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Vita Comune

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Capitolo Primo
di
Riccardo De Gennaro

Ascolta, compagno.

Ho ancora negli occhi il cielo d’un blu solenne e gli ottoni della banda che scintillavano sotto il sole nella piazza assiepata di manifestanti, quel pomeriggio di nove anni fa all’Hôtel de Ville; ho ancora nelle orecchie i canti e le grida di giubilo che s’innalzavano e subito abortivano come singhiozzi, fra i rulli di tamburi e gli squilli di tromba, e nel naso la polvere bruciata degli spari, le salve di cannone che esplodevano col boato terribile del tuono a ciel sereno, creando armonie bizzarre e sorprendenti… La festa popolare, irripetibile, contagiava tutta Parigi… Ho ancora negli occhi e nelle orecchie il pianto della Guardia nazionale, uomini dal petto largo, che mai prima d’allora avresti detto potessero commuoversi: piangevano confusi ai vecchi reduci del ’48, ai giovani delle fabbriche e delle trincee del tempo… Piangevano le nostre donne, che erano sarte, tessitrici, lavandaie, maestre, madri… Piangevano le prostitute di Montmartre, ora che il giorno si sarebbe confuso con la notte, mentre le bande di bambini si rincorrevano per tutta Place de Grève nascondendosi dietro le grosse ruote dei pezzi d’artiglieria… A loro soltanto, impegnati com’erano nei giochi di sempre, non importava nulla della cerimonia ufficiale, potevano ignorare la portata storica di quel 28 marzo 1871.

Collana Novevolt (ZONA) a Firenze

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giovedì 1 aprile 2010

presentazione dei primi due libri della collana Novevolt di Editrice ZONA.
FIRENZE – Feltrinelli International (via Cavour 12R – ingresso libero), ore 18.

IL MOLOSSO. LA LEGGENDA DEL CANE di Enzo Fileno Carabba
UN VIAGGIO CON FRANCIS BACON di Franz Krauspenhaar

carta st[r]amp[al]ata n.10 – La paura fa 90, anzi 98.67

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di Fabrizio Tonello

Grande progresso della ricerca scientifica in Italia: i quotidiani di centrodestra, ieri, sono riusciti a provare scientificamente il detto popolare “La paura fa 90”. Il risultato della ricerca è stato pubblicato sul sito on line del Giornale nella notte fra lunedi e martedì, quando si poteva leggere che il candidato del Pdl in Calabria, Giuseppe Scopelliti aveva ottenuto il 98,67% dei voti validi. Prima di interrogarci se Scopelliti avesse assunto Nicolae Ceausescu buonanima come manager della sua campagna elettorale siamo andati a vedere il risultato (consultato alle 10,20 del 30 marzo) degli altri candidati, scoprendo che Agazio Loiero aveva ottenuto un ottimo 54,49%, più che sufficiente per essere rieletto, e l’altro candidato di centrosinistra, Filippo Callipo, un solido 16,79%. Attendiamo notizie sul riconteggio di questo complessivo 169,95% di voti validi in Calabria.

