Arte dell’oblio, Tempo che passa
[Si pubblica qui l’editoriale che Enrico De Vivo ha scritto in occasione dell’uscita dell’ultimo numero di Zibaldoni.]
di Enrico De Vivo
L’Italia, la Romania, Napoli e la Sicilia resteranno esattamente dov’erano l’anno passato. Godranno di sogni ben profondi verso fine quaresima, talvolta avranno le traveggole col sole a picco
– François Rabelais, “Predizione pantagruelina per l’anno perpetuo”
A guardarsi in giro, di questi tempi, è pieno di gente che mostra di sapere come andrà a finire. Potrebbe dirsi, la nostra, un’epoca di astrologhi e di aruspici. Sviscerano le scienze economiche, e ti promettono che prima o poi andrà meglio, basta avere pazienza e fare quello che ti ordinano; sviscerano le scienze politiche, e ti dicono quanti governi buoni e quanti cattivi si avvicenderanno sui troni del mondo; sviscerano le scienze mediche, e ti dicono in che percentuale saremo ancora umani e in che percentuale no, aggiungendo magari la promessa della vita eterna. Scrutano con acume anche le scienze morali, e naturalmente sanno già chi starà dalla parte del giusto e chi invece sarà irrimediabilmente perduto.
ANIMAzioni#05: “The Christmas Card” [1968] di Terry Gilliam
D: Se ti reincarnassi in uno dei personaggi di Monty Python, quale vorresti essere?
TG: Vorrei essere il piedone animato. Perchè no? E’ l’entità onnipotente che calpesta tutto.
La felicità di oggi
È impossibile prevedere chi sarà, o che cosa ci porterà,
ma qualunque cosa sia, è sempre esattamente quello che ci vuole.
Carne, R.L. OZEKI
di Chiara Valerio
Quando entri in casa sei già morto.
Non puoi saperlo perché non lo sa nessuno. E se fino a ieri sera eri speciale, adesso che è mattina, sei come gli altri. Ma non sai nemmeno questo. Tuo figlio ha sei anni e i capelli biondi. Mentre lasci cappotto, giacca e sciarpa sull’attaccapanni, pensi alle domeniche di sole con il naso tra i capelli di tuo figlio. Sottili come stelle filanti. Hai provato a ricordarglielo mentre spiegavi perché, per l’albero di Natale, avevi comprato molte stelle filanti dorate e nemmeno un festone. Si è imbronciato quando non ha visto i festoni e tu, sorridendo, hai provato lo stesso a spiegargli perché con quelle decorazioni l’albero gli avrebbe somigliato di più. Come se i bambini dovessero somigliare agli alberi e rinascere a ogni primavera. Ti fermi perché la sciarpa che pende da un lato ti disturba, la aggiusti, e pensi che da cinque primavere è come se tuo figlio rinascesse, per quanto cambia. Di più, è come se ogni mattina fosse primavera.
Buon Natale!
The Sensational Alex Harvey Band – There’s no light on the Christmas tree mother
The mobs in town
And the guns are out
And Louie knows what it’s all about
He’s gunning down the cops with machinegun tops
Moving in a black sedan
A stickup worth a hundred grand
Headline sensation:
A payroll grab in the union station
(Chorus):
Now there’s no lights on the christmas tree mother
They’re burning Big Louie tonight
There’s no electricity mother
They’re burning Big Louie tonight
Viaggio nell’insostenibile malinconia delle merci [1]: IL PARADISO


di Orsola Puecher
| Il negozio si chiama “lI Paradiso de…”. In vetrina spicca insieme ad altri strani gingilli l’abitino Miss Christmas, € 47,50, fra un’intermittenza di lucette, del tipo musicale, a forma di campanelle che baluginano da lontano nella piazza buia e vuota della Cattedrale, diffondendo per l’aere dell’imbrunire l’eco elettronico e swingante di una Jingle Bells triste per troppa pretesa allegria natalizia. |
Insomma, questi poveri cristiani…
Vorrei sapessero che già il dio Mitra nasceva da una vergine in una grotta in concomitanza con il solstizio di inverno e veniva adorato dai pastori. Ma i sacerdoti del dio Mitra scelsero quella data perché nei precedenti secoli e millenni quello era stato il giorno della celebrazione della nascita di Osiride, e in altre civiltà di Attis, di Adonis, di Dioniso. Quindi papa Giulio I che, nel IV secolo, scelse per il natale cristiano il 25 dicembre, non fece che inserire la nuova divinità nella consolidata tradizione romana della festa del Sol Invictus, capace di “risorgere” proprio mentre sembra che stia per scomparire. Vorrei sapessero che “figlio di Dio” era già un appellativo pagano e che la divinizzazione di Gesù procedette parallelamente (II-V secolo d. C.) alla divinizzazione da parte pagana degli imperatori defunti, mentre l’imperatore vivente era chiamato, per l’appunto, “figlio di dio”.
Nella foto: DIONISO in croce su una medaglia con la scritta BAKKI: croce sormontata da una mezza luna che ricorda Tanit.
