Intervengo nel dibattito in corso su “Nazione Indiana” partendo da uno degli ultimi interventi, quello di Andrea Inglese, che condivido nello spirito e in molti punti specifici. Credo innanzitutto che uno degli scopi di discussioni come questa non sia quello di pretendere di stabilire valori assoluti, bensì proprio quello di allargare il confronto sui motivi che spingono i critici o i lettori esperti a privilegiare, in un determinato momento storico, un romanzo specifico, o un autore, o un filone al posto di altri. Se dal dibattito emergono motivi ulteriori per ‘andare a cercare’, magari individuando opere o autori sinora poco considerati – com’era, fino a pochi anni fa, il caso di Walter Siti, ora invece in grado di raccogliere consensi bipartisan -, questo sarebbe già un risultato importante. Ma altro ci vorrà: anche incontri ‘in presenza’ come quello previsto a Roma nell’ambito del Festival “Romapoesia” il 27 prossimo potrà essere molto utile.
Se le cose hanno un centro / di carne, e non solo d’idea, / io sono d’erba o di fiato, è chiaro / io sono querula nebulosa di distanza / non richiamata da un robusto accòmodati / Se le cose hanno un centro / non c’è compasso a potermi inchiodare
Non voglio l’eternità,
ho solo chiesto tempo
Demetrios Capetanakis
La pianta del loto e il loto
Tu sei la pianta mistica
che mi ha condotto fin qui
nel mezzo del crudele
febbraio.
La pianta che mi ha nutrito
con il suo latte innocente
l’anno scorso.
Tu sei la pianta del loto
e io sono il loto
che matura lentamente
ma una volta maturo
muore di disgusto.
Ogni fascia anagrafica ha il suo spauracchio confezionato ad hoc. Per gli adulti, è disponibile l’extracomunitario. È uno spauracchio di comprovata efficacia, estesa applicazione e referenza millenaria. Funziona bene come catalizzatore della frustrazione e dell’odio sociale, provare per credere. Per i giovani in età scolare, invece, da poco è stato lanciato sul mercato il prodotto “bullo”. Il bullo è una sorta di “extracomunitario italiano adolescente” che mena le mani contro il prossimo, preferibilmente se portatore di handicap, sovrappeso, ritardato, omosessuale. In entrambi i casi (extracomunitari e “extracomunitari italiani adolescenti”) la parola d’ordine è una sola: disciplina.
“ … E io porrò inimicizia tra te e la donna
e fra il tuo seme e il seme di lei,
esso ti schiaccerà il capo,
e tu ferirai il suo calcagno ”
Genesi 3:15
Quando passai sull’altro marciapiede di Santa Teresa stavo piangendo.
Pensavo non ci fosse rimedio per il problema delle cartelle cliniche e inoltre avevo quella precisa sensazione, che ti capita quando non c’è rimedio per qualcosa, di aver perso qualcosa dalle tasche (che qualcuno me l’aveva rubata).
Erano già diversi giorni che non vedevo Loreto, e forse era colpa sua, forse mi ricordai di quello che aveva detto nel preciso istante in cui il generalecappabianca, svincolandosi con la sua zampetta tremante in mezzo alle sedie, aveva fatto cadere la zuppa del bambino che si stava raffreddando sul quel suo tavolino giocattolo, e io mi ero sentito un poco colpevole per aver consigliato poco prima di tirarlo fuori dal bagno, dal momento che il povero generale si sarebbe ammalato di più a stare un altro giorno chiuso là dentro.