Colpo di Stato in 5 mosse

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a Luigi

-Mossa n. 0. Il re che cede alla tentazione di esistere, ha già compiuto il primo passo verso la propria caduta. La mossa numero zero del colpo di stato spetta al re in carica.
-Mossa n. 1. L’inizio. All’inizio, la posizione del servo è la più vantaggiosa, oltre che la più pericolosa. È anche tra le posizioni più difficili da raggiungere, poiché il vero servo è colui che è sempre accanto al re. Durante questa fase, bisogna agire solo quando il re lo ordina.
-Mossa n. 2. La transizione. Nella fase di transizione, quando ci si prepara a diventare a propria volta re, è un continuo viavai di messaggeri, spie, amanti e traditori; è il momento della potatura, durante il quale la propria identità viene cancellata dal contatto abrasivo con la corte e con l’intrigo. La potatura è infinitamente più importante della corte o dell’intrigo che pure l’hanno provocata.
-Mossa n. 3. La descrizione. Non c’è modo più sicuro per far precipitare un re che quello di descriverne con lucidità la tecnica di potere. Tentato da questa descrizione, il re vorrà talvolta correggerla, talaltra invece, come se fossero i fili che legano una marionetta, si atterrà alle parole che descrivono la sua potenza, giudicandole esatte. In tutti e due i casi, finirà comunque con il rivelare il proprio segreto, diventando vulnerabile.
Sembra che allo stesso modo le tigri, se poste di fronte ad uno specchio, restino paralizzate.
-Mossa n. 4. L’eliminazione. L’eliminazione del re deve avvenire per mano altrui, e per motivi del tutto estranei ai propri. (Del resto, dopo la mossa numero due qualsiasi motivo o fine deve per forza di cose diventare estraneo e indifferente.) (v. Appendice, infra).
-Mossa n. 5. La fine. Una volta preso il posto del re, ogni attività deve cessare; ogni decisione, ogni azione, ogni esibizione, ogni macchinazione, ogni pensiero, ogni ordine, devono essere aboliti, perché ora sono diventati dannosi.
Quest’ultima è la parte più ardua, quella dove quasi tutti si perdono.

Libri speciali per gente comune

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di Andrea Cortellessa

Perché si dovrebbe leggere con lentezza, in un mondo che da tempo ha scelto di andare al massimo della velocità, precipitandosi verso la fine col piede a tavoletta sull’acceleratore?
Se si legge con lentezza lo si fa nella speranza – o nell’illusione – che la lettura che oggi abbiamo scelto per noi non equivalga al “consumo” del libro, al facile trangugiare del testo che quel libro ci trasmette. Ci illudiamo che quelle parole non si lascino “consumare” tanto facilmente; che oppongano resistenza, che si manifestino alla nostra coscienza per durare. Si spera insomma che la sostanza misteriosa, che sospettiamo e speriamo sia contenuta in quelle pagine, nell’attraversarci non ci lasci indenni, non scorra via sulla nostra pelle senza fare attrito. Vorremmo al contrario che quelle parole agiscano, sul nostro metabolismo intellettuale e sentimentale, come uno di quei farmaci che si definiscono “a lento rilascio”; che una volta depositati nella coscienza si illuminino a distanza, come – dice Gadda nel Pasticciaccio – certe «teoretiche idee […] sui casi degli uomini: e delle donne» che il dottor Ingravallo ogni tanto enunciava: «quei rapidi enunciati, che facevano sulla sua bocca il crepitio improvviso d’uno zolfanello illuminatore, rivivevano poi nei timpani della gente a distanza di ore, o di mesi, dalla enunciazione: come dopo un misterioso tempo incubatorio. “Già!” riconosceva l’interessato: “il dottor Ingravallo me l’aveva pur detto”». Ecco: i libri da leggere con lentezza sono quelli che, in un modo o nell’altro, ci impongono questo «misterioso tempo incubatorio». Sono libri scritti nel tempo: per questo a loro volta ci richiedono tempo. Promettendoci in cambio, però, di donarci in futuro altro tempo. Sappiamo che daremo loro ragione, prima o poi: magari a distanza di anni.
I libri da leggere con lentezza sono libri speciali. Che risolutamente si sottraggono alle mode, ai format industriali, alle «tendenze» da rotocalco, alle urgenze attualizzanti della «cultura» da dopotiggì. Sono insomma libri di qualità.  [Continua qui]

Poesia in prosa e arti poetiche. Una ricognizione in terra di Francia (1)

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 [Pubblico su NI un saggio che è scomparso sul numero d’esordio di una rivista specialistica, “Trivio”. Avrei dovuto scrivere “apparso”, ma così non è.  Tale rivista è rimasta un’entità fantomatica, di cui né io né altri collaboratori al numero zero hanno mai avuto esperienza tangibile. Ora grazie alla rete, seppur inadatto per lunghezza alla lettura a schermo, questo lavoro può fare una sua breve (ri)apparizione. a i ]

