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CARLO COCCIOLI A TRENTO

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Giulio Mozzi presenta Il cielo e la terra (1950)

di Carlo Coccioli

Venerdì 22 ottobre alle 20.30, presso il Teatro Spazio 14 di via Vannetti 14. A seguire piccolo buffet.  INGRESSO LIBERO

per maggiori informazioni

Orografia familiare

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di Valentina De Lisi

Infanzia

Capodanno

La notte di capodanno il padre, medico chirurgo, è di turno in ospedale. La moglie decide di seguirlo con la figlia piccola. Si portano dietro un panettone e una bottiglia di spumante fatti recapitare qualche giorno prima, con un biglietto di ringraziamento, da un paziente. La scatola del panettone contiene una sorpresa per bambini.
Arrivano in ospedale. Si sistemano in una camera asettica nella quale ci sono due lettini per ammalati e un televisore. Il padre indossa un camice verde. Se ne sta appartato.
Marito e moglie iniziano a litigare. La bambina spacchetta una decina di speculum e ci costruisce una casetta.
La discussione dei genitori si protrae. Il padre a un tratto si distende sul lettino e chiude gli occhi.
A mezzanotte, mentre alla tv è la solita litania di trenini e auguri, la madre riempie di spumante un bicchiere di plastica, sorride, e lancia tutto il contenuto addosso al marito disteso, gridando Auguri. La bambina ride.
Il padre, come al ralenti, apre gli occhi, si alza sgocciolando, e in un attimo si è piazzato di fronte alla moglie, le ha tirato uno schiaffo sotto gli occhi della figlia. In televisione la musica disco e il presentatore che urla Auguri.
La madre rimane immobile al centro della stanza, sembra un fantoccio, ha i capelli sulla faccia.
Il padre apre la confezione del panettone, estrae la sorpresa, ritorna sul letto a montare il giochino.

I mercoledì del CERIZZA

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a cura di

Francesca Genti, Anna Lamberti-Bocconi,

Luciano Mondini

Circolo Romeo Cerizza – via Meucci, 2 – Milano

Per il terzo anno consecutivo la rassegna settimanale di poesia più imperdibile di Milano riapre i battenti. Anna, Francesca e Luciano salutano con la mano sul cuore l’indimenticabile Circolo Sud, sede della rassegna l’anno passato, e il suo animatore, Rino, l’amico principesco che le logiche del mercato hanno costretto a chiudere. Raccogliamo idealmente la sua bandiera e andiamo avanti: abbiamo trovato un altro luogo bellissimo, il Circolo Cerizza, emblema anch’esso della Milano più autentica, e non vi diciamo di più perché – ci auguriamo – presto lo vedrete.
Abbiamo cambiato giorno: ora l’appuntamento fisso è al terzo giorno della settimana, con “I mercoledì del Cerizza”. Quel che non cambia mai è la voglia di poesia a fiotto di qualità, di scambio fra poeti giovani e meno giovani, affermati e meno affermati, all’insegna dell’amicizia, dell’interesse autentico e della voglia di stare bene costruttivamente.

Ecco il calendario fino all’anno nuovo:

20 ottobre GRANDE INAUGURAZIONE

Serata collettiva, festa della poesia, brindisi per tutti, dodici poeti ci leggono i loro lavori e poi succeda quel che succeda.

Metromorfosi diventa quotidiano

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La rivista mensile Metromorfosi diventa anche quotidiano online!

Metromorfosi.com è il quotidiano di infocritica dedicato a musica, cinema, teatro, danza, arti visive, scrittura (e altro) a Roma e dintorni.

Metromorofosi Infocritica è un mensile distribuito gratuitamente in locali, cinema, teatri, gallerie, librerie, centri culturali, biblioteche.

Nata da una sana e vivace passione per le forme artistiche che alimentano il tessuto romano, Metromorfosi rappresenta un originale contenitore di informazioni, anticipazioni e curiosità sugli avvenimenti culturali di ogni mese.

SUICIDI DI ADOLESCENTI GAY

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da Repubblica Tv

Un consigliere comunale di una cittadina del Texas, Joel Burns, racconta la propria esperienza di teenager vittima dei bulli e di come abbia pensato di farla finita. Il video è stato visto da due milioni di persone negli Stati Uniti e ha scatenato un dibattito ripreso da centinaia di giornali e tv.

