gesticolazioni spastiche, improvvise, mentre il tuo sguardo indugia in particolari di secondaria importanza alla fermata dell’autobus, lungo il marciapiede, seguendo, come uno che non ha che raramente il senso del proprio avanzare, la ragione che lo porta a credere, senza altri sospetti che non siano innocui

02. simili ai giochi di posizione tra te, i tuoi colleghi, le fotocopiatrici ed il resto dell’arredo dell’ufficio, in mezzo a cui vi spostate seguendo le geometrie irregolari delle vostre mansioni e dei sotterfugi, delle distrazioni che vi lasciano arenati, per pochi minuti, di fronte alle finestre, lungo il corridoio, in cerca, per quell’istante, di una parola incerta, di una specie di commento marginale alle grandi idee che vi attraversano come fronti di maree e che rendono, in prospettiva, diafani i volumi commerciali, in cui avanzate gli sguardi ed i passi

03. simili alle occasioni che sprechi in primavera, per conto della persona che sarai, prevedendo altre mattine di sole e cielo terso, in cui guardare attraverso le cose trasparenti, mentre il riflesso, la rifrazione, come fenomeni di verità locale

04. diverso dal senso di immobile disfatta che segna il giorno, le ore del mattino e le tue intenzioni, le vicende quasi assurde che interessano chi è vivo, magari seduto in cucina, partecipando all’equivoco collettivo generale dell’ennesima data, del tardo dopo cristo

05. diverso dai piccoli segni di un passato recente, dalle cose lasciate fuori posto, dagli scontrini, dalle considerazioni di poco conto che non riesci a scordare e, mentre esci di casa, come chi ha un progetto di medio e lungo termine, che costringe le ombre del mondo, i passanti, il mercato globale ad essere veri e, quindi, ideali

06. come tutto quello che non capisci, e non ti interessa, e pensi sia tuo preciso compito ignorare mentre procedi conto terzi nel supermercato, verso l’ottusità del domani, in preda a una ridotta capacità d’acquisto, alle versioni sempre meno chiare

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01. come le poche cose che ti ricordi, di quasi tutto quello che ti è successo, come le vicende secondarie scartate, in qualche processo di filtro della memoria a lungo termine, riallocate lontano, depositate in catene paradigmatiche di associazioni di idee, affinità, paragoni i cui elementi, come quello che avanza di una vecchia collana, in fondo a un cassetto

02. diverso dalle nuvole in aprile, dalla profondità del cielo sereno contro cui veleggiano, al di sopra delle aree residenziali, dei distretti commerciali periferici, in vista di un futuro imminente, votato alla perfezione ed agli acquisti pomeridiani

03. come tutto quello che manca perché si possa chiudere, per sempre, la vicenda arbitraria della tua vita, il reale come termine di paragone di qualcosa di cui ti hanno detto, di cui pare sia vero, aggiungendo alle vicende dei tuoi mattini in ufficio, alle soste nei bagni illuminati dal sole tra pensieri grandi e impersonali, fatti di una materia diafana, di voci, di frasi ripetute in cui qualcosa di urgente, e impreciso, ancora una volta cerca di farsi ubbidire

04. diverso dalle prospettive infrasettimanali di un pomeriggio pieno di luce, che comporta l’ennesima resa al tempo che passa, all’esubero dei particolari d’ambiente, ai tempi marginali fondati sull’attesa di momenti come la cena, la visione di un serial, la pratica serale di una conversazione in chat sottilmente disperata

05. come alcuni episodi di poco conto, coincidenze trascurabili, realmente accadute

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01. analogo alla posizione delle sedie che ti accolgono in sala, come testimoni di qualcosa avvenuto in tua assenza, l’episodio remoto e minore di una saga di fatti che ti sfuggono, che ignori mentre, passando in cucina, processi il tuo giorno, convinto di ciò che vedi, le fattispecie di quello che è reale, passibile delle tue certificazioni a vuoto, sprecate, tra i miliardi di miliardi di atti di razionalità locale che i tuoi simili producono, nel tempo di quello che è in corso

02. somiglianti alle discussioni inefficaci che condividi con gli altri, alle strutture frasali in cui scarichi le spinte delle tue ragioni, mentre collabori alla tessitura, tra i mobili, di transazioni di senso che una volta zittiti, una volta che l’altro se ne va, sbattendo la porta, rimangono a mezz’aria, nel vuoto che vi separava, come nervature fossili di istanti precedenti

03. differente dalla mattina, dalla luce attraverso cose trasparenti, dal senso di pienezza che ti danno gli alberi in estate

04. come la fisiologia sottile, membranacea, della paura che ti infesta mentre pensi agli anni che ti aspettano, ai destini quasi irreali di momenti senza rilievo, di silenzi pomeridiani, di degenze senza guarigione, alle occasioni per perdere, per essere occupazione del dolore, per vedere soffrire gli altri, ai distinti fallimenti di quelli cui ora rivolgi la parola, ponendo le basi per le relazioni che corromperai nel tempo, destinate a disfarsi, a confondersi come cenni, in lontananza, sotto la pioggia

05. diverse dalle scarpe che abbandoni in un angolo, dalle tracce sbiadite che hanno lasciato all’ingresso, decifrabili ancora, alle tue spalle, come prove di una stagione precedente del tuo essere vivo, del fatto che altrove hai solcato il presente, disfacendoti in parte, in superficie, sprecandoti nel processo del tuo futuro imminente

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5 Commenti

  1. Bellissime, come sempre.
    Ad una prima lettura mi sembrano anche piuttosto diverse dalle prose di Tecniche di basso livello e di Prosa in prosa, anche se la voce di B. è sempre decisamente riconoscibile, una delle più riconoscibili in assoluto, secondo me.
    Quando arriverà su IBS?

  2. “tra i miliardi di miliardi di atti di razionalità locale che i tuoi simili producono, nel tempo di quello che è in corso”

    l’inconfondibile, devastante, linda e tagliente, post-apocalittica, prosa di Bortolotti: da leggere con dosi di psicofarmaci già scivolati nel palmo della mano, il biccher d’acqua accanto…

    (un libro per le grandi glaciazioni)

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alessandro broggi
alessandro broggihttp://biobibliografia.wordpress.com
Alessandro Broggi (1973) ha pubblicato: Avventure minime (Transeuropa/Nuova poetica, 2014), Non è cosa (Gattili, 2014), Gli stessi (Gattili, 2013), Coffee-table book (Transeuropa, 2011), Antologia (in AAVV, Prosa in prosa, Le Lettere, 2009), Nuovo paesaggio italiano (Arcipelago, 2009), Total living (La Camera Verde, 2007), Quaderni aperti (nel Nono quaderno italiano di poesia contemporanea, Marcos y Marcos, 2007), Inezie (LietoColle, 2002). Co-dirige la testata web monografica di poesia, arti e scritture “L’Ulisse” ed è tra i redattori di “GAMMM”, "Punto Critico" e “Nazione Indiana”. [N.B. Prego non inviare proposte di testi alla mia attenzione presso la mail di Nazione Indiana, perché non verranno considerate.]
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