di Andrea Inglese

1. Un fenomeno lievemente aberrante

La critica italiana pare intenta a interrogarsi con sempre maggiore costanza su di un fenomeno lievemente aberrante: la poesia in prosa. In qualche modo, si è ormai giunti a prendere atto che nella poesia, come genere letterario specifico, sono rintracciabili dosi massicce di prosa. Tale fenomeno, ovviamente, non può che destare una certa inquietudine in un’attività seconda, come quella del critico, che nella partizione prosa-poesia ha uno dei suoi presupposti fondamentali. Ma è anche vero che i critici più temerari, forse spinti sanamente da un principio difensivo, si sono decisi a mettere le mani in tale spinosa vicenda. Risulta comunque chiaro che se la poesia ha già perso di prestigio durante la fine del secolo scorso, almeno secondo i criteri oggi dominanti del mercato editoriale, essa tende almeno a garantirsi una sua posizione incrollabile, in termini di identità di genere. La poesia sarà di pochi e per pochi, ma esiste indubitabilmente, ha una fisionomia di genere inconfondibile, mantiene una sua identità forte. Fino a che, almeno, non cominci a divenire indistinguibile dalla prosa.

Che cosa la letteratura ha imparato dai matti

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di Ermanno Cavazzoni

Nella maggior parte dei casi gli scritti che vengono dal mondo psicotico non hanno molto interesse, da un punto di vista diciamo artistico, o anche solo di efficacia e forza espressiva. Ho fatto una ricerca negli archivi manicomiali, vari anni fa, e sostanzialmente prevale quella povertà di parola, quella stereotipia e convenzionalità che è la norma dei colloqui quotidiani e dei carteggi umani. Ossia un ricoverato del diciannovesimo e ventesimo secolo non ha mediamente maggiore interesse e originalità di coloro che circolano liberamente e si professano benpensanti assennati.
Quindi mi verrebbe da sconsigliare chi, per diventare ad esempio scrittore o poeta o qualcosa di simile, cerchi preliminarmente di diventare schizoide o paranoie o deficiente.

Decimo Quaderno

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ESC Atelier Autogestito
via dei Volsci 159, Roma
nell’ambito della rassegna
ESCargot / Scrivere con lentezza
presentazione di
POESIA CONTEMPORANEA
DECIMO QUADERNO ITALIANO I
Marcos y Marcos, 2010
con i poeti antologizzati
Corrado Benigni, Andrea Breda Minello, Francesca Matteoni,
Luigi Nacci, Gilda Policastro, Laura Pugno, Italo Testa

La responsabilità dell’autore: Nicola Lagioia

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[Dopo gli interventi di Helena Janeczek e Andrea Inglese, abbiamo pensato di mettere a punto un questionario composto di 10 domande, e di mandarlo a un certo numero di autori, critici e addetti al mestiere. Dopo Erri De Luca, Luigi Bernardi, Michela Murgia, Giulio Mozzi, Emanule Trevi, Ferruccio Parazzoli, Claudio Piersanti, Franco Cordelli, Gherardo Bortolotti, Dario Voltolini, Tommaso Pincio, Alberto Abruzzese, ecco le risposte di Nicola Lagioia]

Come giudichi in generale, come speditivo apprezzamento di massima, lo stato della nostra letteratura contemporanea (narrativa e/o poesia)? Concordi con quei critici che denunciano la totale mancanza di vitalità del romanzo e della poesia nell’Italia contemporanea?

Negli ultimi quindici-venti anni c’è stata grande vitalità nella letteratura italiana, il che non implica necessariamente l’eccellenza. Ci sono però stati tentativi (più o meno riusciti, o eroicamente falliti) di scrivere grandi opere, il che dimostra che alcuni di noi credono ancora nella postumità.
A questo punto mi domando chi sono i critici che parlano di “totale mancanza di vitalità”. A chi ci riferiamo, di preciso? Agli impiegati delle rubriche librarie il cui massimo contributo alle patrie lettere si riduce a quattro righine in croce sui supplementi pubblicitari dei quotidiani? Ma quelli con la critica letteraria non hanno più nulla a che fare, il loro mestiere e la loro vita stanno già tutti nella Ballata delle madri di Pasolini. Se al contrario si tratta dei critici che hanno messo davvero la propria vita al servizio della nostra crescita culturale, sono disposto a discutere, e tanto meglio se abbiamo opinioni divergenti. Tuttavia vorrei ricordare che non fu un meteorite caduto dalle parti di Fiesole a generare il Rinascimento, e dunque un intellettuale attivo in ambito letterario – critico o scrittore o editore – che si lamenti dello stato della nostra letteratura non può non allungare mezzo calcagno fino al banco degli imputati, magari anche per uscirne assolto: che cosa ha fatto, lui o lei, per migliorare lo stato delle cose?

