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Blogpensieri

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mesca2.jpg Di Biagio Cepollaro

Queste riflessioni sono anticipazioni di ciò che uscirà in giugno sul Supplemento al V Quaderno del blog Poesia da fare, ora diventato rivista mensile on line in pdf (www.cepollaro.it). Il tema del presente e della poesia è sotteso a tali blogpensieri e talvolta si fa esplicito.

Il gesto non-collaborazionista

Ciò che fa di un gesto un gesto ‘non-collaborazionista’ non è il suo conformarsi ad un’ideologia ‘antagonista’, tutte le ideologie, proprio perché ideologie sono costruzioni menzognere che mimano uno spazio pubblico quando la verità amara dell’Occidente contemporaneo è proprio l’assenza dello spazio pubblico.

Presente a se stesso

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Di Giorgio Mascitelli

Pubblico due interventi scritti per l’incontro Poesia e presente: tempi diversi nello stesso tempo, organizzato dalla rivista Qui (www.quiappuntidalpresente.it) tenutosi nel Teatrino del Parco Trotter di Milano il 14 maggio 2005. L’intento è quello di svolgere una riflessione sul genere fantasma. A. I.)

Se dovessi indirizzarmi su una riflessione sui rapporti tra poesia e un generico presente storico, avrei buon gioco a dire, come quel comico di alcuni anni fa in televisione, che “oggi c’è molta crisi” e nessuno potrebbe obiettare alcunché. Sarebbe facile dire che nessuno legge la poesia e che le sue capacità di intervenire sulla realtà e di organizzare un rapporto simbolico, recepito collettivamente, con le esperienze del presente sono pressoché nulle. Ma queste cose sono già state dette circa un secolo fa da Aldo
Palazzeschi
, per limitarci agli scrittori patri, in una società che aveva solo in parte caratteristiche simili alla nostra.

Chef

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di Giuseppe Di Palma

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La solitudine in cui mia sorella cade quando prepara un dolce e ripieni in pasta di pizza è una bolla di tempo compresso.

Non aprite quella porta

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di Raul Montanari

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Il titolo di un libro, si sa, fa parte del suo packaging; è parente della copertina, collabora con il nome dell’autore, viene spalleggiato dalle bandelle, dalla quarta, dal valore aggiunto dell’editore o della collana, dal prezzo; per un film possiamo citare la locandina, i trailer, la presenza di attori famosi, la collocazione strategica in un cinema centrale o specializzato, e così via.
E’ quindi naturale che l’Italia, patria del design e del packaging artistico, quando importa prodotti dal grezzo Nuovo Mondo tenda a migliorare, ove possibile, l’impatto emotivo della loro confezione. Sono celebri le ricreazioni – che certo non di semplici traduzioni si deve parlare! – di mosci titoli della cinematografia americana come Citizen Kane o Stagecoach con epifanie folgoranti quali Quarto potere e Ombre rosse.

La macchina e i funzionari

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di Carla Benedetti

(E’ il testo del mio intervento all’incontro di Torino La restaurazione” che si è svolto al salone del libro il 9 maggio. Potete leggere una cronaca dell’inconto, più o meno completa, sui siti di Alderano e di Lipperini c.b)

Questo incontro è per lanciare un allarme, non per dire che siamo spacciati. Quando si dice che zone della terra sono a rischio di desertificazione, non vuol dire che ci sia già il deserto.
Il cosiddetto mondo della cultura, quello “ufficiale” s’intende, sembra non rendersi conto della desertificazione crescente provocata in questi anni da certi meccanismi economici e di mercato che agiscono intrecciati alla macchina pubblicitaria e mediatica, e che stanno restringendo le possibilità di espressione, di pensiero e di circolazione della cultura, imponendo formati, operando selezioni (non naturali) di strutture e di forme, anche mentali, clonando ciò che è già stato collaudato in vista di profitti facili e senza sforzo, cancellando possibilità. E tutto questo in una maniera così pesante da far impallidire il vecchio concetto di “industria culturale” introdotto da Horkheimer e Adorno nel 1947.
Non sono meccanismi ineluttabili e nemmeno invincibili. Però se non li nomini non puoi combatterli.

Quintetto d’archi

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di Anna Setari

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MARGINALE
Non ci sei, da secoli tu hai spento
la febbre intermittente della vita
nel sonno buono dove nessun male,
niente, ti può toccare. Mai. Per sempre.
Ma qui nel tempo mio resta e s’accende
questo andamento a fitte del ricordo
per cui dal bosco d’anni folto, nero,
tu emergi come fa la luna a volte
d’oltre gli squarci limpidi del cielo.

Il matriarcato

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di Roberto Saviano

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Attraverso il loro corpo si concede fondamento ad alleanze, il loro volto ed il loro comportamento raccolgono e dimostrano il potere della famiglia, in pubblico si riconoscono i loro veli neri ai funerali, le urla durante gli arresti, i baci lanciati oltre le sbarre durante le udienze ai processi. L’immagine delle donne di camorra sembra comporsi di visioni scontate, somiglianti a quelle descritte dalle pagine siciliane di Vitaliano Brancati. Donne capaci di far da eco solo al dolore ed alle volontà dei loro maschi: fratelli, mariti, figli. Non è così.

