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194: dall’interno

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di Francesca Matteoni

Per le donne l’aborto è soprattutto silenzio.

mare di hrissi

Leggendo in questi giorni i vari dibattiti nati nella rete attorno alla legge 194, non ho potuto fare a meno di rilevare tra idee, teorie, condanne e vagheggiamenti disparati la mancanza di un resoconto diretto su cosa è l’aborto dall’interno. Mi ero detta per questo stesso taboo implicito di tacere su questo argomento, di astenermi da questo tipo di discorso così esposto alla forza macellante sia di chi lancia anatemi, sia di chi sfrutta anche quest’occasione per far sfoggio di scienza. Ma poi mi tormentano gli spettri: il corpo della donna, il corpo del feto, il corpo indesiderato della libertà di scelta, il corpo della parola doppiamente diretto contro se stessi e il mondo.

Ice Man

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di Mauro Baldrati

Vecchio.
Sì, un tempo ero reticente a pronunciare questa parola, se riferita a me stesso. E’ difficile accettarsi come vecchi, quei personaggi sfiniti, senza più un futuro, che i ragazzi chiamano vecchi: “davanti a me c’era un vecchio…”
Essere un vecchio è l’anticamera della fine, è il non-essere e il nulla.

Usus scribendi – io non sono uno scrittore

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[Quattro nuovi autori che ci spiegano dal di dentro cosa stanno facendo, quale letteratura tentano di produrre. Un pezzo ciascuno. Niente domande, niente sollecitazioni esterne. Il primo contributo è qui. il secondo qui . Il terzo qui . G.B.]

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di Cristiano Cavina

E’ difficile parlare dello scrivere, e molto più difficile è dire in proposito qualcosa di originale e soggettivo.
Chi cerca di scrivere per mestiere, e chi ci prova, ha una propria personale idea, che in larga parte però è dovuta alla lettura di pezzi scritti sull’argomento da autori affermati, che a loro volta hanno attinto da opere e autori precedenti, e così via fino ai grandi classici.
Quello che penso sullo scrivere in generale, e sul mio modo di scrivere in particolare, proviene quasi interamente da Stephen King e da Natalia Ginzburg.

Da “Formatura”

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images-orangina.jpg di Nathalie Quintane

traduzione di Andrea Inglese

[II : parte politica]

Un mattino, mentre suo marito appena sveglio aveva posato il piede sul parquet e sembrava osservare il suo primo volto della giornata nello specchio dell’armadio di pino, la signora Ro, grandemente sorpresa, lo sentì mormorare la parola Orangina. Credette di primo acchito che avesse sete – eppure non aveva l’abitudine di fare colazione con bibite gassate – ma appena gli comunicò che in frigo non c’era che del latte e un resto di succo di pomodoro, non per questo suo marito cessò di ripetere: Orangina.

– Faresti meglio a limitarti al caffè, che riscalda, e scosse la testa infilandosi le pantofole.

Resurrectio palermitana – Racconto breve di una video installazione

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di Vito Chiaramonte

È il tramonto che è passato da un pezzo per essere buio. Arriviamo al parcheggio del deposito delle locomotive di Sant’Erasmo e biglietto alla mano, saputo che l’Enzo Venezia di cui si parla nel pieghevole elegante che ci viene fornito è il palermitano Enzo Venezia, l’architetto autore di memorabili allestimenti espositivi sulla pittura siciliana del Cinquecento, entriamo nel grande spazio schermato dalla luce che è il deposito: una specie di Museo della Storia Naturale di Parigi, in dimensioni minori, invaso da suoni bassi, all’inizio, e subito dopo da un gocciolio insistente. Non siamo ancora dentro, ma siamo già nel nero di un cortinaggio che si apre in una sala enorme in cui, prima impressione, galleggiano grandi immagini fiancheggiati da cubi e parallelepipedi neri come tutto il resto, seconda impressione, ma che recano scritte come incise, bianche, ma non luminose, niente è luminoso, terza impressione. Inizio a camminarci.

Cercasi performance poetiche

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ABSOLUTE PERFORMANCE

Cara poetessa/caro poeta,

se hai files audio o audio/video di tue letture e/o performances poetiche, spediscili a questo indirizzo:

absoluteperform@gmail.com

Selezioneremo i lavori migliori e li pubblicheremo su www.absolutepoetry.org.

