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La solitudine del recensore

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di Sergio Pasquandrea

Ogni due mesi trovo nella casella postale un pacchetto, la classica busta gialla imbottita di cellophane. È pieno di cd, in genere almeno una dozzina, a volte anche più: la rivista per cui scrivo me li manda, perché io li recensisca.
A casa apro il pacco, do un rapido sguardo ai cd, poi sbrigo subito il lavoro più noioso (“quello che non vuoi fare, fallo subito”, diceva mia nonna): apro un file word e trascrivo tutti i dati di tutti i dischi, autore, formazione completa, etichetta, numero di catalogo, distribuzione, lista dei brani.
Poi li metto nel lettore, uno per volta, inserisco la funzione “random” e saltabecco da una traccia e l’altra. È quello che si chiama un “blindfold test”, una specie di moscacieca: serve per farmi una prima idea, del tutto epidermica, di ciò che il disco contiene. Butto giù qualche appunto in cui segno ciò che la musica mi suggerisce: idee, immagini, aggettivi, domande, dubbi, qualunque cosa, rigorosamente alla rinfusa. Poi inizio ad ascoltarli con la massima attenzione, uno per uno, dall’inizio alla fine, anche più volte se serve; se non conosco i musicisti, mi documento; e alla fine scrivo la recensione.
Detta così, sembra semplice: ma non lo è affatto.

Innanzi tutto, sono convinto che un esercizio indispensabile, per chi scrive, sia mimetizzarsi nei panni di chi legge. Quindi mi capita spesso di chiedermi: ma perché uno legge una recensione? che cosa cerca? ad esempio, io: perché le leggevo, quando ancora non le scrivevo?

chroma – la città cambia colore. 18/27 ottobre

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Un progetto di Angelo Mai, Kollatino Underground, Santasangre, Spacexperience|Stalker
all’interno di extra/large_produzioni indipendenti – Festa del cinema di Roma 2007
www.extralargeonline.net

TUTTI GLI EVENTI SONO A INGRESSO GRATUITO

23/27 ottobre 2007

Angelo Mai c/o Padiglione 23 ex-Fiera Di Roma

(via dell’Arcadia 60)

Beatificazioni franchiste

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[Segnalo questa notizia, e alcuni link di approfondimento che ho tratto dal sito www.facciamobreccia.org / A. I.]

IL VATICANO MARCIA SU ROMA
498 franchisti beatificati nell’anniversario della marcia su Roma

Domenica 28 ottobre 2007, anniversario della marcia su Roma, saranno beatificati in San Pietro 498 franchisti, tra appartenenti al clero e laici, saranno beatificati perché, secondo i prelati spagnoli, sono “martiri della Repubblica”. Sarà la più numerosa delle beatificazioni mai realizzate, è prevista una folla di fedeli (filofranchisti) dalla Spagna e il battage pubblicitario delle grandi occasioni sui media italiani. La gerarchia vaticana con questa azione di massa entra violentemente nel dibattito politico spagnolo: il governo Zapatero sta per varare una legge sulla memoria che condanni il franchismo e la chiesa cattolica spagnola, supportata da Ratzinger, prende posizione in questo modo.

Fuori stagione

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di Simona Baldanzi
                                                   

Amarilli,

dal tuo nome solo può cominciare questa lettera, perché mi ha colpito sulla lista, perché un nome così non l’avevo mai sentito. Deriva dal fiore? Dall’Amarillis? Come è che ti hanno dato questo nome?
Questa è stata la prima cosa che mi son chiesta, sfogliando il giornale la mattina sull’autobus prima di arrivare a lavoro. E poi ho cercato il tuo volto su internet e l’ho trovato. Mi ha colpito la tua pelle fresca e bianca, gli occhi chiari, il tuo non sorriso, il bavero rialzato a circondare il collo, i capelli un po’ mossi, le tue sopracciglia perfettamente curate. Un angelo, ho pensato, inquadrata in una foto che ti hanno scattata senza tante cerimonie il 12/02/07 alle ore 17.00, che ha già tarpato le tue ali con quella scritta intorno Polizia Scientifica MI. Un angelo può annunciare il terrore?

Diorama dell’est #6

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di Giovanni Catelli

Caffè, Yalta

E tu sapevi tutto eterno, mi ricordo, in quei caffè del porto, a Yalta, dissipavi le penombre, con la mano leggera, l’incessante sigaretta, vigilavi sull’autunno, quell’onda più lesta, nel buio, quel rammarico di sabbie, cancellavi, le distanze dalla vita, reclamavi quei minuti, lì, per sempre, li fissavi nell’acciaio, dello sguardo più lucente, nella voce di sirena e vento, che scioglievi tra i bicchieri, lungo il fumo azzurro ed il silenzio.