La responsabilità dell’autore: Alberto Abruzzese- seconda parte

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la prima parte, qui.

[Dopo gli interventi di Helena Janeczek e Andrea Inglese, abbiamo pensato di mettere a punto un questionario composto di 10 domande, e di mandarlo a un certo numero di autori, critici e addetti al mestiere. Dopo Erri De Luca, Luigi Bernardi, Michela Murgia, Giulio Mozzi, Emanule Trevi, Ferruccio Parazzoli, Claudio Piersanti, Franco Cordelli, Gherardo Bortolotti e Dario Voltolini, Tommaso Pincio, ecco le risposte di Alberto Abruzzese]

Almanacco Specchio 2009

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Giovedì 01 Aprile ore 18:00 – Il Centro Culturale Bibli – Via dei Fienaroli, 28 – Roma presenta
Almanacco dello specchio 2009
Mondadori
Introducono:
Maurizio Cucchi, Fabrizio Fantoni, Antonio Riccardi
Letture dal vivo di:
Francesco Accolla, Nanni Balestrini

I meccanismi della censura in Cina

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Il 12 marzo si è celebrata la Giornata Mondiale contro la censura onlineReporters Sans Frontières ha diffuso l’elenco aggiornato  dei “Nemici di Internet” [in] che punta in particolare il dito contro la Cina, tra i vari Stati repressivi.

Su Kenengba [cin], Jason Ng cerca di arricchire la discussione descrivendo vari aspetti di come viene applicata tale censura in Cina.

Radio Kapital – Sergio Bologna

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Marx è uno straordinario pensatore, a saperlo leggere, peccato che sia stato rovinato dai marxisti. S.B.

Intervista, che potete trovare anche qui a Sergio Bologna su Le multinazionali del mare. Letture sul sistema marittimo-portuale.
Egea Editore, Milano 2010, pp. 325

Nella raccolta di scritti “Ceti medi senza futuro?” parlavi della tua esperienza di consulente per il Piano Generale dei Trasporti e della Logistica. Questo tuo nuovo libro, “Le multinazionali del mare. Letture sul sistema marittimo-portuale”, ha a che fare con quella esperienza?

Direi di no, la parte dedicata ai porti italiani è una parte marginale. Per ritrovare dei collegamenti con la mia attività di ricerca si dovrebbe risalire piuttosto agli Anni 70, alle inchieste sul settore trasporto merci di “Primo Maggio” – la rivista che dirigevo allora e la cui collezione completa tra poco sarà disponibile su CD presso Derive&Approdi. In un numero del 1976 già si tentava di abbozzare una “Storia del container”. Un altro mio saggio di quei tempi, la cui impostazione in un certo senso anticipa quella delle multinazionali del mare, è “Petrolio e mercato mondiale”, pubblicato su “Quaderni Piacentini” nel 1974 sull’onda del primo shock petrolifero.

Nel senso che tra la crisi attuale e la crisi petrolifera del 1973 tu trovi delle analogie?

Nel senso che si tratta di fenomeni globali, la cui portata si avverte in ogni angolo del mondo. Il settore dello shipping è per sua natura un settore globale, anzi è una delle forze motrici della globalizzazione. La novità, che io cerco di analizzare in questo libro, è che questa caratteristica si è estesa anche all’attività portuale, che per sua natura invece ha un carattere municipale. Oggi esistono grandi organizzazioni che controllano terminal portuali in tutto il mondo. E’ un fenomeno assai recente, esploso negli Anni Novanta.