Sulla pagina bianca (Primo movimento, Natale)
di Giulio Milani
La gravidanza era stata buona dall’inizio: nausea e altri disturbi nella norma. L’unico fastidio si era presentato fra il quarto e il quinto mese, una serie di crampi all’addome che l’avevano costretta a ricorrere al controllo medico in due occasioni, per ragioni poi valutate come poco significative. Visti i suoi ventinove anni d’età, non aveva neppure preso in considerazione l’ipotesi dell’amniocentesi, con tutti i rischi che dicono connessi: i due episodi dei crampi avevano costituito il momento di maggior tensione, non tanto per la sintomatologia in sé – il dolore al ventre si presentava appena più intenso della colite di cui spesso soffriva – quanto per il timore di complicazioni o contrazioni uterine (che non ci furono), poi per l’attesa dell’esame ecografico (che non rivelò alcuna anomalia). Di lì a dieci giorni, in ogni caso, l’indagine morfologica avrebbe confermato che tutto stava procedendo per il meglio: il bambino, un maschio, era sano, come sopra ogni cosa lei e il suo compagno avevano desiderato.
Ma di quale relatività parliamo?
di Antonio Sparzani

George Duroy, quando gli viene offerta dal ministro Laroche-Mathieu, che cerca così di sdebitarsi del molto che gli deve, la Croce della Legion d’Onore afferma sprezzantemente «Tutto è relativo. Avrei dovuto aver di più, oggi.». Siamo in Bel ami, romanzo scritto da Guy de Maupassant nel 1884. Einstein aveva cinque anni e gli avrebbero presto regalato una bussola che l’avrebbe fatto fantasticare sulla meraviglia di quell’ago che si orientava da solo e sull’avventura di cavalcare un raggio di luce.
Dubito che Maupassant avesse letto il leopardiano Zibaldone, inesauribile miniera di riflessioni, proposte, congetture e racconti, che purtroppo non viene mai letto, neppure in parte, nelle nostre scuole. Scrive Leopardi il 22 dicembre 1820: «Ella è cosa certa e incontrastabile. La verità, che una cosa sia buona, che un’altra sia cattiva, vale a dire il bene e il male, si credono naturalmente assoluti, e non sono altro che relativi. Quest’è una fonte immensa di errori e volgari e filosofici. Quest’è un’osservazione vastissima che distrugge infiniti sistemi filosofici ec.; e appiana e toglie infinite contraddizioni e difficoltà nella gran considerazione delle cose, massimamente generale, e appartenente ai loro rapporti. Non v’è quasi altra verità assoluta se non che Tutto è relativo. Questa dev’esser la base di tutta la metafisica.»
“Vincent, in nostalgia della terra dei dipinti”, di Peter Gizzi
È questo che volevi dire, Vincent?
che troviamo riposo alla fine della macchia d’alberi
annidati nella nostra porzione sotto la migrazione dell’uccello
a dire, chi e come sono reso migliore dalla lotta.
O perché io io sono in questo giardino botanico vuoto
questa spirale discendente di colpi bassi e di visione
la vigna densa di foglie che si avvolge e soffoca l’albero.
Oh, santo cielo, se lo sei davvero
o se davvero riesci a sentire ciò che potrei dire
guariscimi e fammi avere il dono della risata
di occhi e sorrisi, di occhi ed affetto.
sembra un prato
[ Carl Larsson (1853-1919) Nell’erba ]
inediti dai Libri di lettura
di Nadia Agustoni
c’è la neve
c’è la neve lì fuori e vorrei mentire una volta,
meno trasparente del vetro dar colpa a qualcuno
d’esser nata troppe volte a far nulla più che nascere
vedere la fatica dell’angelo che mi tiene
con la nuca in alto, piegata al celeste, a rigettare la distanza
quasi una ruota il vento.
sembra un prato
c’è una parola che è cruna d’ago ma il cammello passa
raggiunge il regno a un palmo dal naso e cade un frutto sul più
[ bello
dall’albero dei frutti: “dovrei capire qualcosa delle piante e della natura umana”
ma già domandano se era una mela con la buccia e il torsolo
e io son corta di fiato, non so le cose, non credo di capire cos’è
[ l’eden
sembra un prato con fiori, farfalle e piccoli refusi.
When the Aliens Arrived
(shadows bewitched ours hearts and the aliens chose better on our behalf.)
***
Gherardo Bortolotti ha iniziato un nuovo blog: When the Aliens Arrived. Si tratta di una ricognizione ulteriore nell’infraordinario, dei livelli non percepiti delle nostre vicende, degli spazi in cui viviamo. Il taglio, in questo caso, è però virato verso il fantastico, anzi, il fantascientifico: fotografie di angoli anonimi, di situazioni anodine, trasformati dall’utilizzo del negativo, resi alieni a dimostrare come aree inesplorate si trovino accanto a noi, nascoste in alcuni scorci che il nostro sguardo non ci fa percepire.
Diario dell’occhio
di Guido Scarabottolo
[piccolo circolo virtuoso: un grafico che recensisce un recensore di grafici. Perché chi ama i libri sa che un libro è anche la sua copertina. G.B.]