Sergio mi ha appena mandato questo suo testo. Lo giro a voi sicuri di fare cosa grata. Effeffe
ps
Ne approfitto per ringraziare quanti su segnalazione o spontaneamente hanno linkato, copiaincollato, fotocopiato il testo di Sergio Bologna. Grazie a loro si sono sviluppati commenti, discussioni altrettanto interessanti quanto quelle che si sono lette e viste qui. Tanto per cominciare,
Centro Studi Franco Fortini ovvero l’Ospite Ingrato
a seguire:
Toxic asset – toxic learning
di Sergio Bologna Nello spirito del ’68 – senza nostalgie nè tormentoni
(dopo un incontro all’Università di Siena, organizzato dal Centro ‘Franco Fortini’ nella Facoltà di Lettere occupata, il 6 novembre 2008)
State vivendo un’esperienza eccezionale, l’esperienza di una crisi economica che nemmeno i vostri genitori e forse nemmeno i vostri nonni hanno mai conosciuto. Un’esperienza dura, drammatica, dovete cercare di approfittarne, di cavarne insegnamenti che vi consentano di non restarvi schiacciati, travolti. Non avete chi ve ne può parlare con cognizione diretta, i vostri docenti stessi la crisi precedente, quella del 1929, l’hanno studiata sui libri, come si studia la storia della Rivoluzione Francese o della Prima Guerra Mondiale.
Ho letto che l’Ufficio di statistica del lavoro degli Stati Uniti prevede che nel 2009 un quarto dei lavoratori americani perderà il posto.
Qui da noi tira ancora un’aria da “tutto va ben, madama la marchesa”, si parla di recessione, sì, ma con un orizzonte temporale limitato, nel 2010 dovrebbe già andar meglio e la ripresa del prossimo ciclo iniziare. Spero che sia così, ma mi fido poco delle loro prognosi.
Torno da un congresso che si è svolto a Berlino dove c’erano i manager di punta di alcune delle maggior imprese multinazionali, con sedi in tutto il pianeta, gente che vive dentro la globalizzazione, che dovrebbe avere il polso dei mercati, gente che tratta con le grandi banche d’affari e con i governi. Mi aspettavo un po’ di chiarezza, qualche prognosi meditata. Balbettii, reticenze, sforzi per minimizzare, qualcuno che fa saltare la conferenza all’ultimo minuto perché richiamato d’urgenza. Pochissimi quelli che hanno parlato chiaro dicendo che la cosa è molto seria, che nessuno sa come andrà a finire e che le conseguenze potrebbero essere catastrofiche.
To: Consiglio dei Ministri
No al DDL che trasforma la libera espressione della rete in testate giornalistiche. I siti e i blog sono libera espressione democratica non paragonabile alle testate giornalistiche registrate al Registro Operatori Comunicazione che devono osservare l’apposita legge sulla stampa. Ancora una volta si cerca di limitare le libertà degli Italiani procedendo sulla strada della censura. I reati di diffamazione sono tranquillamente perseguibili senza porre ostacoli alla libertà d’espressione.
Chiediamo al Consiglio dei Ministri di ritirare il DDL che imporrebbe l’iscrizione al ROC anche dei semplici blog.
[Per chi non è caduto. Poesie scelte 1959-2006, luca sossella editore, Roma 2008.]
For the Unfallen [Per quelli che restano], 1959
The Guardians
The young, having risen early, had gone,
Some with excursions beyond the bay-mouth,
Some toward lakes, a fragile reflected sun.
Thunder-heads drift, awkwardly, from the south;
The old watch them. They have watched the safe
Packed harbours topple under sudden gales,
Great tides irrupt, yachts burn at the wharf
That on clean seas pitched their effective sails.
Thereare silences. These, too, they endure:
Soft comings-on; soft after-shocks of calm.
Quietly they wade the disturbed shore;
Gather the dead as the first dead scrape home.
’ITALIA OSPITE D’ONORE
Guadalajara (Messico), 29 novembre- 7 dicembre 2008, Fiera Internazionale del Libro
SABATO 29 NOVEMBRE
Ore 13.30
Padiglione Italia
Caffè letterario L’Italia e gli occhi
Inaugurazione del Padiglione Italia e della mostra fotografica
Le città invisibili. Scatti d’autore e sguardi inediti su alcune città italiane
Intervengono le autorità italiane e gli autori presenti
Il Padiglione Italia è connotato da un percorso visivo che rimanda allo slogan della partecipazione Italia e italianidad. La memoria, gli scambi, gli occhi, il desiderio e che è ripreso da Le città invisibili di Italo Calvino. In questo viaggio per immagini il visitatore può immergersi nell’Italia del passato e della memoria, della mescolanza secolare di culture e della nuova integrazione, della bellezza classica e delle nuove frontiere della ricerca tecnologica.