Vassily Smyslov (1921-2010)

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Sabato 27 marzo muore Vassily Smyslov, settimo campione del mondo di scacchi. Si trascrive una partita del match contro Botvinnik (18.01.1957).

1.Cf3 Cf6 2.g3 g6 3.c4 c6 4.Ag2 Ag7 5.d4 0-0 6.Cc3 d5 7.cxd5 cxd5 8.Ce5 b6 9.Ag5 Ab7 10.Axf6 Axf6 11.0-0 e6 12.f4 Ag7 13.Tc1 f6 14.Cf3 Cc6 15.e3 Dd7 16.De2 Ca5 17.h4 Cc4 18.Ah3 Cd6 19.Rh2 a5 20.Tfe1 b5 21.Cd1 b4 22.Cf2 Aa6 23.Dd1 Tfc8 24.Txc8+ Txc8 25.Af1 Axf1 26.Txf1 Dc6 27.Cd3 Dc2+ 28.Dxc2 Txc2+ 29.Tf2 Txf2+ 30.Cxf2 Cc4 31.Cd1 Rf7 32.b3 Cd6 33.Rg2 h5 34.Rh3 Ce4 35.g4 hxg4+ 36.Rxg4 f5+ 37.Rh3 Af6 38.Ce1 Rg7 39.Cd3 Cc3 40.Cxc3 bxc3 41.Ce1 Rh6 42.Cc2 Ae7 43.Rg3 Rh5 44.Rf3 Rxh4 45.Ce1 g5 46.fxg5 Rxg5 47.Cc2 Ad6 48.Ce1 Rh4 49.Cc2 Rh3 50.Ca1 Rh2 51.Rf2 Ag3+ 52.Rf3 Ah4 53.Cc2 Rg1 54.Re2 Rg2 55.Ca1 Ae7 56.Cc2 Rg3 57.Ce1 Ad8 58.Cc2 Af6 59.a3 Ae7 60.b4 a4 61.Ce1 Ag5 62.Cc2 Af6 63.Rd3 Rf2 64.Ca1 Ad8 65.Cc2 Ag5 66.b5 Ad8 67.Cb4 Ab6 68.Cc2 Aa5 69.Cb4 Re1 0-1

Il gioco si può visualizzare qui.

Stefano Raimondi a Milano

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LIBRERIA la FELTRINELLI
di Via Manzoni, 12 – Milano
31 marzo – ore 18.00

Interni con finestre
di
Stefano Raimondi
………………………
MILANO IN POESIA
Il motivo dell’esilio percorre interamente Interni con finestre (La
Vita Felice) di Stefano Raimondi: esilio nel cuore dei luoghi amati,
sulle scale di casa, tra le pareti di una stanza abitata da sempre. Le
sue poesie, con l’urgenza di chi non trova più dimora, narrano una
Milano mai vista prima: minacciosa e giuridica, costellata di allarmi
e di posti di blocco, percorsa dal cerchio infinito dei viali che ci riportano
sempre allo stesso, drammatico inizio.
All’incontro insieme
all’autore intervengono i poeti Mario Santagostini e Italo Testa.

Una moneta per poesia

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di Antonio Sparzani

Sono andato a Napoli a sentire la conversazione pubblica organizzata dal Premio Napoli, annunciata qui e illustrata qui, tenuta in una sala del Palazzo Reale, piazza Plebiscito, due passi dal mare.
Arrivo con buon anticipo, incontro Piero, indiano napoletano doc, che mi fa da guida e ci sediamo a un bar della Galleria Umberto, di fronte al teatro San Carlo, lì a un passo. La chiacchiera al bar con persone amiche è, per quel che mi riguarda, uno dei grandi momenti della vita.

