![Ultima immagine di ROBERT DESNOS nel campo di concentramento di Theresienstad [1945]](https://www.nazioneindiana.com/wp-content/2017/01/desnos-1024x678.jpg)
di Orsola Puecher
⇨ Ce cœur qui haïssait la guerre…
Robert Desnos
da ⇨ Ce cœur qui haïssait la guerre
poesie scritte in clandestinità [1943 — 1945]
Questo cuore che odiava la guerra ecco che batte e combatte in battaglia!
Questo cuore che batteva solo al ritmo delle maree, delle stagioni, delle ore del giorno e della notte,
Ecco che si gonfia e fa scorrere nelle vene un sangue infiammato di salnitro e odio.
E scatena un tale frastuono nel cervello che fischiano le orecchie
E non è possibile che questo frastuono non si diffonda nelle città e nelle campagne
Come il rintocco di una campana che chiama alla rivolta e al combattimento.
Ascoltate, lo sento che mi arriva rimandato dagli echi.
Ma no, è il frastuono di altri cuori, di milioni di altri cuori che battono come il mio attraverso la Francia
Battono allo stesso ritmo per uno stesso ideale tutti questi cuori,
Il frastuono è quello del mare che assalta le scogliere
E tutto questo sangue fa affluire in milioni di cervelli uno stesso imperativo:
Rivolta contro Hitler e morte ai suoi seguaci!
Eppure questo cuore odiava la guerra e batteva al ritmo delle stagioni,
Ma una sola parola: Libertà, è bastata a risvegliare un’antica rabbia
E milioni di francesi si preparano nell’ombra al compito a cui l’alba vicina li chiamerà:
Perché questi cuori che odiavano la guerra battono per la libertà allo stesso ritmo delle stagioni, delle maree, del giorno e della notte.
Ci fu nella vita dei molti che scelsero – la resistenza e l’opposizione al nazifascismo – uno stesso momento in cui la necessità della lotta si fece strada in animi così diversi per estrazione sociale, per cultura, fede religiosa, credo politico, nazionalità, ed è questo, ai nostri occhi ormai tiepidi e poco inclini agli imperativi etici, un culmine che ha qualcosa di misterioso e in un certo qual senso incomprensibile, quasi fosse una chiamata ultraterrena, una specie di scelta vocazionale, per i pericoli e le conseguenze fatali che per molti avrebbe comportato, in una quotidiana abitudine alla consapevolezza della possibilità di perdere tutto quello che era stata la loro vita precedente, con la spada di Damocle della morte sempre accanto. Persone con i cuori che odiavano la guerra, prima, come scrive Robert Desnos, che della pace e della non violenza avevano permeato tutte le loro scelte, svoltarono nell’universo della clandestinità, del nascondere dietro la vita di tutti i giorni, apparentemente normale, segreti e piani, armi e documenti falsi, consapevoli dei rischi che correvano, ma con una superiore noncuranza per essi: il coraggio piccolo dei singoli che divenne il coraggio grande di tutti. Anche dei poeti con il cuore che batteva solo al ritmo delle maree, delle stagioni, delle ore del giorno e della notte.
Robert Desnos scelse nella Parigi degli anni ’40, occupata dai Nazisti, dove sventolavano le bandiere con la croce uncinata e plotoni a passo d’oca marciavano sotto l’Arc de Triomphe.



Dopo una luminosa carriera poetica e letteraria, attraversata da variegate esperienze, dall’adesione al Surrelismo, al successivo abbandono, dalla radio, alla pubblicità, al cinema, alla critica, musicale, teatrale e cinematografica, durante l’occupazione nazista Desnos sceglie di impegnarsi nella Resistenza con scritti clandestini. Perfino in alcune filastrocche della raccolta per bambini Chantefables et Chantefleurs del 1944, che ancora oggi e materia di gioco e di studio in tutti gli asili e le scuole elementari francesi, si nascondono in filigrana messaggi criptati.
Juliette Greco
musica di Joseph Kosma
Parigi, Bobino 16, febbraio 1972
Una formica di diciotto metri
Con un cappello sulla testa,
Ma non esiste, non esiste proprio.
Una formica che tira un carro
Pieno di pinguini e di anatre,
Ma non esiste, non esiste proprio.
