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Manifestazione antirazzista per pochi intimi, senza società civile e intellettuali

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di Andrea Inglese

Manifestazione antirazzista a Roma dell’8 giugno, promossa dal popolo rom: tra le 8.000 e 10.000 persone. Manifestazione antirazzista a Milano del 14 giugno, promossa dal popolo rom e dal comitato antirazzista milanese: tra le 500 e 600 persone. La Lombardia, assieme a Campania e Lazio, fa parte delle regioni interessate dalla Dichiarazione dello stato di emergenza in relazione agli insediamenti di comunità nomadi nel territorio. E in virtù di questo “stato d’emergenza” è stato avviato dal Commissario Straordinario e Prefetto di Milano un censimento di tutte le comunità rom e sinte presenti a Milano e nella Provincia.

Se solo considero alcuni blog letterari, che mantengono uno sguardo anche politico sulla realtà (Nazioneindiana, Carmilla, il primo amore, Loredana Lipperini, ecc.), vedo che, tra gli scrittori almeno – che una volta si tendeva a far rientrare nella categoria degli intellettuali –, la consapevolezza e l’inquietudine per un orientamento globalmente antidemocratico della nostra società appare manifesta già da parecchio tempo. Un segno evidente di questa consapevolezza è stata la meritoria iniziativa del “Triangolo nero”, un appello apparso trasversalmente su vari blog e firmato da molte persone, tra cui il sottoscritto.

Verderame

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di Stefano Gallerani

Ora implicitamente ora alludendovi, da quasi vent’anni, cioè sin dal debutto narrativo, con Di bestia in bestia – immediatamente successivo alle incursioni settecentesche di Venere celeste e Venere terrestre -, Michele Mari va restituendo l’infanzia a una dimensione fortemente letteraria e personale. Ne ha fatto, insomma, un tema cardinale, se non il prediletto, la cifra distintiva di un immaginario in cui prevale l’estro affabulatorio, un impulso contagioso che si nutre delle parole come di visioni, dei sintagmi come di lampi di colore, degli aggettivi come di grumi di senso inespresso – o ancora da esplodere.

The Two (I due)

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di Philip Levine traduzione di Lisa Sammarco

When he gets off work at Packard, they meet
outside a diner on Grand Boulevard. He’s tired,
a bit depressed, and smelling the exhaustion
on his own breath, he kisses her carefully
on her left cheek. Early April, and the weather
has not decided if this is spring, winter, or what.

Dentro Babele

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di Paolo Sperandio

[ Relativity, 1953, Maurits Cornelis Escher (1898 – 1972) ]

Affermano gli empi che il nonsenso è normale nella Biblioteca, e che il ragionevole (come anche l’umile e semplice coerenza) è quasi una miracolosa eccezione.

J. L. Borges
[24 agosto 1899 – 14 giugno 1986]
La biblioteca di Babele [1941]

    Fu stranamente afoso l’autunno del 1941 a Buenos Aires. Notizie di una guerra mondiale ma lontana animavano le nostre serate ai caffè: non c’è argentino tanto argentino da trascurare ciò che accade in Europa. Col pretesto di un’assonanza di nomi o di una foto, ci esaltavamo al conflitto come fosse una sfida tra gauchos.
    Io in verità partecipavo soprattutto per incontrare Adelaida, assidua alle dispute sui comunicati militari e sulle novità letterarie. Dato che ho poca inclinazione per gli eserciti, il più delle volte mi limitavo ad ascoltare la sua voce calda, un po’ roca di sigarette senza filtro, osservando come le labbra le danzavano mollemente nel parlare.

El boligrafo boliviano 16

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di Silvio Mignano

8 novembre 2007

«Come si chiama il suo, signora?».
«Vicky, si chiama Vicky».
«Ah, è una femmina, dunque, o sbaglio?».
«No, non sbagli, caro, è una femmina», dice la signora Mariam accarezzando dolcemente la testa della sua Vicky.
«E non le dispiace che rimanga sola? Non ha mai pensato di presentarle qualcuno?».
«Sì, ci ho pensato. Ma poi ho deciso che sta bene così, da sola con me. Non ha bisogno di nessuno. Se poi cambierà idea me lo farà sapere lei direttamente, e allora si deciderà».

