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Tempo e dolore nella società degli uomini

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di Stefano Petrocchi

“Lo Scellerato” per l’Accademia degli Scrausi

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I ragazzi sono tornati a scuola, come ogni anno a settembre. Il tempo a una certa età sembra scorrere in modo circolare: cambiano i luoghi delle vacanze, i professori, le materie di studio, eppure tutto riposa su una struttura immobile. Per questo, contrariamente a quanto si pensa, il primo giorno di scuola, la prima sigaretta, il primo bacio sono tanto importanti quanto i secondi. Nessuno potrebbe crescere se non ci fosse la possibilità di una seconda volta – credere in un tempo reversibile è il privilegio e la necessità del non essere adulti.

Gli amici della Canottieri Lazio – una fiction dai primi anni ’90

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Ripubblico questo pezzo al limite del sentimentale uscito due anni fa sulla rivista “accattone”

di Christian Raimo

Giochiamo a calcetto il giovedì. A parte ieri che era partita di torneo, in genere è dalle undici a mezzanotte, sul campo coll’erbetta vera, che manco a Manchester ce l’hanno così. Siamo sempre i soliti più o meno, con alcuni ci conosciamo dall’università. Le squadre anche, sono pressappoco le stesse, e ormai si sono standardizzati anche i ruoli, i nomignoli, e il gergo dello spogliatoio. Io sto in porta, e gli altri che stanno con me sono Attilio, Cesare dietro, Renato e Giovanni davanti.

“Ci vediamo domenica pomeriggio a Booty Bay, per la gara di pesca!”

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 di Matteo Esposito

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Booty Bay è un villaggio di pescatori all’estremo sud delle terre occidentali; poche case di legno forse ricavato da vecchie navi sono ammassate l’una sull’altra, a semicerchio, nella baia che guarda le spalle alla grande statua del goblin-cristo-redentore. Il cielo è blu, limpido, alla sera si fa rosso fuoco e la notte le stelle scintillano sopra un mare sempre calmo. Tutte le domeniche un goblin lancia la sfida della Fishing Extravaganza: il primo che gli porta quaranta esemplari di una certa specie, pescati sulle spiagge di Stranglethorn Vale, si aggiudica un bel premio.

Prima della pensione

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di Thomas Bernhard

dal 4 al 21 maggio

al Teatro Aperto

La piega delle cose

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 di Paolo Cesano

 Hirst.jpgCon un’acrobazia sproporzionata alla pochezza del tuffo, il creativo pluripremiato James Fortezza, freschissimo vincitore di un oro a Cannes nella categoria Toieltry, che bissava l’oro di un mese prima al potentissimo One Show, l’ottimo Eurobest di dicembre, il prestigioso, inaccessibile Silver Award al D&AD di Londra e che avrebbe fatto incetta di argenti tra Clio Award, New York Festival e Art Directors Club Europe, non senza un certo rammarico sul bronzo rimediato al pur sempre importante London International Advertising Award, altrimenti detto LIAA, schiuse la lastra azzurro screen-saver della piscina riemergendo con una teatralità che, coesa alla schiuma e all’incandescente rifrazione della superficie, imprimeva a quel portarsi indietro il ciuffo ancora folto un che di goffamente divino, volendo con essa lasciarsi alle spalle anni di studiate fatiche per trovare se stesso, nei termini di una fisicità adulta, comportamentale, che spegnesse, come fosse da anni un fosco ma liberatorio presentimento, ogni velleità esistenziale.

il Cairo a Milano

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bambini“In uno stabile di inizio secolo, a Milano, convivono famiglie che arrivano da ogni parte del mondo e che hanno saputo integrare le loro “differenze” creando un microcosmo di grande modernità sociale. 35 artisti internazionali tra i più noti nell’impegno sociale, si confrontano con gli abitanti, creando installazioni Site Specific negli appartamenti, cantine, cortili, solai e sui ballatoi divententando tappe di un percorso di integrazione culturale e sociale specchio della città post-contemporanea, dove il rispetto delle differenze è OPERA e AZIONE della cultura.”

Da giovedì 11 a domenica 14 maggio a Milano in via Boiardo 11, MM1 Turro dalle 16 alle 20 ingresso libero.

