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Vomitorium (4)

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di Gianni Biondillo e Leonardo Colombati

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GIANNI BIONDILLO:
Leonardo, ricominciamo un discorso che avevamo già fatto l’altro giorno a Roma, mentre si chiacchierava degustando un tiramisù che si è depositato all’istante sui miei rotondissimi fianchi.
Te la senti? Avresti voglia di continuare questa sorta di birra virtuale fra amici?

LEONARDO COLOMBATI
State parlando di molte cose. Troppa carne al fuoco.

G.B.
Quello di cui vorrei discutere con te è, l’avrai capito ormai, di come il mondo dell’editoria/letteratura (vedi tu) abbia fatto irruzione nella mia vita. Da scrittore anomalo (io, architetto nella vita) a scrittore anomalo (tu, venditore di cavi di fibre ottiche). Anzi: tu doppiamente anomalo, perché, ufficialmente, ancora non esisti. Esisterai solo da dopo il 5 maggio (“ei fu”, etc, etc). Che però esisti lo stesso virtualmente, da circa un anno, da quando Giulio e Giuseppe hanno “montato il caso”.

L.C.
Bontà loro…

In memoria di un eroe borghese. Intervista a Umberto Ambrosoli.

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di Jacopo Guerriero

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«Di mio padre nessuno poteva dire “è uno dei nostri”».

Così afferma Umberto Ambrosoli, figlio di Giorgio, il commissario liquidatore della Banca Privata Italiana, ucciso da un sicario l’11 luglio 1979, a Milano. Una figura ingombrante, capace di ricostruire, tassello per tassello, la rete di traffici illeciti tessuta dal banchiere Michele Sindona. Il «salvatore della lira» secondo Giulio Andreotti, di certo il mandante riconosciuto di un omicidio annunciato.

Omaggio a Bellow

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di Antonio Moresco

Bellow.jpgE’ morto Bellow, uno scrittore americano che ho cominciato a leggere da ragazzo e che amo in modo particolare. In questi anni, negli Stati Uniti, ci sono diversi bravi scrittori e, se è per quello, Bellow certe volte è anche irritante con quella sua esibizione di finta mediocrità e sano e basso sentire, come può esserlo anche Orazio tra i poeti latini. Eppure, se devo dire qual è lo scrittore americano di questi anni più vicino al mio cuore, allora devo dire Bellow. Se si escludono alcune eccezioni e soprattutto lo straordinario e trasmigrante Arcobaleno della gravità di Pynchon, è Bellow -che cammina su quel filo sottile che separa sempre ottimismo da nichilismo- a sembrarmi il più grande. Altri scrittori del suo paese sono magari bravi, bravissimi a usare il calco, prendono gli stereotipi del romanzo americano e ci danno dentro e tutti applaudono e ci sono, anche in casa nostra, molti cloni che vengono incitati a imitarli. Però si sente, anche nei migliori, che sono di quelli che “hanno imparato”. Bellow è più artista. E coi suoi libri riesce a darci una cosa preziosa che altri scrittori, magari anche più grandi di lui, non riescono a dare: quell’intrepido e tranquillo fervore che è raro incontrare nei libri e che non trovo di meglio che chiamare “felicità”.

Vomitorium (3)

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di Gianni Biondillo e Pier Sandro Pallavicini
vomitorium3.gif GIANNI BIONDILLO
Sandro, qui la tavolata si ingrossa. Bene, lo spazio virtuale, fortunatamente, è tale e tanto che ci stiamo tutti. Siediti, bevi una birra, raccontiamocela un po’. Hai letto quello che è stato scritto fin ora?

PIERSANDRO PALLAVICINI:
Caro Jean, ho letto le tue considerazioni iniziali, e ho letto anche buona parte delle reazioni al tuo colloquio con Franz – e poi a quello con Raul – sia su Nazione Indiana che sul blog della Lipperini. Poiché tutto è troppo frazionato e rizomatico per affrontare il discorso dalla galassia di punti dove è ora arrivato, io ricomincio da capo. Dalla tua lettera e dalla suddivisione della “scena scrittoriale” che propone.