Una formica che parla francese,
che parla latino e javanese.
Ma non esiste, non esiste proprio.
Eh! E perché no?
Robert Densos
da ⇨ Chantefables et chantefleurs
Nella ⇨ testimonianza, raccolta al Mémorial de l’internement et de la Déportation di Royallieu mercoledì 29 maggio 2013, Jacques F. figlio e nipote di due amici di Desnos, appartenenti anch’essi al movimento surrealista, e che ebbe modo da bambino di conoscerlo, di ascoltare seduto sulle sue ginocchia favole e filastrocche che egli amava inventare per lui e che mai ha dimenticato, la dolcezza, il sorriso e la sua joie de vivre, questa formica di diciotto metri che tira un carro di anatre e pinguini che parlano tutte le lingue assume un significato particolare.
Ma ad attirare l’attenzione della Polizia Politica Segreta nazista, furono soprattutto i coraggiosi articoli sul giornale Aujourd’hui, dove nella rubrica La revance des médiocres scriveva contro Petain, la dittatura e l’antisemitismo. Così nella bella e stravagante casa di Rue Mazarin 19 che Desnos divide con la sua compagna Youki, il cagnolino Pipo e un gran numero di gatti, piena di libri, quadri, collezioni di oggetti improbabili, teatro di arte e poesia, dove passavano Jean-Louis Barrault et Madeleine Renaud, Felix Labisse, André Masson, Antonin Artaud, Picasso, fa irruzione la Gestapo.

Racconto di Youki Desnos da ⇨ LE PETIT MONDE DE YOUKI
Martedì 22 febbraio 1944, alle 9 e 25 del mattino, suonarono alla nostra porta tre personaggi in abiti civili che non erano altro che agenti della Gestapo. Erano venuti per arrestare il poeta André Verdet, di cui noi non sapevamo nulla. Perquisirono tutto l’appartamento, scrollarono i libri, i cestini della carta straccia. Madame Lefèvre restò come sbigottita, seduta su una sedia e non ebbe alcuna reazione. Avvertito qualche minuto prima, con una telefonata, da un’amica, Madame Grumier, collaboratrice del giornale Aujourd’hui, dove quelli erano passati prima, Robert avrebbe avuto il tempo di fuggire, ma voleva salvare Alain Brieux che nascondevamo in un rifugio segreto nel contro soffitto della cucina.
E fu così che il giovane fuggì e il poeta rimase.
Comunque, Robert avrebbe potuto nascondersi anche lui, ma non volle, temeva che i tedeschi mi portassero via. Gli sembrava che restando fino all’ultimo, avrebbe potuto proteggermi con la sua presenza.
Fu allo stesso tempo toccante e quasi ridicolo, non facendo parte di alcun movimento, avrei potuto uscire anche in caso di arresto. Lui aveva paura per me, lui che sfidava tutti i pericoli; e poi non sapeva esattamente che cosa avremmo dovuto affrontare.
A volte i tedeschi arrestavano tutti. Spesso torturavano le donne con raffinato sadismo, aiutati dai francesi della Rue Lauriston.
La piccola auto nera della polizia politica non ci mise molto ad arrivare da Avenue de l’Opéra, dove c’era il giornale Aujourd’hui a Rue Mazarine.
Stavo ancora dicendo A Robert: ”Ma scappa, vattene via!” e lui mi rispondeva “Nemmeno per sogno!” che quelli suonarono alla porta.
– Il signor Desnos? – Mi chiese un bel’ufficiale giovane e biondo.
– E’ là, entrate. – Gli risposi
Vidi passare come un velo di tristezza nei suoi occhi.
– Ah… è là. – mi rispose con aria sorpresa e desolata
Robert avrebbe potuto fuggire. Eravamo capitati con un tipo “buono”. Ma come ci sarebbe stato possibile prevederlo?
Mentre i suoi due accoliti perquisivano la casa, il giovane mi disse:
– Sappia, signora, che io sono un ufficiale tedesco. Mi hanno obbligato a questo compito di polizia. Ma io sono un ufficiale tedesco. – Insisteva.
