(Con il quarto governo Berlusconi, mi sembra che sia ormai cambiato il contesto che ha visto su questo blog prendere corpo un dossier intitolato “Razzismi quotidiani”. Il motivo di questo cambiamento è semplice. Molti di noi hanno continuato a pensare in termini di “denuncia” del pregiudizio e della discriminazione. Si partiva dall’assunto che, nella nostra società, la maggioranza delle persone non potesse sostenere a chiare lettere un atteggiamento discriminatorio nei confronti di altri esseri umani. Uno dei nostri obiettivi era l’esigenza di “svelare” un razzismo che spesso si presentava sotto vesti più innocenti o decenti. Oggi, invece, chi palesa i suoi pregiudizi e chi invoca a chiare lettere l’esigenza di discriminare, riscuote successo. È un po’ quello che succede con il fascismo. C’è ancora chi denuncia “gesti”, “attitudini”, “discorsi” fascisti. Ma è proprio in quanto “fascisti” che quei gesti, attitudini e discorsi piacciono. Detto questo, è doveroso non tacere. E anzi, di fronte al trionfo della semplificazione del reale, è importante confrontarsi con le comunità di studio, con tutti coloro che non producono esclusivamente “sapere” televisivo e giornalistico. A. I.)
di Simone Morgagni
Il problema della legalità è all’ordine del giorno. Si tratta forse della questione sociale che gode da qualche anno a questa parte di maggiore attenzione da parte dei media e dei cittadini, da parte dei governanti e dei governati dei paesi occidentali. Nella quasi totalità dei casi la tematica della legalità e della sicurezza si incrociano con fenomeni di emarginazione, di violenza e di insicurezza che sembrano porre domande sempre più pressanti riguardo ai legami che intercorrono tra tutte queste nozioni.