RADIOBAHIA: racconti per canzoni [005]

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di Marco Ciriello

Popular Electronic 1955

RADIOBAHIA: suona

“Why not smile” dei R.E.M

5.
Il Sopravvissuto, artista della riproduzione, uscì a testa alta dal disastro raggiungendo la suite fra due ali di folla. Le sue mani da pianista non salutarono nessuno, i suoi occhietti miopi, che erano stati nel vago incidente, non videro altro che sfumature: gente che s’assomigliava, pensando: è la solita carogna.

Sud n°11 come Riva

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La settimana scorsa abbiamo presentato a Napoli l’ultimo numero di Sud. Qualche giorno prima il Mattino di Napoli aveva dedicato un’ intera pagina della cultura alla nostra rivista pubblicando in anteprima un lunghissimo estratto del testo che Peter Handke ci ha offerto e che Stefano Zangrando ha magnificamente tradotto. Quello che segue è il mio editoriale.
E approfitto di quest’occasione per ringraziare tutti gli autori e lettori che hanno reso possibile il lungo cammino di Sud. In particolare Giorgio Di Costanzo che ci ha fatto dono di una bellissima lettera tratta dalla sua corrispondenza con Anna Maria Ortese.

CAMPO LUNGO
di
Francesco Forlani

Il numero 11 evoca ali da fascia sinistra. Lo sappiamo. Gioco e spettacolo del gioco. 1 plus 1, in una posizione di prossimità, di contiguità e mai di sovrapposizione. Tema di questo numero è la frontiera. Alcuni la chiamano confine, altri soglia, limite. Un paese limita un altro, fino a quando non lo elimina, appropriandosene. Così le cose. La città. In questi mesi in cui le strade partorivano mondezza come bastardi – eppure si trattava del packaging dei nostri sogni e sonni consumati – c’era chi insisteva a parlare di bellezza.

Segni sul muro

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di Renata Morresi

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frammenti dalla prigionia di a.m., 1978-2008

La memoria è del passato –
questo è il primo muro
prima del muro finto
prima del buco
dietro l’armadio,
tra il cuore e l’armadio
la memoria ha scavato
una traccia nuova,
un manifesto volere
la non-politica, il non-potere

Il culto dei feticci nell’Italia contemporanea (3)

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di Michele Zaffarano

tenendo duro la mia mano fatta scorrere fra le sue cosce il suo nudo di base alla velocità con cui stava spostando la mano tirandola lentamente attraverso i fori della cintura in profondità ha gemuto forse un’esposizione della fase o ballare usando soltanto la bocca anche che oscillano con furia in un secondo appena si è mossa in avanti contro il torrente ha cominciato a spogliarsi è strisciata giù verso il suo amico mi ha sorriso mettilo a nudo nudo l’ha scorso velocemente mentre lo tiene all’incirca a metà sto per prendermelo in bocca abbiamo esaminato gli occhi di ciascuno aspettando per farci toccare trasportando la loro testa coperta bionda e baciandolo leggermente sulla guancia senza mutandine ha semplicemente sorriso e poi contenuto la risatina poi ha succhiato e leccato aiutandosi con loro

Sabato 14 a Milano meeting antirazzista

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(Il 15 novembre del 2007 pubblicammo sul sito Un manifesto di scrittori, artisti e intellettuali contro la violenza su rom, rumeni e donne – il triangolo nero. Di recente, abbiamo pubblicato un appello in difesa del popolo rom promosso dalla Libera Università delle donne. Io spero davvero che queste iniziative comincino a concretizzarsi questo sabato 14 giugno a Milano con un sostegno al meeting antirazzista, di cui dò qui notizia. Mi auguro d’incontrare molte persone. A. I.)

dal sito www.informa-azione.info/
MEETING ANTIRAZZISTA A MILANO
Venerdì 13 giugno
Dalle 15 in via Barzaghi
Assemblea e festa con i ROM

Sabato 14 giugno
Corteo in Quartiere, concentramento ore 15.30
Piazzale del Cimitero Maggiore – Capolinea tram 14

Quando la “razza” conta?

