Home Blog Pagina 459

Do you remember Héctor German Oesterheld?

21

Si presume che Héctor German Oesterheld sia morto trent’anni fa, nel 1978. Non si sa dove, come e neppure il giorno esatto. Si sa solo il perché. Perché era un uomo libero in una terra non libera. Con Lucia Saetta , abbiamo deciso di ricordare uno dei più grandi talenti della storia del fumetto. Il testo che abbiamo tradotto, è nel volume, Historieta. Regards sur la bande dessinée argentine pubblicato da Giusti (Vertige Graphic) e a cura dello straordinario José Munoz.
effeffe

Oesterheld, facitore d’avventure
Nato il 23 luglio 1919 a Buenos Aires in una famiglia di classe media, da padre tedesco e madre spagnola, Héctor German Oesterheld si immerse nei racconti d’avventura dalla sua più giovane età. Durante gli studi superiori di geologia, lavora come correttore per la stampa e scopre così un mondo a cui comincia a legarsi. Nel 1943 pubblica il suo primo racconto nel supplemento letterario del quotidiano La Prensa. La sua prima collaborazione importante sarà con l’Editorial Abril dove pubblica racconti per bambini e di vulgata scientifica. Nel 1951, firma le sue prime sceneggiature di fumetti per la rivista Cinemisteria. Sargento Kirk, frutto della collaborazione feconda con Hugo Pratt esce nel 1953 e conosce un grande successo.

POE.MI – il festival di scritture, media e arti visive (a Milano)

4

poe.mi (Milano, 21 ottobre – 23 novembre 2008) è un festival espositivo-performativo che unisce scritture, media e arti visive e cerca di costruire alcune mappe nei territori correnti della produzione artistica e letteraria italiana. In questa prima edizione, dal titolo “Tiriamo le reti”, poe.mi intende fare il punto sul web, e soprattutto sui blog, come canale privilegiato di molta nuova poesia italiana, in alcuni casi in dialogo con realtà straniere o legate alle altre arti, e spesso con esiti ed esperienze qualitative confrontabili con le proposte dell’editoria cartacea tradizionale.

I blog, a pochi anni dalla loro diffusione, sembrano essere diventati sia un contesto vivacissimo di dibattito e contatto tra realtà poetiche, o più in generale letterarie, fino a poco tempo fa lontane e bisognose di una continua mediazione, sia il palinsesto per produzioni letterarie specifiche, che sfruttano le nuove dimensioni e le nuove modalità di fruizione che la rete offre.

poe.mi ha luogo in tre diverse sedi, ognuna dedicata ad un aspetto specifico del festival.

Ad AR.RI.VI. (Archivio Ricerca Visiva) è allestita una mostra che testimonia il lavoro di trentacinque tra i più interessanti blog e webzine italiani di poesia. Il percorso espositivo include documenti, immagini, opere visive di poeti e la possibilità di navigare on line sui siti selezionati. Viene infine presentato un piccolo saggio dell’attuale produzione di video-poesia e di video-arte incentrata sulla parola.

Alla Casa della Poesia, all’interno di due serate di presentazione con rispettivi autori e curatori, sono portate le esperienze delle web-magazine L’Ulisse e Warburghiana, che comprendono percorsi di ricerca sia nel campo letterario che in quello artistico.

Al Centro Culturale Il Punto Rosso, attraverso un ciclo di incontri con i rispettivi autori e curatori, viene presentato il lavoro di alcuni blog e siti scelti (Nazione Indiana, GAMMM, Biagio Cepollaro e Personaggi precari), che operano nell’area delle scritture di ricerca e da anni affrontano sia il problema della produzione in rete sia quello della diffusione e della costruzione di comunità e di relazioni.