Nel piccolo soppalco adibito a camera da letto e studio, Robert stava mostrando a uno dei due scagnozzi che cosa c’era nei suoi cassetti. L’altro di sotto rovistava nella nostra biblioteca.
Quest’ultimo mise le mani su un foglio nascosto nel dorso di una rilegatura, e lo tese al suo capo. C’era la lista completa dei nostri amici resistenti, con nomi, cognomi e indirizzi.
Erano passati circa cinque minuti fra il momento in cui avevamo ricevuto la telefonata e l’arrivo della Gestapo.
Preoccupato di far scappare Alain Brieux e di resistere alle mie preghiere di fuggire, Robert aveva dimenticato quel foglio, che di certo pensava fosse ben nascosto.
L’ufficiale cominciò a leggere
– Louis Aragon… indirizzo… Lione…
Non potendo interrompersi davanti ai suoi subalterni, o forse non avendo ben compreso l’importanza del documento, stava continuando la lettura ad alta voce…
Gli lanciai uno sguardo eloquente. Egli interruppe la lettura in ordine alfabetico e interrogò Robert dalla porta al piano di sotto.
Dall’alto Robert gli rispose con voce calma:
– Io non sono soltanto giornalista, ma sono scrittore e quella è la lista dei critici che potrebbero parlare delle mie opere.
– Bene – disse l’ufficiale e si mise il foglio in tasca.
La missione di quei tre era arrestare Robert Desnos.
Spaventata a morte, sentii il giovane ufficiale consigliare a Robert di lasciarmi il suo orologio d’oro con la catena, il libretto degli assegni e di prendere un paio di articoli da toilette.
In preda al panico, gli chiesi:
– Ma dove lo portate, signore?
– Non ho il permesso di dirvelo. – Poi aggiunse di nascosto: “Andate a vedere a Rue des Saussaies.”
E’ là che all’uscita di un interrogatorio il nostro amico Brossolette si gettò dalla cima delle scale nel cortile che oggi porta il suo nome. Era là che imperversavano le vasche piene di acqua ghiacciata in cui si era immersi con la testa fin quasi all’asfissia.
Scoppiai in lacrime e Desnos, che non aveva sentito quello che mi era stato detto, mi ripeteva, sorpreso: “Ma non piangere così, andiamo!”
Poi, mentre lo portavano via, si girò verso di me e mi porse la sua penna, una Parker a cui teneva molto perché gli era stata regalata dai suoi amici cubani Frejaville durante il suo viaggio in Sud America:
– Tienimela, dolcezza, tornerò a prenderla.
Con la mente completamente sconvolta, crollai accanto alla signora Lefèvre, su una sedia vicina, e da lì, vidi, appoggiato delicatamente contro una piccola scultura, il foglio che conteneva l’elenco dalla A alla Z di nomi, cognomi e indirizzi del fior fiore della Resistenza francese.
Il tedesco non mi aveva mentito. Era un ufficiale, non un carnefice.
Naturalmente, il mio primo atto fu quello di distruggere immediatamente quel documento.
Disarmata, non avvertii nessuno e non mi preoccupai… L’ufficiale tedesco non utilizzò le informazioni scoperte per arrestare clandestini.
Desnos interrogato a Rue des Saussaies, finisce poi nella prigione di Fresnes, dove resta dal 22 febbraio al 20 Marzo. Youki dopo faticosissime ricerche riesce a rintracciarlo e a mandargli dei pacchi. Il 20 Marzo viene trasferito al campo di smistamento di Royallieu à Compiègne da cui ogni settimana partivano i trasporti per la Germania.

Robert Desnos è ormai inglobato nella macchina concentrazionaria, che inghiottì nel nulla milioni di persone, e di lui si sarebbe persa ogni traccia, se non fosse per un testimone d’eccezione, André Bessière [12 Febbraio 1926] che si trovò con lui a Compiègne fin dal suo ingresso e nel suo libro DESTINATION AUSCHWITZ AVEC ROBERT DESNOS Mémoires du XXe siècle – ETUDES LITTÉRAIRES, CRITIQUES e in numerose interviste è tornato a raccontarne la storia. Entrato nella Resistenza a quindici anni, arrestato a 18, mentre tentava di varcare la frontiera spagnola, parte insieme a Desnos con il “convoglio dei tatuati” seguendo le stesse tappe di deportazione, da Auschwitz, a Buchenwald fino a Flöha e Terezin, poi liberato dall’Armata Rossa il 7 maggio 1945.