[Il presente contributo di Morelli si inserisce nello spazio dell’affaire «Allegoria», che ha già prodotto gli interventi di Donnarumma, Policastro, Inglese, Milani e Rizzante. dp]
di Paolo Morelli
Un paio di anni fa, prima dell’estate, in un paese sul lago di Bracciano si sono accorti che l’inquinamento delle acque prospicenti superava il livello consentito per la balneazione. Subito hanno convocato un consiglio comunale, durante il quale hanno alzato i parametri del livello consentito, aprendo così la stagione balneare. Un mio amico che ci abita mi ha detto che pure il sindaco e gli assessori si bagnavano con tutta la famiglia.
Abbiamo qui un esempio di realtà, la prova che la realtà è un fatto di proporzioni, e pure un fatto di maggioranza. È come la democrazia per esempio, e come la democrazia tende a infiacchirsi e poi in sequenza a irrigidirsi. La realtà oggi è come l’identità regionale per esempio, un angolo ritenuto sicuro nel quale rifugiarsi e difendersi dalla ‘confusione’. È come la razionalità, nella fissazione che tutto il reale sia razionale. La realtà è una malattia che hanno tutti o quasi, quindi nessuno se ne accorge.
[18 immagini + lettere invernali per l’autunno; 1,2,3,4,5,6,7,8,9,10,11,12,13,14…]
di Andrea Inglese
Cara Reinserzione Culturale del Disoccupato,
non dico che tutto questo
non sia servito a nulla,
detto oggi, di 25 dicembre, una data non certo
anodina, anche se difficile
dire perché, per quale diverso sovrapporsi
di piccole apparizioni, di entrate in scena,
di tuffi fuori dal cono di luce, di dimenticanze
di guanti o chiavi, all’ultimo momento,
o di partenze senza gomme di scorta, o con i cani
già ammalati, con le piaghe che peggiorano
ad ogni chilometro
“SEMPRE SOFFIAVA il vento e sempre faceva buio
e sempre la voce lontana arrivava ai suoi orecchi: “una
vita intera”… “una vita intera…”.
Sul muro di fronte le ombre degli alberi danzavano come su uno schermo.”
Odisseas Elitis; Diario di un invisibile aprile
L’estate è finita. Sul tavolo c’è un accumulo di libri e riviste. In Diario n. 14/15 leggo un racconto di Tom McCarthy su Patricia Hearst “la ragazza che rappresenta l’America”. Le suggestive righe finali rievocano la morte, tra fuoco e colpi di fucile, del commando dei simbionesi che la rapì e di cui lei entrò a far parte. Con loro, come è noto, la Hearst partecipò a una rapina. Le sue foto in azione fecero il giro del mondo. Nel momento in cui l’FBI individuava il gruppo Patricia era fuori a fare provviste. Più tardi, sola in un motel, guarderà in tv la fine dei suoi compagni.
Dovrei rispondere così, ogni volta che mi chiedi
ma tu quindi allora come stai dunque
io sto potrei dirti così: A
felice
o se preferisci, anche così: S
felice
sempre meglio
a mio modo di: IN
felice
che presuppone di essere dentro se non alla felicità
almeno a un uomo felice
come da preposizione non articolata.
L’atarassia è una degenerazione dell’ipotalamo
uno dei primi a volerne soffrire
nel mondo latino, fu quel noto scrittore d’atomi
libro 2, versi 7-13
il quale diceva fra sé e sé: mi voglio godere lo spettacolo
e nel parlarne si tagliava i polsi.
