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La stanza delle grida

7

di Marco Mantello

1. Introdussero negli anni venti
un pannello divisore
per fermare i più violenti.
Potenziarono, poi, l’isolamento

imbottendo di polistirolo
dal soffitto al pavimento.
Nel millenovecentottantasei
le pareti di una lega trasparente

e gli spalti collegavano l’utente
al microfono dei coriféi.
Novantuno: il qui presente
consumò la prima sfida
nella stanza delle grida.

Juke Box contro la guerra/ E se ci diranno

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di Luigi Tenco 

E se ci diranno
che per rifare il mondo
c’è un mucchio di gente
da mandare a fondo
noi che abbiamo troppe volte visto ammazzare
per poi sentire dire che era un errore
noi risponderemo noi risponderemo
no no no no

Bacheca di agosto 2007

27

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Art. inedito Manifesto Comunista Dandy

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di
Francesco Forlani
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foto di Pier Fantin

Art. 33 Il bambino comunista dandy

Al piccolo Marcello che con un sogno fece vincere il Ghepardo nella corsa contro il Vento.
effeffe

Il bambino comunista dandy non scassa la minchia ovvero pur essendo un bambino vivace, sa quando è il momento di smetterla, cosa che tanti adulti non sanno o fingono di non sapere, il che è lo stesso. Il bambino comunista dandy a differenza degli altri non Martellerà il suo entourage domestico di perché (E perché il PCI ha cambiato nome? Perché abbiamo perso la guerra di Spagna? Perché gli aerei volano basso e i treni non volano?) ma lo Falcerà di come (Com’ è possibile! Ma come!) e dunque possiamo dire che la sua indole è più esclamativa che interrogativa. Altra caratteristica del BCD è che quando gli si dice “quando sarai grande” lui si tocca le palle (piccole ma operative).

Anteprima Sud 9/ Alain Daniélou

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Tagore and Gandhi
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Le trascrizioni di Alain Daniélou dei poemi cantati di Rabindranath Tagore realizzate durante l’interpretazione del poeta, Shantiniketan, 1939.

L’IMPROVVISAZIONE
di
Alain Daniélou
traduzione
di Martina Mazzacurati

La difficoltà dei musicisti occidentali contemporanei nel definire e comprendere la parola ‘improvvisazione’ è sintomatica di una certa evoluzione del concetto musicale.
In realtà l’improvvisazione è solo una facilità oratoria nello sviluppo di un’idea, se si intende la musica come un linguaggio che esprima pensieri e sentimenti, nelle regole di un determinato codice con una sua precisa grammatica.
Di conseguenza, l’improvvisazione dovrebbe essere tanto naturale quanto la parola, lasciando al musicista il compito di elaborare l’idea musicale in un linguaggio di maggiore o minore eleganza, sottilità di espressione o forza di convinzione, in proporzione alla qualità della sua formazione e al talento personale.

Le mie guerre

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di Franz Krauspenhaar

Up patriots to arms, Engagez-Vous
la musica contemporanea, mi butta giù.

La foto in braghe corte 

Punto gli occhi su una foto di papà con alcuni commilitoni. Non so dove sia stata scattata. Papà ha i pantaloni corti, il sorriso smagliante del diciassettenne in pace col mondo. Eppure quella foto doveva essergli stata fatta  poco prima dell’arruolamento, da qualche parte, in Germania. Nessuna ombra di preoccupazione sul suo volto. E come lui sorridono tutti, questa sparuta pattuglia di ragazzi tedeschi: dove saranno finiti? Volti senza nome; nomi, forse, ormai senza volto.