Mentre parliamo si avvicina una signora, con atteggiamento dimesso, vestita modestamente ma non sciatta, che senza giri di parole chiede “una moneta per poesia”;

Diritto allo studio e libertà accademica in Palestina

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Lettera aperta ai docenti universitari italiani sulla discriminazione universitaria e culturale del popolo palestinese

Pisa, 5 marzo 2010 (link)

Cari colleghi,

siamo un gruppo di docenti universitari italiani particolarmente sensibili alla situazione universitaria e scolastica del popolo palestinese, sia nei territori occupati (Gaza e Cisgiordania), sia all’interno dello Stato israeliano, in particolare in Galilea, dove vivono oltre un milione di “arabi-israeliani”. Per esperienza diretta e sulla base di ricerche effettuate da centri studi palestinesi e israeliani possiamo denunciare gravi violazioni del diritto all’istruzione, della libertà di insegnamento e della libertà di pensiero del popolo palestinese. Poiché l’Italia nel 2009 è diventata primo partner europeo nella ricerca scientifica e tecnologica dello Stato di Israele, responsabile delle violazioni di cui sopra, riteniamo necessario che la comunità accademica italiana prenda coscienza delle discriminazioni in atto.

BUFALE ALLA CARICA

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di Pierluigi Pellini

Nei commenti al mio articolo «Bufale dei Pirenei», pubblicato da «Nazione Indiana» il 14 marzo scorso, è comparso da qualche giorno un link (postato da tale “Davide”) che rinvia a una pagina del sito personale di Vittorio Messori, dove si legge una risposta al mio intervento, datata 19 marzo e contrassegnata da un «copyright» del «Corriere della Sera». Non mi risulta che il pezzo sia stato pubblicato dal giornale di Via Solferino. E infatti la home page del sito di Messori lo presenta come «articolo sospeso in attesa della pubblicazione sul “Corriere della Sera”, domenica» (e non permette di accedere al testo, che dunque è raggiungibile solo da «Nazione indiana»).

IL CONTROLLO DELLE PIANTE

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di Marino Magliani

Il fuoristrada stava scivolando in una vallata di uliveti abbandonati, inaccessibili, postacci nella penombra che conoscevano solo gli elicotteristi e i piloti dei canadair quando toccava spegnere un incendio, o durante la stagione delle piogge, come ora, che si sbricciolava un costone.
Il tergicristalli sembrava impazzire e l’acqua piovana s’incanalava a fatica nelle sprèscie.
Gregorio sapeva che ogni anno l’acqua si portava via intere terrazze, blocchi di roccia franavano con la facilità con cui si staccano i denti rimasti senza gengive. Era il suo lavoro saperlo.
Era sabato e sarebbe rimasto volentieri a letto a farsi cercare coi piedi da Lory. Ma oggi avevano mandato lui. I soliti controlli alle campagne che svolgeva per conto dell’ufficio della Provincia.
Un paio di cantonieri temporeggiavano piazzando sulla strada i cartelli del pericolo.
Passando davanti al cimitero notò che la popolazione aveva ripreso a gettare calcinacci e rottami ferrosi nella discarica illegale. Ogni tanto le istituzioni davano un giro di corda, qualche multa, poi la gente tornava a gettare ferrame dove poteva.

“Lamento per Belgrado” di Miloš Crnjanski

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Dalla prefazione di Massimo Rizzante, Unire mondi lontani a Miloš Crnjanski, Lamento per Belgrado, a cura di M. Rizzante con uno scritto di Božidar Stanišić, Il Ponte del Sale, Rovigo, 2010.

[Ringrazio Francesco Marotta che mi ha segnalato un’errata formattazione dei testi. Ho quindi utilizzato la sua stessa formattazione, avendo lui già postato questi testi qui. a i]

[…] Ricordo di aver conosciuto a Parigi, agli inizi degli anni novanta, molti studenti e scrittori serbi e bosniaci che, fuggiti dai loro paesi, si adattavano per sopravvivere ai lavori più bizzarri: Miroslav era accompagnatore di cani alto-borghesi; David assisteva persone non vedenti a cui doveva leggere ogni giorno almeno cinquanta pagine di rotocalchi; Josip faceva il lavavetri a Vincennes. Ce n’era uno, Dragan, che, grazie alla sua bella calligrafia, campava scrivendo in diverse lingue i menù esposti all’entrata dei ristoranti del Quartiere Latino. Con questo voglio dire che ho conosciuto da vicino il valore che un’opera letteraria assume quando è creata o letta in condizioni materiali di vera indigenza, diventando spesso più preziosa del pane.