Vomitorium (2)

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vomitorium2.jpg di Gianni Biondillo e Raul Montanari

GIANNI BIONDILLO:
Va bene, Raul, beviti questa birra virtuale, nel mio bar virtuale, e difendi la posizione!
Spero tu abbia letto la prima puntata di vomitorium, che se fossi stato uno scrittore serio avrei dovuto intitolarla: “il mio cuore messo a nudo”. Ma mi sarei sentito più che uno scrittore, un pirla.

RAUL MONTANARI
Se intendi il dialogo fra te e Franz, l’ho letto sì!

Kant e la disciplina – contro il pensiero dei prigionieri nella caverna

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Ai filosofi col martello… J.G.

di Vito Mancuso

kant.jpgKant, con la posizione dei quattro paralogismi prodotti dalla ragione pura nella sua riflessione sull’uomo, ha inchiodato il pensiero occidentale all’impossibilità di dimostrare sia l’esistenza sia la non esistenza dell’anima, e ci ha consegnati alla più totale igonoranza.

Verso una spiritualità atea 2

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Di Franco Buffoni

Perché leghi i due argomenti?

Ateismo e omosessualità? Per risultare completamente antipatico anche agli omosessuali cattolici. Perché prendano coscienza della contraddizione in cui vivono.

Penso che la conoscano già.

E allora perché continuano a lasciarsi offendere senza reagire dalle gerarchie cattoliche e conseguentemente dalla mentalità corrente?

Dicevi di esempi dalla attualità…

Atei e agnostici

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di Riccardo Ferrazzi

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Da un po’ di tempo su Nazione Indiana è in atto una campagna pubblicitaria a favore della tesi: Dio non esiste.
Dico la verità: mi sembra logico che, se la Chiesa cattolica fa proselitismo (o apostolato, chiamatelo come vi pare), se gli Hare Krishna giravano per le città (ultimamente molto meno: che fine hanno fatto ?), se i Testimoni di Geova suonano i campanelli e si intrufolano nei condomini anche senza essere invitati, mi sembra normale che anche gli atei si diano da fare. L’unica cosa che non mi torna è il tono delle loro perorazioni. Ma questo è un fatto mio e ci tornerò sopra più avanti.

Verso una spiritualità atea 1

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Galileo I.bmp
di Franco Buffoni

(A conclusione del mio mese dell’ateismo, propongo un brano tratto da un testo inedito di Franco Buffoni. Il titolo del testo è Più luce, padre. Si tratta di un’opera anomala, a metà strada tra l’autobiografia intellettuale, il dialogo filosofico e il pamphlet. In esso l’autore, unendo disinvoltura e lucidità, affronta di petto una serie di questioni che percepisce come strettamente legate: dalla “camaraderie” al fascismo, dall’omosessualità all’ateismo. Il filo conduttore: un percorso di formazione dalle grandi certezze, che producono violenza e cecità, alla libertà di una ragione laica, che costruisce nella certezza solo provvisoria, attraverso continue correzioni, ma anche evidenti progressi parziali. A. I.)

Dunque, la tua proposta, riducendola entro i confini italiani…

E’ quella di un annuale meeting, analogo nella impostazione a quello dei cattolici a Rimini, imperniato sui valori dell’ateismo e del laicismo. Invitando come high ligths – invece di Andreotti e Ruini – Zapatero e Mainardi. Purtroppo, sul piano organizzativo, scontiamo decenni di fatiche, esperienze, energie d’ogni tipo bruciate dagli atei italiani all’interno del P.C.I.

Amore sfatto

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di Davide Racca

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LE LENZUOLA SONO BIANCHE

Le macchie si rapprendono nelle lenzuola
e diventano croste che l’uno ha lasciato
nel sonno dell’altro. Lavarle, schiarirle,
asciugarle (le lenzuola sono bianche)
e poi darsi altre notti per farne di nuove.