Juke-Box: Ron / Lucio Dalla

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immagine tratta da www.keljeu.com

Il gigante e la bambina (1971)
di
Lucio Dalla e Paola Pallottino

Il gigante e la bambina
sotto il sole contro il vento
in un giorno senza tempo
camminavano tra i sassi

Il gigante è un giardiniere
la bambina è come un fiore
che gli stringe forte il cuore
con le tenere radici

Rosso, di Uwe Timm

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di Linnio Accorroni

Giunto all’ultima pagina ho ricominciato daccapo, senza interruzione, come se non fosse ancora finito. Non riuscivo ad abbandonare quella prosa e quelle storie. Non potevo congedarmi da quel libro come si fa solitamente, ammonticchiandolo distrattamente sulla pila insieme con gli altri. Ricomincio quindi da quell’ incipit straniante ed inesplicabile che, a lettura ultimata, invece di chiarirsi, era diventato ancora più fosco ed enigmatico:

Sto sospeso in aria: Da quassù godo di una bella vista, riesco a vedere tutto l’incrocio, la strada, i marciapiedi. Sono disteso giù, in terra. Il traffico è bloccato. Quasi tutti gli automobilisti sono scesi dalle macchine. Si sono riuniti dei curiosi, alcuni mi circondano,  qualcuno mi sorregge la testa con molta delicatezza, una donna, è inginocchiata davanti a me […] Sento voci che chiamano un’ambulanza, curiosi che domandano cosa fosse successo, uno dice: ha attraversato la strada con il rosso. Un altro dice: l’automobilista ha provato a scansarlo. L’automobilista se ne sta seduto sul bordo del marciapiede, si tiene la testa tra le mani, trema, trema in tutto il corpo, mentre io sono lì disteso, calmo, niente dolori, strano, i pensieri vagano all’impazzata e una voce interiore esprime con chiarezza tutto quello che sento. È una buona cosa, questa, perché parlare fa proprio parte del mio lavoro. La mia borsa si trova a tre o quattro metri da me, in terra, e naturalmente si è aperta, una vecchia borsa di cuoio. Il pacchettino con l’esplosivo è schizzato fuori, anche i foglietti, le schede, le pagine con gli appunti, nessuno li degna di uno sguardo e svolazzano sulla carreggiata. E io penso, speriamo che siano attenti. E vorrei anche dire: attenzione, quello è esplosivo.

La convincente complessità di Marina Valcarenghi

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di Christian Raimo

I proiettili al presidente della Cei Bagnasco, perché non si è parlato più di quella storia? Al vescovo arrivano tre proiettili, e una lettera con scritto Monsignore, lei deve morire: se non con queste che le mando, lo farò di persona. Si parla di ennesima recrudescenza sotterranea di anticlericalismo. Poi, per qualche giorno, si sospetta che l’autrice sia Nadia Desdemona Lioce, la brigatista: nella sua cella di massima sicurezza a L’Aquila si trovano dei pezzetti di carta da cui si potrebbe ricostruire una specie di brutta copia della lettera minatoria. Passano settimane e il 9 giugno viene fuori la verità: c’è un ex-carabiniere che si voleva vendicare di una prostituta con cui aveva avuto una relazione. Lei l’aveva lasciato e lui, al tempo ancora in servizio, l’aveva continuata a perseguitare, richiedendole prestazioni sessuali in cambio di minori controlli e pattugliamenti. Lei aveva deciso di denunciarlo (si chiama concussione sessuale). Lui era andato a casa e aveva scritto una lettera imitando una grafia strampalata, sperando che le accuse ricadessero sul nuovo compagno di lei, un immigrato albanese.

19 Luglio 1992 : Una strage di stato

17

lettera aperta di Salvatore Borsellino, fratello di Paolo

Per anni, dopo l’estate del 1992 sono stato in tante scuole d’Italia a parlare del sogno di Paolo e Giovanni, a parlare di speranza, di volontà di lottare, di quell’alba che vedevo vicina grazie alla rinascita della coscienza civile dopo il loro sacrificio, dopo la lunga notte di stragi senza colpevoli e della interminabile serie di assassini di magistrati, poliziotti e giornalisti indegna di un paese cosiddetto civile.