Prenditi cura di me

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di Gianni Biondillo

Francesco Recami, Prenditi cura di me, Sellerio, 271 pag.

Prenditi cura di me è un libro sulla mediocrità dell’animo umano. Racconta la storia di Marta, anziana pensionata fiorentina, colpita da un ictus che la riduce a una larva e di Stefano, il figlio quarantenne, che dovrà accudirla. È una storia tragica quella raccontata da Francesco Recami, di una tragedia senza eroi, però. Solo comprimari mediocri, maligni, personaggi principali incapaci di diventare protagonisti.

la Fenice: 1. il bennu

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di Antonio Sparzani

“Come l’araba Fenice,
che vi sia ciascun lo dice,
dove sia nessun lo sa”

C’è un libro che riguarda miti e che è ormai diventato mitico per me, ed è Il mulino di Amleto ‒ Saggio sul mito e sulla struttura del tempo, scritto negli anni sessanta dello scorso secolo da Giorgio De Santillana (1902 ‒ 1974) e da Hertha von Dechend (1915 ‒ 2001).
Credo sia un grande libro, ma non riesco a parlarne qui con sufficiente competenza e con la dovuta ampiezza. Lo cito perché affronta un tema che trovo da sempre affascinante, quello dei miti che hanno accomunato e ancora accomunano tante civiltà tra loro diverse e lontane. E lo trovo un tema affascinante perché è di quelli che, molto profondamente, fanno sentire tutti noi donne e uomini di questo pianeta, un po’ concretamente fratelli e sorelle, discendenti da un qualche unico ceppo; popoli che affondano le proprie radici giù nello stesso humus. Una sensazione identitaria che a me provoca una certa gioia. Quando ne sarò capace parlerò di questa straordinaria ricerca che ha portato i due studiosi a individuare nella precessione degli equinozi la radice profonda di tanti miti.
Qui invece mi accontento di un tema molto più limitato, e leggero, quello del mito della Fenice, che tuttavia, di mano in mano che ci si avventura alla cerca delle sue origini, spunta inaspettatamente in diverse forme in luoghi della terra molto diversi e distanti tra loro.

Tutti i mistici di Roma nord

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di Marco Mantello

Passavano in camicie a scacchi, pantaloni neri e Doctor Martens. Con Rumore Bianco nella mano destra, con i loro denti spezzati a dieci anni durante la partita di minibasket trascorsa in panchina, con le loro braccia bloccate a quarantacinque gradi, dentro un gesso coperto di firme con le stelline e disegni di Paperino, con i loro compagni di banco suicidati a ventidue, con i loro fratelli maggiori incidentati a trentaquattro, non gli restava altro che sposarsi fra di loro, fino a quando non nascevano figli storpi. Dentro chiese dalle mura bianche, l’umiltà programmata e ideologica sfumava nell’arredamento di case di sessanta metri quadri, comperate a mutuo dai genitori, con un crocefisso romanico all’ingresso, con forchette e cucchiai di legno per la loro ultima cena, con quel poco di marijuana che riuscivano a salvare da un asma atavico e incontrollato. Per quelli che rimasero vivi, era vero solo in parte il noto motto di Voltaire, per cui ogni fede pretende conferma da un principio di disperazione, consolando per logica interna.

Un giro di Vita: Franz Krauspenhaar

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Covers di Philippe Schlienger