Gomorra e dintorni: Giovanni Meola

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estratto da “LO SGARRO”
di
GIOVANNI MEOLA

Bello Pulecenella, l’avarrìa voluto fa’ comme mestiere ; invece i’ tengo ‘a guerra ‘ncapa, cu mme e cu ll’ati, e mi si deve portare rispetto per questo.
Voi pensate che è facile ?
Non è facile uccidere una persona dopo l’altra e farne uccidere altre, tante altre.
Ogni sbaglio punito con la vita, ogni sgarro pagato con la morte.
Io sono il giudice, il boia e il becchino : songo ‘nu boss in piena regola !

E la storia mia non è diversa da quella di tutti gli altri mariuoncelli ca se so’ fatti boss e capitani di squadra e di morte.
Sulo ca po’ uno sulo, sulamente uno addiventa ‘o rre !

Il trono di Grazia

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di Demetrio Paolin

Ad Annalisa

Salirono in macchina. Il viaggio fu piacevole, l’aperta campagna s’apriva a un verde smagliante dintorno. Una primavera forsennata che aveva deciso dimostrare tutta la sua bellezza. Arrivarono a una chiesa. Non era niente di che, un edificio scarno e mezzo abbandonato.
“E’ sconsacrata, sai?”
“Ah…”
“Ma un’associazione culturale vuole restaurarla. Facendo i lavori hanno trovato dentro una cosa molto interessante: una tela di dimensioni grandi, di fine Cinquecento, conservata in pessimo modo, ma che io sono riuscito dopo un anno di lavoro a salvare. Ecco volevo farla vedere a te per primo”.
“Perché? Mica c’è un personaggio che mi somiglia”.
“No, ma appena la vedrai credo che ti sarà tutto chiaro”.
Entrarono, attraversarono la navata, salirono sull’ambone e si diressero dietro il grosso altare. Lì Silvio aveva allestito il suo studio di restauro. Vicino al muro appeso e tutto coperto, c’era il grosso quadro. Silvio accese le luci giuste: “Ora chiudi gli occhi e aprili solo quando te lo dico io”.
“Se non fossi mio fratello – sorrise Tommaso – penserei che mi stai facendo la corte” e quindi chiuse gli occhi.
“Ecco, aspetta, ora puoi aprirli”.

(Ancora) su “Gomorra”

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di Andrea Inglese

(Questa scheda critica è uscita sull’ultimo numero di Allegoria.)

I pregi di Gomorra. Viaggio nell’impero economico e nel sogno di dominio della camorra sono strettamente connessi a ciò che questo libro non è, non riesce ad essere o non può essere. Gomorra ha la movenza del libro d’inchiesta, e Saviano si è formato, come scrittore, nell’ottica dell’inchiesta. Ma presto, pagina dopo pagina, ci si rende conto che qualcosa ha rotto e travolto i confini del libro d’inchiesta, un’esigenza espressiva e conoscitiva che impone alla scrittura un ritmo ossessivo, una pretesa di irretimento totale del fenomeno camorristico.

La teoria dell’inferenza corrispondente e il terrorismo

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di Bruce Schneier

Due persone, uno sperimentatore e un soggetto, sono sedute insieme in una stanza. Lo sperimentatore si alza e va a chiudere la porta, e la stanza si fa più tranquilla. Il soggetto molto probabilmente crederà che lo scopo dell’azione dello sperimentatore (chiudere la porta) era quello di rendere la stanza più tranquilla.

Questo è un esempio di teoria dell’inferenza corrispondente. Le persone tendono a dedurre gli scopi, e anche il temperamento, di qualcuno che svolge una certa azione basandosi sugli effetti delle sue azioni e non su fattori esterni o situazionali. Se vedete qualcuno picchiare un’altra persona con violenza, presumete che quell’individuo voleva farlo e che è una persona violenta, e non che si tratta di un attore che interpreta una parte. Se leggete la notizia di qualcuno che rimane coinvolto in un incidente d’auto, presumete che sia un pessimo conducente e non che si sia trattato di un colpo di sfortuna. E, venendo al tema di questo articolo, se leggete qualcosa che riguarda un terrorista, presumete che il suo scopo ultimo sia il terrorismo.

a gunless tea

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di Marco Giovenale

“one night”, she said to the employee at the reception, “iskar had lit a cigarette and was inhaling deeply, try to imagine it happening, in the animal corner”

he passed a soothing hand on a horse’s muzzle in seeing telegraph avenue ear-phone, to close the mouth which pronounced these horrible words,

and he turned to walk back. he fell beside her. they did not exchange a word. a procession of rooms. “begin”, said he, “to remove the dead, and make the women help you”.