Poi quell’alba si è rivelata solo un miraggio, la coscienza civile che purtroppo in Italia deve sempre essere svegliata da tragedie come quella di Capaci o di Via D’Amelio, si è di nuovo assopita sotto il peso dell’ indifferenza e quella che sembrava essere la volontà di riscatto dello Stato nella lotta alla mafia si è di nuovo spenta, sepolta dalla volontà di normalizzazione e compromesso e contro i giudici, almeno contro quelli onesti e ancora vivi, è iniziata un altro tipo di lotta, non più con il tritolo ma con armi più subdole, come la delegittimazione della stessa funzione del magistrato, e di quelli morti si è cercato da ogni parte di appropriarsene mistificandone il messaggio.

Fuoco Amico / Jacques Kovalsky

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Il testo che segue lo aveva scritto per il numero 1 di Sud Jacques Kovalsky. Il tema era quello del fuoco amico da intendersi in tutte le sue accezioni: politica, letteraria artistica. E così avevo chiesto al mio amico, colonnello medico dei Sapeurs Pompiers di Parigi, di scrivermi un articolo. La sua testimonianza, resa quattro anni fa, in questi giorni in cui il Sud brucia, mi sembra un giusto omaggio a quanti si battono, militari, civili, volontari e , naturalmente, pompieri, contro un nemico tanto temibile quanto spietato.

PUNTARE IL FUOCO
di
Jacques Kovalsky
traduzione di Francesco Forlani
Il sole, fuoco assoluto, che quest’estate brucia, dissecca e uccide: amico o nemico? Gli ospedali e altri servizi di emergenza, di fronte alla malattia e alla morte accertata di migliaia di persone in tutta Europa, hanno una propria opinione sull’argomento: non amano affatto il fuoco e la calura di quest’estate del 2003. I viticoltori incontrati nel corso delle vacanze ci vanno invece più cauti. A sentirne uno, proprietario di antiche vigne profondamente radicate nel calcare, l’uva è ricca, imbevuta di succo, promette ‘emozioni’ enologiche; per un altro, i cui ceppi sono più giovani, i chicchi sono troppo piccoli, la maturazione troppo rapida, la vendemmia difficile, la vinificazione peggio ancora e la qualità è ben lontana dall’essere assicurata.

Il pianeta è un posto poco sicuro (il pianeta è un posto pauroso)

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dscf1218.JPG di Andrea Inglese

a Franzisko e Franzone: poli francescani della mia idiozia

Il faro dell’illuminismo lombardo, ossia il quotidiano di Varese «La Prealpina», pubblicava il 10 luglio scorso un’interessante analisi del celebre elzevirista Boni, che scriveva in un editoriale intitolato Italia paese poco sicuro: “Nove persone su dieci si dicono preoccupate per il crescente numero di episodi di criminalità e ritengono che l’Italia sia diventata un Paese poco sicuro. Un clima di incertezza che si concentra maggiormente nelle regioni del Nord, quelle con la percentuale più alta di migranti.” Mi sia permesso di dire che la visione di Boni è del tutto ottimistica. Credo sia ora di affrontare il problema alla radice: non solo il Nord, non solo l’Italia, ma il pianeta tutto è in larga misura fuori dal nostro controllo. Il pianeta non è più un posto sicuro. Non è più un luogo dove portare a passeggio i propri bambini.
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Il pianeta è un posto poco sicuro, non può essere del tutto rassicurato, il pianeta manca di sicurezza. (Ha un carattere debole, esita, è sfiduciato.)

Il pianeta è un posto poco sicuro, meglio sarebbe stare chiusi in casa, ma stando attenti a non rimanere chiusi dentro. (Meglio stare chiusi fuori, potendo nel caso scappare dentro. [Quelli rimasti dentro, spesso sono stati estratti fuori quasi morti. Senza contare i murati vivi.]).