Ridere nel secolo ventesimo

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di Giuseppe Montesano

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Che cosa è il Comico? C’è poi tanto da ridere nel secolo dal quale siamo usciti e in quello in cui siamo entrati? Il Comico fa solo ridere o può anche far piangere? Sono a Roma a parlare del “Comico” con Ermanno Cavazzoni, Paolo Nori, Franca Valeri: con Giulio Ferroni a presiedere questa “table ronde” che chiude un convegno dedicato al “Comico nel ‘900” che ha visto intervenire tra gli altri Nino Borsellino, Andrea Cortellessa, Vincenzo Cerami, Emma Giammattei e Walter Pedullà. Si discute animatamente ma secondo l’etichetta, e quindi si tratta di un incontro serio: eppure la nostra è la classica situazione che potrebbe facilmente, tra le mani di uno scrittore Comico come Rabelais o come il Céline di Morte a credito, finire in una rissa delirante o in un prendersi a torte in faccia: basterebbe che ci prendessimo troppo sul serio. Perché il cuore di tenebra del Comico sta nel rovesciamento di tutte le gerarchie, nell’insurrezione del basso contro l’altro e nell’abbassamento di ogni grandezza presunta: ogni vera dialettica è profondamente, acutamente schierata dalla parte del Comico.

Catena di San Libero n.283

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di Riccardo Orioles

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La “Catena di San Libero” e’ una e-zine gratuita, indipendente e
senza fini di lucro. Viene inviata gratuitamente a chi ne fa richiesta. Per riceverla, o farla ricevere da amici, basta scrivere a: riccardoorioles@libero.it. La “Catena” non ha collegamenti di alcun genere con partiti, lobby, gruppi di pressione o altro. Esce dal 1999. L’autore e’ un giornalista professionista indipendente.

Io, Arbasino e la guerra psichica

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di Andrea Tarabbia

arb.JPG“Alla fine, lo avrete capito, sono come un juke-box: basta mettere la monetina e io parto, comincio a parlare…”.
Alberto Arbasino, italica icona del cultural cazzeggio, profeta delle trattorie, del parlarsi addosso, del pettegolezzo intellettual-mondano, del viaggiar in taxi, incontrastato leader del baronaggio editoriale, del citazionismo, del ricordo dei bei tempi che furono, ah Benedetta Barzini, com’era bella a New York nei primi anni Sessanta, oh, sì, Manganelli, mi ricordo di Giorgio Manganelli, persona solitaria, grande amico, abbiamo avuto delle carriere parallele, e quando studiavo diritto internazionale ad Harvard, c’era questo giovane professore che si chiamava Henry Kissinger, persona simpatica e a modo che ho rivisto di recente, e certo che sono stato alla Factory di Warhol, ma poi…cosa mi viene in mente!, quando passeggiavo per Bologna in compagnia di Roland Barthes e, pensate, all’epoca lui lo poteva ancora fare, passeggiare, non era ancora famoso…

Sul fondo

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di Andrea Inglese

Come ogni buon organismo
hai organizzato. Tra la pioggia
e il bel tempo. Nelle agitate
visioni dal basso, di rimbalzo
nei vani, o nei tempi morti.
Dentro e fuori le poche, basse,
camere di morte, dopo l’ospedale,
e poi il prato. E facendo leva, nel sole,
su avvertimenti, sodalizi strani,
mormorando i nomi certi degli amici,
ragionando su quanto si deve perdere,
su quanto ormai è taciuto, è dentro,
fra cartilagine, spugna, selciato…

Letture poetiche

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Di Marco Giovenale

Scansione di un testo di Massimo Sannelli:
“bisogna scandire che piace…”, da Due sequenze (2002)

(Trai tanti becchini al lavoro, ce n’è sempre qualcuno con una vanga in mano per la poesia. Mentre questi scava per chissà quali salme, Marco Giovenale legge alle sua spalle poesie che gli parlano. È solo andando ai testi, che si sente se il polso batte. A. I.)

Nel percorrere le opere di Massimo Sannelli sembra talvolta necessario sospendere decodifiche rigide, leggendo semmai ogni linea e verso come direzione, ‘verso di movimento’. Così accolto, il testo suggerisce costellazioni di senso (del derivare dei significati). Non un percorso provvisto di storia – pur esperita – anche aperta alla interpretazione, non una cronaca data e scandita, ma un insieme di moti tematici o fonici in una direzione; che non addensa necessariamente grumi di significati univoci, tracciabili, riportabili ‘in chiaro’.

