“A proposito, lo so che questa parte è noiosa e probabilmente ti annoia, ma si fa assai più interessante quando arrivo alla parte in cui mi uccido e scopro quello che succede subito dopo che una persona muore”. Caro vecchio neon, DAVID FOSTER WALLACE
di Francesca Matteoni
Domenica, 14 settembre 2008. Sono all’internet point di Judd Street, nel quartiere londinese di Bloomsbury: sullo schermo appare la foto di un noto scrittore americano dai capelli lunghi, il volto aperto, un po’ malinconico. Sotto l’immagine due numeri, 1962 e 2008, un arco di 46 anni, una nascita ed una morte. Non riesco a focalizzare subito cosa ho davanti. Poi mentalmente una sequenza di altri scatti, lo stesso uomo – accovacciato contro un muro di mattoni accanto ad un cane come un barbone; con occhiali che legge e sorride davanti ad un microfono; con bandana larga, bianca, l’immagine che preferisco, che guarda pensieroso qualcosa in basso, forse un libro che sta autografando. David Foster Wallace si è ucciso venerdì 12 settembre, nella sua abitazione nel sud della California. Lo ha trovato la moglie, impiccato.







di Gianni Biondillo