Informazioni, programma, artisti e documenti su Il Cairo.

Da “Triaca del discount”

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di Jérôme Mauche

traduzione di Andrea Inglese

Giugulare

È l’avventura più strana che sia mai accaduta a qualcuno, non avevo soldi ma dovevo assolutamente partire con la morte nel cuore e, siccome nessuno poteva in quel periodo aiutarmi, mi sono decisa a fare l’autostop, cosa che ho sempre considerato estremamente pericolosa, ma che ci andassi o meno era già questione di vita o di morte, in effetti pensavo che avrei fatto meglio a rinunciare, visto che corrergli dietro era davvero una cattiva idea perché incredibilmente mi ha mollato appena siamo arrivati, ma è un’altra storia, quindi mi sono piazzata lungo la strada e dopo due minuti, in ogni caso, un’automobile si è fermata e mi sono sentita sollevata vedendo che si trattava di una donna con un bambino dietro nel seggiolino apposito, il che mi ha rassicurato,

Chigurh

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di Giordano Tedoldi

1.
Da giorni, quasi un mese, sono fuori di me. Sono nel personaggio di un libro. Lo so che sono lui, che ho i suoi stessi atteggiamenti, do le sue stesse risposte e, molto importante, riesco addirittura a guardarti proprio come fa lui. Il che, per te che mi vedi, che mi trovi davanti alla tua strada, è una mezza disgrazia.

Che io e te prima o poi dobbiamo morire, è ovvio, perciò il mio sguardo non può piacerti. Ci si guarda sempre come in un duello, anche se il colpo ti finirà, o mi finirà, domani, o tra molti anni a venire. Con i sensi di colpa ho chiuso. Un fratello di sangue mi dice: “Non sai quello che ho fatto per te”, e io rispondo: “Sì, mi hai guardato morire”. Dev’essere tra le pieghe di queste battute che si nasconde il perché di questo cambiamento: che da giorni, quasi un mese, io sono Anton Chigurh.

Le suicide de Paris

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di Giancarlo Liviano

Oggi.

Se ne sta in disparte, segregata nel suo camerino, e sa bene che susciterà sensazioni forti stasera.
È bella, Paris. Porta il nome di una grande capitale europea. È così magra e lunga che sembra un chiodo da bara, e la sua silhouette è un parossismo d’armonia, con i seni polposi e incolonnati in un attillato corpetto nero, un doppio cannone sanguinario che atterrisce il suo obiettivo.
La forza eccitante contenuta in un seno. Non ha un’anima, eppure scatena un fremito brutale in chi lo sta osservando. Brilla attraverso lo schermo senza che si possa toccare, un bel primo piano ultra-ravvicinato che svela perfino le striature più impercettibili che solcano l’epidermide. Produce un anelito bestiale, subito strozzato da un rigurgito antagonista. È l’intervento della coscienza repressiva, rigorosa nella propria puntualità, il ricatto che riporta alla propria condizione incessante. L’immagine è voyeuristica e allo stesso tempo perentoria. Ti dice che non stai facendo nient’altro che desiderare qualcosa che non potrai mai avere.

Tentativo di mediazione attraverso l’analisi e la discussione dei punti di vista espressi in modo virulento nella recente polemica comparsa su Nazione Indiana tra Michelangelo Zizzi e Christian Raimo

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di Gianluca Gigliozzi

Di solito non m’impiccio di polemiche; di solito la polemica è pane per i denti degli addetti ai lavori; il sottoscritto invece non scrive per nessuna redazione, non occupa alcuna posizione di potere nell’ambito editoriale o culturale in genere, né, fino a prova contraria, aspira ad occuparne, occupandosi di tutt’altro. Quello che segue è (vorrebbe essere) soltanto un esperimento di civiltà: tentare una mediazione razionale laddove finora c’è stato soltanto scambio pulsionale.