“i heard a car, mr. fallon leave?”, she closed her eyes and whispered something. she listened to him with an amused air.

candles off. penny wept over his words. the bear willy cardosi asked to see the autopsy photos and led him up the stairs to the bedroom where he felt suddenly weak with nausea.

“you’ve got a bad fever”, said the fever.

Antrim, La vita dopo, e l’estetizzazione del dolore

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di Christian Raimo

Perché un libro lacerante, divinamente scritto, narrativamente vincolante come La vita dopo di Donald Antrim (Einaudi, pag. 185, euro 17) è passato quasi del tutto inosservato in Italia, tanto che io, il 15 ottobre, in una delle librerie più grandi di Roma, ne ho comprato la seconda e ultima copia dall’inizio dell’anno, dato che delle ventuno che avevano ordinato a febbraio ne avevano già riconsegnate in resa diciannove? È un problema di iperfetazione del mercato editoriale? (Se vi capiterà mai di lavorare in una casa editrice e di leggere i dati di vendita, vedrete che in genere la curva delle vendite è – può essere – ascendente nelle prime due, tre settimane, e poi crolla miseramente)

Ruggine insonne

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neil_young.jpg

di Gianluca Veltri

Perché rimarcare dieci anni dall’uscita di un album live? Spesso i dischi registrati dal vivo sono puramente celebrativi, quando addirittura non tradiscono una creatività col fiato corto. È raro che un live ci fornisca tante indicazioni su un artista. Ma per Neil Young non è così. I suoi album dal vivo sono emblematici, ricchi di segni e sintomi, più utili a cogliere indicazioni di rotta e precisazioni stilistiche di quanto non lo siano i dischi incisi in studio.

L’Ulisse 9 è on-line

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È on-line il nuovo numero de L’Ulisse , rivista monografica di poesia, arti e scritture diretta da Alessandro Broggi, Stefano Salvi e Italo Testa.

Poesia e teatro, teatro di poesia (Vol. 1)

Dall’editoriale di Italo Testa:

“Ci chiedevamo: esiste il teatro di poesia? È esistito nella tradizione novecentesca, è deflagrato sulla scena italiana? Avevamo una domanda più radicale: non la performance, l’intrattenimento, la poesia spettacolare.
Poi le sigle iniziano a scorrerci davanti agli occhi: teatro di parola, teatro dell’urlo, teatro in versi, teatro versificato… Un excursus sul novecento ci porta subito alla deriva in una selva di nomi, definizioni, manifesti, tentativi di rottura. Eppure in questione è sempre la lingua, la sua rigenerazione in un corpo fisico e nell’azione.

Arte e vita nelle città

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Esperienze e idee per la trasformazione urbana e la qualità sociale

Convegno internazionale
promosso da Provincia di Milano/Settore beni culturali, arti visive e musei
a cura di Gabi Scardi
Venerdì 19 ottobre 2007, ore 9.30 – 19
Triennale di Milano, Viale Alemagna 6
ingresso libero

Il convegno – organizzato dalla Provincia di Milano/Settore beni culturali, arti visive e musei con La Triennale di Milano e la collaborazione di Viafarini–Associazione per la promozione della ricerca artistica, Milano, nell’ambito di inCONTEMPORANEA-La rete dell’arte – si articola in una sessione dedicata all’esposizione di case histories e di considerazioni teoriche da parte di personalità del mondo dell’arte internazionale, e in una successiva fase di scambio sul tema della progettualità artistica come concreta e non occasionale opportunità di intervento urbano.
Partecipano al convegno artisti, teorici, associazioni e operatori a vario titolo impegnati nella produzione e promozione di interventi di arte pubblica. Tra le ore 9.30 e le 16, dopo un’introduzione di Daniela Benelli, Assessora alla cultura, culture e integrazione della Provincia di Milano e di Gabi Scardi, curatrice della giornata di studio, sono previsti gli interventi di Francesca Zajczyk, Jeanne van Heeswjk, Nathalie Zonnenberg – Bureau Beyond (Utrecht), Maria Papadimitriou, Cesare Pietroiusti, Pelin Tan, Bartolomeo Pietromarchi – Fondazione Olivetti, Pier Luigi Sacco.
Segue dalle ore 16.30 una tavola rotonda moderata da Pier Luigi Sacco, cui partecipano Gennaro Castellano – Reporting System, Francesca Comisso – a.titolo, Anna Detheridge – Connecting Cultures, Jochen Gerz, Multiplicity.lab, Alessandra Pioselli, Marina Pugliese, Marco Scotini, Claudia Zanfi – aMAZElab.