Ragazzi di vita horror tour 2010
di
Franz Krauspenhaar

L’incarico che mi ha dato il direttore provoca in me un rimescolio profondo prima ancora d’affrontarlo. Sono arrivato al giornalismo tardi, ma con un curriculum di scrittore che ha convinto Mitrali a farmi assumere a La giovane sequoia, una rivista che, non solo nelle intenzioni, dovrebbe sostituire altri fogli che la crisi, la mancanza di lettori e l’appiattimento di buona parte dell’editoria di questo disgraziato paese ha fatto chiudere. Disgraziato paese, sì, non ancora nel terzo mondo, ma con i piedi dentro.
Mitrali vuole da me un’inchiesta tra coloro che vorrebbe chiamare i nuovi ragazzi di vita. Ama Pasolini, nel suo bene e nel suo male, Mitrali. Io solo nel suo bene, che poi a ben pensarci a volte confinava, o sconfinava, proprio col suo male. Per dimostrargli che so di cosa parla ho recitato l’inizio di Alla mia nazione davanti a lui.
Ora sento un leggero percuotere nel petto: non è il cuore, ma come uno sparo soffocato d’emozione fredda che quasi implode dentro di me, al centro proprio del mio petto nicotinico. È una rassegnazione che s’è scritta tanti anni fa e non è ancora finita. Quella nazione di Pasolini, dico tra me e me, in fondo non è cambiata, è sempre quella, amata e poi odiata come solo l’amore permette, con un urlo soffocato. Mitrali ha abbassato la testa, è un giornalista serio, uno che ci crede ancora. Io non più. Io non credo che ai miei libri, che pochi leggono, sopraffatti dalla corsa senza speranza dei “titoli”, di ciò che “tira”. Tira come tira l’uccello di un vecchio dopo l’impasticcazione blu. Un mondo di droga, di drogati, di combattenti contro la droga che si drogano.
Mi ha detto: “Chi sono i ragazzi di vita, oggi? Che fanno? Hanno ancora qualcosa in comune con i borgatari di Pasolini?

Giardini di loto, Milano

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Mercoledì 20 ottobre 2010 – Ore 18.00
Libreria Rizzoli, Sala Biagi
Corso Vittorio Emanuele II, 79 – Milano
Maurizio Cucchi e Stefano Gallerani
Presentano
Giardini di loto
di Andrea Melone
(Gaffi editore in Roma)

Come consultare online il Casellario Politico Centrale fascista

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Pubblicato il 19 settembre 2010 da Gigi Bettoli in:
 
 ⇨  www.storiastoriepn.it/blog/?p=82 
 
 ⇨  www.storiastoriepn.it/blog 
 
 ⇨  www.storiastoriepn.it 
 
 ⇨  Casellario Politico Centrale fascista 
 

La creazione di un’anagrafe delle persone considerate pericolose per l’ordine e la sicurezza pubblica risale all’età crispina. Con la circolare n. 5116 del 25 maggio 1894 nell’ambito della Direzione generale di pubblica sicurezza fu istituito un ufficio con il compito di curare l’ impianto e il sistematico aggiornamento dello schedario degli oppositori politici. Anarchici, repubblicani, socialisti ma anche oziosi e vagabondi furono oggetto di una capillare attività di sorveglianza che alimentò un consistente archivio di fascicoli personali.
L’organizzazione dell’ufficio e dell’archivio fu modificata con successive circolari (1896, 1903, 1909, 1910 e 1911) fino ad assumere il nome di Casellario politico centrale con legislazione eccezionale del 1925 e del 1926.
Durante il periodo fascista l’attività di sorveglianza e controllo della polizia si amplificò comprendendo non più soltanto i politici ma tutta una indeterminata categoria di persone, definita genericamente antifascista, e gli allogeni ossia le minoranza etniche soprattutto della Venezia Giulia.

 

E. E. CUMMINGS – I. POESIA VISIVA

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di Franco Buffoni

Nato nel 1894 – quindi più giovane di T. S. Eliot ma più vecchio di Auden, quasi coetaneo di Montale – E. E. Cummings può essere facilmente messo a fuoco facendo scorrere su un ideale schermo dietro alla sua figura, alternativamente, due fondali dai contorni precisi. Fondali culturali, cioè discorsi fissi, coordinate acquisite. Il primo riguarda esclusivamente i poeti americani, e consiste in quell’attrazione verso l’Europa che – in particolare negli anni venti e trenta – causò vere e proprie migrazioni, dai grand tour un po’ dilatati di William Carlos Williams e Hart Crane ai più mentali, ma non meno profondi e necessari, spostamenti oltreoceano di Wallace Stevens o Marianne Moore, ai definitivi traslochi di cittadinanza di T. S. Eliot o Ezra Pound.
Il secondo fondale culturale concerne la storia della poesia occidentale in senso più ampio, e riguarda quella rivoluzione dei mezzi espressivi – con ampio ricorso anche al virtuosismo verbale – che può configurarsi in Majakovskj come in Apollinaire, in Marinetti come – per l’appunto – in E. E. Cummings, ferme restando ovviamente le peculiarità di ciascuno e le grandi differenze tra i vari “movimenti”.
Sul termine movimento, forse, è possibile trovare un punto di intersezione tra i due fondali: perché è vero che l’entrata nel circuito europeo significava contatto e interazione con surrealismo, futurismo, dadaismo e cascami del simbolismo. Ma è anche vero che l’imagismo viene importato in Europa dagli Stati Uniti, e il vorticismo è già un fenomeno di area anglosassone.