LA FABBRICA ILLUMINATA [ 1964 ]

0

 

 

La fabbrica illuminata [ 1964 ]

 

MUSICA
di Luigi Nono

[per nastro magnetico a quattro piste con i rumori reali del ciclo della lavorazione dell’acciaio all’Italsider di Genova-Cornigliano – registrati ed elaborati dal tecnico Marino Zuccheri presso lo Studio di Fonologia della RAI di Milano – mescolati a registrazioni dal vivo o elaborate delle voci del soprano e del coro impegnati nella lettura del testo – un brusio siderale di dolore e protesta – ancora attuale ed emozionante]

 

TESTO
 
di Giuliano Scabia,
e un frammento da “Due poesie a. T” di Cesare Pavese

[materiali disomogenei – letterari ed extraletterari – fluxus di parole scelte o rielaborate da testimonianze e documenti relativi alla condizione operaia nella fabbrica – nel finale per voce sola i versi tratti da Pavese («Passeranno i mattini/ passeranno le angosce/ non sarà così sempre/ ritroverai qualcosa») per un’elegia di speranza – dopo così tanti anni ancora disattesa – e che tanto raramente ormai trova voce nelle “arti”]

 

 
1. fabbrica dei morti la chiamavano


 
esposizione operaia
a ustioni
a esalazioni nocive
a gran masse di acciaio fuso

esposizione operaia
a elevatissime temperature
su otto ore solo due ne intasca l’operaio

esposizione operaia
 
a materiali proiettati
relazioni umane per accelerare i tempi

esposizione operaia
a cadute
a luci abbaglianti
a corrente ad alta tensione
quanti MINUTI-UOMO per morire?

 

 
2. non si fermano MANI di aggredire


 
ININTERROTTI che vuota le ore
al CORPO nuda afferrano
quadranti, visi: e non si fermano
guardano GUARDANO occhi fissi : occhi mani
sera giro del letto
tutte le mie notti ma aridi orgasmi
TUTTA la citta dai morti VIVI
noi continuamente PROTESTE
la folla cresce parla del MORTO
 
la cabina detta TOMBA
tagliano i tempi
fabbrica come lager
UCCISI

 

 
3. passeranno i mattini


passeranno le angosce
non sarà così sempre
ritroverai qualcosa

 

[ Luigi Nono – La Fabbrica Illuminata
da
Label: WERGO
Catalog: WER 6038
Format: Vinyl, LP
Country. Germany
Genre: Classical, Electronic
(mnsp;
Style: Contemporary, Experimental
Credits: Choir – Chor Der RAI Mailand
Conductor.: Giulio Bertola
Soprano. Carla Henius ]

Pergere in calchi

1

di Cosimo Ortesta

Il margine dei fossili

I

le acque provenienti dagli abissi si congiunsero a quelle,
dando luogo a crolli e al conseguente…
inondazioni derivarono e sedimenti
nel ripetersi della sovrapposizione. Non tutte le pietre
ma solo massi spezzati stettero alla base.

II

nell’ardesia si vedevano di frequente
forme di pesci esattamente come fra le mani
bocche si scolpiscono aperte nelle impronte schiacciate

III

è chiaro che i pesci dello stesso stagno
da un’unica massa sono stati schiacciati.
Le impronte dei pesci provengono dunque
da veri pesci.

Tennis

5

di Emanuele Kraushaar

15-0

Giochi la tua partita
in coppia contro di me
il vento dice: “palla fuori”
tu pieghi le gambe e pieghi
il vestito. Vorrei mordere
il tuo inchino e la mia gelosia,
spaccare la racchetta
in mezzo al campo
spaccare anche la mia fragilità
di amante sottovetro.

I “miracoli” di Spike Lee

16


di Gaetano Liguori

[oltre a essere uno dei jazzisti più bravi della scena nazionale (e non solo), Gaetano Liguori è da anni recensore cinematografico. Mi ha girato questa sua sul film Miracolo a Sant’Anna che io volentieri pubblico. G.B.]

Estate del ’44, i tedeschi e i fascisti (non dimentichiamolo) sono attestati sulla linea Gotica, un’impressionante serie di difese naturali date dall’Appennino tosco-emiliano, bunker, fortificazioni che per circa trecento chilometri tra Massa Carrara fino a Pesaro, divideva l’Italia. Lo sfondamento di questa linea era essenziale per gli Americani, che combattevano in Italia dal Settembre del ’43, e che già avevano provato la determinazione della Wehrmacht in battaglie come Montecassino o Anzio.

cronache da Pechino #5 (frammenti)

5

di Gabriella Stanchina

Il mio soggiorno in Cina sta per finire e voglio dedicare questa cronaca ad argomenti che riguardano la vita quotidiana dei cinesi. Un piccolo compendio di Pechino per frammenti.