Il pianeta è un posto poco sicuro, va illuminato meglio, anche dietro al muro, o sopra, nelle siepi, sott’acqua, dove regna, di notte, il lato oscuro, lì si deve intervenire con fari e lampi, ma senza accecare, senza esagerare. (Ci sono stati casi, molti, di sbandamento, salto di corsia, frontale secco, per via dei lampeggianti, delle luminarie disseminate ovunque, anche tra i sedili, o tra i piedi, nella bocca dei cani randagi.)

Il pianeta è un posto poco sicuro, tira un sacco d’aria, che colpisce la faringe, poi i polmoni, la colonna vertebrale, il collo, i bulbi oculari. È consigliabile coprirsi, ma coprire soprattutto, con teli impermeabili e gran tendaggi di feltro, e doppi vetri, strisce di nastro adesivo lungo le fessure, anche sulla bocca del compagno, da dove sale un venticello malizioso. (Attenzione, però, il proprio respiro, benché rischioso in luoghi umidi, è ritenuto comunque necessario.)

Il pianeta è un posto poco sicuro, per via dei finti cibi, autenticamente artificiali, ma contraffatti dopo, artificiosamente, da falsari senza dubbio orientali. (Polli allevati a siringate di veri antibiotici, contraffatti da polli siringati da antibiotici scaduti; polli che ingozzano soia veramente modificata, contraffatti da polli che ingozzano approssimazioni di soia poco identificata.)

Il pianeta è un posto poco sicuro, in quanto lo straniero entra come vuole nel paese, persino ci vive lavorando tanto, dormendo poco, e mangiando male. Questo primitivismo va corretto, lo straniero educato, piegato alle regole, al contratto giusto: e cibo buono, cappotto bello, auto fiammante. (Col rischio dello straniero ricco e altezzoso, e dell’indigeno porco e povero: quello che schifosamente usa tovagliolo e forchetta, quest’altro che pateticamente si sputa in mano e si liscia i cappelli.)

Ogni giorno, sul nostro pianeta, avvengono terribili, ingiustificati, incidenti di cui sono vittime uomini, donne, vecchi e bambini. Senza parlare di cos’accade alle lucertole o ai bufali muschiati, e alle tante altre bestie, sprovviste di protezione sanitaria, mense della Caritas e caserme dei carabinieri.

Ogni giorno migliaia di persone rimangono intrappolate in un lenzuolo, cadono in trance alla vista di un gatto, svengono durante la festa del loro compleanno, si prendono a sberle prima di addormentarsi, rimangono incastrate tra due rami mentre colgono ciliegie, s’infilano per errore un attaccapanni in gola, si feriscono con un pettine di plastica, vengono accecate da corvi che le scambiano per impiccati, perdono un piede per aver stretto esageratamente i lacci delle scarpe, soffocano facendo la doccia, cadono ipnotizzati girando il volante dell’auto, si evirano tentando di masturbarsi con un aspirapolvere, muoiono di fame perché a quell’ora i ristoranti erano chiusi, muoiono di freddo essendosi addormentati in cantina, asfissiano ingoiando una fetta di melone senza togliere la scorza, muoiono per il malocchio, perdono l’uso della parola cercando di ricordare una poesia imparata a scuola, si ammazzano per dimostrare agli altri che non scherzano, prendono fuoco misteriosamente, sono colpiti da radiazioni vaganti, dissanguati per ferite da ventaglio, amputati per un malinteso chirurgico, uccisi per motivi gravi e personali.

C’È ANCHE IL RISCHIO DEL PERICOLO

Attenti! È troppo pericoloso rischiare, e chi vive è ostaggio di molti rischi pericolosi.