Il male dell’America

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Intervista a Emmanuel Todd

126.jpgL’ultimo numero di Una Città si apre con questa intervista allo storico e antropologo francese Emmanuel Todd. Ringrazio Gianni Saporetti per avermi autorizzato a riproporla qui. (T. S.)
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Il mostruoso deficit commerciale Usa e l’aumento della mortalità infantile sono solo alcuni degli indicatori del declino americano. L’Europa sta salendo al vertice delle preoccupazioni americane. Dopo la catastrofe irachena la razionalità spingerebbe a miti consigli, ma nella storia, e nell’uomo, esiste l’irrazionalità e questa spinge verso l’Iran. Un’oligarchia che non ha quasi più nulla di democratico.

Emmanuel Todd, storico e antropologo, è ricercatore presso l’Ined, l’Istituto Nazionale di Studi Demografici di Parigi. Il libro cui si fa riferimento è Dopo l’impero, Marco Tropea Editore, 2003. Nel 2004 in Italia è stato tradotto anche L’illusione economica, la cui pubblicazione in Francia, presso Gallimard, è del 1998.

Poesia e presente

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La rivista Qui – appunti dal presente e la Casa della poesia di Milano

invitano a un incontro su

poesia e presente: tempi diversi nello stesso tempo

L’incontro si terrà

sabato 14 maggio a partire dalle ore 15
nel
Teatrino del Parco Trotter, via Giacosa 46,

Mario Merz (un link)

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di Dario Voltolini

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Segnalo il sito www.fondazionemerz.org

Ciao a tutti

D.V.

Storie dal mondo on line

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di Benedetta Centovalli

Una scommessa vinta appieno quella di Alane Salierno Mason, che è riuscita a realizzare un suo sogno o meglio a dare forma a un’ossessione, come confessa lei stessa, che da qualche anno la tormentava: un internet magazine di letteratura internazionale in traduzione inglese. Basta cliccare su www.wordswithoutborders.org, parole senza frontiere, e il mondo ci appare più vicino.

“Guadagno più di te e quindi ne so più di te”

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di Aldo Nove

gerarchia.jpgLeonardo ha più di 30 anni e dirige una piccola e agguerrita casa editrice.
Per vivere, dopo la laurea umanistica, ha fatto diversi lavori. E’ anche lui figlio della grande bolla del Web.
Questa è la sua storia.
E la sua attenta concezione del mondo che cambia.

Come va?

In un modo molto, molto strano.

Cioè?

Cioè che non capisco più se sono vittima o carnefice.

Il santo parricida

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di Linnio Accorroni

sainjulien.jpgL’idea di portare a termine un antico progetto, la scrittura di una novella sulla figura di San Giuliano l’Ospitaliere, venne a Flaubert proprio mentre attraversava uno dei periodi più bui e cupi della sua esistenza: la causa prima di questa disperazione (curiosa coincidenza con ciò che era accaduto, pochi anni prima, a Beethoven con il famoso nipote Karl) stava nella difficilissima situazione finanziaria di una sua nipote, verso la quale lo scrittore nutriva un trasporto affettivo persino eccessivo, transfert ricorrente in chi devia e surroga la paura/desiderio di paternità, indirizzandola verso un membro prediletto della propria tribù d’appartenenza.

Sfide

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di Sergio Nelli

uraganomexico.jpgIn questo periodo mi viene di pensare spesso alla distinzione tra esserci ed essere sviluppata in modi diversi, tra gli altri, da Heidegger e da Sartre (che non sono nemmeno filosofi miei, ma che importa?). Ecco quella trascendenza dell’ente di cui parla Heiddegger, o la progettualità (la libertà ontologica che sbocca in progetti e in valori, in vie d’uscita) di cui parla Sartre mi sembrano mostruosamente compresse dall’imponenza granitica di quel che c’è. E’ come se tutti dicessero: non ci sono vie d’uscita; è come se ogni comportamento ribadisse che c’è un solo grande corso che si governa da sé. A ognuno di noi non resta altro che schiodare la rosa del futuro dalla croce del presente, ritagliarsi un giardinetto fiorito perché non sia mancata la festa, com’è giusto. La mostruosa bolla di idolatria scoppiata con la morte di Wojtyla e con gli assurdi festeggiamenti di massa per un nuovo papa retrivo e arroccato nella difesa di cose morte, mi sembra l’epifenomeno di un segno di impotenza collettiva, una totale perdita del senso di trascendenza dell’ente. Un’impotenza a cui non deve essere estraneo quel dislivello prometeico patito dagli esseri umani rispetto a un mondo supertecnicizzato incontrollabile e sproporzionato nell’offerta di cui parlava una quarantina d’anni fa il filosofo Gunther Anders.

Guarigione

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di Franco Arminio

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ti voglio guardare mentre hai gli occhi chiusi
guardare il sole che ti passa sulla fronte
le mani che toccano la rosa sul tappeto
diventare così teneri amici
e poi divampare
in altri luoghi
incollare le tue spalle alla parete
baciarti tra le gambe

Zolle

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Un’intervista di Tiziano Scarpa a Marco Drago

Ho un debole per i libri di Marco Drago. Ho amato moltissimo anche quest’ultimo suo romanzo, Zolle (pubblicato da Feltrinelli, 190 pagg.), e mi è venuta voglia di chiacchierarne con lui.