Tutto il mondo…

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di Nancy Spector

traduzione di Mattia Paganelli

[Ho pensato di tradurre questo articolo apparso su Freeze di Aprile perché parla di argomenti che mi interessano nonostante non li condivida completamente, ma che trovo comunque stimolanti. Mi piace anche metterlo in parallelo all’articolo di Carla Benedetti (‘Concentrazione totalitaria di un’idea di Arte’), apparso su Il Primo Amore, perché credo ne svuoti il senso: la critica da lei mossa sarebbe giusta se non fosse indirizzata a una collezione di artisti che ormai non possiamo più considerare ‘contemporanei’, e che sono dunque assimilati nel sistema commerciale e museale in modo relativamente inoffensivo.
Mi scuso per lo stile brutalista della traduzione. m.p.]

Exit, please, automatic washing in a few seconds

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di Paolo Anastasio

E’ cominciato tutto in una brughiera, una decina di anni fa. Una brughiera ghiacciata con la terra dura come l’asfalto. La brughiera sembrava una steppa, ma non ero in Russia. Ero in campagna, in mezzo al nulla. Il terreno era più duro che in tutte le città del versante occidentale. Io camminavo lì, al freddo siderale, in mezzo a muschi e licheni, come c’è scritto nei libri di geografia. Ma questo non era un libro delle medie. Era il percorso che facevo tutte le mattine per andare al lavoro, con il vento che mi sferzava la faccia. Perché il lavoro è importante, il lavoro nobilita l’uomo, “Arbeit macht frei”. Stavo andando al lavoro, nel capannone industriale lassù nel suburbio di Londra. Al lavoro, era il 1996. Non sapevo ancora niente.

Anteprima Sud/ Marek Bienczyk

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Breve storia del travestimento
di
Marek Bienczyk (Traduzione di Paola De Luca)

Il 25° anniversario della nascita del movimento Solidarnoc è stato celebrato con una cerimonia ufficiale grandiosa, ritrasmessa in diretta dalla TV. Gli scioperanti di allora, venuti a celebrare il proprio coraggioso passato, oltre che ai discorsi delle autorità e dei vari segretari di Stato americani, hanno potuto assistere al concerto di Jean-Michel Jarre, la cui presenza ha suscitato vivo interesse in Polonia ; ricevuto, tra gli altri, da Lech Walesa, l’artista ha rilasciato delle interviste e le sue foto hanno tappezzato la stampa « people ».
Dopo avec illustrato altri grandi avvenimenti storici, centenari, bicentenari, liberazioni, rivoluzioni, restituzioni eccetera, passando da Parigi a Mosca, da Mosca a Pechino, e in molte altre città sublimate dalla Storia, Jean-Michel Jarre, molto in forma, ha dispiegato i suoi suoni e echi nella scenografia del cantiere navale di Danzica. Così la cerimonia, portata dalla musica trascendente, emozionante, si è trasformata in una festa universale, come se ne erano viste a Parigi, a Mosca, a Pechino.
Gli scioperanti che prima di allora non avevano mostrato alcun interesse alla musica di Jean-Michel Jarre, hanno potuto sentirsi essi stessi trascendenti e universali.
Tuttavia, alcuni di loro hanno compreso che gli avevano rubato la cerimonia, travestita in festino universale, in festa democratica astratta e eterna, e hanno rinunciato a partecipare.
Come dice Jarry (e Jarre) : « L’azione si svolge in Polonia, cioè in nessun luogo”.

Il mistero del romanzo/incontro Colombati-Piperno

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di Giovanni Choukhadarian

Che il romanzo sia un mistero può non essere questa gran novità, ma resta una buona idea. Se a lavorarci sopra si mettono due teste non prevedibili come quella del giovanissimo Marco Candida e del cinico, efferato Franz Krauspenhaar ne vien fuori un ciclo d’incontri con autori e pubblico che, salvo smentite, non ha uguali nell’Italia post-ricucciana d’oggidì. Il primo di questi lo ha ospitato la notevole ex sala del Consiglio di Tortona, ospiti due romanzieri di successo come Leonardo Colombati e Alessandro Piperno (l’ordine è, come usa, quello alfabetico).