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(Prima puntata qui, seconda puntata qui. A. I.)

Fra pratiche discriminatorie e trattamenti eguaglianti

di Costanza Margiotta

1. A partire da una storia di stereotipi e pregiudizi

 

Vorrei iniziare questo contributo narrando una storia di varia umanità, diversa da quella inserita nell’intervento di Mauro Barberis al Forum «Legge, “razza” e diritti. A partire dalla Critical Race Theory», curato da Thomas Casadei e Lucia Re per «Jura gentium. Rivista di filosofia del diritto internazionale e della politica globale» (1). Si tratta sempre di esperienze vissute sui mezzi pubblici o piuttosto semi-pubblici precisamente su un treno in transito per la stazione di Bologna, nei giorni successivi al ritrovamento del corpo del piccolo Tommaso Onofri nei pressi di Parma. Al momento dell’ingresso in stazione una ragazza bianca, davanti alla porta del treno, dove si trovava anche il controllore, inizia ad agitarsi chiedendo se qualcuno avesse visto la sua valigia lasciata incustodita proprio in quella parte del vagone. La reazione immediata del controllore bianco è quella di fare notare alla ragazza come credesse possibile ritrovare una valigia lasciata incustodita in un treno frequentato da «negri». Malauguratamente per il controllore davanti alla porta di quel treno non mi trovavo solo io, ma anche una ragazza nera, la quale non aspettò un secondo per far notare al controllore che la sua era una affermazione profondamente razzista: gli chiedeva insomma come facesse a dare per scontato che dovesse essere stato per forza qualcuno di colore a rubare la valigia.

 

La rosa nera delle avanguardie

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di Marco Simonelli

La chiamano La rosa nera delle avanguardie. Da 25 anni Diamanda Galás presta la sua ragguardevole estensione vocale per incanalare in un flusso sonoro (spesso agghiacciante, spesso insostenebile persino per l’ascoltatore più estremo) un lamento funebre straziante che pare prodursi nelle viscere di un inferno dantesco.

Firenze Poesia. Voci lontane, voci sorelle

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10-23 giugno
Festival internazionale di poesia, sesta edizione

letture di poesia, incontri con i poeti, presentazioni,
confronti sulla situazione della poesia italiana e internazionale

ingresso libero

Parigi, una messa

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di Dario Borso

Il 21 aprile 1964, nella gran sala del Palais dell’Unesco, strapiena, Jean Beaufret prende posto sulla tribuna a lato di Jean-Paul Sartre e di Gabriel Marcel. L’occasione è un omaggio a Kierkegaard. Si assiste quasi a una prova generale di certi aspetti del Maggio 68: la folla degli studenti, esclusa dalla sala riservata agli invitati, preme violentemente alla porte e riesce a forzarle; s’installa sui gradini e deborda ovunque. Perché tale insistenza quasi insurrezionale? Per ascoltare Sartre che legge con voce secca e monocorde un testo notevole (Questioni di metodo), ma troppo arduo per un uditorio divenuto intanto saggio e silenzioso.

Poesie per principianti

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di Alessandro Broggi

la tecnologia ha un ruolo
importante perché è attraverso
di essa che sempre più spesso
passa la nostra esperienza

il flusso della comunicazione
avvolge la nostra quotidianità
ormai è l’orizzonte dentro al quale
avviene tutta la nostra percezione

Poubelle. Forse cercavi: monnezza

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Il dibattito
Intellettuali e debolezze della politica
di
Gabriella Gribaudi