Appunti per un’indagine sui minatori

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[Simona Baldanzi mi manda questo pezzo, nel giorno, come lei stessa mi ha fatto notare, dell’apertura del tunnel del Gottardo. Fatto a cui è stata data ampia evidenza dai giornali. Non altrettanta evidenza è stata data al fatto che pochi giorni fa, in quel tunnel, ha perso la vita Pietro Mirabelli. Ultimo di un serie. La foto mostra la cappella che ricorda gli otto minatori morti nel tunnel prima di Pietro. E leggo adesso, mentre sto per pubblicare, di un’altra esplosione in una miniera in Cina: venti minatori morti, diciassette intrappolati. mr]

di Simona Baldanzi

Quando ho letto che i 33 minatori del Cile erano ancora vivi dopo 17 giorni dal crollo della miniera ho interrotto i miei appunti. Da aprile mi stavo segnando le notizie apparse sulla stampa internazionale con al centro il lavoro in miniera.
Aprile 2010. Crolla miniera di carbone in Virginia. Venticinque morti e dieci dispersi. Aprile 2010. Cina, trovati cinque cadaveri nella miniera del “miracolo. I soccorritori hanno miracolosamente estratto vivi 115 minatori, sopravvissuti a una settimana sottoterra mangiando corteccia e bevendo acqua lurida. Maggio 2010. Siberia, esplosioni in una miniera. Trenta morti, decine di feriti e dispersi. Maggio 2010. Russia. Esplode miniera di carbone. Dentro 312 minatori, 12 morti. Maggio 2010. Turchia, scoppio in miniera. 28 minatori morti, 2 dispersi. Giugno 2010. Nigeria. Strage di bambini tra i minatori. 111 morti nella corsa all’oro illegale.
Non stavo tenendo la lista delle stragi. Stavo prendendo appunti per il libro che sto scrivendo sui lavoratori dei cantieri delle grandi opere in Mugello. Fra le tute arancione ci sono i minatori, quelli che scavano le gallerie di strade e ferrovie. Minatori di infrastrutture moderne che lavorano nelle pance delle montagne. Pur tenendo presente la differenza di mansioni, di contratti, di diritti, di condizione di vita e di salute, sia per i minatori in Mugello che per quelli americani, cinesi, cileni, russi, turchi, nigeriani pensiamo siano solo fotografie del passato, fantasmi che vagano in qualche angolo della memoria e che ci scuotono dal torpore solo quando muoiono in massa o si salvano per miracolo. Invece ci sono, emigrano per lavorare in miniera o in galleria, vivono in baracche o campi base, non vedono crescere i loro figli, si ammalano di silicosi. Vicino a noi e nel silenzio.

Problema al sito NI ieri

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Nella notte tra giovedì e venerdì il sito di Nazione Indiana è stato disattivato dal nostro fornitore (Dreamhost LLC in USA) a causa di una presunta violazione dei diritti d’autore su di una fotografia pubblicata. Il detentore dei diritti si è avvalso della legge USA “DMCA” per attivare una procedura di infrazione nei nostri confronti. Noi abbiamo controllato e ci siamo adeguati rimuovendo i contenuti indicati.
Questi incidenti sono triviali, vengono di solito risolti in fretta, ma questa volta la faccenda è stata più complicata (la foto era sulla nostra CDN) ed il sito è tornato disponibile solo ieri sera.

alfabeta2: in edicola il numero di ottobre

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alfabeta2 numero 3 ottobre 2010alfabeta2 mensile di intervento culturale – è in edicola il numero 3/2010 con due temi principali:

  • Il posto delle donne: la voce delle donne a tutti i livelli delle strutture produttive e organizzative coincide tuttavia con una catastrofica regressione antropologica, lucidamente perseguita dal vigente regime mediatico.
  • Allarme università: riflessioni dall’emergenza della discussione parlamentare sulla legge Gelmini e dalla mobilitazione di protesta della forza-lavoro meno garantita .

