
di Franco Buffoni
Per secoli si pensò che la condizione dei mancini fosse “innaturale” e si cercò di correggerla, di “guarirla”. Furono oggetto di grandissima ostilità. E anche per loro – poi – si fece l’elenco dei grandi uomini, artisti o condottieri, che lo erano o lo erano stati. Anche per loro si sfoderarono percentuali: si dice che fossero (e che siano) attorno al quindici per cento, mentre gli omosessuali sono quotati al dieci. Cinque milioni di italiani, secondo le stime Eurispes. L’analogia potrebbe proseguire con la categoria dell’ambidestro, che varrebbe il bisessuale. Mi domando: siamo ancora a questo punto? Chi decide che cosa è naturale e che cosa non lo è? Gli scienziati, i preti, il comune buon senso? Davide Rondoni?
E ancora: ammesso che si possa definire ciò che è “naturale”, domando a mia volta: ciò che “naturale” è di per sé sempre e comunque cosa buona e giusta? E’ naturale produrre il fuoco, mungere e addomesticare gli animali, arare il suolo, produrre frutti attraverso innesti, far fermentare l’uva? E’ naturale produrre energia, fabbricare plastica, telefonare, accendere la luce?








