Capitolo Primo
di
Riccardo De Gennaro
Ascolta, compagno.
Ho ancora negli occhi il cielo d’un blu solenne e gli ottoni della banda che scintillavano sotto il sole nella piazza assiepata di manifestanti, quel pomeriggio di nove anni fa all’Hôtel de Ville; ho ancora nelle orecchie i canti e le grida di giubilo che s’innalzavano e subito abortivano come singhiozzi, fra i rulli di tamburi e gli squilli di tromba, e nel naso la polvere bruciata degli spari, le salve di cannone che esplodevano col boato terribile del tuono a ciel sereno, creando armonie bizzarre e sorprendenti… La festa popolare, irripetibile, contagiava tutta Parigi… Ho ancora negli occhi e nelle orecchie il pianto della Guardia nazionale, uomini dal petto largo, che mai prima d’allora avresti detto potessero commuoversi: piangevano confusi ai vecchi reduci del ’48, ai giovani delle fabbriche e delle trincee del tempo… Piangevano le nostre donne, che erano sarte, tessitrici, lavandaie, maestre, madri… Piangevano le prostitute di Montmartre, ora che il giorno si sarebbe confuso con la notte, mentre le bande di bambini si rincorrevano per tutta Place de Grève nascondendosi dietro le grosse ruote dei pezzi d’artiglieria… A loro soltanto, impegnati com’erano nei giochi di sempre, non importava nulla della cerimonia ufficiale, potevano ignorare la portata storica di quel 28 marzo 1871.