Ti aspettiamo,

La redazione di Absolute Poetry

Materia paterna

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di Demetrio Paolin

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a mio padre, che non è mai stato ad Ebensee

Padre, tu che non hai visto altro che le terre nostre del Monferrato, non sai che dove sono ora c’è una collina diversa dalle vigne che c’abituano la vista. Ci sono venuto con dei ragazzini, studenti di liceo in viaggio di studio. Abbiamo preso un pullman e da Salisburgo siamo arrivati qua.
Mi sono chiesto cosa ci fosse di strano in questo posto, che se lo vedevi te lo saresti chiesto anche tu. Non è diverso dal paese dove stiamo, se non per il fatto che il nostro è in cima alla collina e questo ci sta alle pendici.

Mircea e gli altri

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di Giuseppe Rizzo

Il Carù cu Bere emerge ogni sera dal suo torpore gotico per consegnarsi a una Bucharest affamata di affari. È uno degli edifici storici più conosciuti della città, costruito nel 1875. Come molti altri palazzi monumentali sparsi in giro per Calea Victoriei non è un luogo di cultura, di conservazione, di storia. È un luogo di consumo, la più antica birreria della capitale, nonché uno dei suoi ristoranti più esclusivi. Si entra solo su prenotazione e solo se si hanno i soldi per farlo.

corpo esposto

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Quattro anni fa ho pubblicato un libretto di poesie. Un libretto clandestino, edito da una microscopica casa editrice massese. Erano poesie che per la maggior parte risalivano agli anni immediatamente precedenti, quando vivevo in una casa nel bosco. Non le ho mai pubblicate qui, per una sorta di pudore. Qualche tempo fa le ho date a Francesco Marotta, che ha voluto pubblicare il libretto – per intero – sul suo “sito poetico” (nel senso pieno dell’espressione). Qui. A questo punto non posso far altro che imitarlo, ed esporre il corpo del testo anche qui.

Marco Rovelli, Corpo esposto, postfazione di Mariella Bettarini, Memoranda Edizioni, 2004.

In margine
(davanti alla Flagellazione
del Caravaggio
)

Il corpo ripiegato, abbandonato alla piega, esposto alla morte, ma prima ancora all’infamia dell’assedio dell’altro. Corpo che in questa esposizione espone la sua bellezza. La bellezza di chi non ha nulla da perdere, perché ha già perduto tutto, ed è solo un corpo, un corpo senz’altro, nudo nella sua esposizione, nel gesto dell’esporsi, nell’aperto della passione, del patimento. Corpo che patisce l’altro, ne patisce il legame. In questa esposizione del finito alla sua finitezza traluce il divino dell’uomo.
I suoi occhi chiusi, il pensiero muto: non ha più nulla da dire, né da dare, è solo corpo, puro e semplice, impuro e molteplice corpo che resta, tutto intero, nel gesto del sottrarsi. E’ svanimento, quel corpo in torsione, in abbandono. Preso in un gesto innaturale, perché interamente consegnato al fuori.
Sono io, quel corpo esposto. (E nel riconoscermi, non c’è più io che possa dire: ‘sono io, quel corpo esposto’…).

La Classe non è Acqua! (bis)

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camion playmobil

Dopo la pubblicazione di questo articolo qui Sergio Bologna me ne propose un altro, altrettanto illuminante, sulla questione dei trasporti. Grazie al lavoro di impaginazione di Jan Reister -santo subito!- possiamo proporvelo nella speranza che, a lettura avvenuta, anche a voi le cosedicasanostra sembreranno un tantino più chiare. In merito alla lunghezza di post/saggi come questo, gli interventi dei commentatori in casi simili, mi incoraggiano a credere che anche nei blog siano possibili gli approfondimenti.
effeffe

Ragionare sui numeri: colpa dei camionisti anche i rincari prenatalizi?

di
Sergio Bologna

Nei giorni scorsi, mentre gli autotrasportatori paralizzavano con la loro protesta una parte del Paese e costringevano industrie come Fiat e Barilla a fermare gli impianti, sono stato interpellato da diversi organi d’informazione perché esprimessi un giudizio sulla vertenza.
Mi sono rifiutato di farlo perché non avevo sottomano sufficienti elementi quantitativi, dei “numeri”, da poter proporre alla riflessione. Il mio giudizio sulla vertenza valeva ben poco, avrei fatto qualcosa di utile se fossi stato in grado di far circolare semmai delle informazioni.