SUPERSTIZIONI: come molti sanno, i cinesi ritengono che il numero 8 sia il numero fortunato per eccellenza: le Olimpiadi cominceranno l’8/8/2008 alle 20.08. Il 13 e il 4 portano sfortuna (l’ideogramma del numero 4 si legge come “si” che può anche significare “morte”). Non sapevo quanto queste superstizioni impregnassero la vita dei cinesi, ma qualcosa mi tormentava sempre nell’inconscio quando la mattina prendevo l’ascensore per scendere a colazione. Un giorno ho osservato con attenzione la pulsantiera: mancavano il quarto, il tredicesimo e il quattordicesimo piano. Sono scesa e ho controllato le camere: le stanze il cui numero termina per 4 o 13 semplicemente non esistono. Lo scrittore argentino Cortazar ha scritto un bel racconto su una stanza d’albergo fantasma da cui un ospite sente provenire l’insistente pianto di un neonato. Peccato, mi ha rubato l’idea.

Incontro con Mariano Bàino a Milano

1

Casa della Poesia, largo Marinai d’Italia, Milano
21 ottobre 2008, ore 21

Altri romanzi:
Riflessioni sul romanzo contemporaneo a partire da
L’uomo avanzato di Mariano Bàino

Incontro a cura di Andrea Inglese con Mariano Bàino, Biagio Cepollaro, Milli Graffi, Paolo Giovannetti e Giorgio Mascitelli

Esiste ancora nell’epoca del romanzo a produzione industriale la possibilità d’interrogarsi criticamente sulla forma romanzo? L’uomo avanzato di Mariano Bàino, pur ricollegandosi ad una tematica ricorrente del romanzo moderno – la figura del naufrago e del sopravvissuto – la elabora secondo modalità inedite e attuali, riconsiderando non solo i criteri del genere ma anche l’antropologia che ne sta alla base. Cos’è l’individuo nel suo isolamento, e come dare voce a questo isolato? A partire da queste domande sollevate dal romanzo di Bàino, i poeti Cepollaro, Graffi e Inglese, il critico Giovannetti e il romanziere Mascitelli s’interrogano sul destino del romanzo contemporaneo e sulla sua capacità di innovare l’esplorazione narrativa dell’esistenza umana.

Corpo @ Corpo – incazzarsi on line

55

dedicato all’animoso Franz


Galleria dell’Ira. Léon Benouville [La colère d’Achille]

A Galassia Gutenberg, qualche tempo fa, ho incrociato una vecchia conoscenza che da uno stand poco distante dal mio, a voce sufficientemente alta, mi ha detto: “ma perché mi odi?”. Non gli ho risposto allora. Ora so che il mio silenzio era dettato dalla non verità della sua affermazione. In realtà la vecchia conoscenza mi stava solo sul cazzo, per meglio dire, antipatico.

Tre personaggi in cerca d’amore

3

di Sergio Garufi

Nicole vive col marito Martino e la figlia Arianna in un piccolo appartamento di una casa di ringhiera. Hanno appena finito di cenare. Lui è andato nello studiolo a stampare alcuni preventivi che gli serviranno l’indomani e Arianna si è chiusa in camera sua, ha mandato un sms a un’amica di scuola e si è messa a ballare con la musica di Viva la vida dei Coldplay. Arianna ha 16 anni ed è innamorata di Francesco, uno studente dell’istituto alberghiero di un anno più grande di lei. Lui ha la passione della cucina, da grande vuole fare il cuoco; lei dipinge quadri astratti, legge tanto come la madre e gioca a pallavolo.