Sommario – in edicola, libreria, e prossimamente come ebook.

piccole patrie, distretti economici

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da Nord Operaio : lavoratori, sindacato, politica tra globalizzazione e territorialità

[Da parecchie settimane, è scoppiato in provincia di Brescia il caso della scuola di Adro, il nuovo complesso scolastico della cittadina franciacortina tappezzato di simboli della Lega Nord come fosse la scuola di un regime totalitario. Il sindaco, Oscar Lancini, ha difeso e sta difendendo questa operazione continuando a richiamarsi al concetto di identità territoriale, espressa anche dal massiccio consenso popolare della Lega alle ultime elezioni amministrative.

Per spiegare il successo della Lega, d’altra parte, si ricorre spesso a concetti come identità, comunità, radicamento e così via. Tutti strumenti ideologici che appaiono adeguati eppure insufficienti. Sarebbe interessante cercare di capire di quale realtà effettiva sono espressione e, al tempo stesso, strumento questi concetti.

Nord Operaio : lavoratori, sindacato, politica tra globalizzazione e territorialità è un libro edito nel 2008 da Manifestolibri e raccoglie i materiali di una giornata di discussione tenuta a Brescia in quello stesso anno e promossa da Associazione per il rinnovamento della sinistra e Centro riforma dello stato. Tra i vari interventi trovo quello di Matteo Gaddi, da cui ho selezionato i passaggi che riporto in questo post – estremamente utili, mi sembra, per capire di che cosa si parla, in effetti, quando si parla di identità, comunità, radicamento e “piccole patrie” in casi come questi.

Ringrazio per la disponibilità Manifestolibri e ringrazio anche Matteo Gaddi, che purtroppo non sono riuscito a contattare e che, magari, qualche lettore di NI può avvertire.]

Da tempo la Lombardia, come evidenziano molti indicatori economici, “segna il passo”. Ce lo indicano i dati relativi alla riduzione della spesa per investimenti delle industrie lombarde, la diminuzione del valore aggiunto prodotto nei settori a tecnologia medio alta, il basso numero di brevetti a confronto con le regioni europee più sviluppate ecc.

In questo quadro di declino economico si colloca l’attuale tendenza del capitalismo alla mercificazione del territorio lombardo: si tratta di una vera e propria messa a valore del territorio e delle sue risorse. Per questo accolgo volentieri l’invito di Vittorio Rieser di concentrare la mia comunicazione su quelle che stiamo indagando come le trasformazioni del capitalismo di territorio, che hanno ovviamente ricadute e conseguenze immediate sulla composizione della forza lavoro, sulla sua distribuzione territoriale, sul tessuto sociale, sulle forme di organizzazione e di rappresentanza del mondo del lavoro e della società.

TREVOR

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di Franco Buffoni
“Trevor” è un semplice, intenso e intelligente cortometraggio statunitense su adolescenza e diversità. Dura 16 minuti. La presentazione della durata di 4 minuti è di Ellen DeGeneres nel contesto del “Ellen DeGeneres Show”. Buona visione.

da http://ellen.warnerbros.com

Favolose nullità

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di Mauro Baldrati

Abito in San Donato. Polvere, veleno, rumore. Morti, sono tutti morti. Cadaveri che camminano. Mummie al volante. Ectoplasmi col passeggino.
Anche Dorian è morto. E’ già sepolto. La sua sentenza capitale è stata la perdita del lavoro, quel giorno è salito sul patibolo. Il suo padroncino di autocarri è fallito, i camion confiscati, Dorian a terra con la liquidazione vaporizzata. La moglie lo ha lasciato, anzi, l’ha buttato fuori di casa. Come farò ora? Ripete continuamente. Come farò a quarantacinque anni? E piange.
Quarantacinque anni, salito sul patibolo.