DANGER DANGER ha scritto la gioventù più consapevole.
DANGER DANGER ha scritto con grande maturità
DANGER DANGER sulla schiena dei propri genitori

C’è il pericolo della bistecca marcia
del latte tagliato
della calza spaiata
del martello sul ginocchio
della ciabatta ad imbuto
del mandarino con dentro il chiodo
del dio carogna
della nuova Bisanzio
della corsa all’atletismo
della frenesia per il ribes
del cazzo che non monta
del cazzo che non smonta
delle formazione eterna
del meteorite finale
della droga che non fa male e non dà dipendenza
della poesia fannullona
del rischiare meno raschiando tutto
del cazzo morto per preservativo contraffatto
della bocca morta per cazzo contraffatto
dell’uomo morto per cognome contraffatto
della contraffazione del caviale
della contraffazione delle feci
del finto cane veramente lupo
della finto criceto veramente ratto
del finto marito veramente bestia
del controllo mentale
del controllo rettale
dei cagatori incontrollati

POI C’È IL RISCHIO DI LEGGERE LE STATISTICHE

In Italia si calcola che un bambino di meno di 14 anni muore accidentalmente ogni tre ore.

Su 100 morti accidentali di bambini da sei mesi a nove anni, un terzo muore per incidenti del traffico stradale, ma i due terzi restanti per INCIDENTI DOMESTICI.

Sottovalutare gli incidenti domestici è come tagliare la gola ad un prete disperato.

La casa appare come un luogo falsamente sicuro. (Paradossalmente un budello di miniera è meno pericoloso.)

Messi in ordine di maggiore frequenza, gli incidenti domestici si definiscono come
– cadute e traumi
– intossicazioni
– ustioni
– asfissie, soffocamenti, annegamenti
– scariche elettriche
– eventi imponderabili
– malocchio

I bambini sono facilmente soggetti a cadute:
– da un luogo elevato (seggiolone, letto a castello, balcone, finestra, spalle di un adulto, quadrupede domestico, scala a pioli, altalena)
– su suolo duro (cortile della ricreazione, caduta dalla bicicletta, sulla strada)
– con slancio (bicicletta, pattini, skate, monopattino, dorso di un amico).

I traumi cranici sono gravissimi quando sono accompagnati dai seguenti fenomeni:
– perdita di conoscenza al momento della caduta, anche se molto breve
– vomito o mal di testa
– stato di sonnolenza secondaria
– vociferazione in lingue sconosciute
– allucinazioni visive o uditive con comparsa di ruote infuocate e suono di cembali
– perdite di sangue dal naso o dalle orecchie
– fame aggressiva
– desiderio di mostrarsi molto più ricchi e potenti dei propri genitori
– evocazione di dottrine sull’origine del male

E L’INCIDENTE DOMESTICO NON È IL PIÙ RISCHIOSO: LEGGETEVI DUE RIGHE SUGLI INCIDENTI ALIMENTARI

Si è parlato recentemente del rischio di bere latte mescolato con spremute di coratella, o latte vaioloso, o latte che fa letteralmente schifo. Si è anche avvisato il paese del rischio di utilizzare un dentifricio di marca contraffatta, che potrebbe contenere sostanze tossiche. MA SIETE AL CORRENTE DELLE STIME AVANZATE DALL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ?

Secondo l’OMS ancor oggi 110.000 persone in tutto il mondo mangiano ogni giorno merda. Merda vera, escrementi umani. Il 40% di coloro che ogni giorno mangiano merda lo fanno per ignoranza, ossia sono convinti che la merda sia una sostanza gradevole e commestibile. Ma almeno il 25% mangia merda per distrazione, ossia scambiandola per una sostanza commestibile. Un buon 8% mangia merda in piena consapevolezza pur essendone disgustato, ma lo fa per motivi religiosi. E mi dispiace dirlo, ma i cattolici che mangiano merda per ragioni dottrinarie sono più numerosi, fatte le debite proporzioni, dei protestanti, degli ortodossi e degli stessi musulmani. La cosa che forse rattrista di più è che tra tutti i mangiatori di merda quotidiani solo il 5% lo fa unicamente per deliberato piacere (4% mangiano merda per rafforzarsi; 4% senza nessun motivo; 10% per risparmiare sulla spesa).

