di Piero Sorrentino
Se, come ha detto una volta Peter Stein, il “monologo non è mai teatro”, si potrebbe allo stesso modo affermare che “la prima persona non è mai romanzo”. Con un sorriso, il famoso regista tedesco ammetteva che quando assisteva a un monologo sulla scena, istintivamente aspettava, “perché finalmente ci fosse teatro”, che da un momento all’altro arrivasse un secondo attore. Come per le scene teatrali – anche se va detto che negli ultimi anni le cose sono cambiate eccome, e chissà se di fronte alla ormai imperante autorialità egotica della recente produzione Stein la pensa ancora allo stesso modo -, dire io in un romanzo non significa necessariamente allestire un mondo. Quale punto della realtà – figuriamoci del romanzesco… – del resto è più buio, più sconosciuto di quello in cui si consumano i processi chimici e psicologici che ci portano a dire io?