fabbrica in disarmo con mannequin

6

di Massimo Bonifazio

sono i tetti di lamiera, i loro bordi: le colombe primo novecento,
le manfrine e le ringhiere screpolate, polverosi ghirigori tinta legno;
sulle rampe di cemento incastrate alla sezione dello stabile, in direzione est:
e i vetri spaccati dalla grandine, il piombo che sfila le finestre
minaccia lo spazio di apertura, il vento dolciastro verso l’alto, ora scomparso.
così alta la falda, rispecchiata nel torcersi dell’acqua, allora:
che nutriva il pozzo di ogni casa, poco oltre, poco sotto,
e ogni salto di rana, ogni squama luccicante di carpa o di avannotto.
cioè quel che rimane, delle porte di metallo, dei tetti di coppi e di lamiera:
muri bianchi e ocra, deviatori che l’ultimo gesto ha congelato:
in posizione zero, proiettati sulle piante che frantumano l’intonaco:
l’edera, il glicine, la mora: che nessuna luce spengono. perché compare qui
l’ultima sirena, cosa cerca l’uomo che cammina in queste stanze,
su questa graniglia macchiata di escrementi. sulle scale, e fra le dita:
seduta, e fra le dita; gli occhi chiusi, telefono, accendino, sigarette.

Quella volta che la miccia si spense

6

di Alessandra Galetta

Enzo Nobile era nervoso.
Nervosissimo.
Si aggiustava e riaggiustava la lunga ciocca che copriva il diradamento sulla cima della testa.
Sua figlia era scoppiata a piangere appena era comparso all’asilo.
Con papà: no! Con papà: no! Strillava, fastidiosa come un trapano in un pomeriggio d’estate.
La maestra – una con il corpo a pera e lui aveva il disgusto per le pere, figuriamoci per una donna con quella forma – stava per telefonare a Silvana, la sua ex moglie. Proprio a quella che nel primo anno di separazione lo ricattava con il ritornello: Ti faccio vedere  mia figlia solo se mi paghi una bolletta o mi regali questo.

Per Milan Kundera

39

di Fernando Arrabal

Quanto a lungo la calunnia si ergerà, incancellabile?

Quanto a lungo le carogne infangheranno delle loro ignominie i solitari?

Quanto a lungo la frontiera tra vita privata e pubblica sarà napalmizzata?

Quanto a lungo i violentatori dell’ indispensabile segreto delle nostre vite si sfameranno nelle latrine della storia?

Quanto a lungo gli sterminatori della sfumatura tra l’ opera e il suo autore continueranno a imperversare?

Quanto a lungo la vittima sarà ricoperta di sputi e inchiodata al palo della gogna?

(traduzione di Francesco Forlani)

Comunicato dal sito di RADIO PRAGA del 15 ottobre 2008:
«Zdenek Pesat, notissimo storico ceco della letteratura, afferma che non è stato Milan Kundera a denunciare Miroslav Dvoracek. Secondo lui è stato un certo Miroslav Dlask, all’epoca studente alla Facoltà di Lettere di Praga, a denunciare il suo compatriota alla polizia comunista. Zdenek Pesat risponde così alle informazioni rese note dall’Istituto per gli studi dei regimi totalitari, e pubblicate qualche giorno fa dal settimanale ceco «Respetkt», secondo le quali sarebbe stato MIlan Kundera a compiere quell’atto. Atto di denuncia che lo stesso Milan Kundera ha fin da subito categoricamente smentito».

Lettere alla Reinserzione Culturale del Disoccupato 12

11

[18 immagini + lettere invernali per l’autunno; 1, 2,
3,4,5,6,7,8,9, 10…]

di Andrea Inglese

Cara Reinserzione Culturale del Disoccupato,

a volte mi basta passeggiare, o trovarmi seduto da qualche parte,
con la sensazione che sto tirando le fila, anche se,
dentro di me ho l’aria distratta, e fuori sembro uno
che fissa un angolo di porta, con un quadro in mente, la mente spenta,

non è vero niente, c’è una lieve, ma precisa continuazione,
un fluire di particelle, forse sono gli atomi della fisica,
qualcosa di rado e sottile, ma che cola in continuazione,

“Caro vecchio neon”

21


Una tre giorni di reading, incontri, live-set e arte
dedicata a David Foster Wallace (1962-2008)