Se ci spostiamo su di un evento assai meno sgradevole che l’ingoiare feci umane, ma comunque non attraente, quale il cagarsi addosso, ci rendiamo conto dell’enormità del fenomeno. Nel solo Belpaese, benché non se ne parli mai sui massmedia, ben 800 persone adulte si defecano addosso ogni giorno. In questa cifra sono compresi anche coloro che già hanno varcato la soglia di un bagno pubblico o privato. Sono invece esclusi da questa cifra coloro che si defecano addosso per goffaggine, intempestività o mancanza di mira, una volta che hanno già sbottonato i pantaloni o sollevato la gonna, in prossimità della tazza del cesso. Stiamo quindi parlando soprattutto di gente che si caga addosso per errore, distrazione, calcolo impreciso, a casa, in ufficio, sui mezzi pubblici, in discoteca, per strada.

Ora che sono rese pubbliche queste cifre, io penso che nessuno potrà sentirsi sicuro non solo a casa propria, ma per così dire nel proprio corpo. Inoltre, ciò che rende più inquietante queste statistiche sta nel fatto che la merda con cui entriamo in contatto (per ingestione – nel primo caso – o per sfregamento – nel secondo) dipende non dall’azione violenta di qualcuno su di noi. Molto inferiori sono le cifre di coloro che nel mondo sono obbligati a mangiare feci o che vengono colpiti dalle feci altrui (attraverso un lancio o un tranello).

TAKE CARE : DON’T EAT SHIT !
NE MANGEZ PAS VOTRE MERDE NI CELLE D’AUTRUI !
PRIMA DI MANGIARE, ASSAGGIATE SEMPRE QUELLO CHE AVETE NEL PIATTO!

dscf2008.JPG (Foto di un classico incidente domestico: strangolamento e soffocamento con lenzuolo notturno.)

MA SOPRATUTTO C’È IL PERICOLO DELLA PAURA

(IL PIANETA È UN POSTO PAUROSO)

La paura di sbattere la porta
di camminare a piedi nudi
di mettere i piedi nelle scarpe
di guardare il sole
di non vedere niente
di respirare
di un esaurimento dell’ossigeno
di aver mangiato la cotoletta di maiale rossa che porta la tenia
di non trovare che carne marcia da mangiare
di inghiottire lamette da barba
di non ingoiare più aria
di entrare nella botola
di uscire dalla lavatrice
di essere mangiato vivo dai parenti
di dover mangiare crudi tutti i figli
di dover inculare il proprio nonno
di farsi masturbare da gesù bambino
di bere per sbaglio l’antigelo ghiacciato
di cadere di faccia nel ragù bollente
di essere rapiti dagli alieni
di essere violentati dagli alieni
di dover mangiare il cibo degli alieni
di dover conversare tutto il pomeriggio con gli alieni
di non incontrare mai gli alieni

E POI C’È IL PERICOLO DI PAURE ANCORA PIÙ PAUROSE

La paura di morire nudi
	di rimanere mezzi morti e mezzi vivi
	di morire per finta poi si scopre che è per davvero
	di morire ancor prima di nascere
	di nascere zombie
di nascere dalla propria madre
di nascere con i piedi trasparenti
di rimanere intrappolato in un dipartimento universitario
di dover scontare un ergastolo con un professore universitario
di essere nato scemo ma nessuno lo dice per cortesia
di diventare scemo a forza di stare con gli scemi
di essere completamente pazzo
di essere l’unico a non essere pazzo
di fare a botte con il papa
di cadere vittima di una truffa escogitata da se stessi
di perdere la calma davanti a un bicchiere di vino
di acquistare la calma solo davanti a una bottiglia di vino
di amare la droga più che se stessi
di porgere alla droga l’altro braccio
di amare la droga d’altri
di pensare che la droga non fa la felicità
di fare l’amore nudo
di fare l’amore con l’abito della prima comunione
di fare l’amore con tutta la propria famiglia
di fare l’amore con il cadavere di Petrarca
di leccare un piede
di leccare una donna mestruata
di farsi leccare da un gruppo di carmelitane scalze
di svegliarsi dentro la testa di un arabo
di diventare il più grande cantante ma in arabo
di calzare le ciabatte di un musulmano
di far mangiare porchetta a venti musulmani
del fiato di un ebreo
di diventare tirchio come un ebreo
del nero della pelle di un africano
di diventare pigro come un africano
della pronuncia di un calabrese
di mangiare piccante come un calabrese
di avere le sopraciglia napoletane
di diventare ladro come un napoletano
della pelle gialla dei cinesi
di lavorare tutta la vita come un cinese
di avere un cervello statunitense
di diventare simpatico come uno statunitense
di avere le orecchie abruzzesi
di parlare il dialetto veneziano
di mangiare come un pugliese
di andare al cesso come un romano
di divertirsi come un milanese
di diventare omosessuale per sbaglio
di essere manipolato da un circolo di femministe
di nascere biondo
di avere le unghie che crescono già da vivo
di cagare delle murene
di cagare il pancreas
di cagare un feto
di mettere il piede dentro l’ano di un mostro