La giornata di studio sarà seguita da un workshop destinato ad artisti interessati ad approfondire le tematiche in questione. Il workshop si terrà negli spazi di Viafarini – Associazione per la promozione della ricerca artistica (Via Farini 35, Milano) il 20 ottobre 2007. Visiting professor: Maria Papadimitriou.

Red Oktober – idee per la sinistra

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Il partito
di
Vladimir Majakovskij

Il Partito è un uragano denso
di voci flebili e sottili
e alle sue raffiche
crollano i fortilizi del nemico.
La sciagura è sull’ uomo solitario,
la sciagura è nell’ uomo quando è solo.
L’ uomo solo
non è un invincibile guerriero.

Da: L’equilibrio nell’ombra (2007)

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di Nicola Ponzio

Dalla sezione Oscillazioni
                           
Gelsi e il prato un miracolo,
nel gesto di riempire con il cielo
la distanza della carne. L’esile
materia più gelosa.

Scegliere nel nome
di ogni cosa la più giusta decisione.
Credere è questo.
Allontanarsi da sé per ritrovare
la scrittura della vita
in una gioia da disperdere.
 
***

Contro i manifesti contro i manifesti

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di Christian Raimo

Può fare uno strano effetto leggere quello che diceva oggi Doris Lessing su “Repubblica” se avete appena finito di parlare con un vostro amico che insegna al liceo, totalmente demoralizzato per il fatto che spiegare i principi più basilari di Marx si è dovuto impiccare un’intera mattinata. Il Premio Nobel se la prende con il gergo comunista, quello che definisce “una degenerazione del linguaggio” colpevole di aver infestato il mondo negli ultimi decenni e che oggi continua a perpetrarsi tra le aule e le biblioteche delle università. Tra le pagine della Pravda e quelle dell’accademia inglese e americana Lessing vede un filo rosso, rossissimo, che in nome di un marxismo elitario, ha in realtà creato più che combattuto le differenze di classe.

Critique Panique

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di
Francesco Forlani

Nota lirica al libro “Al di là della neve” di Rosario Esposito La Rossa

Ode al poeta che non ha ammazzato
Gli avvoltoi in tempo di guerra
Di se stessi carogne fanno

Danno alla terra cumuli di terra
E cenere di detersivi schiuma
Professionisti del dai è alla moda

E confondono fronti di guerra
Con dispute letterarie esclamativi
Soft camorra – underground – left party

Il packaging dell’italiano

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di Andrea Bajani

C’è una tendenza tutta italiana a voler fare la fine dei puffi, non si sa se per emulazione volontaria o per innata, balzana, vocazione alla mimesi. Una delle caratteristiche intrinseche dei puffi, piccoli pupazzi blu dalla grande fortuna televisiva, è la loro coazione a ripetersi, nonché la pratica compulsiva di ribadire continuamente la propria identità come immutabile, fatale, la stessa dalla notte dei tempi fino alla fine dei giorni. Il jingle televisivo, cantato ipnoticamente da milioni di bambini durante gli anni Ottanta, recitava ìlare “Noi puffi siam così”.

Partito democratico. Arrivato chissà come.

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di Anonimo Napoletano

voto alle primarie

[ricevo, e pubblico volentieri, in forma anonima, come richiesto per la tutela dell’autore, questa cronaca, di primissima mano, di una giornata di votazioni su un seggio delle Primarie in provincia di Napoli]

Tre milioni e mezzo di votanti. La gente ci ha creduto davvero. Ma quanto ci hanno creduto i politici?

Questa è la cronaca di una giornata elettorale su un seggio della provincia di Napoli.

La bella estate

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ovvero La ballata del (cinema) lavavetri

di Lorenzo Esposito
Mi sarei dovuto arrestare al titolo. Non all’esattezza funerea dell’eco pavesiana, ma alla secchezza del lavoro d’inconscio veggente che si chiama cinema (che è origine copia plagio scarto deviazione generazione morte: ‘la ballata del lavavetri’ si intitolava film non dei migliori – italiano? polacco? – di Peter Del Monte). E dis-mettere subito, nel vuoto d’argomenti che svolazza sotto la canicola – cioè chiudere in men che non si dica la questione risibile che nasconde ed è indicatore di ben altro: a fare schifo non è il derelitto formicaio appostato ai semafori d’incrocio, né l’inesistente racket, ma la vigliaccheria mediobenpensante di quello che accelera, di quell’altro che aziona i tergicristalli, nessuno capace di un semplice no (è a questo circo di piccole inciviltà e grande ipocrisia che i sindaci assicurano protezione).