Billy The Kid by Jack Spicer (1958)

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Billy The Kid 

(I/X)

 

  I 

The radio that told me about the death of Billy The Kid 

(And the day, a hot summer day, with birds in the sky)

 

Cooperazione sociale italiana

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di Christian Raimo

Questo pezzo doveva uscire qualche mese fa su “Internazionale”, poi non uscì, così lo pubblico qui

Per una settimana pulisco il culo ai ragazzi disabili. Stufo delle collaborazioni occasionali per i supplementi patinati dei quotidiani, provo un’altra forma di precarietà. Valuto le mie motivazioni (mi va di occuparmi degli altri? mi va di prendermi cura dei più deboli? ho bisogno di soldi?) e mi presento a un colloquio per una cooperativa sociale che si occupa di assistenza domiciliare a portatori di handicap. Mi testano.

Bacheca di maggio 2006

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Se vuoi, puoi usare i commenti qui sotto come spazio per segnalazioni e discussioni a tema libero durante il mese.

Il mistero del romanzo – Gli specchi rovesciati

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A Tortona, la Fondazione CR Tortona, l’associazione Il Leone e la Rosa, Consulta dei Giovani, Libreria Namasté presentano

Il Mistero del Romanzo –  La Letteratura contemporanea raccontata dagli scrittori contemporanei.

A cura di Marco Candida, con la collaborazione di Franz Krauspenhaar e Giacomo M.Prati

Prossimo incontro: Gli specchi rovesciati – il mondo come surrealtà.

Tortona, giovedì 4 maggio 2006 Sala del Consiglio (ex sede comunale) ore 21.

Incontro con: Tiziano Scarpa

(Si approfondirà la dimensione e il senso del “surreale” nella narrativa contemporanea).

Feaci Poesia

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E’ appena nato un nuovo sito di poesia, Feaci Poesia; uno spazio aperto a ogni esperienza di scrittura poetica, curato da Giovanni Monasteri e Anna Setari.

Il nome scelto per questa antologia online vuol denotare una precisa linea editoriale: l’isola dei Feaci è il luogo favoloso del racconto, della poesia; ma è anche il luogo dell’ospitalità per eccellenza.

Per saperne molto di più, ecco il link:http://www.feaciedizioni.it/

Come fuori dentro/Paola de Luca

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LA STRADA DI ARETUSA
di
Paola de Luca

Siamo sotto Natale, ognuna col suo respiro, con la maglia sulla camicia da notte, nell’odore della sua pelle. Io nel letto nobile, Isa su quello di sopra, la straniera per terra. Quando si rimette a piangere, accendo due sigarette e ne passo una a Isa, senza guardarla, so che non dorme, alzo il braccio che s’illumina del faro nel cortile, vedo lo strascico di fumo giallo, incontro dita fredde, appuntamento spaziale, l’altra singhiozza.
“Prima o poi si calmerà”, dico.
“Se non si calma da sola ci penso io”, dice Isa.
Quella è passata all’urlo, biascica frasi bagnate, impervie.
Vado ad accendere la luce, prendo una scarpa e la sbatto forte contro la porta. Già conosco tutti i rumori di ferro che ci invaderanno le orecchie, le tempie, la nuca. Pesto con cura il tacco sulla parte più alta, quella che risuona di più.
Scrosciano altre porte nel corridoio, arrivano urla metalliche, passi di piombo, io torno a letto, le ginocchia sotto al mento, mi copro la testa

A Gamba Tesa / Quiero No Quiero/Lettera aperta a(d) Aldo Nove

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di
Francesco Forlani

– Mi chiamo Roberta, ho quarant’anni e guadagno 250 euro al mese – scrive lei
– Va bene! rispondo io. E allora?

Cioè non va bene per niente, pero’ mi interrogo. Tralascio la questione letteraria e identifico un fatto. Escono in Italia dei libri sul lavoro precario. Non sono in realtà dei libri sul lavoro, credo di capire, da quanto letto degli articoli reportage pubblicati su Liberazione, ma riflessioni su come sia cambiato oggi rispetto al passato il senso del lavoro. Del resto Aldo Nove, dovendo tracciare un denominatore comune tralascia, e a ragione, il tipo di attività, mettendo l’accento sulla busta paga. in altri termini sia che Roberta svolga una professione che le piaccia, sia che lei offra il proprio corpo a prezzi stracciati, tutto questo non interessa. Anzi vi diro’ di più. Se di euro ne guadagnasse 4000 facendo pompini, per Aldo Nove sarebbe un mito. Per i 4000 euro o per i pompini? Lascio la questione aperta.