TV (b)

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È una vergogna che ci sia al mondo un cielo simile. È una vergogna che il cielo, in certi momenti, sia com’era il cielo in quel giorno, in quel momento. Ciò che mi faceva correre per la schiena un brivido di paura e di schifo, non erano quei piccoli schiavi appoggiati al muro della Cappella Vecchia, né quelle donne dal viso scarno vizzo incrostato di belletto, né quei soldati marocchini dai neri occhi scintillanti, dalle lunghe dita ossute: ma il cielo, quel cielo azzurro e limpido sui tetti, sulle macerie delle case, sugli alberi verdi gonfi di uccelli. Era quell’alto cielo di seta cruda, di un azzurro freddo e lucido, dove il mare metteva un remoto e vago bagliore verde.
Curzio Malaparte, La Pelle

Intorno alle ore 10 Autostrade per l’Italia ha comunicato che è stato riaperto il tratto sulla A1 tra Parma e Fiorenzuola in direzione Milano. Anche sulla carreggiata opposta si sono registrati forti rallentamenti a tratti, per quasi 30 chilometri, indotti dalla curiosità di chi rallenta per vedere cosa è successo.

Che genere di discorso

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[Queste note di poetica sono state sollecitate da Milli Graffi per il numero 43 de “il verri”. Hanno coinvolto anche Andrea Raos e Marco Giovenale, partendo dai testi contenuti nel libro a più voci Prosa in Prosa (2009).]

di Andrea Inglese

Che genere di discorso è la “prosa in prosa”? Questa espressione è frutto dell’invenzione del francese Jean-Marie Gleize, teorico e scrittore, che attraverso di essa gioca ambiguamente a proporre un sobrio manifesto e, nel contempo, a descrivere una nuova tipologia di testi apparsi intorno agli anni ottanta del secolo scorso. La formula, ovviamente, reca da un lato traccia di quella più consuetudinaria di “poesia in prosa”, ma dall’altro annuncia un oltrepassamento e una cesura con le categorie del passato. Additare una prosa elevata a potenza, una iper-prosa, significa allontanare le codificazioni di genere (i vari apparati formali e tematici), per individuare una zona indefinita, non di genere, forse equidistante dai generi, forse al di là dei generi. Gleize parla di “uscite” dalla poesia (Sorties, Questions théoriques, 2009), di scomparsa del genere, ma anche di nudità come principio. In ogni caso, senza voler approfondire il discorso teorico di Gleize, che per altro si presenta come astutamente frastagliato e fluido, possiamo ritenere questa nozione di un movimento duplice, di fuoriuscita da un genere e di penetrazione in uno spazio discorsivo non ancora identificato dal punto di vista letterario.

Intervista a Luigi Di Ruscio (un’integrazione)

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[questo è uno spezzone aggiuntivo, non pubblicato, dell’intervista di Roberta Salardi a Luigi Di Ruscio (Cristi polverizzati), pubblicata sul numero 52 (aprile 2010) di Nuova Prosa (Greco&Greco), e ripresa qui da NI; gs]

di Roberta Salardi

1) Ho trovato in un’edizione rarissima un altro suo libro in prosa, L’allucinazione (Cattedrale, Ancona 2007). Anche questo libro come gli altri romanzi viene da lontano, da molti anni addietro?

Ho preso in mano L’allucinazione, pubblicato solo due anni fa, e di questo libro non ricordavo nulla. Ricordo solo che diedi il manoscritto all’editore precisamente a Valentina Conti, che poi mi fece sapere che il libro voleva pubblicarlo ed io avevo cambiato idea, il libro non volevo più pubblicarlo. La Valentina Conti (molto bella e molto corteggiata), insisteva ed io alla fine dissi pubblicate anche questo, va bene, nel frattempo continuavo a scrivere corte prose immaginando che non si potesse scrivere poesia senza che la cattedrale dell’ultimo secolo abbia una sua centralità. La cattedrale dell’ultimo secolo è la fabbrica metallurgica. Il sottoscritto doveva diventare un chierico della grande cattedrale. Come comunista e come poeta