Parlare di case popolari pare sia davvero poco chic. I miei colleghi architetti preferiscono discutere dell’ultimo museo della archistar di turno, piuttosto che dei problemi abitativi della stragrande maggioranza degli italiani. I quali, grazie a una politica abitativa suicida che non costruisce più edilizia sociale da circa trent’anni, hanno dovuto obbligatoriamente optare per l’ acquisto della casa, data l’assurdità del costo degli affitti.
Io amo molto i saggi. Domandare astrusa e ricevere risposte coerenti.
Certe volte poi mi piace afferrarne qualcuno per farmi raccontare e basta. Come un bambino indifferente a novità e ripetizione la cui unica domanda sia E come continua?. Ne La matassa primordiale, Isabella Ducrot, con le parole tessili che stanno sulla pagina flessuose e ieratiche quanto i colori e collage di stoffa sulle [sue] tele, non solo mi ha detto come continua ma mi ha spiegato, da Cloto a Penelope, fino a Lhasa, che il filo del discorso, come quello del tessuto è tendenzialmente illimitato. Che quando si dice (…) il filo del discorso o perdere il filo del ragionamento si dà per scontato che questo filo sia qualcosa di continuo e di irreversibile. Che (…) le metafore tessili perderanno la loro ragione di essere nel momento in cui il tessuto verrà sostituito da composti compatti (…).
Questo pezzo è uscito quest’anno con molti altri in “Finzione e documento nel romanzo” a cura mia, di Walter Nardon e Stefano Zangrando, Università di Trento, Trento. Il libro raccoglie il frutto di un anno di studi e incontri organizzati dal SIR (Seminario Internazionale sul Romanzo). Spero possa contribuire al dibattito su romanzo e realtà che da qualche tempo arricchisce le pagine di nazioneindiana.
1. Una volta Roland Barthes, in La mécanique du charme, ha scritto che Italo Calvino era in grado di elaborare «un tipo di immaginazione molto particolare: quella che, in fondo, si trova in E. A. Poe, e che si potrebbe definire l’immaginazione di una certa meccanica o la relazione tra l’immaginazione e la meccanica».
Che cosa voleva dire? Cercava di esplorare da vicino una nozione di «immaginazione» diversa da quella romantica, spontanea, piena di fantasmi: un’idea d’immaginazione come capacità di sviluppare un racconto in modo logico ed elegante («charmant») in cui una situazione apparentemente irreale si trasforma, attraverso una perfetta meccanica immaginativa (Barthes usa la metafora della «joute», la giostra dei tornei cavallereschi), in una situazione implacabilmente «reale».
(Un contributo di Milani – scrittore, nonché editor ed editore di «Transeuropa» – sul dibattito sollevato dall’editoriale del dossier che Andrea Cortellessa ha curato per “Specchio+” di novembre, e che Nazione Indiana ha qui pubblicato.)
Il poeta, potremmo dire parafrasando Thomas Eliot, è un imitatore di voci. “Lui rifa la polizia con mille voci” s’intitolava infatti, in bozze, la prima e la seconda parte di Terra desolata, e alludeva all’operazione di mimesi di un’intera tradizione culturale. Questo camuffamento del poeta, per cui la poiesis si fa mimesis performativa, parrebbe dunque il contravveleno più efficace che in epoca (postmoderna?) il narratore possa assumere per fare scudo all’intolleranza del genere umano in fatto di realtà. Poiché è vero, come scrive Marco Rovelli in apertura a Lager italiani, «Se questa storia ti ha fatto male, non ci creder perché non è ver. Finisce così un antico canto popolare. La storia che racconta è troppo spaventosa. Meglio credere non sia vera. Ecco, disponiamoci ad ascoltare una fiaba. Una fiaba troppo spaventosa per essere creduta. Dunque: c’era una volta…».
Raccontare la realtà come fosse una fiaba, camuffando per smascherare, mentendo per rivelare. Non è forse questo che ogni narratore ha sempre fatto, dentro l’attività mitografica di continua decifrazione e nel contempo cancellazione delle “tracce” dei nostri misfatti propria del fare letterario e culturale in senso ampio?