E’ il 21 marzo 1944 quando Bessière incontra il poeta Robert Desnos, arrivato il giorno prima al campo, dove vengono radunati prigionieri politici ed ebrei in attesa di essere deportati, e dove regna una relativa libertà: i detenuti possono camminare nell’immenso spiazzo dell’appello del complesso, sede di un’antica caserma francese; il loro numero oscilla da due o trecento a due o tremila, a seconda della partenza dei convogli di deportazione. Ogni settimana un piccolo o un grande convoglio lascia il campo sui vagoni merci per una destinazione di cui non si sa molto.
Andrè è stupito dall’aspetto del poeta, con il suo feltro marrone scuro, la grande cappa nera e soprattutto le ghette. Gli sembra Aristide Bruant dell manifesto de Le Chat Noir. Ma è soprattutto lo spirito ottimista e travolgente a colpire i compagni di prigionia: dopo aver tenuto una tumultuosa conferenza sul surrealismo, che trovò dei vigorosi oppositori, tra cui Max Rénier, ma che si concluse con un’ovazione, ispirandosi alle sue trasmissioni radiofoniche, animò il Club degli Imbattibili e lanciò il concorso Giochi Floreali: si fece un appello ai prigionieri perché inventassero una canzone che diventasse l’inno del campo di Compiègne, una poesia che evocasse la gioia di vivere, un racconto, un discorso sulla vita quotidiana. Il pubblico avrebbe dovuto designare il vincitore. Ma il 26 aprile giorno designato per i Giochi Floreali ebbe luogo un appello di massa: più di mille e settecento uomini, fra quali Bessière e Desnos, vengono fatti mettere da una parte. Di alcune poesie scritte da Desnos a Compiègne restò traccia, perché egli cedette il suo taccuino in cambio di cibo ad un prigioniero, che riusci a conservarlo. Fra queste Terra di Compiègne che così, in forma di ballata-canzone con coro e più voci, avrebbe potuto benissimo essere la candidata elettiva e forse la possibile vincitrice del concorso dei Giochi Floreali del Club degli Imbattibili, che non poté mai più avere luogo. E con il coro scandito nel ritornello dalle parole selce e gesso ripetute ossessivamente, quasi a ritmo dei passi di marcia dei prigionieri, piena di malinconia per il passato, ma di speranza per una vita meno breve, per un futuro di luce, primavera, pioggia, rose e stelle, accompagna la partenza con il suo canto, partiremo cantando, e il solo bagaglio dei ricordi lontani.
CORO (molto in fretta come accavallandosi)
Gesso e selce ed erba e gesso e selce
E selce e polvere e gesso e selce
Erba, erba e gesso e selce, selce e gesso
(rallentando)
Selce, selce e gesso
E gesso e selce
E gesso…
UNA VOCE
Da qualche parte fra Hay-les-Roses
E Bourg-la-Reine e Antony
Fra le rose di Hay
Fra Clamart e Antony.
CORO (molto ritmato)
Gesso e selce – gesso e selce
E gesso
E selce e gesso e selce e gesso
E selce
UNA VOCE
Fra le rose di Hay
E gli alberi di Clamart
Avete visto la sirena
La sirena di Antony
Che cantava a Bourg-la-Reine
E che canta ancora a Fresnes.
CORO
Terra di Compiègne!
Terra grassa ma sterile
Terra di selce e di gesso.
Nella tua carne
Marchiamo l’impronta delle nostre suole
Perché un giorno la pioggia di primavera
Vi si posi come l’occhio di un uccello
E rifletta il cielo, il cielo di Compiègne
Con le tue immagini e le tue stelle
pesante di ricordi e di sogni
Più duro della selce,
Più docile del gesso sotto il coltello.
UNA VOCE
A Parigi vicino a Bourg-la-Reine
Ho lasciato soli i miei amori
Ah! come li cullano le sirene
Io dormo tranquillo, oh! miei amori
E raccolgo, a Hay, le rose
Che vi porterò un giorno
Appesantite di profumi e di sogni
E, come le vostre palpebre, si schiudono
al chiaro sole di una vita meno breve
piena di lampi come una selce
luminosa come il gesso.