Firenze – 28/29/30 Ottobre 2008

Libreria La Cité Via Borgo San Frediano, 20r
28 ottobre ore 21
Melbookstore Via de’ Cerretani, 16r
29 ottobre ore 18
Libreria Feltrinelli Via de’ Cerretani, 30/32r
30 ottobre ore 21
Tan-Gram Via dei Serragli, 3r
28/29/30 ottobre dalle 22.30 circa + mostra “Funhouse”,
dedicata a D. F. Wallace dal 28 ottobre al 9 novembre.
Nova Radio-Città Futura fm 101.5 –
28/29/30 ottobre appuntamenti giornalieri, interventi audio, tracklist
Deaphoto Associazione Culturale
28/29/30 ottobre live-set fotografici nei diversi spazi.

curatori e ideatori
Francesca Matteoni, Gabriele Merlini,
Alessandro Raveggi, Vanni Santoni

collaboratori
Valeria Farill e Lorenzo Orlandini

“Caro Vecchio Neon” é un’iniziativa all’interno di Ottobre Piovono Libri. I luoghi della lettura 2008.

Fuori luogo (la parola, il pharmakon)

57

di Giuseppe D’Avanzo

“Andrò via dall’Italia, almeno per un periodo e poi si vedrà…”, dice Roberto Saviano. “Penso di aver diritto a una pausa. Ho pensato, in questo tempo, che cedere alla tentazione di indietreggiare non fosse una gran buona idea, non fosse soprattutto intelligente. Ho creduto che fosse assai stupido – oltre che indecente – rinunciare a se stessi, lasciarsi piegare da uomini di niente, gente che disprezzi per quel che pensa, per come agisce, per come vive, per quel che è nella più intima delle fibre ma, in questo momento, non vedo alcuna ragione per ostinarmi a vivere in questo modo, come prigioniero di me stesso, del mio libro, del mio successo. ‘Fanculo il successo. Voglio una vita, ecco. Voglio una casa. Voglio innamorarmi, bere una birra in pubblico, andare in libreria e scegliermi un libro leggendo la quarta di copertina. Voglio passeggiare, prendere il sole, camminare sotto la pioggia, incontrare senza paura e senza spaventarla mia madre. Voglio avere intorno i miei amici e poter ridere e non dover parlare di me, sempre di me come se fossi un malato terminale e loro fossero alle prese con una visita noiosa eppure inevitabile. Cazzo, ho soltanto ventotto anni! E voglio ancora scrivere, scrivere, scrivere perché è quella la mia passione e la mia resistenza e io, per scrivere, ho bisogno di affondare le mani nella realtà, strofinarmela addosso, sentirne l’odore e il sudore e non vivere, come sterilizzato in una camera iperbarica, dentro una caserma dei carabinieri – oggi qui, domani lontano duecento chilometri – spostato come un pacco senza sapere che cosa è successo o può succedere. In uno stato di smarrimento e precarietà perenni che mi impedisce di pensare, di riflettere, di concentrarmi, quale che sia la cosa da fare. A volte mi sorprendo a pensare queste parole: rivoglio indietro la mia vita. Me le ripeto una a una, silenziosamente, tra me”.

Piccola cucina cannibale

4

di Lello Voce

Piccola cucina cannibale

a J.

ho bisogno di una scorciatoia lenta e di una vita che mi menta
dove si senta il suono spento d´ogni sentimento io ho bisogno
di un sogno lasciato indietro di trovare un metro alla menzogna
di sfuggire alla gogna bisogno di silenzio di assenzio e mugugno
ho bisogno di tatto d´olfatto di dare di matto sfuggire allo scacco
bisogno di occhi e polpastrelli di lingua di narici di mitragliatrici
di un gorgo sordo che inghiotta il futuro di una vena delle tue radici

Urbanità 4

16

di Gianni Biondillo

Al professor Dal Co non è piaciuto il mio urlo di dolore che apre Metropoli per principianti, dove dico, provocatoriamente: “non fate studiare architettura ai vostri figli”. Intervistato da Stefano Bucci ha detto, un po’ piccato, che gli pare “una boutade. Sarebbe come dire: ‘non iscrivete i vostri figli a medicina, perché faranno solo i medici di base’.”