[ Miriam Makeba è morta ieri notte dopo un concerto contro il razzismo e la camorra, in solidarietà a Roberto Saviano. Trent’anni di esilio dal Sudafrica dove era nata 76 anni fa, un matrimonio con l’attivista dei “Black Panthers” Stokely Carmichael, Makeba ha cantanto con Harry Belafonte e con Paul Simon e ha cantato in occasione dell’incontro fra Muhammed Alì e George Foreman in Zaire. La donna che era chiamata Mama Afrika si è esibita davanti a poche persone, ha intonato “Pata Pata”, la sua canzone più famosa, e poi si è sentita male: a Baia Verde, frazione di Castel Volturno, Soweto d’Italia. ]
di Maurizio Braucci
“Quinto comandamento. Tu non uccidere.”. Il foglio bianco è attaccato sul muro di fianco alla saracinesca serrata, tra pagine di preghiere coraniche. La scrittura a mano, frenetica, ad inchiostro blu, continua per una ventina di righe “Cari fratelli africani, perdonateci se siamo una razza di cani muti e anche sordi”. In calce, per testimoniare che non è vero che siamo tutti uguali, la firma è “una cristiana di Casal di Principe”. Al numero 1083 della Strada Statale Domitiana, sulla soglia della sartoria dove un mese fa il clan dei casalesi ha massacrato 6 giovani immigrati, ci sono altrettanti mazzi di fiori, numerosi biglietti con preghiere in inglese ed un libro sull’uso sociale dei beni recuperati alla camorra.
[Questo articolo, associato ai testi di Roberto Roversi, è stato pubblicato sul sito L’ospite ingrato]
di Fabio Moliterni
L’ultimo poema di Roberto Roversi sembra presentarsi costitutivamente – vista la stesura pluridecennale che l’accompagna(1) – in quanto summa e specimen di un intero percorso poetico. Questo vale per una serie di motivi che cercherò di sintetizzare, e che fanno per investire o interessare tanto il piano formale della poesia roversiana quanto quello che inferisce la sin troppo nota vicenda editoriale delle sue opere: tal che, a colorarsi di fama faticosamente conquistata – sebbene al prezzo di un certo schematismo e pressappochismo critico-esegetico – non è (ancora) la densità e la natura in sé della lirica di Roversi, semmai è il suo coerente posizionarsi, anche nella stessa prassi della distribuzione-veicolazione dei testi, all’opposizione (o in alternativa, o lontana) dalle strutture istituzionali del mercato culturale(2).
Chi disse “preferisco aver fortuna che talento” percepì l’essenza della vita (Woody Allen – Match Point).
Quante volte un minuscolo evento casuale può cambiare il corso della nostra vita? Come la pallina da tennis che prende il nastro può ricadere indifferentemente al di qua o al di là della rete, determinando l’esito della partita, così un minuto, un centimetro, una parola, a volte sono la differenza tra riuscire o fallire,vincere o perdere, vivere o morire.
Certo, il blocco di neve che si stacca proprio quel giorno, proprio in quel momento, proprio in quel punto, non lo posso considerare un evento fortunato. Sarebbe bastato un altro minuto, forse mezzo, e sarei stato oltre. Se solo non mi fossi attardato a sistemami la linguetta dello scarpone, o avessi adottato un’andatura un po’ meno turistica. E d’altro canto se sono qui a scrivere, anche se un po’ acciaccato, è solo per un insieme di circostanze talmente fortunate da far pendere il bilancio della giornata decisamente a mio favore.
Sincronie realizza dal 2002 eventi a partire da un tema ogni anno diverso con cui porre la tradizione musicale occidentale in contatto con il pensiero, i linguaggi e la tecnologia del mondo contemporaneo.
Per il suo quinto anno di attività Sincronie diventa una mini rassegna che anticipa il 2009 Anno Internazionale dell’Astronomia con tre eventi dedicati alla relazione tra musica, cieli e astronomia.
8 Novembre 2008 ore 21
ORIZZONTE DEGLI EVENTI
Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia
Via San Vittore 21, Milano