(Il servizio fotografico, porco incluso, è stato realizzato interamente a spese dell’autore.)

Anteprima 2 Sud 9/ Giancarlo Mazzacurati

1

Il brogliaccio
sinistro ipo-romanzo italiano, per cori di voci soliste, viole da gamba, organetti e scetavajasse
di
Carlo Curati / Giovanni Mazza

I – Infanzia e adolescenza

– Ah, questa poi….
– Sì, è proprio così, te l’ho già detto… Giovanni non riesce più ad andare avanti e non si vuole fermare, come debbo ripetertelo?
– Digli che smetta, allora. Scrivere ha senso solo finché ti diverti o finché ti pagano… e poi, scrivere cosa? Un’autobiografia… Tsé, se c’è un genere ridicolo e spudorato… Bisognerebbe abolire il pronome ‘io’. Affari suoi, comunque: ma noi come c’entriamo?

Anteprima 1 Sud 9/ Martina Mazzacurati

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PROVE DEL PASSAGGIO TERRENO
di
Martina Mazzacurati

Che il professor Giancarlo Mazzacurati, maestro dei generi letterari trasversali e delle metafore universali, ad un certo punto della sua vita si sia messo a buttar giù pensieri transitori compiuti, non stupisce. Non stupisce lo sdoppiamento in Carlo Curati e Giovanni Mazza, i coautori dell’opera. Né stupisce il titolo provvisorio, Il brogliaccio, con tanto di sottotitolo aleatorio ipo-romanzo per coro di voci soliste… Tanto meno sorprende il fatto che questo ammasso di appunti scritti e riscritti con la Lettera 22 sia rimasto in un altrove di cui non ci sono state consegnate le coordinate – seconda stella a destra, forse, ci piace pensare.

(Alcune) Poesie operaie

13

dscf1932.JPGdscf1930.JPG di Luigi Di Ruscio

69

uscivano dalla vasca sconci e orribili 
tutti in gruppo non li avevo mai visti 
aspettavo che uscissero dalla vasca 
mi passavano vicino dandomi colpetti sulla testa con la mano tesa 
le emanazioni del cloro sembrava la puzza dell’inferno 
e se faccio il bagno in quell’acqua 
io divento come loro 

* 

La Mazzafirra a Grosseto

20

la mazzafirradi Sergio Garufi

Se vi capita di passare da Grosseto in questi giorni, non perdetevi la mostra Teatralità nel Barocco fiorentino , allestita presso il Museo Archeologico e d’arte della Maremma (piazza Baccarini 3, tel.0564488754, biglietto d’ingresso 5 euro, aperta fino al 30 settembre). Vi si possono ammirare 17 capolavori provenienti dalla collezione Luzzetti, che evidenziano la vocazione teatrale e scenografica della pittura da stanza fiorita in Toscana al tempo degli ultimi Medici. Fra questi segnalo in particolar modo Giuditta con la testa di Oloferne di Cristofano Allori.