NO VAT NO CATT

33

Intere categorie di persone – donne, ricercatori scientifici, omosessuali – sono costantemente offesi dalle gerarchie vaticane, che poi – sfrontatamente – continuano ad annoverarli tra i propri “iscritti” per via del pedobattesimo. Questo post è un invito a reagire al sopruso.
Giornata dello Sbattezzo, in programma il 25 ottobre 2008 (se possiedi un sito o uno spazio Web, qui è disponibile un banner per pubblicizzarvi l’evento).

“Colui che non aveva mai visto il mare” da “Mondo et autres histoires” di J. M. GUSTAVE LE CLÉZIO

45

[ traduzione di  Orsola Puecher ]

testo in lingua originale

[ da Zéro de conduite: Jeunes diables au collège (1933) di Jean Vigo ]

 

__Si chiamava Daniel, ma gli sarebbe molto piaciuto chiamarsi Sindbad, perché aveva letto le sue avventure in un grosso libro rilegato in rosso che portava sempre con se, in classe e nel dormitorio. Di fatto credo che non avesse mai letto altro che quel libro là. Non ne parlava mai, salvo qualche volta quando glielo si chiedeva. Allora i suoi occhi neri brillavano di più, e il suo viso a lama di coltello sembrava animarsi di colpo. Ma era un ragazzo che non parlava molto. Non si mescolava alle conversazioni degli altri, salvo quando era questione di mare, o di viaggi. La maggior parte degli uomini sono dei terrestri, è proprio così. Sono nati sulla terra, ed è la terra e le cose della terra che li interessano. I marinai stessi sono spesso gente di terra; amano le case e le donne, parlano di politica e di automobili. Ma lui, Daniel, era come se fosse di un’altra razza. Le cose della terra lo annoiavano, i negozi, le automobili, la musica, i film e naturalmente le lezioni del Liceo. Non diceva nulla, non sbadigliava neppure per mostrare la noia. Ma restava al suo posto, seduto su un banco, o anche sui gradini della scala, davanti al cortile, a fissare il vuoto. Era un allievo mediocre, che racimolava a malapena ogni trimestre il minimo di punti che gli servivano per sopravvivere. Quando un professore pronunciava il suo nome, si alzava e recitava la lezione, poi si risedeva ed era finita lì. Era come se dormisse con gli occhi aperti.

Sul ponte sventola bandiera bianca [scuola /3]

13


di Chiara Valerio

Comunque sia, adesso il pianeta è saturo. Ciò significa, fra l’altro, che i processi tipicamente moderni, come la costruzione di ordine e il progresso economico, si svolgono ovunque: quindi i “rifiuti umani” sono prodotti e sfornati ovunque in quantità sempre maggiori, ma stavolta in assenza di discariche “naturali” idonee al loro magazzinaggio e al loro potenziale riciclaggio.
Z. BAUMAN, Vite di scarto

Marginalizzazione dalla attività lavorativa?
In effetti sì.

Svuotamento delle mansioni?
Abbastanza, ma nemmeno rosso di sera… come si dice?

Mancata assegnazione dei compiti lavorativi con inattività forzata?
Sì, si può dire così…

Mancata assegnazione degli strumenti di lavoro?
Eh! Mica da oggi! Perdoni l’euforia…

Ripetuti trasferimenti ingiustificati?
Beh… ingiustificati… comunque sì, sì…

Prolungata attribuzione di compiti dequalificanti rispetto al profilo professionale posseduto?
Mi fa ridere sa dottore? Mi perdoni, Mi fa ridere e mi perdoni… ha mai compilato una domanda di immissione in una graduatoria per le supplenze scolastiche?

Impedimento sistematico e strutturale all’accesso a notizie?
Mi sta chiedendo se mi fido del sindacato?

Esclusione reiterata del lavoratore rispetto a iniziative formative, di riqualificazione e aggiornamento professionale?
Su questo in particolare avrei qualche parolina…

Dottoressa, mi dispiace, lei ha il mobbing…
È molto grave?