Ritorna ciclicamente la discussione sulla borghesia napoletana. La solita discussione sulle «mancanze» (mancanze meridionali, ma anche mancanze italiane) ancora più assurda in epoca post-industriale e post-moderna. A Napoli mancherebbe una vera borghesia. Che cos’è la borghesia «sana»? I finanzieri rampanti di Roma e Milano? I vecchi industriali? Gli imprenditori che smistano i rifiuti tossici? Oggi più che mai la categoria non è adeguata a interpretare una realtà storica che vede trasformare completamente i vecchi assetti sociali in un rapporto inscindibile con i processi di globalizzazione. A milioni hanno letto e glorificato il libro di Saviano, Gomorra, ma sembra che quasi nessuno ne abbia colto uno degli aspetti più importanti: la descrizione del rapporto funzionale tra i gruppi camorristi e gli imprenditori settentrionali, per i rifiuti nocivi, per lo sfruttamento del lavoro nero…

Il potere degli incubi: le ombre nella caverna – di Adam Curtis

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The Power of Nightmares – The Rise of the Politics of Fear, di Adam Curtis (2004).
Un documentario che descrive la nascita del movimento neoconservatore americano e quella del movimento radicale islamico, osservandone le ambigue similitudini.

Terza parte “The Shadows in the Cave”
60 minuti, in inglese, trascrizione, schermo pieno.

Raccontare la realtà – creare una bugia

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di Martino Baldi

Sembra impossibile che in così pochi si siano accorti di quello che succede a Granara. Un ponte lungo e strettissimo sul Taro che sembra il passaggio in un’altra dimensione, un’infinità di curve in salita tra squarci di valle intravisti attraverso gli alberi fitti e il levarsi di falchi ad altezza d’occhio, infine, dietro una curva, all’improvviso, una manciata di case e ai suoi margini, in una radura tra borgo e bosco, un tendone da circo. Provengo da una full immersion di 5 giorni in quel tendone, in compagnia di una quarantina di teatranti. Il progetto è quello di una produzione di lungo termine, preparata da una cadenza di laboratori, fondata su una riscrittura dei fondamenti del lavoro dell’attore e sulla riappropriazione di spazi e tempi dettati dalle esigenze artistiche e non dai cordoni della borsa di un produttore. Il progetto si chiama “PPP”. Al centro di tutto: il Potere, la Politica, la Pornografia. Ovvero: le mutazioni sociali, la crisi di un paese scivolato progressivamente verso una falsa coscienza collettiva da cui pare impossibile evadere. Ma prima di tutto: la falsa coscienza di ognuno di noi, la tentazione di sentirsi dalla parte giusta e quindi di simulare soltanto un dialogo con la realtà che in verità non ha luogo. Riappropriarsi della capacità di guardare e comprendere. Spogliarsi delle maschere, delle tecniche, delle protezioni. Studiare scrupolosamente per conoscere. Immedesimarsi per capire. Svellere le maschere, le false certezze che ci proteggono, i meccanismi a cui ci teniamo stretti per sentirci sicuri.

Ruota degli esposti

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di Fabiano Alborghetti

I

Poi il figlio s’era perso, d’improvviso nella piazza
tra la gente nasce il vuoto dove prima stava in piedi:
e nessuno che sapesse, mai nessuno che abbia visto

la maglietta a righe viola, il cappello rosso in testa.
Che ne sai dello spavento gli gridava in pieno viso
che ne sai di quel dolore di una madre resa monca

che ne sai gli ripeteva delle ipotesi più infami
e con le mani sulle spalle come merce lo scoteva.
Che ne sai delle rinunce

del dolore che nel parto ti divarica la fede
che ne sai del corpo a corpo che nei mesi si fa spazio
per lo spazio che reclami, che ne sai

Ancora “no reply no party”

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Mercoledì 11 giugno, Ore 19.00 – 23.30, al Goganga, Via Cadolini 39 Milano

No Reply insieme a Marco Travaglio, Aldo Nove, Marco Rossari e (forse) Gianni Biondillo (dipende se mi libero in tempo da un impegno preso precedentemente), e alla musica di Cinemavolta e KnK presentano

NO REPLY NO PARTY

Dagli organizzatori di La Biblioteca in Giardino una grande festa di interazione tra set acustici, dibattiti e reading per una serata tra parole e musica, impegno e divertimento.