Touching the void

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di Giovanni Maderna

Nelle sale c’è in questi giorni un bel film-documentario. Lo segnalo così, giusto perché un film guardabile è diventato nel circuito di prima visione una rarità, uno bello poi…
Si tratta di “La morte sospesa” (Touching the void), tratto dal romanzo di Joe Simpson che racconta la sua impresa alpinistica sulla vetta del Siula Grande (Perù). Una docu-fiction che con asciuttezza britannica racconta né più né meno come andarono le cose e riesce, senza retorica, a parlare della vita, della morte e della verità. Niente meno. La voce narrante del protagonista verso la fine afferma “quando ho sentito che al mio grido non rispondeva nessuno, in quei secondi di silenzio, lì ho perso qualcosa. Ho perso me stesso.
E’ un film che in una scalata di 7 giorni racconta il viaggio al termine della notte di un uomo di 25 anni, un uomo che dopo quella impresa non ha mai smesso di fare l’alpinista, un uomo che sembra ricordarci, come Céline, che “la verità della vita è la morte”.

I deologi della Liberazione

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crumb 1.bmp di Francesco forlani communiste dandy

Et si que je voudrais le dir le mot – parole
d’accumpagnà lu scrit du puet Inglesh
seria parole douce comme de sutte voz
et murmuriata et limpia seulement
ke ‘l’est questiun du deo de gratia et de madonne
(nun la cantante pé charité de dieu)
et de lu sentiment de perdida et de gente
et du sense du caos et de s- fidenza

Da 10 anni in qua, pubblicare le poesie

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riccio.jpg di Andrea Raos

«Gli esseri amati spariscono, la rivoluzione mondiale si sparpaglia in polvere come sterco secco, nel buio dello spazio chi si ama non si incontra più, i golem crollano uno dopo l’altro, il senso della storia si inverte, le passioni vanno alla deriva verso il nulla, il significato delle parole svanisce, i nemici del popolo e le mafie trionfano per sempre, i sogni tradiscono la realtà – ma la vendetta sussiste, un mozzicone irriducibile di vendetta che non ha più alcun senso, limitato ad un atto di violenza contro un bersaglio più che discutibile. E un’altra cosa, più rivoltante ancora : nessuno sfugge al proprio schwitt.»
Antoine Volodine, Dondog

Se è vero, come dice Giancarlo Majorino, che «vivere è diventato faticoso», figuriamoci scrivere (poesia). Pubblicare, non parlarmene.

Dai “Salmi penitenziali per la Settimana Santa del 1946”

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di David Maria Turoldodavidmariaturoldo.jpg

N. 1
Più dura è la nostra vita
della Tua, Signore,
rotta, giocata,
dall’onda di giorni
disumani
sulle macerie di pietre;
(le mie ossa levigate
come le piastre della spiaggia).

Vomitorium (1)

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di Gianni Biondillo e Franz Krauspenhaar
vomitorium.JPG GIANNI BIONDILLO:
Franz,
Voglio farti una proposta più che decente. Se non ti aggrada portai rifiutarla subito.
Pensavo: ora scrivo a Franz e, come di fronte a una birra virtuale, mi metto a parlare a ruota libera. E poi lui mi risponde, di seguito a questa mia email. Poi io rigiro la sua e allego un mio commento, una risposta a una sua domanda, una mia nuova domanda, o cazzeggio, o elucubrazione. E così ancora lui.
Insomma, alla fine avremo una specie di dialoghetto tutto da inventare, che ancora non so dove ci porterà. Senza troppo leccare le parole, senza preoccuparsi della bella forma, così come si fa al bar.
Poi, tutto questo, sempre se ti va, lo pubblicherei su qualche Blog, tipo Nazione Indiana, o quello della Lippa o di Giulio, o il tuo, vediamo un po’.
L’unica vera regola è: tutto quello che scriveremo, tutto quello che ci diremo, non verrà censurato. Se ci viene la cattiveria su qualcuno la teniamo, se ci viene la cazzata la teniamo.
Nei tempi che ci pare, nelle dimensioni che ci pare.
Ora tu potresti dire: “perché io?”
“Perché no?” potrei battistianamente risponderti. E, dicendo “battistianamente”, mi accorgo già di darti una piccola autentica risposta.