Ho tra le mani questo volume. Il peso è superiore a quello che ci si attenderebbe. Un tempo (non mi ricordo dove l’ho letto) il peso superiore a quello prevedibile era considerato, per una persona, prova certa di dedizione alla stregoneria. In questo caso è semplicemente dovuto all’impiego di carta patinata, invece della solita uso mano, per le pagine interne. La patinatura consente una resa migliore delle immagini a colori, ma il peso induce ad attendersi una certa densità di contenuto (e in effetti così sarà).
L’ordine, i nomi. Il delirio.
di Marco Rovelli
Dimenticare, l’ardore più bello (André Breton-Philippe Soupault)
Il mercato degli organi: il buco nero della globalizzazione
di Giuseppe Catozzella
Alla divisione del mondo in venditori e compratori siamo abituati da decenni, consumisti fin dentro al midollo. Ma è a quella tra venditori e compratori di pezzi di corpi umani che Nancy Scheper-Hughes – antropologa e fondatrice di ‘Organs Watch’, la più grande organizzazione mondiale fondata in California nel 1999 al puro scopo di tenere monitorata questa particolare fetta di mercato – costantemente ci spinge a riflettere. Divisione naturale tra le aree di benessere e quelle di povertà estrema, tra le zone di pace e democrazia e quelle di guerra e dittatura del pianeta. “Parte del lavoro è eliminare l’idea che si tratti di leggende” continua dal sito della sua organizzazione la Scheper-Hughes – unica antropologa a far parte della ‘Bellagio Task Force’, gruppo di ricerca formato da chirurghi dei trapianti, specialisti dell’acquisizione di organi e attivisti per i diritti umani, che si occupa di esaminare gli effetti prodotti dal traffico di organi umani nel mondo – “così, dopo aver parlato con molti chirurghi statunitensi, ho deciso di cominciare a seguire il percorso reale dei corpi destinati ai traffici”.
L’arte della dimenticanza
di Andrea Inglese
Io ho sempre voluto dimenticare. Il mio problema specifico è dimenticare. Ho sempre avuto molte cose da dimenticare, e questo mi ha tenuto parecchio occupato durante quarantun anni di vita. Purtroppo come tutti ho dei ricordi. Uno non sceglie di avere ricordi, perché i ricordi sono già sempre lì, nelle pieghe del presente, strani e imprevedibili flussi che ci allontanano dagli oggetti e dalle persone che ci stanno più vicine. Ci sono molti più ricordi che oggetti reali: il mondo ne è infestato. Sottrarsi al ricordo è un lavoro, ma diventa alla fine un’abitudine, uno splendido e inquietante automatismo. Uno comincia come me, con dei ricordi precisi di cui vuole dimenticarsi. Un bel po’ di ricordi, innanzitutto dei ricordi d’infanzia. Uno può aver passato un’infanzia infernale. Anche solo parzialmente infernale. L’infanzia non va mai liscia, non è per nulla un periodo facile, ma delle volte può essere il peggiore periodo che ad un essere umano capiti di vivere.
Siamo i Fangio della cultura che non paga
di Franz Krauspenhaar
Questa è la colonna videosonora del mio sciopero dell’autore, ispirato allo sciopero dell’autore di cui si è ampiamente parlato sulle colonne doriche di Nazione Indiana, e poi ripreso dal blog multiautore Ibridamenti.
Nel frattempo, io con il mio blog personale www.markelo.net e altri scrittori, abbiamo tambureggiato. Tra i propugnatori dello sciopero dell’autore, come Vincenzo Ostuni, si è deciso di creare un sito internet www.scioperodellautore.org nel quale vengono immessi i vari contributi alla discussione. La discussione è uscita dai blog entrando dalla porta trionfale del social network Facebook, dove sono stati pubblicati altri interessanti contributi.
Ma torniamo al filmato che sta in cima a questo pezzo: Juan-Manuel Fangio, storico grande campione argentino della Formula Uno, per me rappresenta l’autore oggi, in Italia.
Manifest der Kommunistischen Partei
di Karl Marx e Friedrich Engels

«Ein Gespenst geht um in Europa – das Ge- spenst des Kommuni- smus. Alle Mächte des alten Europa haben sich zu einer heiligen Hetzjagd gegen dies Gespenst verbündet, der Papst und der Zar, Metternich und Guizot, französische Radikale und deutsche Polizi- sten.»
Vogliamo che il Manifesto non diventi un Gespenst, cioè un fantasma.
Comperiamo il Manife- sto domani venerdì 19 dicembre, al giusto prezzo di € 50,00.
FACCIAMOLO USCIRE
in pensiero

nasce il semestrale multimediale dedicato
alle arti e alla riflessione contemporanee
giovedì 18 dicembre (a partire dalle 18)
Roma – presso gli spazi attigui di Tralevolte
Piazza di Porta San Giovanni 10 – tel. 06 70491663
in pensiero n° 1_presentazione
a seguire festa fino a notte fonda con l’esposizione delle opere, la proiezione dei video, le performance poetiche, la presenza degli autori