CORO (alternato)
E gesso e selce e selce e gesso
Terra di Compiègne!
Terra fatta per marciare
e lungo la stazione gli alberi,
Terra di Compiègne!
Simile a tutte le terre del mondo,
Terra di Compiègne!
Un giorno scuoteremo la nostra polvere
Sulla tua polvere
E partiremo cantando.
UNA VOCE
Partiremo cantando
Cantando ai nostri amori
La vita è breve e breve il tempo.
ALTRA VOCE
Niente è più bello dei nostri amori.
ALTRA VOCE
Noi lasceremo la nostra polvere
nella polvere di Compiègne
(scandito)
E ci porteremo via i nostri amori
e il loro ricordo.
CORO
E il loro ricordo.
Robert Desnos da Ce cœur qui haïssait la guerre
poesie scritte in clandestinità [1943 — 1945]
La partenza ebbe luogo il 27 aprile con un treno merci. Un viaggio apocalittico di quattro giorni e tre notti trasformò ogni vagone in una bara viaggiante e in un asilo di alienati. All’arrivo ad Auschwitz-Birkenau più di sessanta morti e più ancora di persone impazzite. Poi le grida delle SS, l’abbaiare dei cani, i colpi di frusta e bastone, i calci nella schiena, e i sopravvissuti, 1665 uomini costretti a percorrere a passo di corsa i dieci chilometri che li separano dalla baracca della quarantena della Divisione Canada di Birkenau. Tutti vengono tatuati sull’avambraccio sinistro. Tutto puzzava di morte a Auschwitz, inspiegabilmente, ed è un odore che sento ancora, racconta André. Una sensazione terribile di morte permea ogni cosa. Ma anche in questo quadro desolante Desnos riesce ancora a mostrarsi ottimista, sostiene i suoi compagni con i suoi racconti, le sue poesie e soprattutto con quella che sarà la sua curiosa attività principale: appassionato di chiromanzia da anni ecco che si mette a leggere le linee della mano ai più abbattuti fra i deportati, predicendo sempre cose positive, futuro, futuro luminoso a tutti in luoghi senza nessuna speranza di futuro.

Man Ray Le mani di Robert Desnos
da L’étoile de mer [1928]
Parla… parla… racconta storie incredibili del suo passato facendo dimenticare ai compagni, almeno per un attimo, la situazione desolata in cui si trovavano.
André Bessière Da Compiègne a Terezin avec Desnos
intervista in Desnos pour l’anne 2000 Gallimard 2000 [pag 318-319]
Cerca di procurarsi in ogni modo pezzi di carta di tutti i tipi dove continua a scrivere di nascosto poesie e anche un romanzo surrealista Le Cuirassiere nègre. Si proclama sempre orgogliosamente e testardamente poeta. Conserva tutto in una scatola di latta, che però sparisce a Flöha, campo dove i detenuti lavoravano alla costruzione di carlinghe di aerei, dopo che Desnos, punito per aver rovesciato il calderone della minestra, in un momento di rabbia contro uno dei preferiti dei Kapò che si rifiutava di riempirgli la ciotola, verrà duramente punito, incarcerato, picchiato e frustrato. Il gesto di estremo disprezzo di una delle SS, che gli schiaccia sotto il tacco degli stivali i suoi preziosi occhiali, darà inizio a un rapido crollo psico-fisico, che dopo la faticosa marcia verso Theresienstadt, ormai allo stremo, lo porterà alla morte, nell’infermeria del campo, in preda a una terribile dissenteria, solo pochi giorni dopo l’arrivo dei Russi, l’ 8 giugno 1945.

Robert e Youki in Rue Mazarin
[ traduzioni a cura di Orsola Puecher ]
immagini da http://bljd.sorbonne.fr/








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Nota di lettura


Lei considera che la sinistra abbia smarrito la propria anima abbandonando la lotta di classe a profitto della difesa delle minoranze. Tali lotte le sembrano antagoniste? Pensa veramente che esista una lotta prioritaria rispetto ad altre?










