[Pubblico il saggio di un teologo dell’ebraismo apparso sull’ultimo numero della rivista Qui. Vi si toccano questioni importanti, come la guerra civile interna ai monoteismi, tra la religione costantiniana – la religione dell’impero – e la religione della comunità. Di questa guerra civile, in Italia pare che non ci sia traccia. In ogni caso, essa dovrebbe interrogare anche i non credenti, così come il concetto di martirio, il più estraneo dei concetti per una persona che, come me, non crede se non nell’unica vita. A I]
Una riflessione ebraica nel 26° anniversario del martirio dell’arcivescovo Oscar Romero
di Marc H. Ellis
Ogni mattina inizio la giornata pregando: un’eclettica serie di versetti tratti da preghiere tradizionali ebraiche. Concludo con lo Shema, l’affermazione che gli ebrei, che io, abbiamo udito la parola di Dio e Dio è uno. “Ascolta, Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo.”
Lo Shema è la cosa più vicina a un credo che gli ebrei abbiano; si trova in Deuteronomio 6,4-9. È un testo a fondamento dell’offerta dell’alleanza; sigilla l’alleanza nella memoria e nell’abbraccio. Come la maggior parte degli ebrei, lo recito da quando ero bambino. E oggi la mattina, quando i miei figli si svegliano, lo recito di nuovo con loro:
“Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore; li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte.”