Tre maghi

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il-cuore-delle-stelle.jpg 

 di Francesca Genti

SIGN. SANTINA TANO

La signorina Santina Tano all’età di sei anni ricevette da Santa Rita le Croci del Dolore di cui si possono ancora vedere i segni infuocati su fronte, mani e piedi. Santa Rita le ha dato un compito: alleviare il dolore dell’umanità.

Il rifiuto permanente

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di Andrea Bottalico

“..Bisogna ricominciare daccapo, però da un’altra parte”.
Gyorgy Lukàcs

Caserta 23 novembre 2007
Stanco. Controvoglia mi vesto ed esco a piedi, è una sera di novembre. Un venerdì sera più caldo del solito. Esco. Attraverso strade semibuie, laggiù dei lampioni sparano luci giallognole che rendono tutto così finto assolato. Un lucido infrangersi della luce sull’asfalto grigio delle strade. Quei palazzi nuovi, tristemente in riga, sono dipinti di un colore acido.
Cammino, digerisco. Ai miei lati sui muri scritte d’amore d’odio e di dolore, sul ciglio della piazza cumuli di spazzatura nera, ingiallita da quelle lampadine assonnate, spazzatura dei giorni passati, cartoni e resti freddi imputriditi; sullo sfondo, il volto squadrato del Rione.

Il corpo di Antigone e la 194

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di Marco Rovelli 

Al tempo del referendum sulla procreazione assistita, Enzo Mazzi scrisse un bell’articolo sulla dialettica insuperabile tra etica e potere. Mostrando, insieme, come nel corpo della chiesa vi fossero differenze che l’unanimismo mediatico in mortem wojtyla tendeva a occultare. Ne risultava che, sui referendum a venire sulla procreazione assistita, era palese come non fosse scritto da nessuna parte che un cattolico era tenuto a votare in quel certo modo (che era poi, furbescamente, il non voto).

Mazzi affrontava la questione, decisiva, del rapporto tra potere e etica in modo (paradossale, per un prete) foucaultiano: rappresentandola attraverso le figure di Creonte e Antigone. Una messa in figura estremamente fertile, che vale tutt’oggi, quando ci dobbiamo apprestare ad affrontare una battaglia decisiva, quella per la difesa della 194. Ciò che, ovviamente, Ratzinger/Creonte non può accettare, laddove egli non può far altro che tentare di imporre con forza il diritto (la forza del diritto, il diritto della forza) sopra il corpo fluido di Antigone.

Bacheca di gennaio 2008

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Da qualche mese Nazione Indiana ha due nuove funzioni per la navigazione nel sito: tag e autori.

I tag sono etichette veloci usate per catalogare gli articoli. Si trovano in fondo a ogni articolo pubblicato e sono utili per trovare altri contenuti simili, magari pubblicati tempo fa. Prova ad esempio i tag , camorra, sicurezza, comunismo dandy, ed esplora le pagine dei tag presenti sotto gli articoli.

Le pagine degli autori raccolgono tutti gli articoli pubblicati da un certo membro di Nazione Indiana, presente o passato. Raccolgono sia gli articoli autografi, che quelli di autori esterni a Nazione Indiana che ciascuno di noi ha pubblicato qui. Prova a scorrere le pagine autore di Roberto Saviano, Andrea Inglese, Antonio Sparzani, solo per fare un esempio, e tutti gli altri: segui i link alla base di ciascun articolo, o nella pagina Chi Siamo. Le pagine degli autori possono anche contenere un breve profilo personale.

Se cerchi gli scritti di un autore in particolare prova a cercare anche il suo tag, specie se non è membro di NI: ad esempio questa è la pagina tag della scrittrice Tiziana Verde e questa è quella del fotografo Eduardo Castaldo.

Infine, se non l’hai ancora fatto, ricordati che puoi abbonarti al feed di Nazione Indiana come spiegato nel video della bacheca di dicembre.

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Sulla 194

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Due interventi da leggere assolutamente, per me.
Il primo è di Giuseppe Genna:

Dunque, nell’avanguardia della decadenza italiana, nella culla della sua dissoluzione, cioè nella Milano che guida il mostro lombardo, ci si prepara a “nuovi limiti all’aborto terapeutico, vietato dopo la 21esima settimana (o, tutt’al più, dalla 22esima e 3 giorni). Non solo: l’interruzione di gravidanza per motivi di salute della donna vincolata al via libera di un’équipe di specialisti (tra cui, eventualmente, anche uno psichiatra). E il divieto dell’aborto selettivo in una gravidanza gemellare in assenza di reali problemi fisici o psichici della paziente”

prosegue qui.

il secondo è di Antonio Scurati:

L’Italia non è un Paese cattolico. Le chiese sono vuote, le vocazioni estinte, i testi sacri ignorati. Soprattutto, le scelte di vita fondamentali degli italiani non sono ispirate ai precetti della Chiesa. Si tratta di un fatto di portata ben più ampia della laicità dello Stato. Si tratta di riconoscere che la grande maggioranza degli italiani vive e pensa da laica e da materialista.

prosegue qui.