Juke-box /Pier Paolo Pasolini

14

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Immagine di René Magritte

Cosa sono le nuvole
di
D. Modugno – P.P. Pasolini

Che io possa esser dannato
se non ti amo
e se così non fosse
non capirei più niente
tutto il mio folle amore
lo soffia il cielo
lo soffia il cielo
così

Incontro a Castelporziano

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victor_cavallo.jpg

di Victor Cavallo

Mia cara fica

lucciola lanterna cicala stella nuvola sogno papavero orzata fica

ti scrivo dalla garbatella dove passeggiavo con una maglietta

gialla e il cielo era pieno di rondini. Ma era verso sera e

all’epoca della prospettiva Nevskji.More...

Mia adorata sono stanco e ho bisogno dei tuoi capelli

e delle canzoni dell’estate 1979 e di una campagna acquisti

che mi ridia speranze di coppa Uefa.

Com’era atroce l’inverno sull’orlo della serie B!

Mia cara fica

non credo a niente

i prezzi del pane e del latte sono troppo alti

e il campo di bocce del forlanini è pieno di d’immondizia

e i giardini di piazza S.Eurosia pieni di vetri rotti e cacche di volpini

E tutti quegli stronzi in giro

e lisa gastoni che m’ignora

e la rivoluzione che bestemmia sulla pista assolata del rock and roll.

ti amo. e se tu non me la darai mi ucciderò con una overdose.

I can get no satisfaction

e sono io nel merdoso cimitero degli specchi

a vegliare la fica in equilibrio tra le stronzate

io tra gli stanchi bagnanti notturni che recitano michelangelo

e le pompinare americane che mordono i gondolieri

e l’1 a 0 di trevor francis al bar della fenice e gli angeli

e questo angolo di piscio dove m’inculo il mondo.

Mia cara fica

spero d’incontrarti sulla spiaggia di castel porziano.

io ti incontrerò perché tu emani luce ultrarealistica

e tu mi riconoscerai perché indosserò profonde occhiaie

e una collanina azzurra. Fuggiremo lontano dal vietnam

verso la divina pietralata. verso la tuscolana pazza e disperata.

(Grazie a Linnio Accorroni per avermi ricordato Victor Cavallo, attore di cinema e televisione e poeta romano nato nel 1947 e  scomparso nel 2000. FK)
 

Sicuro? Sì, sì, sicuro, sicuro…

9

donna_mare.jpg

di Paola Castagna

… Non è nulla il ritardo rispetto al mancato appuntamento. Mariangela Fantin

Ero al mare da alcuni giorni.
Un mare di riviera, tempestato d’ombrelloni colorati, disturbato da schiamazzi di bimbi troppo viziati e da urla di madri isteriche.

Juke-box / L’ultimo testimone

4

di Paolo Archetti Maestri e Yo Yo Mundi

Ho scritto a mia madre,
mi pregava affinché scendessi a patti con i miei nemici,
tuo fratello vedrai ti aiuterà,
tu vuoi solo salvarmi io questo lo so e mi fa tenerezza,
ma nella nostra famiglia c’è un filo che si spezza,
però io penso che un giorno,
in un tempo non molto lontano,
in qualche parte del tuo sentire di madre,
magari con un fiore rosso in mano,
scoprirai quello che adesso fatico a farti capire:
meglio un figlio morto partigiano gappista
che uno ancora vivo traditore e fascista.

Nuovi ragazzi di vita (stralci d’orrore)

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salo00.jpg

di Franz Krauspenhaar

12.745 (Torre Spaccata)

Mi cuggino Bella Bella è uno propio stronzo, lega le zampe al cane, se fà il cane e poi siccome il cane al collo c’ha pure una corda attaccata a una specie de carucola, quando ha finito, insomma quella cosa là, li comodacci sua, tira la corda e il cane s’impicca propio regolare.