di Marco Rovelli
In coda al libro Lavorare uccide ho inserito una canzone che ho scritto nel mio viaggio in Italia attraverso le morti sul lavoro. Un’Italia, quella, che non perde il suo passo letale. Dopo gli incontri con le donne che mi dicevano l’assenza che ha riconfigurato le loro vite – matres dolorosae – ho scritto il testo de Il dio dei denari. Lo si può ascoltare, in una versione provvisoria, qui: il-dio-dei-denari
L’angelo schiavo, accecato, impotente
sigilla di sangue innocente le porte
poi viene il signore onnipotente
e alle soglie imbiancate scombina la sorte
Siede per terra, la donna E soffia via la cenere
Guarda il cielo di sbieco E non può più attendere
Intorno tutto è infecondo Negli occhi il deserto
In fine è un grido che s’alza Dal suo seno aperto
Eccolo il dio dei denari
Che brucia vite e ne fa scorta
Macchina viva, carne morta
Non tutti gli umani sono uguali
Eccolo il dio dei denari