Da un Adversus Nietzsche

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di Vito Mancuso

L’anima. Che cosa sia oggi nessuno lo sa, e dopo i paralogismi di Kant è pericoloso formulare ipotesi.

Nuntio vobis gaudium

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di Livio Borriello

navarro.jpg La cosa è poco nota, ma Joaquin Navarro-Valls non è un giornalista, e men che meno un prete, ma un medico psichiatra, che si è trovato quasi per caso ad essere investito del ruolo di portavoce del Papa. La cosa ha una sua logica, in un certo senso.

Bestie sempre in salita

2

di Giusi Drago

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Una fiera

Il monte manca di vita e quasi
la sola vista delle sue nevi
spaventa gli animali nei mesi

fedeli all’inverno, quando la fame
lavora e cresce e sembrano le nevi
troppo tiepide per assiderare

Quel poco di vita sarebbe quasi
dimenticato se da un crinale
buio una fiera sicura nei passi

e in salita, sempre in salita…

Preghiera funebre

5

di Antonio Moresco

tiara.jpg … Non lo so, non so neppure io da dove mi sia arrivato questo impulso improvviso. Forse da tutto l’orrore che mi portavo dietro da giorni e giorni, durante quello spaventoso conclave all’interno della Sistina sradicata assieme a tutto il resto dalla sua sede e trasportata fino alla nuova sede di Pietro, a Los Angeles, forse dallo Spirito Santo, chi può dire… Le luci basse, tutta quella massa sterminata e stilizzata di cardinali nella penombra. Torcevo gli occhi, ogni tanto, verso quegli scimmioni nudi dipinti su pareti e soffitto, poi di nuovo verso gli altri vecchi scimmioni nudi ricoperti di paramenti. “Che orrore, che orrore!” mi dicevo, “E’ tutto un enorme corpo marcio, privo di grazia, non potrà esserci mai redenzione per questa orribile cosa marcia che si perpetua. Signore, mio sventurato Signore, come potrà mai essere attraversata dalla luce, da qualsiasi luce, questa spaventosa cancrena? Cosa devo fare? Cosa posso fare? Che contributo posso dare?”

Poi… non lo so… Ho sentito in quello stesso istante che stava risuonando forte il mio nome, il mio povero nome, al termine dell’ultima, estenuante votazione, all’interno di quello spazio spaventoso, in penombra, di quella capsula marcia della storia, dell’arte.

Lo spettacolo del battito

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di James G. Ballard

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[…]

“Sss…” Susan mi diede un colpetto sul ginocchio col macinino del pepe. “Gli hanno appena fatto un Inventario di personalità di Eysenk… il vecchietto ha totalizzato il massimo dei punti nella risonanza emotiva e nella capacità di relazione. Tenendo conto di fattori correttivi per l’età, dicono… non so bene che cosa voglia dire.”
“Vuol dire che praticamente è un relitto umano.” Io stavo per cambiare canale, sperando di vedere qualcosa sui veri guai che c’erano in giro per il mondo, ma nella parte inferiore dello schermo era apparsa una strana figura, una specie di decorazione natalizia, pensavo io, come il profilo di un agrifoglio stilizzato. L’onda si spostava ritmicamente da sinistra a destra, mentre in sottofondo si sentiva la melodia ipnotica e nostalgica di Bianco Natale.

Poesie incivili I

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di Franco Arminio

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L’agonia non è mai gentile.

Non è una conversazione

non è un intrattenersi con gli amici

a tarda sera.