Silvana Mangano. Un requiem

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di Nadia Agustoni

madrid 16 dicembre 1989*

non più il corpo acceso non più d’uccello regale il profilo

ma il silenzio tutto di carne e dolore e impreciso

che non sa dirsi o è traccia su traccia d’altro…

il fuoco congiunge ma fa cenere dilapida

senza boato e aggroviglia a volte

l’essere donna, ragazza, bambina nuda una parola

bianchissima dall’eco chiusa sul futuro

scesa fino alla tua distanza fino a dimenticarsi.

* Data della morte dell’attrice.

Gaetano Cappelli, Storia controversa dell’inarrestabile fortuna del vino Aglianico nel mondo

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cappelli.jpgdi Matteo Di Gesù
A quanto pare una delle sfolgoranti virtù di Gaetano Cappelli consisterebbe nel fatto che, pur essendo uno scrittore del sud (della Basilicata, per la precisione) e pur ambientando al sud (in Basilicata, per la precisione) le sue storie – come questa controversa dell’inarrestabile fortuna del vino Aglianico nel mondo – egli ha coraggiosamente rinunciato a scrivere «varianti di Cristo si è fermato a Eboli, oppure storie di mafia, di sangue, di miseria, di incesti» (D’Orrico): si è rifiutato, insomma, di dare fondo al consunto bigoncio di luoghi comuni al quale sovente si attinge per infarcire i libri ambientati qualche chilometro sotto alla linea gotica.

gilgames’

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di Laura Pugno

campo di grano selvatico
latte di asino selvatico
il selvatico che non conosce –

esce dalla sabbia
legge i sogni
vedi nel movimento della sabbia
che è presente

vedi
il luogo splendente,

che è–cerca,
che coincide

Post (moderno):la monnezza spiegata ai bambini -1

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modern.bmp

Modern/Postmodern, 1980 Mark Tansey

Dialettica dei rifiuti
di
Fabio Matteo
Consigliere di Amministrazione della ASìA Napoli s.p.a.
www.Asianapoli.it

Nel 1878 F. Engels avvertiva in Dialettica della natura: “Non aduliamoci troppo per la nostra vittoria umana sulla natura; la natura si vendica di ogni nostra vittoria” . La previsione di un futuro di cieche violenze esponenziali inflitte al suolo, all’acqua e all’aria del nostro pianeta, si basava allora sugli effetti della timida quanto feroce rivoluzione industriale ottocentesca, mentre la minaccia di una vendetta, di una ritorsione possibile sul nuovo sistema imposto dall’era tecnologica avanzata, era un monito chiaroveggente ad imporre regole di protezione sociali e naturali. Nell’avvicendarsi degli eventi storici, scarse sono state l’attenzione e la lungimiranza posta sull’accordo di quelle regole che a seconda delle fasi di sviluppo industriale ed economico avrebbero dovuto salvaguardarci. I rifiuti sono solo l’ultimo male da scontare, un cancro della natura, tanto più simbolico della nostra cecità in quanto ci lascia brancolare nel buio (e nel tanfo) delle nostre stesse “vittorie umane”, dei nostri consumi così deteriorabili eppure tanto difficili da smaltire.

Diorama dell’est #8

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di Giovanni Catelli

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Andel

Come stringi ancora nello sguardo le tue belle, perdute alle domeniche infinite, preda chissà di quali vani svaghi, ancora le trattieni per la mano e mostri cieli di crepuscolo, ampi annunci di fortuna, serpi fiduciose di tram nella distanza, con i fari tardivi a lustrare il filo dei binari : Andel, Hellichova, Ujezd, Malostranska, tutte le stazioni della sera e dell’addio, alle perse giornate vaste come anni, e sigillate nell’attimo, in un chiudersi di porte, un sorso di caffè, un virare di lancette, un morso di labbra e di respiri.

‘O Rebus

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di
effeffe
o-rebus.jpg

La soluzione per Napoli e Campania è…